Mode lessicali nel telegiornalismo

LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE


Tele-giornalismo e mode lessicali

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Gli studi qui pubblicati sono una piccola parte di quanto presente nel testo "I Segni nel tempo"
 pubblicato nel sito Lulu.com

Š 2004 Carmine Natale Tutti i diritti riservati.

Le mòde lessicàli

Ìndice

Principali termini e locuzioni analizzàti nel testo pubblicato (alcuni dei quali presenti in questa versione di homolaicus.com)

I segni nel tempo - Segni grafici e mode lessicali ne’ mezzi d’informazione - Dalla lingua de’ mercanti e dei banchieri a quella de’ chatter?

Mode lessicali nel tele-giornalismo - La sindrome del pappagallo (esame eseguito fra la seconda metà degli anni ’90 e l’aprile 2009)

A) Parole e unità linguistiche ripetute ossessivamente

B) Vocaboli factotum, e ripetuti con ossessione

C) Frasi, unità linguistiche servili o semprepronte

D) Precisazioni, rinforzamenti che non sempre rinforzano, anche inopportuni, e imposti con cocciutaggine

E) Terminologia da militarista (aggressiva, giuridica, allarmistica, di assoggettamento), e ripetuta con insistenza.

F) Cattivo gusto, ipocrisia e crudeltà, sdolcinature

G) Automobilismo, motociclismo, calcio

H) ...

I) Nessun Ordine espelle chi non abbia frequentato le scuole … grosse?

Chi sopra viverebbe nel paese dei “perengani”?

La “grammatica dei chatter” rappresenta la cultura italiana?

APPENDICE

Diciamolo strano!

Burocratese

Pour parler?

Curriculum vitae di Carmine Natale

Lo studio pubblicato su homolaicus.com è un libero estratto della versione 5 de Le mòde lessicàli (lulu.com e ilmiolibro.it); la quale è parte della versione 9 de I Segni nel tempo - ¿Dalla lingua de’ mercanti e dei banchieri a quella de’ chatter? (marzo 2008, lulu.com), con, in più, qualche riferimento all’aprile 2009.

*

Questi, i capitoli presenti nella versione 5 (molti dei quali anche qui, in homolaicus.com):

Principali termini e locuzioni analizzàti

I segni nel tempoSegni grafici e mode lessicali ne’ mezzi d’informazione. ?Dalla lingua de’ mercanti e dei banchieri a quella de’ chatter?

!La chat stravolge la lingua italiana! - Anarchia linguistica e lettura intuitiva (?Come si esprime, verbalmente e per iscritto, il chattajolo?).

Mode lessicali nel tele-giornalismo – La sindrome del pappagallo (esame eseguito fra la seconda metà degli anni ’90 e l’aprile 2009).

A) Parole e unità linguistiche ripetute ossessivamente.

B) Vocaboli factotum, e ripetuti con ossessione.

C) Frasi, unità linguistiche servili o semprepronte.

D) Precisazioni, rinforzamenti che non sempre rinforzano, anche inopportuni, e imposti con cocciutaggine.

E) Terminologia da militarista (aggressiva, giuridica, allarmistica, di assoggettamento), e ripetuta con insistenza.

F) Cattivo gusto, ipocrisia e crudeltà, sdolcinature.

G) Automobilismo, motociclismo, calcio.

H) ...

I) ?Nessun Ordine espelle chi non abbia frequentato le scuole … grosse?

?Chi sopra viverebbe nel paese dei “perengani”?

Mode lessicali nelle traduzioni.

Su 1984 (di George Orwell).

A) Uso eccessivo di un termine.

B) Uso ripetitivo di due vocaboli, la cui sostituzione, inoltre, a volte favorirebbe la comprensibilità del testo.

C) Parole dal sapore burocratico-giudiziario.

D) Frasi arzigogolate.

E) Forme e termini accèttàti in italiano.

F) Rinforzamenti?

Perline.

Curiosità.

Su Il delitto di mezzanotte (di Sax Rohmer).

A) C’è scelta di parole equivalenti.

B) L’uso dell’accento e dell’apostrofo, e la scelta di alcuni vocaboli non abituali conferiscono eleganza e singolarità.

C) Le parole e i sintagmi che consideriamo tipici del traduttore.

D) Nessuno riesce a svincolarsi dalle mode lessicali ma, sostanzialmente, il traduttore (e colui che à riesaminato la traduzione) non le segue.

E) ?Quali delle seguenti precisazioni si potrebbero evitare nella traduzione?

Curiosità.

?La “grammatica dei chatter” rappresenta la cultura italiana?

Difesa dell’italiano. Lingua e identità nazionale”.

APPENDICE - Diciamolo strano!

Burocratese.

Pour parler?

Principali termini e locuzioni analizzàti nel testo pubblicato

(alcuni dei quali pubblicàti in homolaicus.com)

Accreditare; Affrontare; Allarme; Altamente; Altezza; Alto; Anziano; Appena; Aprire; Aprire il fuoco; Assolutamente; Assoluto; Attacco; Autore; Avversative;

Blindare; Bombardare;

Caccia; Calano le polveri; Calcio giocato; Code; Colluttorio; Colpire; Completamente; Concludere; Conclusione; Condividere; Consumare; Contaminazione; Contare;

Decisamente; Definitivamente; Definitivo; Del tutto; Destinare; Dichiarare; Di mira; Diverso; Divorare; Dominare;

Effettuare; Effrazione; Emergenza; Esondare; Esplodere; -Essa; Estremamente; Estremo; Evacuare;

Fantastico; Fare fuoco; Forbice; Forchetta; Forte; Fortemente; Fortuna; Fronte (sul);

Goloso; Griglia di partenza; Guerra;

Incidente risolto; Indirizzo; In pieno; In pratica; Intelligence; Interamente; Intero;

Kalashnikov; Killer;

Lanciare; Legare; Letteralmente;

Magari; Mani pulite; Meramente; Meteorologia; Mezzo (aggettivo e avverbio); Ministero Interni; Mirino; Monitoraggio; Monitorare; Munito;

Nei confronti di; Nel corso di; Neologismi;

Occorrere;

Particolare; Particolarmente; Pedofilia; Perdere la vita; Perfettamente; Perfetto; Personale; Personalmente; Pieno; Piromania; Posizionare; Praticamente; Pre-; Primissimo; Profondamente; Profondo; Protagonista; Puramente; Purtroppo;

Reduce; Regalare; Registrare; Rigorosamente;

Scambio; Scandalo calcio; Scattare; Scena; Scenario; Scomparso; Scontro; Scoppiare; Segnalare; Sessismo; Solo; Sopravanzare; Sorta; Sotto; Sottoporre; Strettamente; Stretto; Succube;

Telecom; Tormentone; Totalità; Totalmente; Totò; Tutto;

Ulteriore; Ultimissimo; Ultimo;

Vacanzieri; Valutare; Vecchie lire; Venire; Verificare; Vero; Vero e proprio.

I segni nel tempo

Segni grafici e mode lessicali ne’ mezzi d’informazione

Dalla lingua de’ mercanti e dei banchieri a quella de’ chatter?

