DIDATTICA DI LETTERATURA ITALIANA

DIDATTICA DI LETTERATURA ITALIANA

I - II - III


SEQUENZE
La struttura di un testo (intreccio) va scomposta in sequenze (blocchi di significato), che vanno poi, in genere, riordinate secondo una successione logica e cronologica, al fine di ottenere una storia coerente (fabula).
  1. Una sequenza è una porzione di testo di un brano in sé compiuto, connesso ad altri brani di un racconto;
  2. una sequenza può essere collegata a un'altra sequenza precedente o successiva in maniera logica o cronologica
  3. La sequenza di prologo è l'antefatto iniziale, mentre la sequenza di epilogo è la conclusione finale del racconto;
  4. le macrosequenze si usano per testi molto lunghi; le microsequenze per testi molto significativi;
  5. gli indicatori temporali indicano il passaggio da una sequenza all'altra;
  6. la sequenza può essere costituita da un titolo;
  7. per individuare una sequenza occorre rispondere a cinque domande (W):
    - who? chi sono i personaggi
    - what? cosa o come è accaduto
    - when? quando è accaduto
    - where? dove è accaduto
    - why? perché è accaduto
DESCRITTIVE (statiche) di un personaggio o paesaggio o oggetto o situazione..., non sviluppano l'azione, ma danno informazioni. Ritmo lento.
NARRATIVE (dinamiche) degli avvenimenti o fatti o azioni. Ritmo veloce, sostenuto.
DIALOGICHE (statiche) di dialoghi fra personaggi, con discorsi diretti (virgolettati "", o con lineette -). Ritmo lento della narrazione perché per forza analitico, anche se il dialogo è concitato.
RIFLESSIVE (statiche) l'autore spiega qualcosa con un ragionamento o riflessione, espone le sue idee su un argomento o analizza la psicologia di un personaggio. Ritmo lento.

FABULA E INTRECCIO
Chi legge parte dall'intreccio voluto dal narratore, cioè dagli avvenimenti disposti secondo un certo ordine, che l'autore sceglie a sua discrezione, mostrando la propria abilità narrativa.
La fabula è invece la ricostruzione fatta dal lettore degli avvenimenti disposti secondo un ordine logico e cronologico.
Fabula e intreccio possono anche coincidere, ma in genere l'autore preferisce usare un intreccio accattivante, in grado di incuriosire e far continuare la lettura.
La FABULA ha generalmente una struttura ricorrente (ma non sempre segue questa successione):
ANTEFATTO
(o prologo)
Ciò che è accaduto prima dell'inizio della storia. E' facoltativo perché vi si può alludere indirettamente durante il racconto.
SITUAZIONE INIZIALE L'inizio tranquillo di una storia (momento di equilibrio).
CRISI La rottura dell'equilibrio iniziale dà avvio alla storia.
PERIPEZIE Le avventure o vicissitudini per risolvere il problema. Entrano in azione dei personaggi che ostacolano o aiutano il protagonista.
CLIMAX La vicenda raggiunge il massimo della tensione o della complessità.
SCIOGLIMENTO Qualcosa di decisivo risolve il problema.
EPILOGO Si torna a una nuova situazione di equilibrio (a volte è sottinteso o solo accennato).
Nell'INTRECCIO l'ordine dei fatti può essere modificato in vari modi. Questi i principali:
RETROSPEZIONE
(o flash-back)
La storia non viene raccontata dall'inizio alla fine ma dalla fine all'inizio. Si compie un salto all'indietro, perché si parla di fatti accaduti in un tempo precedente a quello scelto per la narrazione. Anche i tempi verbali cambiano.
ANTICIPAZIONE L'ordine degli avvenimenti viene interrotto per anticiparne alcuni, p.es. sotto il pretesto di un sogno o visione o profezia. Spesso il loro significato si capisce solo alla fine del racconto, quando risulta evidente ch'erano un presagio o premonizione di ciò che effettivamente è poi accaduto.
A INCASTRO All'interno di una storia principale si inseriscono una o più storie secondarie.
ALTERNANZA DEI FILONI NARRATIVI L'autore tratta di più vicende, passando dall'una all'altra in maniera molto disinvolta.
CONCATENAZIONE Diverse vicende autonome (avventure) sono legate tra loro da un unico filone conduttore, p.es. dalla presenza di uno stesso personaggio o da un elemento simbolico.
STRUTTURA AD ALBERO Dal filone principale della narrazione scaturiscono in successione varie vicende ad esso collegate.
IN MEDIAS RES Una tecnica molto efficace per il momento iniziale di una storia (o di una sequenza) è quella che fa trovare il lettore "nel bel mezzo delle cose", nel pieno della vicenda, senza l'aiuto di spiegazioni preliminari. L'effetto di spaesamento del lettore è voluto apposta dal narratore, che spiegherà successivamente il significato di quello che ha scritto.

