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Tele-giornalismo e mode lessicali
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Gli studi qui pubblicati sono una piccola parte di quanto
presente nel testo "I Segni nel tempo"
pubblicato nel sito
www.lulu.com/content/193593
(seconda metà anni ’90 – maggio 2004)
Da quando “Rai” e “Mediaset” duellano, è finita (anche)
l’informazione di qualità!
Troppi giovani tele-giornalisti, sgrammaticati, non seguono né le … scuole
alte, né, per il loro modo di esprimersi, fastidiosamente regionale, quelle
di dizione!
Una caratteristica del giornalista televisivo degli ultimi anni è il
rincorrere le mode lessicali; e si sa, la caratteristica delle voghe non
è la dignità culturale, ché sarebbe difficile conformarsi a esse!
È vero che è umano risentire delle mode (lessicali) – anch’io, criticone, ne
sono dipendente! – ma è grave che ciò accada a un’acculturata categoria
professionale che, peraltro, le diffonde!
“Fino a pochi secoli fa, autori noti scrivevano la medesima parola in
varii modi nella stessa pagina” (Roberto Vacca, l’ingegnere-scrittore,
ne“Il Messaggero”, 5 aprile 2004), al contrario, oggi, giornalisti noti
scrivono un vocabolo nello stesso modo in decine di pagine.
Il linguaggio dei cronisti rivela, innanzitutto, esagerazione,
che si concreta:
- nell’uso monotono, ossessivo di pochi
termini e di espressioni cristallizzate;
- nell’aggressività verbale;
- nell’eccessivo uso di figure retoriche, di parole a cui è dato un
significato diverso dall’originario, di perifrasi – addio essenzialità!;
- nell’esagerata drammatizzazione;
- nell’ipocrisia e nelle sdolcinature;
- nelle frasi senza senso;
- nello stile strampalato.
Anche il servizio offerto dai responsabili dei tele-giornali e dei programmi
culturali è scadente, ed errori pacchiani scandiscono le scritte in
sovrimpressione: apostrofo al posto dell’accento, e viceversa, e accenti
sbagliati (1. un programma Rai è scritto in due modi: una volta
con l’accento acuto sulla vocale o, che, però, è letta con suono aperto,
un’altra volta con l’apostrofo: Ballaro’: qual è il nome della
trasmissione? 2. il cognome del presidente dei deputati della Lega Nord,
è “cé”, “cè”, oppure CE’, forma
tronca che passa in sovrimpressione nei telegiornali e negli incontri
politici?); apostrofo in alcune forme apocopate (nel pregevole “l’Italia sul
2”, durante l’approfondimento dell’argomento permaneva la scritta:
“Qual’è la dieta giusta”); lettere minuscole anziché maiuscole, e il
contrario; punteggiatura inesistente o mal collocata (per qual motivo, il punto
interrogativo, l’esclamativo, i due punti, e il punto e virgola li staccano
dalla parola? E perché il – semplice – punto no?).
Ne L’oca chattajola (edito da “Pagine srl”, nel 2003),
cerco di dimostrare, esemplificando, che alcuni aspetti della grammatica diffusa
in televisione appartengono a quella che io chiamo “grammatica dei
chatter”.
Nella relazione seguente – non sono uno studioso della materia, e, perciò, le
mie valutazioni sono quelle di un telespettatore medio – fotografo la realtà,
presentando alcuni interventi tratti, specialmente, da “Mediaset” e
“Rai” (qualcuno sorriderà esaminando molti concetti in grassetto).
A) Parole ripetute ossessivamente
- Concludere: depennàti, nel vocabolario, terminare,
finire, condurre a termine. Troppo spesso, assume i
significati di stabilire, epilogare. “Il ringraziamento che
conclude il Giubileo degli agricoltori”, “si conclude la
rassegna stampa”, “l’azione si conclude”, “si conclude il
secondo intermedio”, “il giocatore conclude la carriera”, “un giudice
potrebbe decidere di concludere la conta a mano”, “prima di
concludere”, “concludiamo con i mari”, “conclusa a S.
Pietro la grande messa di Pasqua”, “la conclusione più logica”, “alla
conclusione del faccia a faccia”, “a conclusione di un
incontro”, “la pacifica conclusione del dirottamento”, “… giri alla
conclusione”, “degna conclusione di una serata”, “il festival di
Cannes s’avvia alla conclusione”, “le conclusioni di Prodi”,
“conferenza stampa conclusiva”, “passerella conclusiva a
Milano”, “ha concluso il Giro d’Italia”, “à concluso che”.
- Effrazione: sono sicuri di profondere cultura, di proporre qualcosa
di… fresco, quando usano, solamente, questo sostantivo, nella frase
irrigidita: “nessun segno di effrazione”. Scomparsi i termini
scardinare, scassinare, rompere, forzare.
- Effettuare: da quanti anni non si sentono più le parole
attuare, compiere, eseguire, realizzare?
“Effettuare arresti”, “effettuare la traversata”,
“effettuare perquisizioni”, “ànno dovuto effettuare diversi
esami”, “effettuare uno screening”, “effettuano un pranzo”, “à
effettuato un salvataggio”, “interrogatorio effettuato”. Il
termine, che puzza di tristi uffici amministrativi, è elemento distintivo –
cioè, non si suggerisce alternativa – nello sport; in quello dei motori:
“effettuare il pit-stop”, “effettuare il giro di sosta”,
“effettuare il rifornimento”, “effettuare il test”,
“effettuare sorpassi”, “effettuare… giri”, “i rilievi
effettuati sul motorino”.
- Esondazione: per 50 anni ànno adoperato il sostantivo
“inondazione”, dal 2000 tutti scelgono esondare ed esondazione.
- Essa: i participi passati sostantivati: avvocata,
deputata, soldata non sono mai menzionati; soltanto:
avvocatessa, deputatessa, soldatessa. Che si nasconda un
sentimento misogino?
