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IDENTITA' DI DIONISO: SECONDO IL MITO
TIASO
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I suoi fedeli formano il "tiaso", la comunità senza frontiere nazionali,
senza barriere sociali o etniche. Si tratta di un gruppo informale di donne,
schiavi, cittadini politicamente anarchici, culturalmente estremisti. Non esiste
un organico permanente di sacerdoti. Il gruppo dei fedeli è spontaneistico,
individualistico, perennemente in stato di agitazione e di protesta. Dioniso è
infatti il dio dei "club", delle confraternite, delle associazioni private, più
o meno segrete, con cerimonie paragonabili alla massoneria, alla mafia...
Dioniso accoglie soprattutto tra la propria comunità gli esclusi dai culti
politici o pubblici (donne, schiavi, meteci). Non toglie uomini e donne dalla
loro condizione sociale, perché non è in grado di proporre un'alternativa
praticabile alle contraddizioni del sistema, ma vuol far capire ai cittadini la
relatività della condizione umana, l'intreccio di vita e di morte, di sé e di
altro.
Questa comune un po' hippy rappresenta anche il tentativo di
dimostrare che l'intelligenza e la creatività degli esseri umani, la loro
capacità di autoaffermazione dovrebbe essere considerata sufficiente per non
discriminarli nei confronti di chi può vantare stirpi di gran valore. E' la
rivendicazione di una sorta di primordiale democrazia contro l'aristocraticismo
degli elementi nobiliari.
Dioniso viene chiamato "toro" dai suoi fedeli, che inselvatichiscono tra i
boschi e le foreste. Il tiaso infatti è il tentativo di rivivere forme di
civiltà primitive ma con una consapevolezza tutt'altro che ingenua.
A volte però si ha l'impressione che Dioniso svolga la parte di un tenutario
intellettuale di un bordello itinerante. "I misteri di Dioniso sono
assolutamente disumani", dirà sette secoli dopo Clemente Alessandrino, senza
però rendersi conto che buona parte di quelli religiosi di Cristo altro
non erano che una variante umanizzata, in senso etico, di quelli dello stesso
Dioniso di mezzo millennio prima.
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