RITMO NARRATIVO

L'intreccio modifica il rapporto fra la durata reale degli avvenimenti e la loro durata narrativa. Un racconto può essere molto lungo ma per parlare di una situazione molto breve.
SCENA Tempo reale e Tempo narrativo coincidono. Tendono a prevalere i dialoghi o l'autore descrive le azioni dei personaggi usando gli stessi tempi in cui avvengono.
ANALISI Tempo reale è più breve di quello narrativo. L'autore segue tutti i pensieri di un personaggio, eventualmente commentandoli, o analizza tutti gli avvenimenti, dilatando la loro durata. La narrazione è volutamente rallentata.
SOMMARIO Il tempo reale sarebbe più lungo di quello narrativo, ma viene abbreviato ricorrendo al riassunto dei fatti principali, oppure per indicare l'assenza di fatti significativi.
ELLISSI E' un salto temporale che si verifica quando un periodo di tempo non viene raccontato o perché la vicenda è troppo lunga (o complessa), oppure per creare una zona di mistero. Il tempo della storia è indefinito, mentre il tempo del racconto è nullo.
PAUSA Sono tutte quelle parti descrittive che bloccano la narrazione degli avvenimenti. Il tempo della storia è nullo, mentre quello del racconto ha una durata indefinita.

TEMPI VERBALI
  1. Indicano la successione cronologica dei fatti.
  2. Segnalano se l'azione è durativa, momentanea o compiuta.
  3. Rivelano l'atteggiamento del narratore: se partecipa (presente, passato prossimo, i due futuri) o se è distaccato (imperfetto, passato remoto, trapassati).

I tempi verbali si suddividono in:

COMMENTATIVI
(partecipativi)
  1. nel discorso diretto
  2. quando il narratore parla di sé
  3. quando il narratore esprime opinioni su fatti che lo riguardano direttamente
  4. quando il narratore interviene a commentare i fatti
  5. quando il narratore fa considerazioni di carattere generale, universalmente valide, quindi senza un tempo preciso
NARRATIVI
(distacco)
  1. i fatti raccontati sono conclusi
  2. i fatti raccontati non coinvolgono direttamente l'autore
  3. i fatti raccontati vengono distinti per importanza (per i principali si usa passato e trapassato remoto, per i secondari si usano imperfetto e trapassato prossimo)

TEMPI DI AMBIENTAZIONE
EPOCA L'epoca, riferita al passato, al presente o al futuro, può essere indicata con grande precisione o lasciata indefinita.
DISTANZA E' il tempo che separa l'epoca in cui si svolgono i fatti dall'epoca in cui vengono narrati dall'autore o da un protagonista della storia.
DURATA E' il periodo di tempo che intercorre fra l'inizio della vicenda e la sua conclusione. A volte è espressa chiaramente, altre volte resta incerta o va ricavata attraverso degli indizi.

DESCRIZIONE DI LUOGHI
Collocata in genere in una pausa del racconto. Indica luoghi:
  1. ben definiti
  2. indefiniti
  3. reali o verosimili
  4. fantastici o inventati
  5. prevalentemente chiusi
  6. prevalentemente aperti
  7. un unico luogo
  8. luoghi diversi

Nonostante la descrizione non è detto che si riesca a capire esattamente in che luogo ci si trovi. Inoltre non è possibile associare in maniera schematica una descrizione fisica con una morale: p.es. "spazio chiuso" può voler dire "casa", "città", ma anche "prigione", "senso del limite".


