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LA SCONFESSIONE DEL MESSIA CELATA NEL LIBRO SAPIENZA

Perché gli ultimi 10 libri dell'Antico Testamento non sono gli ultimi libri dell'indice della Bibbia?
Perché questi 10 libri - più vicini alla natività - sono stati retrocessi?

Tutti i testi biblici che vanno dal III secolo a.C. alla nascita di Cristo non profetizzano l'avvento del Messia. Per nascondere l'intollerabile assenza, questi libri sono stati retrocessi affinché il lettore non scorga il vuoto profetico nei testi biblici più vicini a Cristo. Il libro Sapienza, ultimo in ordine temporale, è stato indietreggiato di 19 posti. E simile sorte è toccata agli altri nove libri. [cronologia]

Proprio nel libro della Sapienza è racchiusa la più eclatante sconfessione biblica. Questo testo è stato scritto nella stessa epoca in cui è nato e vissuto Cristo (Introduzione La Bibbia - Ed. San Paolo, 2009), ma l'autore sapienziale non sa nulla di Cristo. L'angelo del Signore aveva già annunciato il concepimento verginale di Maria, la madre di Dio aveva già partorito il figlio di Dio, erano giunti persino i re magi, ma l'agiografo - sotto l'ispirazione divina - ignora l’evento messianico già iniziato, nonostante la sacrosanta dichiarazione: "Egli [dio] mi ha concesso la conoscenza infallibile delle cose" [Sapienza 7,17].

Ma c’è qualcosa di più clamoroso che custodisce il libro della Sapienza.

Innanzitutto, la datazione post Cristo del libro Sapienza non ha origini recenti. Già nel 400 san Girolamo attribuisce la Sapienza a Filone di Alessandria (20 a.C. - 50 d.C.). La stessa attribuzione la troviamo nel 1270 in san Bonaventura, dottore della Chiesa. Successivamente, l'esegesi fu costretta a licenziare Filone perché nel trattato De Providentia [2,107] egli dichiara di recarsi ripetutamente a Gerusalemme per pregare e offrire sacrifici. Era intollerabile Filone e Gesù nella stessa città e nello stesso periodo. Per scoprire le ragioni del licenziamento occorre leggere le preziose informazioni racchiuse nella ricerca di David T. Runia (Filone nella prima letteratura cristiana, 1993): 1) Filone a Gerusalemme 2) Filone conobbe Pietro 3) Filone si allontanò dai cristiani. [fonte] Dopodiché, l'ultimo libro dell'Antico Testamento fu traslocato tra il II e il I secolo a.C. da un ignoto autore.

Nel 1967 il biblista Giuseppe Scarpat (in "Rivista Biblica", 15, pp. 170-189) analizza e indica come data di composizione di Sapienza: dal 30 a.C. al 40 d.C. Da tutti i critici è considerata un'indagine "su solide basi" e "di alto profilo scientifico". Ma i libri canonici della Chiesa non ne parlano. Perché? L’anno "40 d.C." sta a significare che Cristo era già morto! Pertanto, il sacro autore sapienziale, oltre a non sapere nulla della nascita di Cristo, non riconosce la risurrezione di Cristo. In sostanza, il figlio di Dio era già venuto al mondo, aveva predicato ed era pure "risorto", ma Jahvè non lo considera affatto. E' la più clamorosa rivelazione biblica nascosta dentro la data del testo: l'Antico Testamento sbugiarda il Nuovo Testamento e sconfessa Cristo come Messia.

Nel 1974 la Bibbia CEI indica la data di stesura di Sapienza tra il 120-80 a.C. (Ed. UELCI - pag. 643).

Nel 1979 il biblista David Winston, nel saggio The Wisdom of Solomon (New York), indica come data finale di Sapienza il periodo dell'impero di Caligola (37-41 d.C.). La stessa data di Scarpat.

Nel 1988, nell'introduzione a Il libro della Sapienza di G. Ravasi (Ed. Dehoniane - pag. 26) salta agli occhi una frase sibillina: "Per una serie di ragioni interne, tuttavia, oggi gli studiosi sono sempre più convinti che ci si debba orientare verso una data precisa, il 30 a.C.". Quali sono queste “ragioni interne" alla Chiesa? La data della stesura di un testo può essere stabilita da ragioni di politica religiosa? In verità, nei salotti teologici si paventava il pericolo sulla datazione post-Cristo che avanzava dalla ricerca storica e filologica.

Nel 1989 il libro Sapienza (M. Conti - Edizioni San Paolo) cita tra le probabili date anche quella di G. Scarpat. Nella stessa introduzione riferisce che la maggioranza degli studiosi ritiene che Sapienza sia stato scritto tra l’80-30 a.C. A pochi anni di distanza la data della Bibbia CEI 1974 non è più attendibile e si sposta verso l’anno zero.

Nel 1992 la "Rivista di Filologia e di Istruzione Classica" analizza e accoglie il terminus ad quem indicato da G. Scarpat.

Nel 2002, nella Facoltà Teologica di Firenze si insegna che il libro Sapienza è stato redatto alle "soglie del 1° sec. d.C." [Prof. Luca Mazzinghi, ordinario di Sacra Scrittura]. Anche qui c’è una minuzia da sottolineare: non si dice "sul finire del 1° secolo a.C." ma "alle soglie del 1° secolo d.C.". Un parlare implicito per gli addetti ai lavori.

