MARX e ENGELS: Iter biografico e intellettuale 2

MARX-ENGELS
per un socialismo democratico


MARX-ENGELS

Iter biografico e intellettuale

(I - II -III)

Il primo frutto del lavoro comune tra Marx ed Engels fu La sacra famiglia. Contro Bruno Bauer e soci, scritto prevalentemente da Marx, poiché Engels ebbe bisogno di recarsi in Germania per portare a termine il suo lavoro sulla classe operaia inglese. Praticamente, l'inizio della critica di Marx ed Engels al capitalismo andò di pari passo con una revisione delle loro idee filosofiche generali maturate in Germania ai tempi della loro adesione alla Sinistra hegeliana. La quale ora viene messa in ridicolo a causa della sua pretesa di compiere una rivoluzione solo "col pensiero" o solo con le "grandi personalità" della storia. Nel testo, che sarà pubblicato agli inizi del '45, gli autori dimostrano anche che il proletariato deve compiere una missione storico-universale: quella di creare la società socialista, in antitesi non solo soprattutto alle concezioni di Bauer, che opponeva gli intellettuali che "creano" cultura alla massa che ostacola tale creazione, ma anche alle concezioni dei socialisti utopisti, che vedevano nel proletariato una massa impotente e passiva.

Poco prima che La sacra famiglia fosse pubblicata, il governo francese, su insistente richiesta di quello prussiano, espulse dal paese i socialisti e comunisti più in vista, soprattutto quelli che si erano riuniti intorno al "Vorwärts", giornale che sotto la direzione di Marx aveva preso un indirizzo comunista decisamente antiprussiano. Marx si trasferì da Parigi a Bruxelles nel febbraio del '45.

Engels intanto in Germania organizzava riunioni di comunisti venendo a contrasto con le forze dell'ordine. Legge L'unico e la sua proprietà di Stirner e ne condivide la critica al concetto feuerbachiano di "uomo", ancora troppo astratto e inficiato di elementi religiosi, ma ritiene che Stirner sia approdato solo all'individualismo. Scrivendo a Marx gli fa capire che non ha più intenzione di polemizzare contro la teologia e il crasso materialismo, preferendo argomenti di carattere sociale, e che vuole smettere di continuare a vivere un'esistenza borghese, nel quadro della famiglia, svolgendo nel contempo propaganda comunista.

A Bruxelles Marx e la sua famiglia si trovavano praticamente privi di mezzi di sussistenza. Furono aiutati da Engels che li raggiunse nell'aprile del '45, dopo aver pubblicato La situazione della classe operaia in Inghilterra. Marx però fu costretto a rinunciare alla cittadinanza prussiana se voleva evitare di essere espulso anche dal Belgio.

Nel suo testo sociologico, Engels collega la rivoluzione industriale con l'invenzione della macchina a vapore e delle macchine per la lavorazione del cotone (il filatoio meccanico). A questo, secondo lui, bisogna far risalire l'incremento della produzione, la vittoria del lavoro a macchina su quello artigianale, la rapida caduta dei prezzi di tutte le merci manufatte, le crescenti esigenze del mercato e quindi la fioritura del commercio, inclusa la conquista di quasi tutti i mercati esteri non protetti, l'esodo dalle campagne (per cui ad es. i tessitori-agricoli si trasformarono in tessitori-salariati), la formazione del proletariato industriale e delle agitazioni politiche e sindacali...

Engels sottolinea anche che il proletario è di diritto e di fatto uno schiavo della borghesia, la quale gli fornisce il minimo indispensabile per vivere, ottenendo in cambio la forza-lavoro, da essa giudicata un "equivalente", ma che in realtà produce molto di più di quanto venga pagata. Il concetto di "equivalenza" sta d'altra parte a significare, per la borghesia, che la compravendita della forza-lavoro avviene in piena "libertà", in quanto l'operaio, di sua "spontanea volontà", accetta di metterla a disposizione del capitalista sulla base di un contratto regolare. Con acume Engels evidenzia che l'operaio ha semplicemente la libertà di sottostare alle condizioni della borghesia o di morire di fame.

Engels indica anche la necessità, per il contenimento dei salari e per la sostituzione degli operai non graditi ai capitalisti, del cosiddetto "esercito di riserva del proletariato", e sottolinea la necessità delle crisi nell'anarchica produzione capitalistica e che la lotta di classe è una conseguenza del principio della libera concorrenza. La rivoluzione proletaria, date la miopia e l'intransigenza della borghesia, non potrà che essere violenta.

Engels infine rileva che il socialismo utopistico inglese (che trae origine dall'industriale Owen) non tocca granché i contrasti tra borghesia e proletariato predicando un comunismo astratto, estraneo all'evoluzione storica della società. I socialisti sono divisi dai cartisti: questi sono arretrati e immaturi ma schietti proletari, quelli più preparati e con orizzonti più vasti, ma slegati dalla classe operaia.

Quando Engels giunse a Bruxelles, si rese conto che con Marx avrebbe dovuto cominciare a sintetizzare le esperienze e le teorie dei socialisti francesi, tedeschi e inglesi. Questi movimenti ora apparivano come un più generale movimento della moderna classe operaia europea.