TECNICHE DESCRITTIVE
BASATA SUI SENSI Vista, udito, tatto, olfatto, gusto (è evidente che in un racconto scritto la vista prevale, anche quando si parla di rumori, ma un racconto può essere anche ascoltato, oppure visto e ascoltato contemporaneamente, come nel cinema o alla tv o a teatro).
STATICA In un unico colpo d'occhio l'autore rende un'immagine, come se fosse fotografata.
DINAMICA
(o CLASSICA)
Lo sguardo del narratore si muove: destra/sinistra (o viceversa), alto/basso (o viceversa), avanti/indietro (o viceversa), generale/particolare (o viceversa), come in un film. In genere la descrizione è lenta.
IMPRESSIONISTICA Tanti particolari confusi vengono ricostruiti nel loro insieme dal lettore.
OGGETTIVA
(o INFORMATIVA)
Esprime un punto di vista neutro (senza valutazioni o impressioni) del narratore, che può apparire anche esterno alle vicende.
SOGGETTIVA
(o PSICOLOGICA)
Esprime il punto di vista di un personaggio, che può vedere meno cose di un narratore.

TECNICHE NARRATIVE PARTICOLARI
STRANIAMENTO
(o INGENUITA')
Il narratore adotta un punto di vista ingenuo, come se vedesse le cose per la prima volta.
SUSPENSE Si ha quando nei libri o film d'avventura o azione l'autore spinge il lettore (o spettatore) ad assumere un punto di vista superiore a quello del personaggio, soprattutto quando quest'ultimo sta correndo un rischio o un pericolo.
IRONIA Un narratore onnisciente dice il contrario di quello che pensa, assumendo il punto di vista di un personaggio, ma sa anche che il lettore è in grado di riconoscere il significato reale delle sue parole, diverso da quello letterale.

SISTEMA DEI PERSONAGGI E TECNICHE DI PRESENTAZIONE
I personaggi si suddividono in tre categorie:
PROTAGONISTI individuale / piccolo gruppo / collettivo
COMPRIMARI ruolo secondario ma essenziale
COMPARSE ruolo molto secondario, non essenziale
L'intreccio tra i personaggi può essere di vari tipi:
TRIANGOLARE marito, moglie, amante
BINARIO due gruppi contrapposti
QUADRANGOLARE rapporti tra quattro figue
Di un personaggio si possono descrivere:
TRATTI
  1. fisici o fisiognomici
  2. psicologici e morali
  3. sociologici (socio-culturali, ideo-politici)
RITRATTO
  1. Piatto (comportamento prevedibile)
  2. A tutto tondo (comportamento imprevedibile, di particolare complessità)
  3. A basso rilievo (personaggio con proprio spessore, ma abbastanza prevedibile)
  4. Statico (sempre identico a se stesso)
  5. Dinamico (mutevole nel comportamento)
AUTORITRATTO Quando il personaggio si presenta da sé.
PRESENTAZIONE INDIRETTA Il personaggio è presentato attraverso le parole di altri personaggi che parlano con lui o in sua assenza.
PRESENTAZIONE DIRETTA
(o IN AZIONE)
Il personaggio è mostrato al lettore mentre dice o fa qualcosa, senza una presentazione specifica (che può anche esserci successivamente).

CLASSIFICAZIONE DEI RUOLI DEI PERSONAGGI
PROTAGONISTA E' al centro dell'azione, generalmente la mette in moto o ne è vittima, è comunque il più presente. Se sono due, l'altro è co-protagonista.
ANTAGONISTA Si contrappone al protagonista, indirettamente dà significato alle azioni del protagonista.
DONATORE / AIUTANTE Fornisce al protagonista gli strumenti per lottare e può affiancarlo nella lotta (in tal caso l'aiutante è sempre volontario). Donatore e Aiutante possono anche non coincidere.
OGGETTO Persona o cosa desiderata o temuta, che mette in moto l'azione.
MANDANTE Personaggio che affida al protagonista la missione da compiere. Il protagonista può dovergli rendere conto. Il mandante può anche essere un ideale astratto (senso del dovere, l'amore...).
FALSO PROTAGONISTA Personaggio che tenta di sostituirsi al protagonista senza averne le qualità (può coincidere con l'antagonista, oppure essere un falso aiutante).