Poiché i segni sono una caratteristica di una lingua, e per questo motivo testimoniano un aspetto del livello culturale raggiunto da un popolo, con il presente studio analizziamo l’evoluzione dei segni – grafici e mode lessicali, in particolare – in Italia.1

Li cerchiamo, i segni, ne’ programmi televisivi e radiofonici (sopra tutto tele-giornali e documentarj), nelle pubblicità, nel cinema, nei siti web, negli stampàti (giornali, libri, traduzione da testi stranieri, cartelli stradali, ...), nella chat-lingua.

Dall’esame stabiliamo, infine, che:

  1. détti segni sono regolamentàti, in sostanza, dalla “grammatica dei chatter”2, la quale è un insieme di regole incoerenti e un vocabolario proprj dei giovanissimi chatter;

  2. la “grammatica dei chatter” si sta diffondendo rapidamente in Italia, addirittura in prestigiosissime realtà culturali ed economiche pubbliche e private.

Essa (questa “grammatica”) non rispetta quella scolastica, nemmeno quella elementare, tanto che l’amico e collega Michele Mercogliano afferma, mentre presenta L’oca chattajola3, che la sintassi è quella “parlata”, poiché si attesta su un registro colloquiale-informale in cui:

  1. il che polivalente e l’anacoluto rappresentano la struttura portante del testo;

  2. abbonda la formazione di nessi consonantici impronunciabili, per l’omissione, non su metodo scientifico, delle vocali all’interno della parola;

  3. si utilizzano pochi termini e poche espressioni;

  4. l’impiego sia dell’elisione, dell’apocope e dell’accento sia della punteggiatura è improprio e confuso.

È un arricchimento per la lingua italiana quest’evoluzione in direzione della comunicazione chat? Si potrà rispondere dopo aver visionato anche la presente analisi. Nel frattempo, Umberto Broccoli ci scrive4 che il “nuovo linguaggio”, la chat-lingua, “nel bene o nel male è destinato a trionfare”.

*

  1. Per un’immediata leggibilità, in molti casi staccheremo le virgolette di chiusura che seguono l’apostrofo (per esempio: “e’ ”, non “e’”, “a’ ”, non “a’”).

  1. Le citazioni tratte dai film e dai documentarii sono di Aldo Natale; quelle mutuate dalla produzione Walt Disney sono di Giulia e Valter Zaccardelli (parenti degli autori).

  1. Per le opere straniere (film, narrativa, fumetti, ...), riportiamo la versione tradotta in italiano.

  2. Nei capitoli I Segni grafici e Mode lessicali nel tele-giornalismo esporremo anche alcuni esempj e concetti presenti in L’oca chattajola (cit.).

Mode lessicali nel tele-giornalismo

La sindrome del pappagallo

(esame eseguito fra la seconda metà degli anni ’90 e l’aprile 2009)

*

Nel paese dei perengani vige il decreto para proibision de discurso inutile.

Per tale decreto,

1. ogni discorso inutile è proibito.

2. Si definisce per legge come inutile ogni discorso che non trasmette informazioni o che trasmette informazioni già note.

3. Chi fa discorsi inutili è punito con sei mesi di carcere duro.5

*

Fino a pochi secoli fa, autori noti scrivevano la medesima parola in varii modi nella stessa pagina”, scriveva Vacca ne il Messaggero del 5 aprile 2004,6 al contrario, oggi giornalisti noti scrivono un vocabolo nello stesso modo in decine di pagine.

Dagli anni ’90, e forse per la prima volta nella sua gloriosa storia, il giornalismo televisivo non è rapido ed essenziale.

L’attuale generazione sospira, cammina, ansima, corre, si blocca, ri-parte, gesticola, piagnucola, urla nel descrivere l’oggetto-situazione, e s’esprime con una struttura sintattico-lessicale non omogenea, con refusi, errata correlazione dei tempi verbali nelle proposizioni ipotattiche, solecismi, polisemia, …

Anche i responsabili dei programmi culturali televisivi sono “assenti”, ed errori pacchiani – molti li abbiamo letti nel capitolo I segni grafici – scandiscono le scritte in sovrimpressione.

Due esempj?

A. Per RAI 3 esiste: a) “Ballaró”, con vocale chiusa (il cui suono è pronunciato aperto), b) “Ballaro’ ”, con apostrofo, c) “Ballarò”, con accento grave.

B. Il presidente dei deputati della Lega Nord à quattro cognomi: “CE’ ”, “C’è”, “Ce’ ” e “Cè”.

I nostri giovani tele-strilloni, in più, rincorrono le mode lessicali; però, si sa!, la caratteristica delle voghe non è la dignità culturale, ché sarebbe difficile conformarsi a essa!

È vero che è umano risentire delle mode, ma è grave che ciò accada a un’acculturata categoria professionale che, peraltro, le diffonde e con orgoglio.

  • Questa sezione disapprova l’abuso di alcuni termini e di certe espressioni, principalmente se per iscritto o se esposti in trasmissione registrata.

Le dimostrazioni prospettate sembrerebbero numerose, “dica chi dir vòle”, ma sono una parte di quelle ascoltate!

Note

  1. Le parole e le frasi con l’asterisco * sono presenti nel nostro studio Lessico telegiornalistico – seconda metà anni ’90-2001, pubblicato su L’Inchiesta, anno VIII, n. 43, 2001. Ci accorgemmo in ritardo che in esso avremmo dovuto aggiungere altri termini e forme citàti in queste pagine.

  2. Quasi tutti gli esempj sono estrapolàti da documenti giornalistici.

  3. Evidenziamo noi, in grassetto, alcune parole.

  4. A volte, tra parentesi e in corsivo ciò che consideriamo un’alternativa.

A) Parole e unità linguistiche ripetute ossessivamente

APRIRE

Prevale il significato figurato, e s’aprono soltanto il caso, il fascicolo, il dialogo, il proprio cuore, la polemica, l’inchiesta, la crisi, la sfida, il contenzioso, l’intervista, l’indagine, la campagna elettorale, la mostra, il tavolo delle trattative, lo scenario, la Seduta, il festival, il confronto, “sui conti pubblici”.

*Conclusione, concludere

Depennàti nel vocabolario telegiornalistico: terminare, finire, condurre a termine. Troppo spesso, poi, concludere assume i significati di stabilire, epilogare.

E la sgradevolezza del suono emesso dall’associazione di consonanti e vocale (clu) di concludere!?

  • Alla conclusione del faccia a faccia”, “il festival di Cannes s’avvia alla conclusione”, “cerca la conclusione”, tot “giri alla conclusione”, “la conclusione più logica”, “a conclusione di un incontro”, “degna conclusione i una serata”, “le conclusioni di Prodi”.

  • Conclusa con il rinvio a giudizio”, “mentre Edward conclude il suo discorso”, “à concluso che”, “conferenza stampa conclusiva”, “le indagini non sono concluse”, “la partita è conclusa”, “si conclude il secondo intermedio”, “prima di concludere”.

Per dimostrare quanto questo verbo sia di moda, il caso di quel professore di Psicologia che in un programma notturno culturale di RAI 2 inzuppava la dissertazione su “Pensiero e Logica” con concludere (e con rumorosi schiocchi di lingua).

Curiosità: il termine è stato adoperato dai politici nella campagna elettorale del 1994.

