Il delitto di mezzanotte, di Sax Rohmer

LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE


Il delitto di mezzanotte, di Sax Rohmer

Carmine Natale, S. Vittore del Lazio, (FR)

Gli studi qui pubblicati da sono una piccola parte di quanto presente nel testo "I Segni nel tempo"
 pubblicato nel sito www.lulu.com/content/126408

Sono un lettore che conosce, a livello scolastico, una lingua straniera, pertanto, non so quali siano le difficoltà (posso immaginarne alcune) che s’incontrano nel tradurre i vocaboli, e, soprattutto, non conosco gli ostacoli nell’interpretare pensieri proprii di un autore, di un autore appartenente ad altra cultura, e con il quale non è possibile confrontarsi, ché morto.

Note:

  • soffermarsi sulle parole e sulle forme che ò evidenziate in grassetto;
  • le parole precedute dall’asterisco si troveranno, anche, in altri paragrafi della relazione;
  • chi è interessato alle mode lessicali, legga: lessico_telegiornalistico.

Prima lettura de

Il delitto di mezzanotte, di Sax Rohmer

(edizione del 2004, della “Newton Compton”.
Supplemento a Il Messaggero. Traduzione del 1933, “opportunamente riveduta e aggiornata”)

MI È RIMASTA IMPRESSA, POSITIVAMENTE, TALE TRADUZIONE, CHÉ NON RISENTE DELLE MODE LESSICALI DEGLI ULTIMI ANNI.

A) C’È SCELTA DI PAROLE EQUIVALENTI.

Si alternano,

  • nei dialoghi:
  • affermare, aggiungere, annunziare, chiamare, chiedere, *concludere, continuare, *dichiarare, *dire, domandare, esclamare, fare, incominciare, interrogare, osservare, replicare, ribattere, ripetere, rispondere, spiegare...
  • Nelle conversazioni in successione: “chiese […] rispose […] riprese”.
  • Fra le congiunzioni:
  • *allorché, *giacché, poiché...

B) L’USO DELL’ACCENTO E LA SCELTA DI ALCUNI VOCABOLI, NON ABITUALI, CONFERISCONO ELEGANZA E SINGOLARITÀ:

  • ch’esso, ch’io (“ch’io sappia”), com’ebbe, tutt’attorno...
  • *allorché; armata (“armata di rivoltella”): il traduttore non sceglie il verbo munito, in questi tempi usatissimo, e, il più delle volte, mal adoperato; attaccare (“attaccò la colazione”): non si è avvalso del logoro consumare; *costui; dò (verbo, non nota musicale: precisazione-finezza); discendere; deporre (“deponendo sul tappeto”); disparire; empire (“si empirono di lacrime”); gettare (“gettare uno sguardo”…): alterna il verbo con “lanciare” (quest’ultimo, onnipresente, oggi); *giacché; incomodare; recare..

C) LE PAROLE CHE CONSIDERO TIPICHE DEL TRADUTTORE:

  • cacciare (“si cacciò le mani nei capelli”, “lo cacciò in tasca”, ...); fissare (“fissando i suoi occhi”, ....); *giacché; levare (“levò gli occhi, “levandosi in piedi”, ...); mormorare; poggiare; recare; subito (nel significato di immediatamente); vivamente; a sua volta; a loro volta.

D) NESSUNO RIESCE A SVINCOLARSI DALLE MODE LESSICALI, MA, SOSTANZIALMENTE, IL TRADUTTORE NON LE SEGUE.

  • Nella traduzione, questi i termini che, oggi, so’ molto usati:
  • consumazione;
  • *concludere (nel doppio significato di terminare ed epilogare) e *dichiarare (questa parola significherebbe non tanto dire – significato che, a volte, assume nella traduzione – quanto esporre in termini espliciti o in forma ufficiale).

Evidenzio che concludere e dichiarare non sono ripetuti ossessivamente, ma s’avvicendano con altre parole, (più o meno) equivalenti – cfr paragrafo A).

  • È, poi, numericamente inconsistente la presenza di altri termini, o modi di dire, adesso di moda:
  • ad (“si lanciò ad inseguirla” - d eufonica); allungare (“allungò la testa”); assorbire (“assorbire completamente la sua attenzione”); estremamente (“estremamente pallido”); preannunciare; solo (per soltanto, solamente); sotto; sottoporre; sottostante; *tutt’altro (“tutt’altro che tranquillo”); venire (nella forma passiva: “venissero distrutte”); - *durante il corso (“durante il corso della sua esistenza”: accoppiata durante e il corso); *vero e proprio (“vero e proprio terrore”).

E) CURIOSITÀ:

  • “colpo bussato alla porta”;
  • “per circa trenta secondi”;
  • *dichiarare e *dire: nella versione tradotta, dichiarare è usato, in genere, in occasione di dialoghi dei personaggi principali; dire, per gli altri;
  • “particolari; I suoi pensieri” (l’articolo i è maiuscolo);
  • “molto leggere” (un’accentazione - molto leggère - avrebbe reso immediatamente interpretabile il senso);
  • “saliva sulla piattaforma di un autobus” (si poteva omettere piattaforma?);
  • rare eccezioni”;
  • vari appartamenti” (si potrebbe omettere vari?);
  • alternanza di classicità e modernità: “mi unirò a”, “insieme a, assieme a”, “insieme con”;
  • l’imitò” (“Gianapolis l’imitò”): se dovessi leggerlo, così come è scritto, l’ascoltatore capirebbe: limitò;
  • pover’uomo (apostrofato, è forma popolare);
  • “che noi si rimanga” (il traduttore è toscano?);
  • “piano, piano, in punta di piedi” (la virgola in “piano, piano”);
  • il traduttore, sebbene:
    1) sia all’antica in alcuni suoi termini, non usa i pronomi ella, essa, esse, egli, essi;
    2) apostrofi facilmente,
    non elide in queste occasioni: “non mi arricchisco”, “dove è andato”, “vi ha detto”.

F) PER ME SONO PRECISAZIONI INUTILI:

  • “non è assolutamente certo”; “non ho visto assolutamente nulla”; “non si rese assolutamente conto”; “dimenticò completamente”; “completamente istupidito”; “completamente imberbe”; “quasi completamente vestito”; “completamente vestito”; “significato completamente diverso”; “si lasciò letteralmente cadere”; “servivano unicamente per”;
  • “in assoluto silenzio”; “l’intera stanza”; “pura verità”; “una sola occhiata”; “*tutt’altro che tranquillo”; “tutta questa somma”; “lungo tutte le pareti”; “tutti gli oggetti erano di fabbricazione americana”; “durante tutto quel tempo”;
  • “durante *il corso della sua esistenza”, “*vero e proprio terrore”.

17 Luglio 2004

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Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
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Aggiornamento: 11/12/2018