- Evacuare: se il fiume “esonda”, se divampa un incendio, o se
crollano le Torri di Manhattan, una sola possibilità offrono per la
salvezza: evacuare; cioè, abbandonare, lasciare,
sgombrare una costruzione, un campo… Se la Protezione civile invitasse i
residenti ad allontanarsi dalla propria abitazione, questi non capirebbero, in
quanto oggi si ascolta, sempre: “evacuare le abitazioni” (o i
quartieri, le città…). Guardando, distrattamente, un film del 1992, “Volo 232
- Atterraggio d’emergenza”, sono rimasto colpito dalla ripetitività del
termine “evacuare”, non sostituito da parole equivalenti.
La precedente generazione di Italiani, e i medici, associano il termine
“evacuare” con andare di corpo e urinare.
- Lanciare: un’agenzia, un allarme, un’accusa, un messaggio, una
provocazione, un anatema, una sfida? Devono essere “lanciàti”! E da quando si
lancia in senso figurato, nessuno più lancia bombe, le quali, invece, sono
delicatamente appoggiate (sui binari, nelle metro…).
- Monitorare: chi conosce la parola italiana che sostituisce
monitorare e monitoraggio?
- Scattare: “scatta l’emergenza”, “scatta il blitz”,
“scatta la precettazione”, “scatta l’operazione delle Forze
dell’Ordine”,“scattano le manette”, “scattano gli interventi”,
“scattano i controlli”, “scattano le indagini”, “è
scattata un sorta d’agguato”. Di certo, “non scatteranno gli atleti
che non si dopano più”.
- Sorta: il termine è usato, anche, impropriamente. I cronisti non
ànno mai udito: guisa, specie, tipo… “È scattata una sorta
d’agguato” (è stato o no, un agguato?), “avventurieri di ogni sorta”,
“una sorta di luogo sacro”, “una sorta di divisa blu”, “forse,
una sorta di rivendicazione”, “una sorta di museo mobile”, “una
sorta di marcia indietro”, “una sorta d’apertura”, “una
sorta di massacro”, una sorta di decreto attuativo”, “una
sorta di sorpasso”, “una sorta di super presidente”, “una
sorta di zona protetta”, “una sorta di emigrazione sanitaria”,
“opponendo una sorta di muro”, “una sorta di centro congressi”,
“una sorta di prova generale”, “di una sorta di pentito”, “una
sorta di vademecum”, “una sorta di àuto da fé” (o autodafé).
- Tormentone: “tormentone influenza”, “tormentone
di fine anno”, “tormentone musicale”, “tormentone estivo”. È
un “tormentone giornalisti”!
- Verificare, e occorrere (questo verbo avrei dovuto
menzionarlo nella precedente relazione): “verificare”, negli ultimi anni, à
preso il posto dell’arcaico “occorrere”, usato nella forma: “incidente
occorso”. Oggi: “si è verificato un incidente”, “si
verificano code”, “verificare scontri”, “un’emergenza che si è
verificata”.
Qualche anno fa avvenivano incidenti, poi si verificava l’accaduto;
oggi si salta un passaggio, e s’arriva, direttamente, alla verifica.
Automobilismo e
motociclismo:
- Griglia di partenza: chi sa chiamarla in altro modo?
- Sopravanzare, e sopraggiungere: “sopravanzare” è, oggi, il
verbo tipico della F1. I tele-cronisti ànno capìto che è offensivo, per gli
idolatràti e strapagàti piloti, essere sorpassàti, superàti, per questo motivo
adoperano il verbo “sopravanzare”: “Schumacher è stato sopravanzato
da”, “sta sopravanzando”, “nel sopravanzare”, “Alonso à
sopravanzato Massa”.
- Ancora non riesco a conoscere il nome proprio, e la nazionalità, di
Schumacher: lo chiamano – scrivo come pronunciano – Maicol, e, a volte,
Micail, o Micael, e Michele (oh... che sia italiano?): è
proprio vero che i “campionissimi” sono apolidi!
- Sembra non esista alternativa, a: “siamo nel corso del … giro”, e
“… giri alla conclusione”.
- Nel moto-mondiale, se corre
Valentino, il cronachista ci fa sentire, in 30 minuti di gara:
Bagarre
/ gran bagarre, francobollato, impiccato / ultra
impiccato, infilare, peccatissimo, pozzangherona,
qualificona, rimontone, tempone, sverniciare. La
mia nipotina, poiché sentiva spesso: “dietro c’è bagarre”, credeva che
“bagarre” fosse un pilota che non riusciva a “sopravanzare” l’avversario.
-
“Andare
/ partire / arrivare a cannone”, “alla grandissima”,
“escursione fuori pista”, “guidare da paura”, “spazzolare
la pista”.
B) Vocaboli factotum, e ripetuti con ossessione
Li chiamo, un po' impropriamente, “factotum”, perché acquistano,
d'ufficio, differenti significati.
