I RESTAURI
Lungo i secoli la cattedrale fu soggetta a numerosi restauri e
trasformazioni, che le fecero perdere la fisionomia dello stile originario.

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Già alla fine del 1400 si cercò di rendere più piacevoli, secondo lo stile
rinascimentale, le linee semplici e austere con le quali il tempio era nato. Ne restano
tracce nella facciata, nella volta delle navate laterali e nella cappella di S. Giovanni.
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Nel 1573 il vescovo Edoardo Gualandi chiuse il vano sottostante la navata di
mezzo del Duomo (parte inferiore dell'antichissima chiesa della Croce) e portò su, al
proprio altare, nella navata laterale, le reliquie di S. Mauro vescovo.
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La cripta venne chiusa sia perché conteneva solo le reliquie di S. Mauro,
sia perché era scomoda ai fedeli, essendo posta nella zona centrale della navata di
mezzo.
Nel 1681 fu il barocco a imporsi nei grandi restauri interni voluti dal card.
Vincenzo Maria Orsini (1680-86), vescovo diocesano (che poi diventerà papa Benedetto
XIII).
Il lavoro più interessante fu la restituzione alla sua integrità originale
dell'interno dell'abside poligonale.

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L'Orsini fece pure la vasca battesimale che i restauri del 1957-60
hanno messo all'esterno, nel giardinetto in via Vescovado. In questa vasca verrà
battezzato il futuro papa Pio VII. |
Per finanziare i lavori l'Orsini dovette vendere un gran numero di
suppellettili preziose del Duomo.
Alla fine del '700, all'epoca del pontefice concittadino Pio VI, Gian Angelo
Braschi, si pensò di rifare la cattedrale dalle fondamenta, ma gli eventi politici lo
impedirono. I disegni del grande progetto si possono trovare presso la Biblioteca Comunale
di Imola (città dell'architetto incaricato dal papa).
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Gli unici veri lavori del '700 furono quelli fatti dagli architetti Pier
Carlo Bordoni e Pietro Martinetti, che alzarono la Cappella Albizzi fin quasi la navata
centrale. Era una delle più belle di tutta la Romagna. Solo per le decorazioni occorsero
10 anni.
Fra il 1886 e il 1892 si fece di nuovo strada l'intenzione di voler tornare
allo stile primitivo. Tuttavia, l'architetto bolognese Francesco Gualandi si limitò a
rifare artificiosamente, in stile neo-gotico, l'interno del tempio, impiegando cementi
ornamentali, stucchi e false dorature.
Durante la seconda guerra mondiale il duomo subì due bombardamenti, che non
lo danneggiarono più di tanto.

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Le cose cominciarono finalmente a cambiare quando fu nominato
vescovo di Cesena Augusto Gianfranceschi, che nel 1957 volle inaugurare i restauri
integrali del tempio, per riportarlo alle sue forme cinquecentesche. |
I lavori, che furono imponenti, durarono fino al 1960, sotto la direzione
dell'architetto veronese Ferdinando Forlati.
Fra i principali segnaliamo i seguenti. Lungo la fiancata di sinistra sono
state abbattute delle costruzioni per dar respiro all'edificio; all'inizio della navata di
sinistra, presso la porta maggiore, è stata riaperta l'esedra cinquecentesca ricavata nel
muro interno della facciata, adattandola a Battistero (in mezzo vi è stata collocata la
vasca battesimale); nella navata di destra è stato posto il sepolcro del vescovo
Malatesta; nella navata centrale sono riapparse le originali capriate; i quattro altari
laterali, in stile neo-gotico, sono stati demoliti; il pavimento è stato abbassato di
circa 20 cm e rifatto in marmo rosso levigato; sotto l'abside è stata costruita una nuova
cripta; nuovo è il soffitto della sacrestia grande e nuove sono le due porte laterali,
poste una di fronte all'altra; l'organo è stato rifatto negli anni 1990-91.
Il 1° luglio 1960 papa Giovanni XXIII conferiva alla Cattedrale il titolo di
Basilica minore.

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Alla fine del 1995 venivano conclusi, col contributo dell'azienda
cittadina COCIF, i restauri dell'altare rinascimentale di Giovanbattista Bregno, nonché
degli affreschi di Giuseppe Milani, posti nel presbiterio, che raffigurano la nascita e la
morte del Battista. |