Lanciare

Non si lanciano più le bombe!, si lanciano un’agenzia (“lancio d’agenzia”), l’allarme, l’sms, l’accusa, il messaggio, lo sguardo d’intesa, l’appello, la provocazione, la pubblicità, l’anatema, la moda, la sfida, il grido d’allarme, una competizione, l’attacco, …

Magari

Intenso desiderio? Speranza? No! principalmente forse, anche, persino, forse-speriamo!

Si adegua la pubblicità televisiva: da Poltrone & Poltrone (04-2009), esordiscono usando e ripetendo questo termine.

Nel corso di

Durante: ched è?

Nel corso della perquisizione”, “difficoltà nel corso dell’applicazione”, “trasmessi nel corso della sfida elettorale”, “nel corso di una non precisata incursione”, “il risultato si conoscerà nel corso della notte”, “nel corso della diretta”, “nel corso delle riprese”, “nel corso di milioni di anni”, “nel corso del tempo”, “nel corso della vita”, “nel corso di questa stagione”, “nel corso della mattinata”, “nel corso del week end”, “nel corso del faccia a faccia”, “nel corso del giornale”, “piogge che nel corso della serata”, “nel corso del 1° tempo”, “nel corso della giornata”, “à superato, nel corso della notte”, “nel corso dei combattimenti”, “nel corso di quella battaglia”, “nel corso dei secoli” (in un programma culturale détto due volte in 10 secondi), “nel corso della settimana; nel corso della giornata di domenica [...] nel corso della giornata del 26” (lo stesso relatore, in un minuto di colloqujo).

La circonlocuzione nel corso di è l’unica approvata nel documentario Le Crociate – parte 3 (The History Channel, in SKY del 11.2005).

In tanti programmi istruttivi e sportivi, nel corso di s’alterna con “nel giro di” (“nel giro di 45 minuti”) o “nell’arco di”.

La dipendenza psicologica si manifesta “lungo il corso del fiume”: I misteri della Bibbia – L’arca di Noè (2006, National Geographic, in SKY del 30.12.07).

Scattare

Scatta lo sciopero”, “scattano le manette”, “scatta la precettazione”, “scatta l’offerta”, “sarà scattato il programma di protezione”, “scatta l’aumento”, “scatta il Gran Premio”, “scattano le indagini”, “è scattato l’agguato”, “scatta l’operazione delle Forze dell’Ordine”, “scattano gli interventi”, “scattano i controlli”, “l’allarme è scattato”, “scatta lo stato d’attenzione”, “scatta il blitz”, “scatta il divieto”, “scatta il blocco”, “scattate le coperture finanziarie”, “scatta l’emergenza”.

Nessuno diçe: scattano gli atleti dopàti?

SCENA

Con le serie televisive americane su indagini poliziesche prorompe, senza possibilità d’alternare, scena! Soprattutto del delitto! In una serie, trasmessa nel 2007, il termine è ripetuto troppo, ma troppo spesso: ah ... i doppiatori e i traduttori d’oggi!

Sorta

Non soltanto una volta si variava con guisa, specie, tipo, 7, ma, oggi, sorta è usato anche impropriamente!

Una sorta di organo di spionaggio”, “una sorta d’apertura” (o si apre o no), “una sorta di fobia [...] una sorta di paura”, “una sorta di sanatoria”, “di una sorta di pentito”, “una sorta di diffidenza” (la diffidenza, o c’è o no), “una sorta di luogo sacro”, “una sorta di divisa blu”, “una sorta di sorpasso” (qualcuno è stato superato?), “una sorta di marcia indietro” (o si va indietro, o no), “una sorta di museo mobile”, “una sorta di miracolo”, “una sorta di decreto attuativo”, “una sorta di rivolta”, “avventurieri di ogni sorta”, “una sorta di confessione”, “una sorta di bilancio” (già: lo speaker eseguiva un bilancio), “una sorta di vademecum”, “da una sorta di buone intenzioni”, “opponendo una sorta di muro”, “una sorta di centro congressi”, “à dato una sorta di risposte a critiche” (no: egli à dato risposte!), “una sorta di zona protetta”, “una sorta di emigrazione sanitaria”, “una sorta di offensiva mediatica”, “una sorta di prova generale”, “è prevista una sorta di bacheca” (in effetti, era prevista una “vera e propria” bacheca per chi cercava od offriva lavoro), “forse, una sorta di rivendicazione” (c’è stata o no una rivendicazione?), “è scattata una sorta d’agguato” (differenza fra agguato e una specie di agguato?), “una sorta di testimonianza” (resa attraverso un libro), una sorta di super presidente”, “una sorta di àuto da fé” (o autodafé), “per trovare una sorta di rifugio su un’isola” (durante la tempesta in mare, di sicuro i marinai cercavano un rifugio, non una specie di rifugio), “una sorta di massacro” (chi distingue fra massacro e quasi massacro!?).

In alcuni programmi istruttivi, sorta è adoperato spesso, nella stessa puntata, in modo esclusivo.

Verificare, occorrere

Verificare à preso il posto dell’arcaico occorrere, usato nella forma: “incidente occorso”.

Si è verificata un’esplosione”8, “dove si sono verificati gli ultimi fatti di sangue”, “si è verificato un incidente”, “verificare scontri”, “se si verificherà un terremoto”, “si verificano code”, “non pensavano che si potessero verificare danni simili”, “un’emergenza che si è verificata”, “si verificò un sisma”.

Qualche anno fa avvenivano incidenti, poi si verificava l’accaduto; oggi si salta un passaggio e s’arriva direttamente alla verifica.

B) Vocaboli factotum, e ripetuti con ossessione

Sono utili perché, per non affaticare l’intelletto del giornalista nella ricerca del termine proprio, acquistano differenti significati.

*Consumare

Una tragedia consumatasi per giorni”, “vendetta consumata”, “tecnica un po’ consumata”, “si consuma l’agguato”, “giovani consumatori di dischi”, “si consumano le gomme”, “consumare gli ultimi metri”, “un evento storico si consumerà”, “consumo dei farmaci”, “il dramma si è consumato”, “un duello si sarà pur consumato”.

Il termine trasmette un significato peccaminoso o sinistro:

la festa si consuma tra musica e ballo” (i nostri nonni avrebbero détto: la festa continua – o volge al termine – tra musica e ballo), “la vita si consuma sulle spiagge e sulle barche”, “avventure sessuali da consumarsi”, “rapporto consumato”, “matrimonio consumato”9.

I gastronomi e i nutrizionisti, nientemeno!, non adoperano più assaporare, centellinare, gustare, mangiare, sorseggiare: “consumarsi nel caffè e nel vino rosso”, “consumare le uova di Pasqua”10.

E i messaggj pubblicitarî? In uno si parla di “consumo responsabile del legno”: forse il messaggio è indirizzato a’ tarli? E con quale coraggio invitarli a un consumo responsabile?

S’adegua la normativa: un liquido non si beve, un panino non si mangia e una disgustosa medicina non s’ingerisce più con il naso otturato; da alcuni anni, sulle etichette delle bottiglie d’acqua, delle bibite, delle vivande e dei farmaci si lègge: “da consumarsi entro”.

Se “consumare” significa o significava cibarsi con palese appetito, cioè far sparire tutto dal piatto in poco tempo, chi mangerebbe uno yogurt acido o un medicinale con desiderio?

Ecco quanti significati à, oggi, consumare: masticare (“consumano chewing gum”: pubblicità televisiva di Vivident xylit, estate 2005 e giugno 2006), corrodere, logorare, usurare, bere, ingojare, mangiare, bruciare, godere, usare, fruire, terminare.