-
Consumare: sostituisce, oltre i sinonimi logorare e
usurare, anche bere, mangiare, bruciare,
godere, usare, terminare (e non soltanto): “la festa si
consuma tra musica e ballo”, “la vita si consuma sulle spiagge e
sulle barche”, “avventure sessuali da consumarsi”, “giovani
consumatori di dischi”: quattro casi in cui gli eventi gioiosi assumono
un aspetto sinistro e peccaminoso. “Si consumano le gomme”,
“consumare gli ultimi metri”, “vendetta consumata”, “tecnica un
po’ consumata”, “una tragedia consumatasi per giorni”, “il
dramma si è consumato”, “un duello si sarà pur consumato”, “un
evento storico si consumerà”, “consumo dei farmaci”. Infine,
dagli e ridagli, s’adeguano:
a) gli storici (dal fascicolo “Le
grandi battaglie della storia: Pavia”, all. a “il Giornale”): “mentre
si consumava il macello della cavalleria di Francia”; b) la
giudicessa di Forum: “consumare il tradimento all’interno della
casa coniugale”; c) i politici – D’Antoni, “il Giornale”:
“In questi giorni si sta consumando la crisi irreversibile del centro
sinistra”;
d) i nostri doppiatori, che traducono un verbo, quale? in un
telefilm: “consumàti dal vostro stesso incendio doloso”. Il caffè e
il vino non eccitano, né inebriano: “consumarsi nel caffè e nel vino
rosso”. E a Pasqua si “consumano le uova di Pasqua”! In un messaggio
pubblicitario si parla di “consumo responsabile del legno”: ci sta
qualche essere umano che mangi il legno? E lo si esorta a farlo
“responsabilmente”? - Addirittura, sulle etichette delle bottiglie d’acqua, delle bibite, delle
vivande, e dei farmaci, si lègge: “da consumarsi entro”. Sono rimasti
soltanto gli extra-comunitarii e gli accademici della Crusca a credere che un
liquido si beva, un panino si mangi, e una disgustosa medicina s’ingerisca con
il naso otturato?
- Non riesco a spiegarmi come mai i cuochi, che, in genere, usano
terminologia elegante, adoperino il vocabolo “consumare” e non le parole che
rendano l’idea della cucina, quali mangiare, gustare,
centellinare, assaporare… Forse perché l’homo non è più
sapiens?
-
Diverso: à “decisamente” spodestato alcuni, molti,
pochi, varii, e, quando non significa diversità, non
precisa la quantità, quindi, proporlo in un programma di informazione non è
molto utile: “diverse opzioni”, “diverse zone della California”,
“sperimentate diverse soluzioni aerodinamiche”, “diverse
province”, “diverse le chiusure per lavori”, “diversi morti”,
“diversi livelli”, “coda di diversi chilometri”, “con loro,
diversi ostaggi”, “due sodati americani e diversi civili”,
“uccidono diversi miliziani”, “diversi milioni di euro”, “à
effettuato diversi esami”, “son passati diversi anni”. Un
“diverso” caso di uso improprio è: “ucciso da diversi proiettili”.
Difatti, non soltanto “diversi” non precisa la quantità, ma, il significato
della frase potrebbe essere: ucciso da proiettili, uno differente
dall’altro, per calibro e per tipo d’arma. E ora, un gioco di parole:
“diverse differenze”.
- Chi riesce a interpretare la funzione della parola nel paragrafo L) punto
13)?
- Divorare: i nostri giornalisti non ànno superato la freudiana fase…
“orale”, per l’abuso del termine divorare. Due esempi so’
sufficienti: “una persona divorata dalle fiamme”, “ettari di bosco
divorati dalle fiamme”. Se oggi, “divorare” significa bruciare,
i leoni bruciano carne per vivere? Qualcuno avrà già détto “divorare
le calorie”?
- Killer: una volta si distingueva fra sicario e persona non
assoldata che uccide. Oggi, il drogato che, in crisi d’astinenza, ammazza il
padre è un killer; e killer è anche l’omicida pagato dalla
mafia. Quando si dice l’attendibilità della notizia!
- E l’uomo del nuovo millennio? Non muore per imprudenza, o perché un
proprio simile si comporti da incosciente, egli va al Creatore perché la
montagna, la strada, il sasso, il fiume, il fine settimana, l’altalena sono
killer.
- Posizionare: da quando non si sentono più le parole
collocare, sistemare, disporre? Un oggetto, un essere
animato, si posizionano direttamente, saltando la fase, precedente, di
collocazione, sistemazione. Non soltanto, ma i giornalisti comunicano il
luogo, non in quale posizione! “Mediaset si posiziona”, “si
posizionano davanti casa”, “posizionare le armi”, “la telecamera
viene posizionata”, “Rai 3 appare più posizionata” (sembra un
annuncio del tipo “AAAAA... 50enne, ben posizionato, cerca…”), “è
posizionato a circa 250 metri”, “paradenti riposizionato in
bocca”. E i coraggiosi militari italiani? Non si stanziano, non si
dispongono, ma “si posizionano a Pec” (regione dei Balcani).
Chi è in grado di dire se “posizionare” sia entrato nel linguaggio sessuale?
- Pratica (mal adoperato da alcuni decenni): sostituisce
quasi, in concreto, in sostanza, in
definitiva; però, la “pratica” è altra cosa. Le citazioni sarebbero
numerosissime; per dare un’idea: “in pratica la partita è conclusa”,
“praticamente cessa di esistere”, “il pane in Piemonte è
praticamente introvabile”, “toccare ferro è praticamente un
obbligo”.
- Regalare: ciò che si paga salato, ce lo fanno sentire
regalato (non è uno slogan!). Se “regalare” significa offrire
spontaneamente per far cosa utile e gradita, cioè, concedere senza
pretendere il dovuto pagamento, non so l’utilità del verbo in alcune
espressioni, fra cui: “La Buell si fa perdonare queste pecche regalando
emozioni sui percorsi pieni di curve”, “anche lo yogurt può regalare
sorprese in tema di grassi”, “la Kawasaki è in grado di regalare grosse
soddisfazioni”, “il Benelli è capace di regalare piaceri di guida”,
“Maradona ha regalato due scudetti”, “partita che ha regalato
grandi emozioni”.
- Solo: il termine sostituisce (per molti studiosi di grammatica è un
errore), e di continuo: soltanto, unicamente,
addirittura: “solo ieri”, “spostato solo di una ventina
di metri”, “solo la mamma”, “sbarcati nella sola giornata di
oggi”, “Schumacher solo sesto” (cioè, il pilota si trova da
solo in sesta posizione?), “Rossi, solo quarto”, “tra le
ragazze, questa percentuale è solo dell’1 per cento”, “solo […]
un grande spavento”, “il padrino fu ripreso solo tre anni dopo” (il
capomafia si trovava da solo, quando fu acciuffato, oppure la
sua cattura avvenne soltanto, cioè addirittura, tre anni dopo?).