TIPOLOGIA DI NARRATORI
AUTORE REALE Lo scrittore che materialmente scrive una storia.
AUTORE IMPLICITO Così come se lo immagina il lettore. Può non coincidere con l'autore reale.
NARRATORE Può coincidere con l'autore reale, ma può essere chiunque, in quanto è colui che racconta una storia. Ci possono essere anche più narratori (quello di 2° grado può raccontare una storia secondaria dentro quella principale raccontata dal narratore di 1° grado).
  1. Interno alla vicenda, presente come personaggio (usa la prima persona).
  2. Esterno alla vicenda, cioè non ne fa parte come personaggio (usa la terza persona).
ONNISCIENTE Il narratore spiega, commenta, giudica da una posizione di superiorità assoluta.
INATTENDIBILE Un narratore di cui non ci si può fidare. Le sue parole vanno interpretate. La verità va ricostruita a partire da menzogne e deformazioni.
LETTORE
(o NARRATARIO)
E' il destinatario della narrazione. Può essere:
  • implicito (un lettore ideale a cui si rivolge l'autore)
  • reale (il lettore che concretamente legge il testo)

PUNTI DI VISTA DEL NARRATORE
FOCALIZZAZIONE ZERO I fatti sono raccontati da un narratore onnisciente in terza persona, esterno alla vicenda narrata, senza identità precisa, con voce anonima, ma in grado di sapere tutto di tutti. Se non interviene con osservazioni e commenti, ma si limita a presentare fatti e personaggi, non è onnisciente ma impersonale.
FOCALIZZAZIONE INTERNA Il narratore assumere il punto di vista di uno o più personaggi. Il narratore è interno ai fatti, ma ne sa quanto il personaggio di cui assume il punto di vista. In particolare:
  1. narratore testimone: conosce la vicenda perché il protagonista gliel'ha raccontata o perché è stato informato da qualcuno o da qualcosa. Non conosce tutti i fatti né i pensieri dei personaggi, perché si trova ai margini della storia;
  2. io narrante: il narratore racconta vicende che lo riguardano direttamente e di cui è protagonista. E' il personaggio principale degli eventi che racconta in prima persona;
  3. narratore anonimo popolare: il narratore non appartiene a un personaggio identificabile, ma è una voce anonima che condivide i costumi, il linguaggio della realtà rappresentata, e la racconta in terza persona.

I mezzi espressivi per la focalizzazione interna: discorso indiretto libero, monologo interiore, flusso di coscienza.

FOCALIZZAZIONE ESTERNA Il narratore osserva i fatti dall'esterno, ne sa meno di quanto sappia qualunque personaggio, non ha accesso alla coscienza di nessuno, il suo linguaggio è neutrale.

DISCORSI E PENSIERI DEI PERSONAGGI
DISCORSO DIRETTO (LEGATO) Il narratore cede la parola ai personaggi e riporta direttamente le loro parole, segnalando il cambiamento di voce con le virgolette o lineette. Spesso usa un verbo di comunicazione (disse, pensò ecc.) ma non è obbligatorio.
DISCORSO DIRETTO (LIBERO) Le parole del personaggio entrano (quasi di prepotenza) al posto della voce narrante, senza l'uso di segnalatori come le virgolette-lineette, ma p.es. con un improvviso passaggio di tempi verbali (dal passato al presente, ecc.).
DISCORSO INDIRETTO (LEGATO) Il narratore riporta parole/pensieri del personaggio, introducendoli con espressioni quali "disse che", "pensò che"... (oppure usa la congiunzione "di" + infinito).
DISCORSO INDIRETTO (LIBERO) Le parole/pensieri dei personaggi sono riportati dal narratore senza l'uso di verbi dichiarativi-comunicativi ("si chiedeva chi", "pensò che"...), così il narratore assume il punto di vista del personaggio e spinge il lettore a identificarsi con lui. Il linguaggio è molto vicino a quello parlato.
MONOLOGO INTERIORE Un discorso logico senza ascoltatore e non necessariamente pronunciato, col quale il personaggio esprime tra sé e sé il suo pensiero più recondito. Manca il verbo di comunicazione introduttivo, viene usata la prima persona, prevale il presente, con forme interrogative o esclamative o con espressioni tipiche del parlato.
FLUSSO DI COSCIENZA Vengono riportati i pensieri che si affacciano alla coscienza del personaggio, senza una connessione propriamente logica, ma in maniera confusa, indistinta. Possono anche mancare i segni di interpunzione.

