WALTER BENJAMIN, Il mio viaggio in Italia. Pentecoste 1912,
trad. L. A. Petroni, Rubbettino, Messina 1995
Depositiamo per tre ore i bagagli alla stazione e ci
dirigiamo lungo la strada maestra, attraversando la cittą e le fortificazioni, verso San
Zeno Maggiore.
Che strano effetto questo ribollio
di colli, queste mura ora ripide, ora smussate, le differenze di altitudine, a volte
appena percepibili. Tutto di una sottile sensibilitą del tutto celata all'occhio profano.
Il portale di una fortezza, diviso
in tre parti, ci stupisce per il suo acroterio e la sua imponenza. Per il resto la mia
memoria potrą fornire solo un racconto approssimativo degli altri edifici e monumenti.
[segue descrizione di San Zeno]
Viaggiando in filobus per la cittą vediamo altri
edifici. Le fermate del tram sono indeterminate o mal segnalate; si scende da una parte
diversa che da noi in Germania e in quel mattino ho dovuto rincorrere per ben tre volte il
filobus mentre gli altri vi sedevano comodamente. [Flaneur:
il perdigiorno, il perditempo, nuova immagine del turista metropolitano prefigurato da
Benjamin].