- Stretta: “argomento di stretta attualità”, “sotto
strettissimo controllo”. Vedere “strettamente” in paragrafo E).
- Venire (nella forma passiva, presente quasi da sempre): “venne
détto”, “vennero distrutti”, “vennero seviziate”, “venni
torturato”, “si verrà eletti”, “verrai sostituito”,
“verranno descritti”, “la telecamera viene posizionata”. Mi
sento “sopravanzato” culturalmente se penso di venire a piedi o con un
mezzo! Come riesce uno straniero a tradurre, a capire il significato di
venire in questa forma? Il verbo essere à, oramai, una funzione
in meno!
C) Neologismi proposti con ostinato orgoglio
- Affittopoli, *medicopoli, *militaropoli,
*passaportopoli, *sanitopoli. Ci provo anch’io?
*“Nandrolonopoli” e “dopingopoli”.
- Kalashnikov: “hanno sparato colpi di Kalashnikov”, “un
attacco a colpi di Kalashnikov e granate”. Chi sa perché?, si parla del
nome proprio di un fucile mitragliatore e, impersonalmente, di granata. Per
decenni, si è accennato al tipo di arma e, a volte, al suo nome proprio; poi,
è apparso il Kalashnikov, e lo si nomina, come se fosse sinonimo di fucile
mitragliatore. E, addirittura, quando citano tale arma, i giornalisti
s’accigliano, impressionàti!
- Ministero degli Interni: chi à cominciato a
scriverlo al plurale? È vero che esiste il ministero degli Esteri, che
dovrebbe essere ministero degli Affari esteri, però, non esiste il
ministero degli Affari interni, ma, soltanto, il ministero
dell’Interno.
- Succube (vivo da molto prima degli anni ‘90): è possibile che
si trovi, nel vocabolario dei giornalisti (e non soltanto di questi),
unicamente la parola “succube”? Non rispettano mai il sesso: succuba,
succubo, né la pluralità: succube, succubi.
- Ecco alcune conseguenze dell’eccessiva libertà di scelta dei termini:
a) “escursione fuori pista”: quando un pilota, durante la gara,
per un errore di guida “fuoriesce” dalla pista; b) “per uno
scambio di carreggiata”: nel momento in cui un veicolo a motore sbanda
e finisce sulla carreggiata opposta, provocando un incidente.
D) Sessismo
La lingua italiana rimane sessista, una volta era maschilista, oggi tende al
sesso opposto. Le giornaliste di “Tg3” e “Tg4” salutano, così, gli
sfortunati telespettatori: “Buon giorno dalla Tiggì 3”, “… dalla
Tiggì Lazio”, “…dalla Tiggì 4”. La femminilizzazione (perdonatemi la
parola) continua durante il tg. I maschi s’adeguano, anche in alcuni programmi
di meteorologia. In “La7”, il commentatore del derby laziale (troppo
spesso) adoperava, per termini maschili, articoli e preposizioni articolate al
femminile.
E) Rinforzamenti che non sempre rinforzano, e proposti con
cocciutaggine
-
AVVERBI:
-
Altamente: “zona altamente residenziale”, “altamente
infiammabile”, “altamente tecnologici”;
-
Assolutamente: “assolutamente preciso”, “non saperne
assolutamente nulla”, “reperti assolutamente autentici”,
“assolutamente non si sa”, “strada assolutamente infallibile”
(strada nel significato di scelta), “assolutamente no / sì”,
“assolutamente gratuito” (come reagirebbero le associazioni dei
consumatori su un prodotto che non è assolutamente gratuito?). Sempre
più spesso, su domande in cui s’attende una secca risposta, del tipo:
<<Andrai in vacanza?>>, si risponde:
<<Assolutamente!>>;
-
Completamente: “voltiamo completamente pagina”, “è
completamente circondato dall’esercito”, “completamente
diversi”, “cambiamo completamente argomento”, “completamente
evacuata” (anche nel film “Lo sciame”), “palazzine completamente nuove,
del comune”, “Montoya à lasciato completamente il volante”;
-
Decisamente:
“decisamente sì / no”, “cambiamo decisamente argomento”,
“programma decisamente innovatore”, “temperature decisamente
sopra le medie stagionali”, “settimana decisamente tribolata”,
“decisamente più veloce in pista”, “la circolazione è
decisamente scorrevole” (provo a immaginare una circolazione la cui
scorrevolezza sia indecisa), “lo scenario era decisamente diverso”,
“estate decisamente anomala”, “R. Schumacher quest’anno à una guida
decisamente più pulita”, “decisamente più grosso”,
“decisamente finito il filmato”, “decisamente più tranquilli”,
“decisamente migliore”, “modello decisamente superato”, Checa à
una “fragilità psicologica decisamente spiccata”, “Valentino Rossi è
decisamente più indietro”, “appare decisamente suggestivo”.
Quando diranno “decisamente deciso”?
-
Definitivamente: “la Camera à definitivamente approvato”, “à
scelto definitivamente di utilizzare”;
-
Interamente: “gli Italiani ànno occupato interamente il
podio”;
-
Letteralmente: “i biglietti, polverizzàti letteralmente in
prevendita”, “Berlusconi è letteralmente entusiasta”;
-
Perfettamente: “è risultata perfettamente sana”;
-
Puramente: “motivi puramente elettorali”;
-
Rigorosamente: “tutto rigorosamente miniaturizzato”,
“rigorosamente chiuso”, “cantano rigorosamente dal vivo”;
-
Strettamente: il termine non si trova nei vocabolari che ò
consultato, pertanto, per conoscere il valore dell’”avverbio” si deve andare a
naso: “voto strettamente locale”, “cerimonia strettamente
privata”, “strettamente collegato al mondo dello spettacolo”;
-
Totalmente: “ne è privo totalmente”, “toccando
totalmente il cordolo”.