Nella primavera del '45 Marx abbozzò in un taccuino le famose undici Tesi su Feuerbach, nelle quali egli rileva i limiti del materialismo "classico" e di quello antropologico (in particolare, di Feuerbach), entrambi incapaci di trasformare la realtà, in quanto considerano l'uomo mero oggetto di natura, isolato, astratto, e non invece come prodotto storico-sociale e insieme soggetto che trasforma le circostanze in cui vive (qui Marx critica anche Owen).

Marx elabora il concetto di "prassi rivoluzionaria", nel momento in cui cerca di superare le pretese della "critica teorica" della Sinistra hegeliana, di cui Feuerbach è considerato l'esponente più significativo in direzione del materialismo filosofico. "E' nell'attività pratica -dice Marx- che l'uomo deve dimostrare la verità". E per "attività pratica" Marx intende la trasformazione della società, ovvero il superamento delle contraddizioni che alienano l'uomo. Senza di essa il materialismo resta idealistico, poiché gli idealisti si limitano unicamente a "interpretare" il mondo, ovvero a conciliare le contraddizioni nell'ambito del pensiero. Il vero materialismo quindi è quello storico-sociale, quello in cui l'uomo, che è un "insieme di rapporti sociali", è artefice consapevole e attivo della propria storia. Il superamento dell'alienazione religiosa può avvenire solo in questi termini, così come il superamento della realtà della società borghese nella società umana (o umanità socializzata).

Queste Tesi furono pubblicate da Engels nel 1888 in appendice al suo volume su Feuerbach e il punto di approdo della filosofia classica tedesca.

Il lavoro comune di Marx ed Engels proseguì nella stesura dell'Ideologia tedesca. All'inizio, ricevuto un volume miscellaneo in cui Bauer e Stirner li criticavano, Marx ed Engels pensarono subito di rispondere a quest'ultimi; in seguito però aggiunsero una critica a Feuerbach e una al "Vero socialismo" di Grün e Kuhlmann: di qui il titolo di Ideologia tedesca. Questo voluminoso manoscritto presenta un notevole interesse per chi voglia seguire la genesi del pensiero dei due fondatori del socialismo scientifico: esso fu realizzato -come dicono gli autori- per "saldare i conti" con le loro precedenti convinzioni filosofiche. Ma il suo valore fondamentale sta nell'aver delineato per sommi capi una concezione materialistica della storia (o materialismo storico). Quand'essi videro che nessun editore voleva pubblicarlo, decisero di abbandonarlo -come ricorda Marx- alla "rodente critica dei topi" (l'espressione purtroppo va presa alla lettera, in quanto il manoscritto, rimasto inedito sin al 1932, subì danni irreparabili). Poco prima di scriverlo, Marx ed Engels avevano compiuto un viaggio in Inghilterra, ove rimasero per circa un mese e mezzo studiando nelle biblioteche di Manchester e Londra quella letteratura economica impossibile a Bruxelles. Qui rafforzarono i legami con i cartisti di sinistra e con la Lega dei Giusti, contribuendo alla nascita dell'organizzazione internazionalista Fraternal Democrats.

Nella Premessa l'Ideologia tedesca denuncia l'incapacità della Sinistra hegeliana ma più in generale di tutti i filosofi tedeschi, a ricercare il nesso esistente tra la loro filosofia e la realtà tedesca, tra la loro critica e il loro ambiente materiale. La nuova concezione materialistica afferma invece che il primo presupposto di tutta la storia umana sono gli individui umani viventi (che non possono essere ipostatizzati) e la prima constatazione riguarda l'organizzazione fisica di questi individui fra di loro e nel rapporto colla natura. L'analisi quindi deve partire dall'esame delle caratteristiche dei loro mezzi di sussistenza (che una generazione eredita da quella precedente) e dall'esame del modo come li utilizzano e li trasformano. L'organizzazione sociale attorno a questi mezzi di sussistenza determina l'uomo, inclusa la sua coscienza. E' l'uomo che produce delle idee, l'uomo però che dipende da un determinato processo materiale di produzione e riproduzione.

La coscienza quindi è sempre un riflesso della realtà, che è, a sua volta, una relazione sociale in cui si trova coinvolta anche la natura, poiché questa viene trasformata dall'uomo. Ciò significa che la morale, la religione, la metafisica e ogni altra forma ideologica non ha storia propria, in quanto la loro storia è strettamente subordinata a quella degli uomini. Non è la coscienza che determina la vita (o l'essere sociale) ma il contrario. Quando la concezione che i filosofi hanno della realtà o della storia, trascura questa base reale su cui sorgono le idee, essi si muovono con una falsa coscienza (ideologica). Il termine "ideologia" viene quindi usato da Marx ed Engels in due modi: 1) per indicare tutto ciò che non fa parte della struttura materiale dell'esistenza (e che può modificare questa struttura solo quando vi sono le condizioni materiali necessarie e solo quando l'ideologia si socializza, diventando un fenomeno di massa); 2) per indicare quelle specifiche concezioni di vita o filosofie che negano il primato della struttura materiale e che credono di beneficiare di un'assoluta indipendenza (queste ideologie tendono, anche contro le loro intenzioni, a giustificare sempre la realtà in cui vengono formulate). Nella produzione di Marx ed Engels i due usi del termine "ideologia" spesso si confondono perché prima del materialismo storico nessuna filosofia aveva assegnato all'economia la funzione di base o struttura del pensiero umano.

