Il racconto di Noè

STORIA DELLE RELIGIONI


PER UNA RILETTURA DEL RACCONTO DI NOE'

Noè

Con Noè la civiltà antagonistica la troviamo già sviluppata. Prima del diluvio si parla di "generale corruzione", che doveva essere localizzata nel Mediterraneo orientale, essendo nata qui la "civiltà".

Ciò viene documentato dal fatto che i "figli di dio" (Gen 6,2), che qui rappresentano il "male", in quanto appunto "religiosi", seguaci di "credenze" non umane, non tradizionali, non naturali, sottraggono agli uomini, con la violenza, le donne che vogliono, per schiavizzarle. All'origine della nascita della civiltà schiavile vi è l'ideologia religiosa, con cui si cerca di giustificare l'arbitrio, la propria superiorità fisica, materiale...

Forse a questi "figli di dio" cercarono di opporsi, ma inutilmente, i cosiddetti "giganti" o "titani" (6,4), gli "eroi dell'antichità, uomini famosi", di cui però s'era persa ogni traccia. Non riuscirono nel loro intento probabilmente perché la loro reazione era stata soltanto individuale, con strumenti inadeguati, e furono sterminati.

Noè invece trovò la soluzione giusta: l'autonomia produttiva. Creando una gigantesca imbarcazione, piena di animali domestici, da cui avrebbe potuto ricavare latte, formaggio, carne e uova, oltre ovviamente a tutto quanto il mare poteva offrirgli, Noè, con altri sette parenti, poteva sperare nella possibilità di vivere un'esistenza indipendente dalle città costruite dai "figli di dio", un'esistenza modesta ma relativamente sicura.

Quando improvvisamente avvenne il diluvio, Noè si salvò perché la sua comunità, pur non essendo una grande città (o forse proprio per questo), era meglio attrezzata ad affrontare pericoli del genere.

Noè dimostrò che l'autoconsumo era meglio del mercato. Dimostrò che nell'autoconsumo l'uguaglianza era più facile, la violenza più difficile. Dimostrò che l'uomo appartiene alla natura e non la natura all'uomo.

Noè ricostruì la civiltà umana su basi nuove, più democratiche, approfittando del fatto che eventi naturali catastrofici avevano minato le fondamenta della civiltà precedente. E pose due principi basilari per la futura convivenza: proprietà comune dei beni e divieto di uccidere. "Chi uccide un uomo verrà ucciso dall'uomo"(9,6).

Tuttavia qualcosa non funzionò. "Noè fu agricoltore e fu il primo a piantare una vigna. Un giorno bevve il vino, si ubriacò e si addormentò nudo nella sua tenda"(9,20).

Cosa avesse fatto nella sua tenda, dopo essersi ubriacato, non viene scritto, ma, guardando la reazione che ebbe, dopo essere stato scoperto dal figlio minore Cam, vien da pensare che fosse qualcosa di poco dignitoso dal punto di vista morale.

Cam, senza volerlo, aveva violato la privacy di suo padre e, invece di tenere per sé la spiacevole scoperta, andò subito a riferirla ai fratelli maggiori, Sem e Jafet, che invece si comportarono con molto fair-play, probabilmente ben conoscendo le debolezze del padre.

Fatto sta che da quell'incidente Cam ne uscì diseredato e ridotto in schiavitù, anche se poi i suoi discendenti riuscirono comunque a ottenere propri territori.

La storia del popolo ebraico tuttavia andò avanti soltanto con uno dei due avveduti fratelli: Sem. Inspiegabilmente Jafet e i suoi discendenti spariscono di scena. Tra i suoi discendenti però viene citato un certo "Magog", che insieme a "Gog", fu successivamente identificato con gli Sciti, i Goti, i Mongoli, i Tartari, gli Ungari, ma anche con i Khazari, popolo caucasico che abbracciò l’ebraismo.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Religioni
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Aggiornamento: 14/12/2018