Un radio-giornalista, in un discorso di due minuti: “completamente
indipendenti […] assolutamente autonomi […] assolutamente
coordinato”.
- Intera: “l’intera vicenda”, “à tribolato per una settimana
intera”, “la reazione dell’America intera”, “all’intero
sistema dei media”, “messaggio da trasmettere all’intero mondo arabo”
(o musulmano), “un secondo intero”, “sfollato l’intero piano
della scuola”.
- Pieno:
-
“in piena estate”, “in piena collaborazione”, “in
piena campagna elettorale”, “agguato in piena regola”,
“tragedia in pieno giorno” (o notte), “una fucilata in pieno
petto”, “centrato in pieno volto” (un viso non è di pochi centimetri
quadrati?), “nel pieno rispetto”. Perché si sottolinea la centralità
architettonica della zona in cui accade una tragedia? “Rapina in
pieno centro storico di Roma”, “via Verdi, in pieno centro di
Milano”;
-
“piena fiducia”, “fare piena luce”, “piena
responsabilità”, “piena rappresentatività”, “soddisfatto in
pieno”;
-
“colpito in pieno il tergicristalli”, “colpita in pieno da
un missile”, “entrò in pieno nel fumaiolo”.
- Primissime: “primissime posizioni”, “primissime
progenitrici”, “primissime del terremoto”, “primissimi giorni”,
“primissimi testimoni”, “primissimi giri”.
- Tutto:
-
È nata in modo del tutto causale”, “lo sciopero sarà del
tutto ininfluente”, “sfoltire del tutto”, “azioni del
tutto analoghe”, “le cifre sono del tutto indicative”, “problemi
del tutto imputabili alla casa automobilistica”, le bustine di
zucchero, nei bar, “dovranno sparire del tutto”, “a titolo del
tutto personale” (purtroppo, il giornalista non parla a titolo “del
tutto” personale!);
-
“tutta una serie di”, “la Ferrari occupa tutta la prima
fila” (per chi non lo sappia, la fila, in F1, è occupata “solo” da due
automobili, e la Ferrari dispone “solo” di due auto!), “lotta interna,
tutta particolare”, “commuovendo tutta l’opinione pubblica”,
“dichiarazione ancora tutta da verificare” (un pignolo proporrebbe
“ancora”), “una vicenda tutta da ricostruire”, “è tutta una
questione di tempi”, “l’indagine, tutta condotta da”, “per
tutta la comunità di s. Michele”, “le offerte tutte speciali”,
“fra tutte le forze della coalizione”, “tutte le notizie, ogni
ora” (di una radio prestigiosa, il cui giornale dura, “in tutto”, quattro
minuti)”, “fra le vittime, tutte afgane”, “tutte da verificare
le cause dell’omicidio”, “le canzoni sono tutte sue”, gli
investigatori “seguono tutte le piste possibili”, “sospendere
tutte le attività”, “tutte in rialzo le principali borse”,
“tre persone, tutte di nazionalità marocchina” (sono tre le persone,
e usano “tutte”!), “evacuazione totale di tutti i cittadini
russi”, “i servizi delle copertine sono tutti dedicàti”, “i colleghi
della Rai sono stati tutti contattàti”, “gli altri sono tutti
doppiàti”, “il via libera, definitivo, a tutti gli amanti del calcio”
(anche “definitivo”?), “tutti i dettagli”, “nel ricordare a
tutti voi”, “non ci sono clienti, tutti smistati altrove”,
“lei rappresenta tutti i medici di famiglia d’Italia”, “il bambino
non è indipendente, e non può andare a scuola, come tutti gli altri
bimbi della sua età” (non è “assolutamente” vero che “tutti” i bimbi
vadano a scuola, o sono indipendenti!), “assolti tutti gli imputati”,
“buon giorno a tutti”, “i bimbi, tutti tra gli undici e i
dodici anni”, “quattro morti, tutti civili”, “tutti da
chiarire i rapporti fra i due”, “tutti e quattro i pazienti”, “i
malviventi, tutti cinesi”, “cinque terroristi, tutti
provenienti da”, “tutti salvi i 150 turisti”, “un racconto
tutto da verificare”, “argomento tutto da giocare”, “un mondo
tutto da scoprire”, “di tutto il vertice del clan Briatore”,
“un problema tutto italiano” (anche: “tutto inglese, americano…”),
“un confronto tutto televisivo”, “un derby tutto francese”
(eppure, sono solamente due le squadre che si fronteggiano!), “tutto
qui, su “Radio 1”, “tutt’oggi”, “tutt’ora” (“indagini tutt’ora
in corso”), “durante tutto il corso della mattinata”.
-
“tutt’altra cosa”, “passiamo a tutt’altro argomento”, “di
tutt’altro avviso”;
-
“cammino politico tutt’altro che lineare”, “situazione
tutt’altro che calma”, “tutt’altro che leggero”.
- Ultime: “ultime novità”, “ultimi
aggiornamenti”, “ultimissime posizioni”, “sentiamo le
ultimissime in diretta”, “ultimissimi giri della gara” (e io che
mi ero perso gli ultimi!), “ultimissimi giorni”.
- Vera:
-
“una
vera tempesta di fulmini e saette”, “ànno cercato di provocare una
vera sommossa” (se non giocavano, la sommossa era tragicamente
vera!), “un vero arsenale di armi da guerra”, “un vero inferno
di fuoco”, “attimi di vero terrore”;
-
“una vera e propria esecuzione”, “si tratta più di un
rituale che di una vera e propria caccia”, “scatenavano una vera e
propria caccia all’uomo”, “una vera e propria forza di pace”,
“una vera e propria patologia istituzionale”, “i caratteri di una
vera e propria guerra”, “è una vera e propria autorità, in
Spagna”, “sono convinti d’aver scoperto una vera e propria
organizzazione”, “si è passati da […] a vere e proprie realizzazioni
cinematografiche”, “ànno fatto scattare un vero e proprio intervento
di emergenza”, “un vero e proprio colpo di fulmine”, “un vero e
proprio agguato” (uffa… è un agguato o no?).