In sostanza, il materialismo storico sostiene che non possono essere le idee a determinare il corso della storia, in quanto esse non sono che il riflesso di oggettive relazioni sociali, indipendenti dalla soggettiva volontà dei filosofi. La verità filosofica sta nel sapere adeguare il pensiero alle esigenze della realtà (alle esigenze della prassi rivoluzionaria). Nel 1859 (vedi la Prefazione a Per la critica dell'economia politica) Marx chiamerà col nome di "struttura" o "base reale" le relazioni socio-produttive, e darà il nome di "sovrastruttura" a tutte le forme ideali della coscienza.

Il rapporto struttura/sovrastruttura non va inteso in senso meccanicistico, poiché né Marx né Engels hanno mai negato un'azione di ritorno della coscienza (che però dev'essere sociale, collettiva) sulla struttura (vedi ad es. III Tesi su Feuerbach). Una generazione accoglie tutto della generazione precedente, ma, a sua volta, trasformando quello che ha ricevuto, offre alla generazione seguente condizioni di vita e forme di pensiero sensibilmente mutati. In effetti, se la prima opera storica dell'uomo è la produzione di mezzi atti a soddisfare bisogni elementari (mangiare, bere, abitare, vestirsi...), nel secondo momento si verifica che i bisogni soddisfatti portano a nuovi bisogni, pratici e intellettuali, che modificano di fatto, anche a prescindere dalla volontà dell'uomo, l'esistenza e la coscienza delle cose.

Col perfezionamento della produzione nasce la divisione del lavoro, che implica la ripartizione ineguale (in qualità e quantità) del lavoro, dei suoi prodotti e soprattutto della proprietà, nonché la contraddizione tra interessi singoli e collettivi negli individui che hanno rapporti reciproci. Ma la vera divisione del lavoro avviene quando il lavoro manuale si separa da quello intellettuale. A partire da questo momento la coscienza si estranea dal mondo e produce la "pura" teoria (teologia, filosofia, morale...). Queste forme teoriche del pensiero entrano in contraddizione con la realtà, perché determinati rapporti sociali sono già entrati in contraddizione con le forze produttive esistenti. Una teoria può sempre entrare in contraddizione con la realtà, ma se mancano i rapporti sociali che la sostengono essa resterà lettera morta. Le forze produttive sono quelle che spingono in avanti il processo vitale degli uomini; i rapporti sociali devono adeguarsi a tali forze perché queste possano esprimersi al meglio. Le rivoluzione scoppiano quando la mancata corrispondenza dei due elementi raggiunge livelli insopportabili.

Nell'Ideologia tedesca Marx ed Engels si esprimono negativamente contro la tradizionale divisione del lavoro, fondata sulla proprietà privata (divisione che si manifesta persino nell'ambito della stessa classe dominante, fra chi si limita a "pensare", elaborando idee apologetiche del sistema o idee pseudo-rivoluzionarie, e chi invece "agisce" concretamente, come gli imprenditori, gli affaristi, i commercianti...). Secondo loro, nella futura società comunista nessuno avrà una sfera di attività esclusiva (in qualche modo imposta) in cui esprimersi, ma avrà la possibilità di perfezionarsi in qualsiasi campo, mentre la società, nel suo insieme, regolerà la produzione generale. Marx concepisce l'uomo come un essere polivalente e onnilaterale.

Nel testo continua anche la critica all'istituzione dello Stato e alla natura del potere politico. Lo Stato è considerato estraneo non solo ai bisogni del singolo individuo, ma anche a quelli dell'intera società civile. Le lotte politiche nell'ambito dello Stato sono solo illusorie ed esse comunque riflettono lotte di classe che avvengono nella società. Per eliminare questo Stato occorre che le forme produttive si sviluppino notevolmente: in tal modo la massa dell'umanità priva di proprietà si renderà più facilmente conto "da che parte" sta lo Stato. Marx ed Engels parlano di "massa dell'umanità" perché ritengono possibile una rivoluzione comunista solo a livello mondiale, ovvero a livello dei paesi più industrializzati del mondo. Lo sviluppo delle forze produttive, nell'ambito del capitalismo, permette non solo l'aumento della povertà (e quindi la rottura rivoluzionaria), ma anche la possibilità di creare una società comunista nel benessere (altrimenti si generalizzerebbe soltanto la miseria). Il comunismo quindi è la soppressione del mercato mondiale capitalistico e la storia diventa "storia universale", quella storia in cui non esistono nazioni che governano altre nazioni.

Infine, il proletariato non deve solo far esplodere la contraddizione tra forze e rapporti produttivi, ma deve anche, allo stesso tempo, lottare contro le idee della classe dominante, che in ogni epoca sono sempre le idee dominanti della società, poiché la classe che dispone dei mezzi produttivi materiali dispone anche dei mezzi produttivi intellettuali. All'interno della classe dominante -dicono Marx ed Engels- possono prodursi, a causa del regime concorrenziale, contrasti anche aspri, ma ogni ostilità cade da sé quando la classe borghese, come tale, si sente minacciata dal proletariato.

Dall'analisi che l'Ideologia tedesca delinea appare evidente che tutti gli elementi fondamentali della nuova concezione materialistica (storico-dialettica) della storia sono ormai dati.