Diverso

À spodestato alcuni, molti, pochi, varj.

Quando non significa differente non precisa la quantità, pertanto prospettare il vocabolo assiduamente in un programma culturale non è utile.

Due sodati americani e diversi civili”, “l’assassino à compiuto diversi errori”, “diversi milioni di euro”, “diversi esami”, “son passàti diversi anni”, “diversi livelli”, “con loro, diversi ostaggi”, “diverse fazioni”, “uccidono diversi miliziani”, “diversi morti”, “coda di diversi chilometri”, “diverse culture”, “sperimentate diverse soluzioni aerodinamiche”, “diverse opzioni”, “diverse zone della California”, “diverse province”, “diverse le chiusure per lavori”, “diversi edifici sono crollati”, “diversi feriti e molte le vittime”, “distribuirli nelle diverse zone” (film Senza traccia, S. R. Jaffe, 1983).

Usi più strambi?

tre diversi continenti”, “in alcune diverse località”, “trovate in due stanze diverse”, “contrapporre le diverse religioni”, “interpretò tre diversi personaggi”, “i presidenti delle diverse regioni”, “modi diversi d’inventare la tavola”, “tre bombe carta e due obiettivi diversi”, “regna su più di 200 popolazioni diverse”, “sette diverse verdure”, “in 4 differenti silos”, “tre diversi momenti”, “tanti argomenti diversi”, “in due diversi episodj”, “le diverse etnie del Sud”, “due differenti attacchi”, “novanta itinerarj diversi”, “i cannoni sparavano da almeno 20 postazioni diverse”, “in otto diversi attentàti” e “due diversi attentàti” (una giornalista), “ucciso da diversi proiettili” (il significato della frase potrebbe essere ucciso da proiettili, uno differente dall’altro per calibro e per tipo d’arma), “uccisi in due diversi attacchi” (stessa espressione in due “diversi” tele-giornali), “ho provato un affetto profondo per tre gatti diversi” (Morte nel pomeriggio, Ernest Hemingway, 1922, Mondadori, I Meridiani Collezione, pag. 591),

ò salutato tre diverse persone” (film Come sposare un milionario, Jean Negulesco, 1953), “studenti di più di sette Stati diversi” (film-documento Bowling a Colombine, Michael Moore, 2002).

Una chicca? “Diverse differenze”.

Diversi” casi nel paragrafo I) Nessun Ordine espelle chi non abbia frequentato le scuole grosse?

Posizionare

Che fine ànno fatto le parole collocare, sistemare, disporre?

Un oggetto, un essere animato si posizionano, saltando la fase di collocazione, sistemazione. Inoltre si comunica il luogo non in quale posizione.

La telecamera viene posizionata”, “si posizionano davanti casa”, “posizionare le armi”, “paradenti riposizionato in bocca”, “Mediaset si posiziona”, “RAI 3 appare più posizionata”, “è posizionato a circa 250 metri”, “si posizionano a Pec” (regione dei Balcani): i militari italiani non si stanziano, non si dispongono, si posizionano, “il calciatore si posiziona”: quali e quante posizioni può assumere un essere umano che giochi eretto?

Posizionare è bisbigliato o urlato durante gli amplessi?

Praticamente, In pratica

Sostituisce, e i casi sarebbero migliaja, quasi, in concreto, in sostanza, in definitiva, però la pratica è altra cosa.11

  • Toccare ferro è praticamente un obbligo”, “le strisce pedonali sono praticamente sbiadite”, “il pane in Piemonte è praticamente introvabile”, “praticamente cessa di esistere”, “praticamente perfetta”12.

Qui, l’avverbio non dovrebb’esser neanche presente:

si sono anche toccàti, praticamente”: infatti si sono toccàti; “decide praticamente di rinunciare”: già! l’atleta rinuncia; “praticamente mi à picchiato” (film Mister Miliardo, Jonathan Kaplan, 1977): il poveretto è stato malmenato.

  • In pratica la partita è conclusa”, “in pratica à vinto”.

Venire

La forma passiva del verbo à, in definitiva, sostituito essere.

Venni torturato”, “si verrà eletti”, “venne détto”, “vennero distrutti”, “verranno descritti”, “vennero seviziate”, “verrai sostituito”, “la telecamera viene posizionata”.

Questa forma sembra l’unica prospettata nel documentario 1918 – caccia ai sommergibili tedeschi (2001, Nugus Martin Production, in The History Channel).

In che modo gli stranieri tradurranno venire nella forma passiva?

C) Frasi, unità linguistiche servili o semprepronte13

Stanno lì, a disposizione per non affaticare la mente dell’oratore.

  • Imbarcare benzina” (in Formula 1), “corridojo umanitario”, “malasanità”, “obiettivi sensibili”, “teste coronate”, “massimo riserbo”, “assoluto riserbo”, *“pioggia battente”, “patto scellerato”, “agguato mafioso”, “confronto aperto”, “efferato delitto”, “dichiarazioni esplosive”, “branco” (per gruppo di persone, masnada).

  • Monta la polemica”, “a tutta pagina”, “a margine di”, “ondata di maltempo”, “notizia appena battuta dalle agenzie”,

passare sotto la lente d’ingrandimento”, “colpito da ictus”, “stroncato da infarto”, “siglare un accordo”, “morire sul colpo”, “indagini a tutto campo”, “fonti vicine a”, “aprire un’inchiesta”, “monta la protesta”, “indagini a tappeto”, “controlli a tappeto”, “scatenare il putiferio”, “scatenare il panico”, “in rotta di collisione”, “le voci si rincorrono”, “giro di vite”, “fare piena luce”, “nulla di fatto”, “versare in gravi condizioni”, “monta la rabbia”, “proliferazione delle armi di distruzione di massa”, “gettare un’ombra”, “uscire dal tunnel della droga”, “si allunga un’ombra inqujetante”, “gettare una luce”, “a stretto giro di posta”, “a noi non resta che salutarvi”, “si allarga a macchia d’olio”, “entrare nel tunnel della droga”.

  • La “tradizionale gita fuori porta”? è la gita di Pasquetta! E quando “si scappa dalla città”? Solamente nelle caldissime domeniche estive! In seguito a un “efferato” delitto, poi, *“il paesino s’interroga su quanto è successo”! E si “allargano” e si “restringono” la forchetta e la forbice? Certo! “nel corso” dello spoglio delle schede elettorali!

Il giorno dopo il pensionamento della lira italiana (non sta in pensione!) si è affermata un’unica forma, non propria, secondo noi: “vecchie lire” italiane14.

Non è educativo menzionare, ne’ tele-giornali e nei programmi politici, le lire italiane: 2004, 14 dicembre, Porta a Porta: politici di destra e di sinistra s’esprimevano con “vecchie lire italiane” (e quando citavano l’euro, immediatamente traducevano in lire); dieci giorni dopo, StudioAperto1: dona “5 miliardi delle vecchie lire” (senza convertire in euri); 2005, 20 dicembre, TG R Lombardia (RAI 3): non convertivano nella “divisa” europea: “100 miliardi di lire”; 2006, 16 giugno, tG1 Economia (RAI 1): “un miliardo di vecchie lire al metro”, e nessun riferimento all’euro; 2008, 11-02, Secondovoi (Mediaset): tot “milioni delle vecchie lire”.