Alcuni anni dopo, nella stessa facoltà teologica: "la datazione è generalmente posta intorno all'era cristiana tra il 30 a.C. e il 37 d.C." [Prof. F. Belli, Introduzione alla sacra Scrittura e greco biblico].

Nel 2004 don G. Bellia e don A. Passaro [Facoltà teologica di Palermo] - nel Il Libro della Sapienza tradizione, redazione, teologia - si spingono ad abbracciare la tesi di J. J. Collins (1977): "Il libro poté essere stato scritto in un periodo compreso tra il 30 a.C. e il 70 d.C.". Ma l'analisi di Collins è forzata nelle conclusioni: prevede più autori per alcune varianti di stile e d'intonazione linguistica tra alcuni capitoli del testo. Per di più, la data del 70 d.C. è doppiamente funesta perché oltrepassa il Vangelo di Marco (50 d.C.) e tutte le epistole di San Paolo (dal 50 al 67 d.C.).

Nel 2008 la nuova Bibbia CEI indica una nuova data di Sapienza: tra il 50 e il 20 a.C. (Ed. UELCI). Vale a dire, mezzo secolo dopo rispetto alla precedente Bibbia CEI 1974 e completamente all'esterno del precedente arco temporale.

Nel 2009 c'è il colpo di scena. La Bibbia Ed. san Paolo (stesso testo CEI 2008), nell'introduzione al libro Sapienza, assegna questa data: "tra la fine del I secolo a.C. e l’inizio del I d.C. A confermarlo ci sarebbero le allusioni alla situazione storica del tempo, gli influssi filosofici (...) e letterari greci". E' la tesi di G. Scarpat, pur senza menzionarlo per non rammentare la dannosa datazione: dal 30 a.C. al 40 d.C. La scelta è comunque categorica perché non riporta la data indicata nella Bibbia CEI 2008 (un anno prima), né quelle di altre fonti-ipotesi. Il criterio d'indagine - basato sulla correlazione storica, filologica e filosofica - è lo stesso usato da san Girolamo nel trarre la dipendenza tra Filone e Sapienza. Anche la deduzione è palese: Liber Sapientae, da libro di frontiera del Vecchio Testamento, è entrato nello spaziotempo del Nuovo Testamento. Con la conseguenza che l'unico vero punto di congiunzione tra AT e NT ne attesta la disgiunzione. Un effetto esplosivo generato dalla ricerca di onesti e zelanti studiosi.

Alcuni biblisti che hanno partecipato alla revisione della Nuova Bibbia CEI 2008 hanno "condiviso" le introduzioni e le note della Bibbia Edizioni San Paolo, 2009 (B. Maggioni, G. Ravasi, M. Tàbet,...). Due date con due implicazioni diverse negli stessi soggetti.

La logica conclusione

La Bibbia (Ed. San Paolo 2009) ha contribuito con la sua ufficialità a demolire la commedia dell'allestimento cristologico. Nell'incrocio simultaneo tra l'ultima "Parola di Dio" (Sapienza) e la venuta del “figlio di Dio” c’è la prova concreta che l'uno non conosce l'altro, né riconosce l'altro. A pochi chilometri di distanza - tra Gerusalemme e Alessandria d'Egitto - la divina Sapienza non sa che il Messia era disceso in terra e salito in cielo, mentre il Messia non sa che la Parola di Dio è all'oscuro della sua venuta.

Com’è possibile tutto questo? Com’è possibile che neppure lo Spirito Santo ne fosse a conoscenza?

In un solo colpo crolla l'intero castello esegetico costruito tra Cristo e JHWH. Un muro alto fino al cielo divide ora le due religioni.

Il destino ha voluto che l'apice della rivelazione biblica si chiamasse "Sapienza": l'infallibile conoscenza di Dio. Ecco cosa attesta l'ispirato autore: "Tutto ciò che è nascosto e ciò che è palese io lo so, poiché [Dio] mi ha istruito la sapienza, artefice di tutte le cose." [Sap 7,21]

Se Sapienza è sinonimo di verità, allora, chi ha mentito? Dio o Cristo? Oppure entrambi?

Il tempo ristabilisce la verità. Anche per quella "divina". Le lancette cronologiche della predizione messianica hanno varcato il dopo-Cristo. Il cristianesimo non ha più l'imprimatur del Dio a cui si rifà. Ma i maestri del pensiero biblico sono già pronti a stravolgere e deformare ciò che essi stessi hanno scoperchiato. Ciò nonostante, la datazione di Liber Sapientae piomberà come un macigno sul popolo dei devoti. Volente o nolente, sarà dolente. E lo dico davvero a malincuore.

Documenti allegati

Sulle ragioni interne di Ravasi
Cristo non conosceva Sapienza
La critica a Filone come autore di Sapienza
Tra data di stesura e intervallo situabile
La doppia data per scagionarsi

Fonte: www.utopia.it - Alfredo Alì
Documenti e bibliografia a cura della redazione online Editing & Printing (Settembre 2010)


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