Mentre si trovavano a Bruxelles, Marx ed Engels cercarono di gettare le basi per un'organizzazione internazionale che stabilisse legami coi cartisti inglesi, con la dirigenza londinese della Lega dei Giusti (cui però Marx ed Engels continuavano a negare la loro piena adesione a causa della sua natura utopistica, settaria e cospirativa), con varie comunità parigine (ma in questo caso senza particolare successo), con singoli gruppi comunisti tedeschi di Colonia, in Westfalia, in Slesia, ecc. Di qui la fondazione a Bruxelles nel '46 di un Comitato di corrispondenza comunista.

L'interesse teorico di Marx si concentrava sui problemi economici, anche a motivo del fatto che i seguaci del socialismo utopistico di Saint-Simon, Fourier e Owen continuavano a porsi negativamente nei confronti degli scioperi, delle organizzazioni sindacali e delle lotte politiche (loro preoccupazione principale era quella di fondare delle colonie comuniste in Europa o negli Stati Uniti).

W. Weitling, comunista utopista tedesco, aveva riconosciuto l'esigenza della rivoluzione, ma ne individuava la forza motrice nel sottoproletariato (lumpenproletariato) non nella classe operaia. Inoltre, dopo la pubblicazione di Garanzie dell'armonia e della libertà, Weitling era scivolato verso posizioni egualitaristiche a sfondo mistico-religioso. Quand'egli arrivò a Bruxelles nel '46 reduce da una lite con i capi londinesi della Lega dei Giusti, Marx ed Engels cercarono di fargli superare le sue errate convinzioni, ma il contrasto fu insanabile e la rottura definitiva.

Già nell'Ideologia tedesca Marx ed Engels si erano misurati con le concezioni utopistiche del "Vero socialismo" (K. Grün, H. Kriege, M. Hess disapprovavano le critiche rivolte a Bauer, Stirner e Ruge), secondo cui in luogo della lotta di classe operaia era meglio usare idee di fratellanza universale e di conciliazione delle classi. Marx notava inoltre l'assurdità di negare l'esigenza di partecipare al movimento democratico europeo sulla base della convinzione che la nazione tedesca e il piccolo-borghese tedesco avrebbero raggiunto livelli superiori a quelli di ogni altra nazione. Kriege, redattore del giornale Volks-Tribun di New York, si serviva del giornale per screditare in America il movimento comunista tedesco, Grün propagandava il "Vero socialismo" nella comunità parigina della Lega dei Giusti, mescolando le sue concezioni con quelle del riformatore francese piccolo-borghese P.J. Proudhon. Il Comitato di Bruxelles inviò Engels a Parigi nel '46 per sconfessare l'operato di Grün. Il tentativo riuscì, ma il nuovo astro nascente del socialismo utopico era diventato Proudhon.

Già nel '40, col libro Che cos'è la proprietà? (La proprietà è un furto), Proudhon aveva destato l'interesse del movimento proletario, e Marx nel '44 lo volle conoscere di persona. Nel '46 Proudhon delineò i suoi principi fondamentali nel libro Sistema delle contraddizioni economiche o Filosofia della miseria. In quello stesso anno Marx l'aveva invitato a collaborare al Comitato di corrispondenza: ne ricevette un rifiuto sulla base dell'idea che una trasformazione rivoluzionaria della società sarebbe accaduta da sola, mediante singole riforme progressive.

Con la pubblicazione del '47 di Miseria della filosofia Marx rompe definitivamente con Proudhon. Egli parte dai risultati classici dell'economia politica borghese (Smith e Ricardo in particolare), accogliendo in sostanza la loro teoria del valore-lavoro, secondo cui il lavoro è fonte del valore e la misura del lavoro è il tempo, cioè il valore relativo dei prodotti è determinato dal tempo necessario per produrli, mentre il prezzo è l'espressione monetaria del valore relativo di un prodotto. In seguito Marx comprenderà che il capitalista non compra il lavoro bensì la "forza-lavoro", dando ad essa solo quanto è necessario per riprodursi. Smith e Ricardo erano convinti di aver espresso, con la loro teoria del valore, la legge naturale ed eterna di una società corrispondente alla natura umana e non consideravano il capitalismo come un fenomeno storico transitorio.

Proudhon non faceva altro che ereditare quelle concezioni borghesi inserendole in un quadro piccolo-borghese, cioè nel quadro di una trasformazione pacifica e graduale del capitalismo verso il socialismo, il quale conserverebbe, di quello, solo i lati positivi. La piccola borghesia -disse Marx ad Annenkov- "è abbagliata dalla magnificenza della grande borghesia e simpatizza con le miserie del popolo". Proudhon ad es. sosteneva che lo scambio di merce senza denaro e il credito a basso interesse o gratuito fosse sufficiente, pur senza intaccare la proprietà privata, a eliminare lo sfruttamento e le crisi del capitalismo.