SCELTE LINGUISTICHE E STILISTICHE
Le scelte linguistiche-stilistiche di un autore si basano su tre elementi:
  • lessico (parole usate)
  • sintassi (frasi strutturate)
  • figure retoriche (artifici espressivi)
LESSICO Può essere colloquiale / comune oppure ricercato / raffinato, può contenere arcaismi (espressioni antiquate) o tecnicismi (espressioni di linguaggi settoriali) oppure dialettismi, latinismi, forestierismi, gergalismi (giovanile, militare, malavitoso...).
SINTASSI Quando è semplice prevalgono le coordinate. Quando è complessa prevalgono le subordinate. Le frasi possono essere lunghe o brevi (una frase può avere periodi lunghi ma sintatticamente semplici). Le frasi brevi creano un ritmo rapido e spezzato (specie se vengono usati gli "a capo"); quelle lunghe invece creano un ritmo più lento e solenne.
FIGURE RETORICHE Sono artifici espressivi, intenzionali, frutto spesso di tradizioni culturali, possono anche allontanarsi dal modo naturale di usare il linguaggio, conferiscono comunque efficacia e persino eleganza al discorso. Qui le principali:
  1. METAFORA: stabilisce un confronto immediato tra due realtà apparentemente molto diverse e che però, grazie all'uso fantasioso del linguaggio umano, diventano simili (p.es. invece di dire "quel ragazzo è maleducato e indisponente, arrogante e supponente", è sufficiente dire "quel ragazzo è una peste"). Nel paragone è facile usare una parola più nota al posto di una meno nota. La metafora è la figura retorica più diffusa, e non va confusa con la similitudine.
  2. SIMILITUDINE: Un semplice paragone istituito tra due oggetti o due immagini o due realtà o due situazioni, in genere introdotto dal "come" o "come... così" (p.es. "mia moglie ha i capelli come l'oro").
  3. METONIMIA: Si indica una realtà per mezzo di un'altra, che abbia con quella sostituita un rapporto di contiguità logica. P.es.:
    - "guadagnarsi il pane col sudore della fronte" (il sudore nella realtà è effetto del lavoro, ma qui viene usato come causa);
    - "bere un buon bicchiere" (si usa il contenitore al posto del suo contenuto, il vino);
    - "rispetta i capelli bianchi" (si usa un termine concreto al posto dell'astratto "vecchiaia");
    - "leggere Dante" (si usa l'autore invece dell'opera);
    - "un olio di Picasso" (si usa la materia al posto dell'oggetto, il dipinto);
    - "è una buona penna" (si usa lo strumento per indicare l'attività, la professione, in tal caso lo scrittore).
    SINEDDOCHE: Una variante della metonimia, in quanto si usa il tutto per indicare una parte o viceversa (p.es. "ho visto una vela sul mare").
  4. PERIFRASI: Una sorta di circonluzione o giro di parole con cui si designa un oggetto, un luogo, una persona ecc. (p.es. invece che "morire" si può usare "passare a miglior vita").
  5. EUFEMISMO: Sostituisce un'espressione considerata sconveniente con un'altra più gradevole o più fine, per non urtare la suscettibilità dell'interlocutore (p.es. "poco attraente" invece che "brutto", "costume adamitico" invece che "nudo").
    LITOTE: Una variante dell'eufemismo, in quanto nel dare un giudizio si usa il termine contrario preceduto dalla negazione, per dire qualcosa di affermativo (p.es. "questa non è una pessima idea").
  6. IPERBOLE: un concetto viene espresso in forma esagerata o inverosimile, spesso in funzione ironica (p.es. "morire dalle risate").
  7. PARADOSSO: un'affermazione appare contraria al buon senso, ma in realtà si dimostra valida a un'attenta analisi.
  8. OSSIMORO: forma di antitesi di singole parole che vengono accostate con effetti paradossali (es. "paradiso infernale", "peso leggero", "dolce dolore").
  9. IRONIA: si afferma il contrario di quanto s'intendeva dire.
  10. ELLISSI: L'omissione, in una frase, di una o più parole che si possono facilmente sottintendere, salvaguardando la chiarezza del significato della frase o dell'espressione.
  11. PRETERIZIONE: Si esprime un pensiero fingendo di non voler dire ciò che invece viene chiaramente detto (p.es. "non ti dico la cordialità con cui siamo stati accolti").
  12. PLEONASMO: Espressione che non aggiunge niente dal punto di vista qualitativo alla frase. Il suo uso risponde a particolari esigenze espressive (p. es. "a me mi piace").
  13. PERSONIFICAZIONE: Detta anche "prosopopea". Si usa quando si fa parlare un personaggio assente o defunto, o anche cose astratte e inanimate, come se fossero persone reali.
  14. RETICENZA: Consiste nell'interrompere e lasciare in sospeso una frase facendone intuire al lettore (o all'ascoltatore) la conclusione.
  15. INTERROGAZIONE RETORICA: quando, nella domanda che si pone, si dà per scontata la risposta, affermativa o negativa; serve a indurre qualcuno ad accogliere la nostra opinione.
  16. CLIMAX: disposizione di frasi, sostantivi e aggettivi in una progressione “a scala”, secondo cioè una gradazione ascendente, a suggerire un effetto progressivamente più intenso (p. es. "buono, migliore, ottimo").
  17. ALLEGORIA: costruzione di un discorso i cui significati letterali dei singoli elementi passano in secondo ordine rispetto al significato simbolico dell'insieme, che generalmente rinvia a un ordine di valori metafisici, filosofici e morali.
  18. ALLUSIONE: si afferma una cosa con l'intenzione di farne intendere un'altra, che con la prima ha un rapporto di somiglianza (p.es. "non farai mica fare il don Abbondio?", per indicare una persona vile e paurosa).
STILE Generalmente gli stili letterari sono tre:
  • TRAGICO / SUBLIME / ALTO (per vicende epiche, politiche, militari, con protagonisti aristocratici).
  • MEDIOCRE / MEDIO (per vicende sentimentali o avventurose, con personaggi borghesi).
  • COMICO / UMILE / BASSO (per vicende comico-umoristiche, con personaggi popolari).