D) Precisazioni, rinforzamenti che non sempre rinforzano, anche inopportuni, e imposti con cocciutaggine

L’eccesso verbale de la pubblicità non ammalia sol tanto i bambini, dipendenti culturalmente e psicologicamente: le esagerazioni “sotto-mettono” fin anche i professionisti dell’informazione e della cultura!

L’eccessiva precisazione, però, è utile nel caso di indicazioni mediche, o in presenza di notajo, considerata la delicatezza degli argomenti.

Molto, tanto, assai e i superlativi assoluti fuggono “sotto” i magli degli avverbi in -mente (e non solamente di questi).

E quanti dei termini offerti sono adoperàti in modo improprio?

Altamente, alto

  • Altamente pericoloso”, “altamente tecnologici”, “altamente infiammabile”, “altamente contagioso”, “altamente responsabile”, “altamente specializzato”, “zona altamente residenziale” (significherebbe molto/assai residenziale?), “altamente meritevole” (anche Totò ne Il monaco di Monza, Sergio Corbucci, 1962).

  • Rischio alto / altissimo”, “adesione / tensione / frenata alta / altissima”.

Assolutamente, assoluto

Com’è possibile non sorridere?

  • Partita assolutamente regolare”, “è andato assolutamente a ruba”, “non è assolutamente tranquillo”, “in modo assolutamente diverso”, “non saperne assolutamente nulla”, “i chili, assolutamente a favore di”, “dovrebbe assolutamente legittimare”, “si sta avvicinando assolutamente il Natale”, “di cui ignoravano assolutamente l’esistenza”, “assolutamente no / sì”, “assolutamente catastrofico”, “assolutamente preciso”, “assolutamente vero / falso”, “è assolutamente impossibile vedere” da questa posizione, “a titolo assolutamente personale”, “assolutamente vietato”, “reperti assolutamente autentici”, “assolutamente non si sa”, “strada assolutamente infallibile” (strada nel significato di scelta), “assolutamente gratuito” (come si orienterebbero le organizzazioni dei consumatori e i giuristi se non fosse presente l’avverbio?), “è assolutamente uguale alla pietra lanciata dal cavalcavia” (caspita, che occhio analitico à il giornalista!), “dov’è riuscito assolutamente a infilare” (“durante il corso di” una gara motociclistica, non in un documentario a luci rosse).

Sempre più spesso, su domande precise la risposta è da tonti, o forse in codice.

- Dal film Accesso negato (R. Kubilos, 1997):

d.: “Non ài ancóra parlato a tua moglie?”,

r.: “Assolutamente!”.

- Fra giornalisti:

1) d.: “Possiamo riprendere i cartelli?”, r.: “Assolutamente!”;

2) affermazione: “Tu ài la priorità”; il collega, invece di prendere atto, o ringraziare, o starsi zitto: “Assolutamente!”;

3) d.: “Andrai in vacanza?”, r.: “Assolutamente!”;

4) d.: “Quest’ambiente è in Italia?”, r.: “Assolutamente!”.

E si noti come spesso la s sia sibilante e tripla: “asssolutamente!”.

Assolutamente è la parola tipica del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (diventa un tormentone nella Conferenza stampa di fine anno 2005), e la ripete spesso un cronista RAI, nel Gran Premio di Formula 1, Silverstone, del 2005.

  • Una linea di assoluta prudenza”, “scene di assoluta follia”, “con assoluta umiltà”, “priorità assoluta”, “Haas era in assoluto affanno”, “si mescolano in assoluta armonia” (stili architettonici), “silenzio più assoluto, rotto solo dal rumore del vento” (rivista Sentieri di caccia, gennaio 2006, pag. 81).

COMPLETAMENTE

Anche ’sta parola confonde le idee.

Palazzine completamente nuove”, “perse la coscienza completamente”, “uno sponsor completamente nuovo”, “distruggono completamente 7 matite”, “cambiamo completamente argomento”, “à lasciato la nave completamente al bujo”, “è completamente circondato dall’esercito”, “Montoya à lasciato completamente il volante”, “aveva isolato completamente il centro storico”, “completamente evacuata”, “completamente identico”, “completamente sparita15”, “completamente capovolto”, “completamente ribaltato”, “completamente dimenticato”, “completamente scomparso”, “completamente sprovvisti16”, “voltiamo completamente pagina”, “completamente diversi”, “giri completamente in apnea”, “pista completamente libera”, “completamente asciutti”, “abbiamo completamente ricoperto”, Cartello “completamente spento” (rivista consumatori, 02.2008), “ruota completamente finita”, “albero completamente sradicato”, “pista completamente bagnata”, “curva completamente bagnata”, Formula 1: “Completamente nudo, con un cinturone per coprire le parti basse”.

Nella stessa pagina di una rivista, un programma software è “completamente gratuito”, un altro è “gratuito”.

Un radio-giornalista, in due minuti: “completamente indipendenti […] assolutamente autonomi […] assolutamente coordinato”.

*Decisamente

In questi anni assume molti significati: con decisione, indiscutibilmente, certamente, assai.

Risposta decisamente opposta”, “modello decisamente superato”, “corna decisamente fuori misura”, “si procede decisamente a singhiozzo”, “Valentino Rossi è decisamente più indietro”, “un salotto decisamente speciale”, “decisamente sì”, “temperature decisamente sopra le medie stagionali”, “estate decisamente anomala”, “decisamente migliore”, “un match che andava decisamente”, “decisamente no”, “Checa à una fragilità psicologica decisamente spiccata”, “decisamente più veloce in pista”, “decisamente più grosso”, “i metodi d’allenamento sono decisamente fuori dal comune”, “à negato decisamente l’accusa”, “decisamente più tranquilli”, “curva decisamente stretta”, “appare decisamente suggestivo”, “temperature decisamente miti”, “decisamente finito il filmato”, “cambiamo decisamente argomento” (allora avvertano sempre!), “restiamo decisamente in argomento” (è rilevante la decisione?), “R. Schumacher quest’anno à una guida decisamente più pulita”.

In quanti modi si ringrazia? “Grazie, decisamente grazie!” (gara di motociclette).

E in quante maniere si centra un obiettivo? “Centro, decisamente centro” (serie di telefilm Hornblower, episodio “Il prezzo dell’amicizia”).

  • Assolutamente e decisamente ànno affollato i primi due o tre minuti di un programma in cui si parlava anche di meteorologia.

  • Traffico decisamente scorrevole […] decisamente intensissimo” (in 10 secondi).

Ci sia sfuggito un decisamente deciso?

Per stabilire il grado di ... attaccamento a quest’avverbio, si ascolt’anch’il 1° Gran Premio di Turchia del 21 agosto 2005.

Decisamente e assolutamente si ripetono fastidiosamente nel film Il diario di Bridget Jones (Sharon Maguire, 2001).

Definitivamente, definitivo

  • à scelto definitivamente di utilizzare”, “la Camera à definitivamente approvato”, “prima di schiantarsi definitivamente al suolo”, “la Camera dei Deputati approva definitivamente”.

  • Definitiva scomparsa dell’Uomo di Neanderthal”.

Estremamente, estremo

Non sanno che significano allo stato estremo, al massimo?