Viceversa, Marx si preoccupò di evidenziare che nella storia tutte le forme produttive e i relativi rapporti sociali, incluse le riflessioni ideologiche, sono soggetti a mutamenti sostanziali appena le forze produttive si scontrano con relazioni sociali inadeguate. Là dove esiste l'antagonismo di classe non ci può essere evoluzione sociale (come vorrebbe Proudhon) senza rivoluzione politica. E' -come si può vedere- una tesi dell'Ideologia tedesca, ma questa volta Marx l'applica concretamente alla storia economica e all'economia politica, e in maniera così incisiva che -a detta dello stesso Marx- il Capitale sarà appunto il tentativo di approfondire in maniera sistematica le tesi di Miseria della filosofia.

Nel '47, dopo che la Lega dei Giusti di Londra aveva rotto col "Vero socialismo" e con gli utopisti, Marx ed Engels decisero di entrare nelle file dell'associazione. Dalla collaborazione coi comunisti tedeschi di Londra nacque il Manifesto del partito comunista. Si tenne infatti a Londra il Congresso della Lega: Marx, a causa di difficoltà materiali, non poté parteciparvi, ma era presente Engels, quale delegato del gruppo parigino.

Il Congresso rinunciò alla tattica cospirativa e organizzò la Lega in comunità, circoli, organi centrali e congresso. Da allora si chiamò Lega dei comunisti. Essa rinunciò al precedente motto, troppo astratto: "Tutti gli uomini sono fratelli", per adottare quello più rivoluzionario: "Proletari di tutti i paesi, unitevi!". Furono eliminati il rituale misticheggiante dell'ammissione dei membri, l'eccessiva centralizzazione e la concentrazione dei poteri nelle mani dei dirigenti. Il Congresso adottò l'Abbozzo di professione di fede comunista, steso da Engels in forma catechistica, con domande e risposte, com'era d'uso allora tra gli operai. Tale Abbozzo doveva essere inviato alle comunità di base per eventuali rettifiche o aggiunte, dopo di che il progetto sarebbe stato sottoposto all'approvazione del secondo congresso della Lega.

Subito dopo il primo congresso, Engels, insoddisfatto dell'Abbozzo, redasse in forma catechistica alcune tesi note come I principi del comunismo. Alla fine del '47 le spedì a Marx chiedendogli di rivederle in modo storico-politico intitolandole con la parola Manifesto. I principi di Engels sono molto importanti, in quanto ad es. egli non esclude che la rivoluzione possa avvenire in maniera pacifica, anche se afferma che tale eventualità dipenderà da come reagirà la borghesia all'espropriazione della proprietà privata, la quale peraltro non potrà essere abolita di colpo con la rivoluzione. Inoltre egli sostiene che ai fini della rivoluzione le congiure (i colpi di stato) non servono, poiché le rivoluzioni non si possono fare quando mancano i presupposti reali, oggettivi. Una volta conquistato il potere, il proletariato non dovrà abolire immediatamente lo Stato, ma instaurare una costituzione statale democratica, ove sia affermato il predominio politico del proletariato. La rivoluzione comunista, infine, può essere solo internazionale, cioè deve avvenire simultaneamente almeno in Inghilterra, America, Francia e Germania. Essa poi eserciterà un influsso sugli altri paesi, accelerando il corso del loro sviluppo.

Intanto Marx a Bruxelles organizza nel '47 una sezione della Lega comunista e crea un comitato direttivo. Viene anche fondata una Società operaia tedesca sul modello di un'associazione culturale operante a Londra dal 1840. Alla fine del '47 Marx tiene in questa Società una serie di lezioni di economia politica, che nel '49 saranno pubblicate nella "Nuova rivista renana", col titolo Lavoro salariato e capitale. La tesi fondamentale è che salario e profitto si trovano tra loro in rapporto inverso: infatti, sebbene a causa della crescita delle forze produttive e della produttività del lavoro, il salario possa a volte aumentare, nel complesso i profitti dei capitalisti crescono con una velocità assai maggiore. Vi è dunque una contraddizione antagonistica, inconciliabile fra le due classi fondamentali della società borghese.

Sentendo avvicinarsi un clima di maturazione rivoluzionaria (per il rovesciamento dei regimi monarchici assoluti, l'eliminazione della proprietà feudale della terra, la liberazione dai gioghi stranieri, la fondazione di singoli Stati nazionali), Marx ed Engels, non disponendo di mezzi per creare un efficace organo di stampa, stabiliscono legami con la Deutsche-Brüsseler-Zeitung, che usciva dal '47. Marx e altri comunisti cominciarono a collaborare scrivendo articoli contro il governo prussiano. Dopo pochi mesi, seppure non ufficialmente, il giornale era diventato l'organo della Lega dei comunisti. Marx ed Engels erano convinti che la borghesia tedesca non sarebbe riuscita da sola a compiere una rivoluzione democratica, per cui ritenevano indispensabile l'alleanza del proletariato (operai e contadini) colla piccola-borghesia. Per la Germania essi prevedevano una rivoluzione non socialista ma democratico-borghese, nella prospettiva però di una più ampia rivoluzione permanente, a capo della quale avrebbe dovuto porsi il proletariato.

Al secondo congresso della Lega vennero sostanzialmente accolti tutti i Principi elaborati da Engels e rifiutato il progetto di Professione di fede stilato da Hess. Il congresso incaricò Marx ed Engels di redigere il Manifesto. A Londra essi parteciparono ad un incontro internazionale organizzato dalla Fraternal Democrats, in occasione dell'anniversario dell'insurrezione polacca del '30. Qui affermarono che la vittoria del proletariato sulla borghesia è in pari tempo la vittoria sui conflitti nazionali, in quanto una nazione non può diventare libera e continuare ad opprimere altre nazioni.