ANALISI TEMATICA DI UN TESTO NARRATIVO
INFORMAZIONI GENERALI
  • Autore (biografia, data di nascita/morte, dove è nato e dove è vissuto, suoi legami con correnti di pensiero).
  • Titolo dell''opera, del capitolo... in grado di riassumere l'intero contenuto del testo (opera dalla quale è tratto il testo).
  • Genere letterario cui il testo può essere collegato.
  • Epoca di composizione (riferimenti storici utili alla comprensione del testo).
  • Incipit (le prime righe di un testo a volte possono sintetizzare i motivi fondamentali che verranno sviluppati in seguito).
SINTESI DEL CONTENUTO
  • Livello delle azioni
  • Scomposizione in sequenze
  • Rapporto tra fabula e intreccio
  • Rapporto tra tempo della storia e tempo della narrazione
  • Tempi verbali di primo piano e di sfondo, narrativi e commentativi
  • Spazi
  • Parole-chiave (spesso sono ripetute più volte, anche con sinonimi, collocate in posizioni rilevanti del testo.
LIVELLO DEI PERSONAGGI
  • Caratterizzazione
  • Attributi
  • Ruolo
  • Sistema dei personaggi
LIVELLO DEL NARRATORE
  • Tipologia del narratore
  • Punto di vista (focalizzazione)
  • Tecniche narrative
  • Rimandi intertestuali (un dialogo a distanza, implicito, che un autore fa con altri testi già letti: ci si richiama a qualcosa senza sentirsi in obbligo di doverlo dire).
STILE
  • Scelte lessicali
  • Scelte sintattiche
  • Aggettivazione
  • Figure retoriche
  • Suoni
TEMI TRATTATI Accanto a un argomento esplicitamente dichiarato dall'autore, vi possono essere temi impliciti, non dichiarati, che si scoprono mediante la struttura del testo, i suoi elementi formali, il ritmo narrativo ecc.
CONCLUSIONI Messaggi esistenziali, etici, filosofici, ideo-politici che si evincono alla fine del testo.

Il testo - L'interpretazione del testo narrativo - Scrittori e Scritture - Il racconto poliziesco - L'autobiografia


Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 10-02-2019