Altre precisazioni inutili, o sbagliate:
- “à accolto, e accoglie ancor oggi”. “Priorità assoluta”,
“riserbo assoluto”. “Autentico massacro”. “Tre colpi di mortaio
nel cuore della notte”. “Castelli attende il definitivo via
libera per la riforma”. “In corso di svolgimento”. “Entro e non
oltre”. “Ci sono dei combattimenti in corso” (o in atto),
“c’è un’inchiesta in corso”, “nel corso di questa stagione”. “Le
squadre stanno tornando in campo, in questo momento”. “Questo è
tutto, per il momento”. “La costruzione di 160 nuove moschee”.
“Pochissimi istanti”. *“Quest’oggi”.
F) Terminologia da guerrafondai (aggressiva, giuridica,
allarmistica, di assoggettamento), e ripetuta con insistenza
È vero che viviamo in un clima
di allarme continuo, però, non ci si mettano anche i giornalisti a
intimorirci, con termini e figure retoriche che rivelano aggressività!
- Affrontare: “affrontare un tema” (o un argomento),
“affrontare l’anno scolastico”, “per affrontare quest’ultima
pagina”, “affronta lo scandalo delle torture”, “si affrontano i
giri”.
- Allarme: sempre, soltanto “allarme terrorismo”,
“allarme Sars”, “torna l’allarme Sars”, “allarme
inquinamento”, “allarme una-bomber”, “allarme rientrato”: quale
percorso “effettua” un allarme che rientra? – Così come le altre odiose forme
cristallizzate: “rientrato il problema” e “rientrato il pericolo”.
“Allarme mucca pazza”. Chi è stato il primo ad adoperare l’infelice
aggettivo pazza per il bovino, vittima dell’egoismo dell’uomo? E come
mai, l’espressione à trovato un séguito? Un respiro di sollievo lo offre il
“TG4”, quando sostituisce la parola con sindrome o paura.
L’attuale generazione di giornalisti è, anche, meteoropatica se, quando piove
o nevica, parla di “allarme maltempo”. In sostanza, “allarme
giornalismo italiano”.
- Blindare: “Tremonti blinda il Cda Rai”, “Gerusalemme
blindata per Pasqua”, “città / casa blindata”, “in una Madrid
blindata”, “blindati in casa”, “il Papa blindato da
controlli severi”, “blindato nei confronti di Biaggi”, “il ministro che
appare blindato”.
- Bombardare: “bombardare di immagini”, “bombardare di
e-mail”, “bombardare di messaggini”, “bombardare di notizie”,
“bombardare di telefonate”.
- Dichiarare: oggi tutto si “dichiara”, anche i desiderii o i
sentimenti: 1) “il bimbo dichiara al padre di voler giocare” (il
bimbo non dice, ma “dichiara”, quasi fosse, la sua, un’assunzione di
responsabilità); 2) “il giovane dichiara il proprio amore” (non
rivela, o manifesta: per il tapino, assunzione di responsabilità
sociale?); 3) “l’88% degli intervistati si dichiara contro” il
porto d’armi.
- Esplodere: “esplode il caldo”, “esplode la rabbia”,
“esplode la violenza”, “esplode la voglia”, esplodono le
polemiche”.
- Fronte: “sul fronte dell’inchiesta”, “sul fronte
delle indagini”, “sul fronte tributario” (o valutario), “sul
fronte Alitalia”.
- Indirizzo: fa parte del linguaggio della “Psicopolizia”, eppure,
usano ‘sto termine addirittura alcuni tele-cronisti sportivi: “il gesto di
rabbia del calciatore è rivolto all’indirizzo del giocatore
avversario”.
- Mirino: il pilota “a pochi giri […] ce l’aveva nel mirino”,
Valentino comincia a “vedere Max Biaggi nel proprio mirino”, il
motociclista de Angelis “può provare a mettere nel mirino”, “nel
mirino dell’Istat”, “nel mirino del giudice” (o polizia,
carabinieri), “nel mirino delle baby gang”, “nel mirino dei
brigatisti”, “nel mirino è finita la Glaxo”, “due nomi […] nel
mirino dell’opposizione”, “gli uomini del governo nel mirino dei
terroristi”, “Irak, governo nel mirino”, “l’Italia e gli Italiani sono
nel mirino”, “anche Arafat nel mirino” (sono sicuro che Sharon à
usato altro termine).
- Munito: significa fortificato, armato, ben
difeso. “Munito di biglietto”, “munito di passaporto”,
“munito di carta e penna”, “la trousse munita di specchietto”,
“automunito” (armato di auto?).
- Scontro: “scontro politico”, “in un clima di scontro
frontale fra le forze politiche”, “scontro istituzionale”. E la
dialettica?
- Scoppia: “scoppia l’inferno”, “scoppia la lite”,
“scoppia la bufera politica”, “scoppia il caso”, “scoppia
il caldo”, “scoppia l’amore” (la passione è una prerogativa degli
ultimi anni?).
- Sotto:
-
“sotto stretto controllo”, “sotto le sembianze” (cioè,
nelle sembianze?), “sotto il consiglio” (consigliato?),
“a Venezia, sotto stretta sorveglianza”, “comando sotto
accusa”, “sotto interrogatorio”, “sotto forma di”, “quadro
sotto tensione”, “sotto osservazione”, “che va sotto il
nome di” (un maschietto a una femminuccia: <<Ehi… bella,
dimmi, vai sotto il nome di…?>>). Anche la traduzione del
brillante film “Un topolino sotto sfratto” risente delle mode!