Il Manifesto del partito comunista (1848) è il primo documento programmatico del comunismo scientifico. In esso è delineata una teoria della lotta di classe quale forza motrice dello sviluppo delle società basate sull'antagonismo di classe. Il primo capitalo esordisce con la frase: "La storia di ogni società sinora esistita è storia di lotta di classe" (nell'edizione inglese del 1888 Engels aggiungerà che tale principio vale per la "storia scritta", cioè non per la storia della comunità primitiva). Questa lotta è sempre finita o con una trasformazione rivoluzionaria di tutta la società o con la rovina comune delle classi in lotta. L'epoca della borghesia si distingue dalle precedenti per aver semplificato i contrasti fra le classi, che in pratica sarebbero due: borghesia e proletariato.

La società capitalista viene analizzata nella sua genesi e nel suo sviluppo, a grandi linee, come risultato della necessaria dissoluzione della società feudale: in tal senso si riconosce alla borghesia un ruolo progressista (essa ad es. ha internazionalizzato la produzione e il consumo, ha superato i limiti nazionali e l'autosufficienza, ha rivoluzionato di continuo gli strumenti della produzione...). Tuttavia, una volta preso il potere, la borghesia s'è trasformata in classe conservatrice. Essa, pur avendo concentrato nelle sue fabbriche milioni di operai, dando alla produzione un carattere sociale, non vuole socializzare né la proprietà né i profitti della produzione (anzi ha "abolito" la proprietà privata per la maggioranza assoluta dei cittadini). La mancata abolizione della proprietà privata borghese impedisce una regolamentazione dell'economia e quindi il perpetuarsi di un'anarchia produttiva, basata su una esasperata concorrenzialità intercapitalistica. Di qui le periodiche crisi. Il proletariato è la classe più rivoluzionaria perché è la più sfruttata. Esso è l'unica classe della storia che, liberando se stessa, libera tutta la società e tutta l'umanità da qualunque sfruttamento.

Nel secondo capitolo, Marx ed Engels esprimono la necessità di affermare un partito politico proletario che faccia valere gli interessi comuni dell'intero proletariato mondiale, indipendentemente dalle nazionalità. Non quindi un partito politico specifico, cioè non un organismo disciplinato, ma una corrente di idee e di interessi da far valere nella vita politica. E' il proletariato come classe che deve fare la rivoluzione (nella versione dell'88 Engels sostituirà però le parole "classe nazionale" con "classe dirigente della nazione"). Il proletariato deve arrivare al potere politico, socializzare la produzione (così il libero sviluppo di ciascuno è condizione per il libero sviluppo di tutti): il che non vuol dire eliminare la piccola proprietà (quella ottenuta col proprio lavoro), ma solo quella che permette di sfruttare il lavoro altrui. Una volta abolite le classi, il potere pubblico perderà il carattere politico e lo Stato sarà superato.

Nel terzo capitolo gli autori criticano le varie concezioni socialiste del tempo: il socialismo reazionario che vuole tornare a forme preborghesi di economia; il socialismo conservatore o borghese (rappresentato da Proudhon) che vuole la razionalizzazione dei rapporti di produzione borghesi mediante miglioramenti amministrativi; il socialismo e comunismo critico-utopistici di Saint-Simon, Fourier, Owen... che, pur avendo svolto un ruolo positivo, ora non sa riconoscere al proletariato nessuna funzione storica autonoma.

Nel quarto capitolo si precisano i rapporti dei comunisti coi vari partiti di opposizione. I comunisti appoggiano ogni movimento progressista contro il feudalesimo e lo sfruttamento borghese, e lavorano all'intesa dei partiti democratici di tutti i paesi.

Sulla scia della sommossa repubblicana parigina del febbraio '48, scoppiano dei moti rivoluzionari dalla Germania all'Austria, dall'Ungheria all'Italia. Per aiutare l'armamento degli operai francesi, Marx non mancò di destinare una parte notevole dell'eredità paterna appena ricevuta. La sua partenza dal Belgio fu accelerata dal governo belga che, spaventato dalla crescita del movimento repubblicano, si diede alla repressione dei democratici. Anche Marx fu costretto a lasciare il Belgio. Il Comitato direttivo di Bruxelles prese la decisione di trasferire la sede del C.C. a Parigi. Prima che ciò avvenisse Marx e la moglie vennero arrestati per violazione della scadenza dei termini di espatrio. Solo in virtù delle numerose proteste contro l'azione di polizia, i due coniugi furono liberati, anche se dovettero lasciare immediatamente Bruxelles senza prendere con loro nemmeno lo stretto necessario. Marx formò a Parigi un nuovo C.C. Intanto a Parigi la Società democratica tedesca aveva iniziato a formare una legione militare tedesca allo scopo di suscitare in Germania una rivoluzione dall'esterno. Marx ed Engels vi si opposero e attraverso un club di operai tedeschi da loro istituito intervennero contro l'avventuristica idea della esportazione della rivoluzione, cercando di convincere gli operai a tornare in patria singolarmente.

