PIERO DELLA FRANCESCA
LA FLAGELLAZIONE DI CRISTO


SIGNIFICATO E VALORE DELLA PROSPETTIVA (1-2-3)

E' stato detto che la Flagellazione di Cristo è come se fosse impaginata con la precisione di un teorema. I due gruppi di figure, apparentemente estranei l'uno all'altro, sono tenuti insieme dalle linee prospettiche dell'architettura, che è la vera protagonista della tavola.

Ma, neanche a farlo apposta, se c'è un dipinto che, nonostante le pretese di chiarezza cristallina, esibite dal suo autore, sia stato considerato uno dei più enigmatici di tutta la storia della pittura italiana, questo è proprio la Flagellazione di Cristo.

L'ambiguità non sta tanto nell'identificazione dei personaggi in primo piano, che ora forse è stata definitivamente risolta dagli studi della Ronchey, quanto piuttosto nella rappresentazione di una sorta di dramatis personae, in cui le sofferenze del giusto innocente (Tommaso Paleologo e il suo rimando simbolico, il Cristo alla colonna) sembrano essere viste all'interno di una filosofia esistenziale che pone in primis il serafico distacco dalle cose.

La pretesa cioè è quella di conciliare una verità oggettiva, di tipo matematico, frutto di una mera speculazione intellettuale, con una sorta di filosofia stoica della vita, in cui il dramma (storico e/o personale) trova il suo significato ultimo solo nella concezione di un destino ineluttabile.

Tutto infatti sembra avvenire nel dipinto seguendo la trama di un copione prestabilito da un oscuro fato. La categoria della necessità riguarda l'esito sia di un calcolo matematico che di un percorso storico. Piero della Francesca anticipa, in pittura, non solo il razionalismo cartesiano, ma anche l'idealismo storicistico hegeliano.

Tutti i personaggi della tavola sono come senz'anima, automi meccanici obbligati a una funzione storica, decisa da una ignota autorità superiore, che è appunto il destino. E' così forte il distacco dalla realtà che i tre attori in primo piano non osservano neppure il tragico momento della fustigazione.

Sembrano due scene sovrapposte, tenute insieme non tanto dal significato della tortura o di chissà quale simbolismo-analogia, quanto piuttosto dall'ambientazione prospettica che si dipana per tutto il dipinto e che non è certo incidentale rispetto al dramma rappresentato.

Qui non c'è una scansione cronologica degli eventi ma una loro giustapposizione. Lo sfondo è il passato, cui la cultura dominante impone il riferimento evocativo; il primo piano è il presente, ma senza legami storici espliciti, anche perché non sarebbe stato possibile.

Infatti l'identità enigmatica delle tre figure è stata resa necessaria dal fatto che il titolo dell'opera non li riguarda direttamente. Il soggetto sullo sfondo è puramente simbolico e contraddice il titolo dell'opera. Quanto in questa confusione nell'attribuzione delle identità abbia contribuito la critica, che, incapace di capire i riferimenti storici alle vicende bizantine, ha elaborato le teorie interpretative più fantasiose o, al contrario, più convenzionali, è facile capirlo.

E comunque, a prescindere da questo, esiste una certa forzatura tra ciò che l'artista voleva fare e ciò che ha potuto fare. Il carattere profano dell'opera poteva solo essere mitigato dal fatto che i tre personaggi in primo piano rappresentavano anch'essi un notevole dramma.

Se l'artista avesse esplicitato la loro identità, sarebbe apparso ancora più blasfemo, poiché nel paragonare due drammi storici non avrebbe certo potuto mettere quello di Cristo sullo sfondo. Prima di lui nessuno aveva mai fatto una cosa del genere e, a questi livelli, non verrà fatto neppure dopo.

Viceversa, in questa maniera si è potuta dare l'impressione, grazie anche al gioco prospettico, che la scena fosse coerente col titolo. Nulla infatti può impedire che nella prospettiva si possa usare sia l'illusione che l'allusione.

Piero non aveva solo una mentalità razionalistica ma anche laica, e non solo laica ma anche molto diplomatica.

La Flagellazione di Cristo è in sostanza un dipinto di compromesso, in cui l'autore ha camminato sul filo del rasoio, in quanto da un lato ha dovuto tener conto di valori religiosi desueti, sostenuti ancora da una certa forza politico-istituzionale, mentre dall'altro, non volendo rifarsi a una tradizione specifica di rappresentazione del Cristo alla colonna (1), si è sentito libero di avvalersi delle nuove tendenze razionalistiche in campo artistico (architettonico e pittorico).

Tendenze squisitamente borghesi, che in Europa occidentale han cominciato a emergere, sul piano economico, con la nascita dei Comuni, e sul piano artistico con la rivoluzione giottesca, e che al tempo di Piero s'andavano nettamente imponendo, sul piano culturale, su quelle feudali del cattolicesimo-romano.

L'artista si fa qui portavoce di valori borghesi vissuti presso le corti signorili dell'Italia centrale, le quali però dovevano ancora misurarsi con un potere politico ecclesiastico molto forte, che mezzo secolo dopo la realizzazione di questo dipinto sarà in grado di scatenare non solo in Italia ma in tutta Europa la potente controriforma tridentina.

Ciò che in questa tavola risulta pacifica è la morte del cristianesimo feudale, sconfitto da un nuovo cristianesimo, molto più laico, quello appunto borghese, che qui reinterpreta il passato incorniciandolo in una visione intellettualistica delle cose, che di mistico o spirituale, in senso religioso, non ha quasi più nulla.

In oriente il cristianesimo ortodosso era crollato sotto i colpi dell'islam, cioè di una civiltà che in quel momento risultava culturalmente meno avanzata, ma anche molto meno oppressa dai conflitti di classe in ambito agrario.

In occidente invece il cattolicesimo romano era già caduto o stava sempre più cadendo sotto i colpi del mercantilismo borghese, anche se quest'ultimo non era ancora riuscito a compiere quella rivoluzione politica che gli avrebbe permesso di proseguire la strada intrapresa in maniera più spedita, senza timore di rigurgiti clericali.

Piero della Francesca sta in questa via di mezzo: deve saper conciliare esigenze opposte, ma in quale direzione vadano le sue preferenze lo si vede abbastanza bene nel dipinto.


(1) Per vedere alcune tradizionali rappresentazioni del Cristo fustigato clicca qui. (torna su)


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Arte
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Aggiornamento: 27/08/2015