  • Fatto estremamente confortante,” “sono due casi estremamente simili”, “estremamente gradevoli, estremamente puntuali”, “estremamente competitivo”, “estremamente nocive”, “estremamente costosa” “estremamente pericoloso [...] estremamente pescoso” (in 10 secondi, Atlantide, La7, sulle Olimpiadi greche).

Avverbio inflazionatissimo nel documentario Adolf Eichmann (1997, ABC, New Production, The History Channel).

  • Un lavoro di estrema copertura”, “con estrema intelligenza” (chi è questo genio?), “un clima di estrema follia” (cioè, stanno fra i pazzi?).

Forte, Fortemente

Altri termini prezzemolino!

  • Forti ritardi”17, “forti perdite”18, “forte esplosione”, “forte aumento”, “forte riduzione”, “forte maltempo”, “forti tensioni”, “forti sospetti”, “programma dai contenuti forti”, “fortissima forma di depressione”, “scontri molto forti”, “forti dubbj”, “costo molto forte”, “forte risparmio”, “forti contestazioni”, “forti temporali”, “l’incendio era di fortissima intensità”, “le differenze sono forti”, “forti gelate”, “l’altra grande, forte notizia del giorno”, “forti disagj al traffico”, “forti contrasti”, “ricavando forti guadagni”, “risultati forti”, “forti perplessità”, “colpi sempre più forti”, “una forte colonia italiana”, “forte priorità”, “forti rallentamenti”, “forti bombardamenti”, “in forte aumento”19, “un forte odore di gas”, “forte pioggia, forte vento” (in un telegiornale), “forte accento slavo”, “un forte trauma cranico”, “forti preoccupazioni”, “fortissime le conseguenze”, “in forte crisi”, “un discorso forte”, “forte flessione”, “testimonianza molto forte”, “un forte pensatore di destra”, “i ritmi non sono assolutamente forti” (anch’accoppiata assolutamente e forti).

Curiosità: l’aggettivo è fra le parole più usate nel commentare le elezioni regionali 2005.

  • Fortemente impegnato nel sociale”, “fortemente critico”, “fortemente impegnàti”, “fortemente osteggiato”, “dubitare fortemente”, “fortemente desiderato”, “fortemente convinto”, “fortemente volute da Mubarak”, “fortemente motivàti”, “fortemente innovative” (pubblicità televisiva Audi, 2008).

Letteralmente

Berlusconi è letteralmente entusiasta”, “fu letteralmente sventrato” (lo fu, infatti), “à reso letteralmente euforico il Presidente”, “letteralmente esploso” il calciatore (un kamikaze camuffato da calciatore?), “I biglietti polverizzàti letteralmente in prevendita” (non informano sul tipo di reazione chimico-fisica!).

Particolare, particolarmente

Oramai trionfa la particolarità.

  • Lotta interna tutta particolare”, “spettacolo assolutamente particolare”, “la particolare forma a gallette”, “di un particolare valore”, “non è richiesto un particolare quorum” (informazione televisiva del Governo per il referendum costituzionale del 2006): non si capisce qual sia il significato d’ ’a parola!

  • Particolarmente utile”, “particolarmente portato per la materia”, “un episodio particolarmente inquietante”, “particolarmente curàti [...] particolarmente riusciti”, “ogni azione [militare] era particolarmente ingegnosa”, “è particolarmente nutriente”, “particolarmente studiata”, “è particolarmente presente”, “era particolarmente nervoso”, “tuta particolarmente diversa dal solito” (la particolarità della tuta, precisano, è nella colorazione).

In Turchia, il 1° Gran Premio di Formula 1 si “apre” con un’“esplosione” di particolarmente.

Quando una gara è “particolarmente avvincente”?

Un pilota “particolarmente lento” è meno lumaca d’uno lento?

Una vettura “particolarmente veloce” è più o meno competitiva di una veloce?

Personale, personalmente

Una volta era a mio avviso, io, a mio parere, secondo me, per me.

  • Il mio personale parere”, “la mia opinione personale”, “mio amico personale”, “la sua personale situazione”, “le sue sensazioni personali”, “la mia personale condizione”.

  • L’ò conosciuto personalmente”, “io, personalmente”, “a lui, personalmente”.

Pieno, in pieno

  • A pieno ritmo”, “a pieni giri”, “piena fiducia”, “fare piena luce”, “piena confessione”, “piena emergenza”, “piena responsabilità”, “piena rappresentatività”.

  • In pieno stile mafioso” (due volte in un minuto), “colpita in pieno da un missile”, “nel pieno rispetto”, “agguato in piena regola”, “una fucilata in pieno petto”, “colpito in pieno il tergicristalli”, “soddisfatto in pieno”, “in piena collaborazione”, “in piena campagna elettorale”.

Asinate: “centrata in pieno la vettura” (si sostituisca il verbo o si depenni in pieno), “una palla di fango in piena bocca”, “centrato in pieno vólto”, “entrò in pieno nel fumajolo”, “investe Andrew in pieno, e lo schiaccia” (se l’elicottero, rotolando, l’avesse investito in pieno, schiacciandolo, Andrew sarebbe morto, e non avrebbe raccontato l’esperienza).

Giammai di notte, di giorno, a notte inoltrata, d’estate, in estate inoltrata; con piattezza: “tragedia in pieno giorno”20, “Napoleone studiava in piena notte”, “blitz avvenuto in piena notte”, “in piena estate”.

E per quale ragione rimarcare la centralità architettonica della zona in cui accada una tragedia? a) La rapina è avvenuta “in pieno centro storico di Roma”, b) “in via Verdi, in pieno centro di Milano”, c) “sparatoria in pieno centro a Napoli”, d) “in pieno triangolo sunnita […] in pieno centro”, e) “in pieno giorno [...] in pieno centro”, f) “svuotato un appartamento in pieno centro”, g) “pieno centro di Parigi”, h) una famiglia “distrutta nel cuore di Roma”, i) “stupro in pieno centro”.

Strettamente, stretto

Strettamente non si trova nei vocabolarî consultàti, aggiornàti al 2006,21 pertanto, per conoscere il valore dell’“avverbio” andiamo a naso.

  • Una domanda strettamente personale”, “strettamente collegato al mondo dello spettacolo”, “voto strettamente locale”, “cerimonia strettamente privata”, “le cause sono da ricercare in àmbito strettamente psicologico” (omicidio di parenti).

Argomento di stretta attualità”, “stretto riserbo”, “sotto strettissimo controllo”, “distacchi molto stretti” (elezioni regionali 2005), “stretto contatto” (quind’esist’un contatto largo!?).

Vero

Che non conoscano il significato di “vero”?

Li preghiàn noi acché tolgano la parolina?

Un vero calvario per Akravero”, “un vero arsenale di armi da guerra”, “per Brusca, il telefonino era una vera ossessione”, “per Napoleone, un vero disastro”, “vero obiettivo”, “un vero inferno di fuoco”, “è stato un vero successo”, “attimi di vero terrore” (nelle fiction il terrore non è vero), “si trattava di un vero conflitto a fuoco” (era una sparatoria), “ànno cercato di provocare una vera sommossa” (se non giocavano …!?), “una vera tempesta di fulmini e saette” (come si manifesta, in meteorologia, una falsa, non vera tempesta di fulmini e saette?).

  • Continuiamo fra precisazioni inutili e/o sbagliate.