Come piattaforma politica dei comunisti tedeschi, Marx ed Engels elaborarono Rivendicazioni del partito comunista di Germania, ove si chiedeva: 1) la formazione di una Germania repubblicana, unica e indivisibile, 2) il diritto elettorale generale per tutti i maschi che avessero compiuto i 21 anni, 3) la retribuzione dei deputati eletti in parlamento, 4) l'armamento generale del popolo, 5) la gratuità dei procedimenti giudiziari, 6) la separazione di Stato e chiesa, 7) l'istruzione generale e gratuita del popolo, ecc.

Sul piano economico si chiedeva: 1) la fine della proprietà privata fondiaria (base economica del dominio politico della nobiltà), 2) l'annullamento senza indennizzo di tutti i vincoli feudali contadini, 3) il passaggio nelle mani dello Stato di tutte le terre feudali, miniere, cave, ecc., 4) la centralizzazione di tutte le banche in un'unica banca di stato, 5) la nazionalizzazione di ferrovie, trasporti marittimi, poste, 6) l'istituzione di opifici statali, 7) l'assicurazione statale del lavoro per tutti gli operai, l'assistenza per gli inabili al lavoro, ecc.

Queste e altre Rivendicazioni, messe per iscritto, vennero consegnate, insieme al Manifesto, a tutti i membri della Lega dei comunisti (circa 400) in partenza per la Germania. Nell'aprile del '48 anche Marx ed Engels lasciarono Parigi per recarsi a Mainz in Germania, al fine di riunificare in un unico centro tutte le società operaie tedesche. Il tentativo però fallì a causa del frazionamento della nazione, del carattere locale e prevalentemente economico delle rivendicazioni operaie, dell'immaturità politica del proletariato (in maggioranza artigiano). Allora Marx ed Engels decisero di creare un quotidiano a Colonia, che era la città più industrializzata della Renania, ove si era ancora conservato il codice legislativo francese.

La Lega, che spediva emissari e propagandisti per tutto il paese, incontrava grandi difficoltà a organizzare gli operai, sia per la dura campagna anticomunista lanciata dalla reazione feudale alleata colla borghesia liberale, terrorizzata dalle insurrezioni operaie francesi, sia per l'impreparazione politica degli operai. Queste difficoltà generarono dei contrasti in seno alla Lega: una corrente illudeva gli operai che una lotta diretta per gli scopi del socialismo fosse possibile farla "legalmente"; un'altra accentuava l'attenzione degli operai sui bisogni materiali quotidiani, distogliendoli dalla lotta politica vera e propria. Marx si oppose a queste due tattiche, ma sperava che gli operai si sarebbero accorti da soli della loro erroneità.

Tuttavia la Lega restava in Germania un mezzo troppo debole per organizzare gli operai (scarsa consistenza numerica e insufficiente organizzazione). Per ovviare a tale limite si favorì l'ingresso dei comunisti nelle Società democratiche della piccola-borghesia. Fu a questo punto che il giornale di Colonia prese il nome di "Nuova Gazzetta Renana", il cui direttore era diventato Marx. Il giornale combatté anzitutto l'illusione diffusa tra le masse che con le lotte del marzo '48, a risultato delle quali era giunta al potere la borghesia liberale, la rivoluzione tedesca fosse ormai compiuta. In realtà la borghesia al potere aveva scelto subito la via della conciliazione col potere monarchico, nell'elaborare una Costituzione, temendo che il proletariato francese potesse influenzare quello tedesco. A questa forma di vergognoso compromesso Marx opponeva una sovranità popolare ottenuta con la lotta armata. Soprattutto era evidente il tradimento della politica borghese nei confronti dei contadini: essa non aveva avuto il coraggio di attentare alla proprietà feudale, temendo di perdere anche la propria. Non solo, ma la borghesia tedesca aveva continuato la politica di oppressione della Prussia e dell'Austria nei confronti di polacchi, ungheresi, cechi, italiani e altri popoli.

Marx ed Engels criticarono anche l'operato delle Assemblee nazionali parlamentari di Berlino e di Francoforte, che cercavano non appoggi popolari ma accordi di vertice con la monarchia e i ceti feudali. Engels sottolineò, vedendo che la sinistra parlamentare non aveva una posizione definita, che nei momenti cruciali della rivoluzione è più efficace un'azione extraparlamentare.

Nel giugno del '48, 40.000 operai parigini insorsero, male armati, contro le truppe, ben più numerose, del governo. Fu una tragedia. La controrivoluzione, anche in Germania, soprattutto in Renania. ne approfittò passando al contrattacco. Cominciarono ad essere arrestati alcuni capi della Lega di Colonia, a Marx non si concesse il diritto di cittadinanza. Egli tuttavia si recò lo stesso a Berlino e a Vienna per rafforzare i legami con le organizzazioni operaie e democratiche delle due capitali più importanti, ed anche per ottenere finanziamenti per il giornale.

