La Marna, finisce la guerra di movimento: Parigi è salva

Per arrivare a capire lo svolgimento della battaglia della Marna del settembre 1914, bisogna tornare indietro con gli anni, alla fine dell'Ottocento, quando l'evolversi della situazione politica cominciava a lasciar intravedere come possibile una guerra della Germania contro la Francia e la Russia. Questo impegnò lo Stato Maggiore tedesco a ipotizzare un conflitto del genere, e il conte Alfred von Schlieffen studiò un piano partendo da un preciso presupposto: che la Germania dovesse, non appena dichiarata la guerra, dare subito addosso alla Francia ed eliminarla dal teatro delle operazioni. Dopo, l'esercito tedesco vittorioso a occidente sarebbe stato trasferito a oriente e avrebbe inferto il colpo decisivo alle armate dello zar. Questo piano era basato soprattutto su un punto, dal quale non si doveva derogare: la velocità. Ossia la guerra lampo. In altre parole, la Francia doveva essere battuta in quarantacinque giorni.

Sempre secondo questo piano, varcato il confine francese provenendo dal Belgio, l'esercito tedesco doveva marciare verso sud a occidente della Senna, partendo da una linea Mosa-Sambre. Questa manovra era affidata all'ala destra delle truppe germaniche, formata da tre armate, per un totale di settecentomila uomini. Il meglio del potenziale bellico del Reich. Questa "ala marciante" aveva il compito di travolgere ogni ostacolo, di aggirare e occupare Parigi, e chiudere in una immensa sacca l'esercito francese. Il centro e la sinistra dei tedeschi dovevano soltanto tenere le posizioni. Anzi, potevano indietreggiare se attaccati, in modo da far risalire ancor più verso nord le truppe nemiche.

Il piano del conte von Schlieffen diventa esecutivo nell'agosto del 1914, allo scoppio della prima guerra mondiale. Si sono verificate tutte le situazioni prese in esame dallo scomparso capo dello Stato Maggiore imperiale tedesco. L'entrata in guerra dell'Austria contro la Serbia ha dato il via a una reazione a catena. A fianco dell'imperatore Francesco Giuseppe d'Asburgo è sceso in campo il Kaiser Guglielmo II. Con la Serbia si schiera la Francia, seguita dalla sua alleata Russia. Poco più tardi sarà il turno dell'Inghilterra, per reazione all'invasione del Belgio. La guerra diventa europea, e prima della fine, nel 1918, sarà mondiale.

Capitano (Hauptmann) di fanteria dell'Esercito Imperiale Tedesco

Il capo di Stato Maggiore tedesco Helmuth von Moltke, nipote del vincitore della guerra del 1870 contro la Francia, seguendo le disposizioni del piano allestito dal suo predecessore, costituisce una fortissima ala destra: la Prima armata, al comando del generale Alexander von Kluck; la Seconda armata, guidata dal generale Karl von Bulow; la Terza armata, agli ordini del generale Max von Hausen. Sedici corpi d'armata, per un totale di trentadue divisioni e di settecentomila uomini.

Al centro, la Quarta armata, comandata dal principe Albert del Wurttemberg, e la Quinta, agli ordini del principe ereditario di Germania, il Kronprinz in persona.

A sinistra, la Sesta armata (principe Rupprecht di Baviera) e la Settima (generale Herringen).
Con la strapotente ala destra, l'esercito tedesco invade il Belgio, violandone la neutralità. Il 6 agosto 1914 ha già preso Liegi e di là penetra in Francia in direzione della Sambre e di Mons.

3 settembre 1914: un monoplano Blériot si spinge in ricognizione a una quarantina di chilometri a est di Parigi. Un paio di passaggi bastano al tenente Watteau per capire quello che sta accadendo: la prima armata tedesca di von Kluck è in pieno ridispiegamento, indifesa sul fianco destro. L'aggiramento di Parigi dalla parte del mare è fallito: i tedeschi hanno percorso dal 23 agosto al 9 settembre quasi 340 chilometri, ma sono troppo stanchi per completare la manovra. Inoltre il 25 agosto due corpi d'armata sono stati distaccati a oriente, per fronteggiare la mobilitazione russa. Berlino, tuttavia, esercita una continua pressione psicologica su von Moltke per una vittoria. E il comandante tedesco ha deciso di abbandonare il piano Schlieffen per tagliare in due armate francesi a est di Parigi. Ma i sui ordini sono confusi, contraddittori, male interpretati.

L'armata di von Kluck, la più vicina è Parigi, deve rinunciare a puntare sulla capitale per disporsi a difesa del fianco destro tedesco. E' questo il movimento scoperto dalla ricognizione aerea. Il governatore militare di Parigi Gallieni capisce che si tratta di un'occasione unica. Anticipando gli ordini di Joffre, ordina alla sesta armata del generale Maunory, appena costituita, di attaccare il fianco di von Kluck.

Il 5 settembre la battaglia della Marna è cominciata. I francesi attaccano con rabbia, facendo affluire tutto quello che hanno nel settore con ogni mezzo, compresi i taxi parigini requisiti per accelerare il trasferimento delle riserve: Joffre coordina un attacco in massa. Il 7 settembre inglesi e francesi si incuneano nel settore meno difeso del fronte tedesco e minacciano di dividere il nemico. Il 9 il BEF (British Expedition Force) passa la Marna a La Ferté-sous-Jouarre, appoggiato dalla sesta armata francese a nord e dalla quinta a sud.

E' a questo punto, mentre la partita è ancora tutta da giocare che von Moltke perde la testa. Sul campo le truppe alleate avanzano lentamente e lo schieramento tedesco tiene; in particolare la terza armata ha respinto un attacco e minaccia a sua volta i francesi. Ma le comunicazioni sono difficoltose e von Moltke non riesce ad avere un quadro chiaro: la sua mente di ufficiale prussiano allenata alle manovre campali si smarrisce, dipingendo una sconfitta che sul campo non c'è ancora. E' la ritirata generale. Il 13 settembre, mentre i tedeschi si ritirano sull'Aisne, von Falkenhayn sostituisce von Moltke. Parigi è salva.

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