-
“si sta sottoponendo all’antidoping”, “sottoporre ad
analisi” (intendono dire analizzare?), “sottoporre al
giudizio” (giudicare?), “sottoporre all’attenzione”,
“sottoporre a terapia di gruppo”, “sottoposti a esami”, “sarà
sottoposto al voto del governo”, “sottoposto a sequestro”,
“sottoposto a tutela ambientale”, “sottoposto a vincolo
ambientale”.
Altre forme violente:
- “Infuria la polemica” (una discussione sui libri di storia è vista
come una “vera e propria” guerra). Divorare (leggere nel paragrafo
B). “L’incendio è stato domato” (possibile che non si spengano
più gli incendi?). “Forze istituzionali”. “Ayrton Senna, nel ricordo
del suo nemico amatissimo”. “Si squarcia un velo”
(“squarciare” significa lacerare con violenza e con effetti vistosi o
impressionanti).
- Accenno ai documentarii: “polveri e ceneri sparate nell’atmosfera”,
e alla pubblicità: “catturare l’immagine”.
G) Frasi, unità linguistiche servili o
semprepronte
Le chiamo così perché non affaticano l’intelletto dell’oratore:
-
“agguato mafioso”, “aprire un’inchiesta”, *“bagno
di folla”, *”pioggia battente” (Qui, Quo, Qua, che sono
paperi, non pecore, parlerebbero di acquazzone, diluvio,
pioggia torrenziale), “corridoio umanitario”,
“efferato delitto”, “dichiarazioni esplosive”, “imbarcare
benzina” (in Formula 1), “massimo / assoluto riserbo”,
“scatenare il putiferio”, *“patto scellerato”,
“obiettivi sensibili”, *“si squarcia un velo”, “controlli a
tappeto”, “indagini a tappeto”.
-
“A noi non resta che salutarvi”, “a stretto giro di posta”,
“fare piena luce”, “indagini a tutto campo”, “in rotta di
collisione”, “notizia appena battuta dalle agenzie”, “parlare a
margine di”, “passare sotto la lente d’ingrandimento”, “si
allarga a macchia d’olio”, “si allunga un’ombra inquietante”,
“uscire / entrare nel tunnel della droga”, “versare in gravi
condizioni”. Il giorno dopo il pensionamento della lira italiana, i
giornalisti si esprimono, in maniera monotona e, credo, in modo inesatto, con:
“vecchie lire”. Solamente l'eclettico Paolo Bonolis parla di “vecchio
conio”; in ogni modo, si potrebbero utilizzare, in alternativa: del
precedente conio, della precedente moneta, oppure di quelle che
erano le lire italiane?.
-
La “tradizionale gita fuori porta”? È la gita di Pasquetta. Quando
“si scappa dalla città”? Nelle caldissime domeniche estive. Che
succede, nel paesino, in séguito a un “efferato” delitto? *“Il paesino
si interroga su quanto è successo”.
H) Senza senso, o che sottolineano l’evidenza
-
“Il condizionale è d’obbligo” (su un prestigioso quotidiano
nazionale: “il <<quasi>> è d’obbligo”).
-
Dopo una settimana dall’attentato di New York, di cui se ne parla
assiduamente, non si stancano di precisare che l’attentato è
*tragico, *terribile, *drammatico,
*immane.
-
Del grattacielo posto vicino alle due Torri di New York, poi crollato:
*“fortunatamente, l’edificio è stato evacuato” (fortuna, o umana
capacità di prevedere il crollo?).
-
“La brioche golosissima”, “il goloso cioccolato” …: qualche
giornalista, succubo del messaggio pubblicitario, azzarda il vocabolo per
parlare di cibo gustoso. E così, sono divenuti golosi – e Darwin non l’aveva
previsto – solamente gli oggetti senza sistema neuro-vegetativo. È vero, pure,
che gli asettici alimenti industriali atrofizzano le capacità di gusto de’
viventi!
I) Fra cattivo gusto, ipocrisia e crudeltà,
sdolcinature
-
Anziano: ànno cassato il sostantivo-aggettivo “vecchio”. Tutt’al
più, molto anziano! Il malandato, il moribondo che spegne 105 candele è
anziano! Non sanno che, se fosse “solo” anziano, non sarebbe nominato
nei tiggì!
-
Appena: “ucciso un bambino di appena otto anni”, “morta una
bimbetta di appena tre anni”, “un giovane di appena 26 anni si è
tolto la vita”, “aveva appena compiuto 11 anni quando è morto”, “ucciso
un bimbo di appena due mesi” (in un agguato mafioso in Calabria). Il
criterio di valutazione, per la morte, è l’età? Perfino con le sfumature
(“appena”)? Quando si dice l’affermazione dello spirito cristiano!
-
Fortuna e purtroppo: “fortunatamente, l’incendio è
stato domato”, “incendio, fortunatamente senza vittime”, “feriti,
nessuno, per fortuna, in maniera grave”, “solo, per fortuna, un
grande spavento”, “l’incidente, per fortuna non à causato vittime”, “la
bomba, per fortuna, non è scoppiata”. “Accoltellato […]
purtroppo non c’è stato niente da fare”.
-
Scomparso: la persona scomparsa dieci anni prima, è morta,
scappata di casa, sequestrata o sparita per cause sconosciute?
-
La redazione giornalistica sfrutta il mezzo televisivo per porgere le
sentite condoglianze ai parenti dei colleghi morti.
-
In “pieno” inverno, mentre gli umani battono i denti davanti la
televisione, le giornaliste (e le annunciatrici) si presentano quasi
spogliate, con abiti estivi (l’utilità?).
-
Immediatamente dopo un “efferato” delitto, un giornalista, con viso
straziato dal dolore e con una modulazione di voce sofferente, chiede,
al parente dell’ucciso, se egli “riuscirà a perdonare l’assassino”.
-
Glorificano, più di tutti, i Carabinieri e i connazionali che muoiono, in
terra islamica, per mano “infedele”.
-
Attaccano violentemente Al Jazeera (Al Jazira) per non aver mostrato in
video l’uccisione dell’Italiano sequestrato da bande irakene: pensavano
all’audience mancato?