Quando tornò a Colonia, nel settembre '48, la situazione era diventata più critica: l'Asssemblea nazionale aveva preso posizione contro l'atteggiamento reazionario degli alti ufficiali, mentre il governo prussiano, nella guerra contro la Danimarca, aveva deciso di stipulare un armistizio impedendo alla popolazione tedesca dello Schleswig-Holstein di ricongiungersi alla Germania. A causa di ciò vi fu un'insurrezione isolata a Francoforte, subito repressa dalle forze dell'ordine. Le autorità cominciarono a intraprendere una dura campagna contro il movimento operaio e democratico di Colonia. Engels e altri comunisti furono espulsi dalla Germania. Dopo essere stato espulso anche dal Belgio, Engels si recò a Parigi, ma il fallimento dell'insurrezione di giugno gli procurava un effetto deprimente. Decise allora di recarsi in Svizzera, a Berna e da qui cominciò a spedire articoli a Marx, criticando il provincialismo della borghesia svizzera, che voleva prendere come modello i piccoli-borghesi tedeschi.

Intanto a Vienna nell'ottobre '48 era scoppiata l'insurrezione, perché la popolazione si era rifiutata di appoggiare la repressione della rivolta ungherese. Ma anche qui l'insurrezione fallì. Ciò fu il preludio della definitiva restaurazione del re Federico Guglielmo IV, il quale era intenzionato a sciogliere l'Assemblea nazionale. Marx si appellò ai deputati perché ordinassero l'arresto dei ministri filo-monarchici, e dichiarassero fuorilegge i funzionari che non si uniformavano ai deliberati dell'Assemblea, e lanciò l'invito al popolo a non pagare le tasse e ad armarsi. L'Assemblea però aderì solo alla proposta di non pagare le tasse, limitandosi per il resto a un'opposizione nei limiti della legalità, rifiutando soprattutto l'idea di una lotta armata. Essa inoltre non seppe centralizzare il movimento democratico indirizzandolo verso un obiettivo comune. E così nel dicembre '48 venne sciolta dal re con un colpo di stato.

Nello stesso mese Marx stilò un primo bilancio del fallimento della rivoluzione tedesca, addebitandone la causa principalmente alla politica traditrice della borghesia, spaventata com'era dai possibili esiti socialisti della rivoluzione; in secondo luogo Marx metteva in evidenza le illusione dello stesso movimento rivoluzionario, che sulla base della "fratellanza universale" sperava di condurre una rivoluzione indolore.

Dopo il colpo di stato in Prussia si rafforzarono le persecuzioni. Agli inizi del '49, Engels, rientrato a Colonia, dovette presentarsi, insieme a Marx, davanti ai giudici, per sostenere alcuni processi giudiziari, che però si risolsero in un'assoluzione. Intanto la popolarità dei due comunisti e del loro giornale era cresciuta enormemente, al punto che si pensò di preparare gradualmente gli operai ad una progressiva separazione dalla democrazia piccolo-borghese, per fondare un partito proletario di massa. Sulle caratteristiche di questo partito sorsero subito dei contrasti, poiché Marx era convinto che in Germania sussistessero ancora le condizioni per un'attività legale, non clandestina, dei comunisti. La sua linea ebbe la meglio, e così i comunisti uscirono dalle Società democratico-borghesi per fondare un partito più omogeneo.

Intanto continuava la lotta di liberazione nazionale del popolo ungherese contro la monarchia asburgica. Marx ed Engels (quest'ultimo si stava sempre interessando di questioni militari) speravano che questa guerra servisse da punto di partenza per una nuova ondata rivoluzionaria in Francia, Germania e Italia. Ma l'Italia contro l'Austria non aveva conseguito fino a quel momento alcun successo significativo e la Germania già complottava con la Russia per frenare la rivolta ungherese. All'interno, il governo prussiano rifiutò di riconoscere la Costituzione pangermanica elaborata dall'Assemblea di Francoforte, represse delle rivolte isolate in Renania e in altre regioni, emanò un ordine di espulsione di Marx e intentò un altro procedimento giudiziario a carico di Engels e altri comunisti. La Nuova gazzetta renana venne chiusa nel maggio '49. Marx ed Engels si recarono a Francoforte per esortare i deputati di sinistra a chiamare il popolo a prendere le armi in difesa dell'Assemblea, e chiesero di dichiarare fuorilegge tutte le monarchie tedesche, attirando dalla loro parte i contadini con l'annullamento senza indennizzo dei vincoli feudali. Ma i leaders di sinistra rimasero sordi a questi consigli.

Visti vanificati tutti i loro tentativi, Marx ed Engels, dopo essere stati di nuovo arrestati e rilasciati, decisero di separarsi: il primo recandosi a Parigi, il secondo arruolandosi come aiutante nel reparto volontario di Willich, che copriva la ritirata dell'esercito del Baden-Palatinato. Nel luglio '49 anche Engels abbandonò il territorio tedesco varcando la frontiera svizzera.

A Parigi le operazioni militari intraprese dal presidente Luigi Bonaparte contro la rivoluzionaria repubblica romana avevano provocato grande scontento popolare. Si costituì così un comitato socialista clandestino che propagandava l'insurrezione, pronto, in caso di vittoria, a proclamare la Comune. Tuttavia il partito piccolo- borghese della Montagna rifiutò la proposta e decise di organizzare una dimostrazione pacifica, che fu poi dispersa dalle truppe governative, cui seguirono repressioni di massa. Nell'agosto del '49 Marx decise di trasferirsi a Londra scrivendo a Engels di raggiungerlo.

cfr Il giovane Marx


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26/04/2015