Quest’oggi”, “puro terrore”, “entro e non oltre”, “pochissimi istanti”, “la più alta priorità”, “nel corso del tempo”, “piccolo spiraglio di speranza”, “questo è tutto, per il momento”, “a partire da”, “dal 2001 ad oggi”, “à accolto, e accoglie ancor oggi”, “tutti i veicoli, anche quelli pesanti”, “la costruzione di 160 nuove moschee”, “priorità assoluta”, “riserbo assoluto”, “tre colpi di mortajo nel cuore della notte”, “la proclamazione di 5 nuovi santi” (détto tre volte), “Castelli attende il definitivo via libera per la riforma”, “le squadre stanno tornando in campo, in questo momento”, “il volo l’à realmente nel sangue” (nessuno aveva messo in discussione questa qualità allo sportivo!), “autentico massacro” (se ci stanno morti, il massacro è autentico!), “autentica liberazione”, “ci sono dei combattimenti in corso” (o in atto), “c’è un’inchiesta in corso”, “c’è un attacco batterico in corso” (messaggio pubblicitario), “in corso di svolgimento”.

E) Terminologia da militarista (aggressiva, giuridica, allarmistica, di assoggettamento), e ripetuta con insistenza.

Anche i giornalisti contribuiscono a intimorirci, con termini e figure retoriche e toni che rivelano aggressività. E così, i nostri tiggì eguagliano nello stile quelli degli Stati Uniti d’America i quali, a sentire il regista Michael Moore, so’ i più violenti in assoluto. Ecco com’emerge prepotentemente la bestia ch’è ’n noi!

AFFRONTARE

Per affrontare quest’ultima pagina”, “affrontare il processo di rinnovamento”, “affrontare un tema”, “affrontare un argomento”, “affrontare la prova”, “affrontare l’anno scolastico”, “bambini a 5 anni affronteranno la prima elementare”, “affronta lo scandalo delle torture”, “si affrontano i giri”.

Allarme

Sempre, soltanto:

torna l’allarme Sars”, “allarme caldo”, “allarme inquinamento”, “allarme rientrato”22, “allarme attentàti”, “allarme smog”, “allarme maltempo”, “allarme terrorismo”, “allarme Sars”, “allarme una-bomber”, “allarme mucca pazza” (TG4 alterna allarme con “sindrome” o “paura”).

Dichiarare

Di questi tempi, anche i bimbi si assumono la responsabilità dei proprj desiderj e sentimenti!

Il bimbo dichiara al padre di voler giocare” (il bimbo non dice, non esprime un desiderio, ma dichiara), “il giovane dichiara il proprio amore” (che il tapino conosca la differenza fra dichiarare il proprio amore – con responsabilità annesse – e rivelare il sentimento?), l’88% degli “intervistàti si dichiara contro il porto d’armi”, “la gara l’avete dichiarata asciutta”, “dichiara di sentirsi onorato”.

Dominare

Tutto si domina e tutto è dominato: dal castello, dalla strada, dalla collina, dalla finestra si domina non si gode per / di una vista piacevole.

Senza commento: “il presepe che domina S. Pietro”.

*Esplodere, scoppiare

Esplode” o “scoppia” la polemica, la dichiarazione, la gioja, il caos, il caldo, la rabbia, la violenza, la voglia, l’entusiasmo, la faida, l’inferno, la lite, la bufera politica, il caso, l’amore, il pandemonio, l’incendio, il giallo, il tumulto, la guerra (anche se non esistono guerre iniziate improvvisamente!).

Vietato ridere: “sta per scoppiare la pace in Sudan”.

Munito

Dovrebbe significare fortificato, armato, ben difeso23.

Munito di passaporto”, “automunito” (al lavoro armato di autoblindo?), “munito di biglietto”, “munito di carta e penna”, “la trousse munita di specchietto” (le donne non potevano scegliere un’arma più efficace?)

Altre cattiverie: *“Infuria la polemica” (un confronto dialettico sui libri di storia), “divorare” (lèggere nel paragrafo B) Vocaboli factotum, e ripetuti con ossessione), “caccia all’uomo”, “caccia ai criminali”, “il caldo è in agguato”, “polveri e ceneri sparate nell’atmosfera” (documentario), “catturare l’immagine” (pubblicità), “forze istituzionali”, Ayrton Senna, nel ricordo del suo “nemico amatissimo”, “non mancano le polemiche” (si parli di dibattito), “l’incendio è stato domato” (non si spengono più gli incendj? Un’eccezione: “sedare le fiamme”, nel documentario Buster Keaton (2004, The Istory Channel), “si squarcia un velo” (squarciare significa lacerare con violenza e con effetti vistosi o impressionanti).

  • Le Avversative

È possibile che per cambiare argomento, per marcarlo, o per collegamenti esterni si esprimano con congiunzioni avversative (“ma”, “però”, “invece”)?

E invece è in fin di vita” la persona che, “ma sentiamo gli esperti”, “ma sentiamo i dettaglj”, “ma colleghiamoci sùbito”, “ma cambiamo argomento”, “però, continuiamo a parlare di cinema”, “ma sentiamo”, “ma non v’anticipo nulla”, “ma ascoltiamo la sua storia”, “ma sentiamo in diretta”, “però ora passo la linea al meteo”, “prima, però, un commento su”, “torniamo, invece, alla storia”, “ma vediamo”, “al momento, però, non ci sono rivendicazioni”.

Nel Medioevo l’avversativa aveva significato di valore conclusivo pertanto, perciò: “Però non dica l’omo” (Li buon’ parenti, dica chi dir vòle, Cecco Angiolieri, forse 1260, morto fra il 1311 e il 1313), ma l’espressione era priva di malanimo!

F) Cattivo gusto, ipocrisia e crudeltà, sdolcinature

Il messaggio a volte non è brutale; e una spiegazione potrebb’essere rilevata nell’Appendice “Comunicazione” o “distrazione” di massa? di Maurizio Lozzi, sul vocabolario usato dalla distrazione di massa televisiva!

*Anziano

ànno cassato il sostantivo-aggettivo vecchio. Tutt’al più, l’acciaccato, l’agonizzante che spegne 100 candele è “molto anziano”.

Ed esiste il “più anziano” del mondo!, non esiste il più vecchio del mondo! Quando si diventa vecchio?

*Appena

Ucciso un bambino di appena otto anni”, “ucciso un bimbo di appena due mesi”, “un bambino di appena 11 anni”, un bimbo di “16 mesi appena”, “morta una bimbetta di appena tre anni”, morta “bimba di appena due anni e mezzo”, “un giovane di appena 26 anni si è tolto la vita”, “aveva appena compiuto 11 anni quando è morto”.

Il criterio di valutazione è l’età, e con le sfumature (appena)? Finalmente trionfa la cristianità.

*Fortuna, purtroppo

Che si vogliono far perdonare, i giornalisti, quando rimarcano, con il tono, con avverbi e locuzioni avverbiali la fortuna o la sfortuna di un evento?

  • Solo, per fortuna, un grande spavento”, “la bomba, per fortuna, non è scoppiata”, “incendio, fortunatamente senza vittime”, *“fortunatamente, l’incendio è stato domato”, “feriti, nessuno, per fortuna, in maniera grave”, “l’incidente, per fortuna non à causato vittime”.