L) Molti non ànno frequentato le... SCUOLE
GROSSE (altri richiami, nel paragrafo E)
-
Pre-annunciare: gli esempi sarebbero infiniti. A che serve il
ridondante prefisso pre, se si annuncia sia un evento compiuto
sia qualcosa che dovrà accadere? I Nostri si fanno “sopravanzare”
dall’Africano Fidel Mbanga Bauna (telegiornale “Rai 3 Lazio”) e da Nick
(conduttore inglese di “Radio Montecarlo”), che fanno uso di
annunciare.
-
Pre-allarme: “in stato di preallarme”. Chi sta in
“preallarme”, non sta già, psicologicamente e in merito all’organizzazione
degli interventi, in allarme ?
-
“Le fiamme non sembrano arrestarsi, anzi aumentano”.
-
“Priorità assoluta/e”.
-
“Reperti assolutamente autentici”.
-
“Completamente capovolto”.
-
“Completamente diversi”.
-
“Cambiamo completamente argomento”.
-
“Indagine conoscitiva” (le indagini sono conoscitive; e quelle del
giudice si chiamano giudiziarie).
-
“Accertare definitivamente le cause”.
-
“Sfoltire del tutto”.
-
“A titolo del tutto personale”.
-
“Aperte tre diverse inchieste”, “due diversi assalti”, “due
diversi agguati”, “quattro gusti diversi” (pubblicità), “150
razze diverse di asini”. Il termine, è evidente, nei casi proposti non
significa “diversità”, né “alcuni”; quale è il significato?
-
“Entro e non oltre” (almeno sostituiscano la congiunzione “e” con la
virgola!).
-
“L’aria fredda mantiene la temperatura bassa”.
-
“Un giovane pregiudicato di 19 anni” (o precisano l’età, o dicono
che è giovane).
-
“L’arte greca, e quella più contemporanea”.
-
Gli investigatori seguono […] le piste possibili”.
-
“Quest’oggi” (avranno già détto “quell’oggi” e
“codest’oggi”?).
-
“Ultimi aggiornamenti”.
-
Alcuni delinquenti investono e uccidono una donna “anziana” mentre,
inseguiti dalla Polizia, scappano con l’automobile: “i criminali non ànno
rispettato il passaggio pedonale”. Per qual motivo il giornalista non si è
lamentato, anche, del fatto che i criminali, per fuggire, non ànno rispettato
il limite di velocità?
Me li immagino, i giornalisti, nel paese dei perengani, alle prese con
il decreto para proibision de discurso inutile, decreto che prevede (da
“La proibizione dei discorsi inutili”, in esempi di avvenire,
di Roberto Vacca, Rizzoli Editore, Milano, 1965):
- Ogni discorso inutile è proibito.
- Si definisce per legge come inutile ogni discorso che non trasmette
informazioni o che trasmette informazioni già note.
- Chi fa discorsi inutili è punito con sei mesi di carcere duro.
Psicologi e sociologi si sono già pronunciàti sulla moderna terminologia
giornalistica?
E pensare che i tele-giornalisti di origine araba e africana (fra cui Fidel
Mbanga Bauna e Geneviève Makaping), e i motociclisti stranieri (lo spagnolo Sete
Gibernau), s’esprimono in modo semplice, e senza seguire le mode lessicali!
***
“Concludo” con alcune curiosità:
1) Registrare, e segnalare: è così difficile utilizzare
verbi che infondano sicurezza?
- “Non si registrano / segnalano incidenti” (o code);
- “In Irak, non si registrano feriti”.
2) Nei programmi di meteorologia, è raro che menzionino le
montagne, i monti, e le pianure; nominano i rilievi
– o, al massimo, i rilievi montuosi – e le zone
pianeggianti.
3) Concludere, consumare ed evacuare vanno
alla grande nei film degli ultimi anni!
Vedi anche
Linguaggio - Traduzioni di testi e mode lessicali - La
Grammatica dei chatter
Come fare traduzioni
Testi
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Del tradurre. Vol. 1;
Vol. 2;
Vol. 3, Bulzoni
-
Faini Paola,
Tradurre. Dalla teoria alla pratica, Carocci
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Ferme Valerio,
Tradurre è tradire. La traduzione come sovversione culturale sotto il
fascismo, Longo Angelo
-
L'atto del tradurre. Aspetti teorici e pratici della traduzione, Bulzoni
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Di Sabato Bruna,
Per tradurre. Teoria e pratica della traduzione, Edizioni Scientifiche
Italiane
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Badocco Lisa,
Dire, fare, tradurre. Terminologie tecniche per la mediazione linguistica.
Inglese-italiano, Hoepli
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Rocca Longo Marinella,
La comunicazione interlinguistica. Arte e tecniche del tradurre, Kappa
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modi del tradurre, Longo Angelo
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Le questioni del tradurre: adeguatezza traduttiva e ruolo del genere
testuale, Edizioni Associate
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Tradurre. Un approccio multidisciplinare, UTET Università
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Tradurre in versi. Con CD-ROM, Pacini Editore
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Cortese Giuseppina,
Tradurre i linguaggi settoriali, Cortina (Torino)
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Barone Charles,
Viceversa. La grammatica francese e il tradurre, Le Lettere
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Del tradurre. Da Occidente verso Oriente come incontro di lingue e culture,
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Imparare a tradurre. Corso di base per tradurre dal tedesco all'italiano,
UNI Service
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Tradurre in tedesco, Quattroventi
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Tradurre dallo spagnolo. Giornata di studio e confronto (28 febbraio 2003),
LED Edizioni Universitarie
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Del tradurre. Dal greco moderno alle altre lingue, Rubbettino
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Benedek M. Gabriella,
Come tradurre in russo. Con un glossario di marketing, Cisalpino
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Nasi Franco,
Poetiche in transito. Sisifo e le fatiche del tradurre, Medusa Edizioni
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