  • Accoltellato […] purtroppo non c’è stato niente da fare”.

È una “fortuna” “tutta” italiana che i giornalisti televisivi partecipino emotivamente e pubblicamente alle disgrazie degli umani!

*Scomparso

Non è mai chiaro se la persona scomparsa dieci anni prima sia morta, scappata di casa, sequestrata, o sparita per cause sconosciute.

Nientemeno: 1) “Urbani, scomparso un anno fa, ucciso dalla malattia” (ed è più diretta, meno contorta: Urbani, ucciso un anno fa dalla malattia); 2) il titolo di un libro fa riferimento a “La scomparsa di Padre Pio”.

E poi

  • È lecito, e dignitoso, sfruttare il mezzo televisivo per porgere le condoglianze a’ parenti dei colleghi giornalisti morti?

  • Immediatamente dopo un delitto, è decoroso, e utile, chiedere al parente dell’ucciso se “riuscirà mai a perdonare l’assassino” (questo condotta è dal 2004 meno presente)?

  • Il mio cliente saprà dimostrare l’assoluta estraneità ai fatti”; “Il carcere è durissimo, ma il mio cliente lo vive con una dignità regale […] Il mio cliente mi à chiesto di portare gli augurî di buon compleanno a suo figlio”; ecc.: è “fantastico” prendere atto di quanto gli avvocati perdano la dignità professionale se stra-pagàti!

  • Glorificano più di tutti i Carabinieri e i connazionali che muojono in terra islamica e per mano “infedele”!

  • Perché continuare con termini inopportuni piromania e pedofilia – non ostante l’intenzione delittuosa?24

  • Durante “Mani pulite”, in tele-visione, i vólti di politici e industriali indagàti sono “sbattuti in primo piano”!, per “militaropoli”, al contrario! nessun viso “sbattuto in prima pagina”, ma scene insulse di giovani leve che si esercitano!

  • La materna giornalista definisce “immagini spettacolari” quelle in cui due tori rincorrono, incornano e feriscono gravemente alcune persone.

In occasione del terremoto in Abruzzo (aprile 2009): 1) una terminologia imprecisa e catastrofica. Due esempii: “terribile terremoto” (per gli studiosi esso è considerato “moderato”); “A L’Aquila è accaduto un fatto incredibile” (non è incredibile un terremoto); 2) il desiderio di scioccare con interviste tanto inutili quanto devastanti per la riservatezza, la dignità delle persone. Due casi: uno in cui un’intervista dev’essere immediata, per lasciar spazio alla pubblicità; un altro in cui la professionista, di notte, girovaga fra i terremotati addormentàti nelle proprie automobili. Essa giunge con un faro accecante, e mentre cerca, con foga, di aprire la portiera, chiede alle persone ché preferiscano dormire nell’auto, e non dentro la tenda.

G) Automobilismo, motociclismo, calcio

Da RAI (automobilismo) e Mediaset (motociclismo).

- Si leggano, nei dizionarj, il significato di autore e protagonista: “autore di un testa-coda”, “autore di una gara”, “autore di un’esibizione”, “autore di un incidente”. Nelle prove per il Gran Premio di Montecarlo del 2006, quante volte Massa è stato “autore di un incidente”? “Protagonista di un testa-coda”, due piloti “protagonisti di uno splendido duello” (cioè?), “protagonista di un incidente”, e (mondiale calcio 2006) un argentino “protagonista” di una gomitata.

- Ma poi: Schùmacher o Schumàcher?25 Maicol, Micail o Micael? E Raikkónen o Ràikkonen? Da chi andar a pianger per saper la nazionalità dei piloti e la pronuncia del loro nome?

- Sopravanzare - il verbo tipico della Formula 1. I piloti non sono sorpassàti, superàti ma sopravanzati, e nessuno s’offende: il mitico “Schumacher è stato sopravanzato da”, “Alonso à sopravanzato Massa”, “sta sopravanzando”, “nel sopravanzare”.

- Reduce - due citazioni rendono l’idea: “reduce da un’esibizione” e (dal calcio) “reduce dalla vittoria”: che cosa penseranno quelli che tornano dopo anni di guerra?

- Nelle gare di motociclette, lo stesso cronista:

  • bagarre”, “gran bagarre”, “distendersi” (= cadere: cioè, il pilota si distende ché nella caduta trova serenità?), “francobollato” (è l’inseguitore che sta quasi attaccato all’avversario), “impiccato” e “ultra impiccato” (colui che si trova in una situazione sfavorevole), “infilare” e “sfilare” (due termini che, seppur di significato diverso, adesso indicherebbero sorpassare), “qualificona”, “pozzangherona”, “piegone”, “peccatissimo”, “rimontone”, “rettifilo”, “scivolare” (scivola chi, sorpassato, perde ... “posizione”), “tempone” (giro percorso in tempo brevissimo), “sverniciare” (sfiorare la motocicletta dell’avversario nell’atto di superarla).

  • Andare / partire / arrivare a cannone” (il cannone è pesante e il suo projettile lentissimo: meglio il trito “a razzo”), “alla grandissima”, “escursione fuori pista” (la esegue il pilota che, a causa di un errore, esce dalla pista. Cioè, il pilota approfitta per godersi l’esplorazione? Il centauro compie escursioni anche fuori pista?), “guidare da paura” e “staccate da paura” (la paura è vissuta dal telespettatore o da chi guida?), “spazzolare la pista” (slittare lateralmente con la ruota posteriore), “parzializzare il gas” (ridurre la velocità).

H) ...

- In Quark, Super Quark, Passaggio a Nord Ovest e Ulisse (RAI), sono tipici vero e proprio, vero, estremamente e, in senso passivo, venire. Nelle rievocazioni storiche largheggia nel corso di (un esempio è “nel corso dei secoli”, Ulisse, 22.04.05).

- Concludere, consumare ed evacuare vanno alla grande nei film degli ultimi anni.

- Condividere sta da per tutto: si condividono le gioje, i dolori, la stessa linea politica, un panorama, una posizione politica, una riforma, un’esperienza, le foto, l’attimo, la sorte, le scelte, l’appartamento, le corna, i dati (programma software antivirus).

- Assolutamente, assolutamente , assolutamente no ed estremamente26 abbondano nella bocca dei politici e delle mediocri star televisive intervistate nei talk show.

- Profondamente, profondo: i termini non si riferiscono più alla materia; oggi essi si accompagnano quasi esclusivamente con una sofferenza non fisica. “A seguito di” un’esperienza negativa, infatti, si è profondamente tristi, depressi, offesi, demotivàti, delusi, rattristàti, toccàti, colpiti, scossi, ecc.

E poi: nel profondo dell’animo, nel profondo del cuore, profondo cordoglio, profonda riflessione, credono profondamente, profondamente convinti, profondamente patriottica, ...

Due documentarj in cui le voci evidenziano tormento, angoscia: 1) Adolf Eichmann, cit.; 2) Pyotr Tchaikovsky (2004, A & E Television).

- Per i farmacisti, gli odontojatri e la pubblicità, è colluttorio il medicamento liquido per sciacqui curativi della bocca collutorio. Possibile che per pro-muovere un prodotto, ci si ri-faccia a una parola desueta, “vecchia” (quella con due t) che si usava decenni fa? E pensare che l’approssimativo sistema Word riconosce come errore il termine colluttorio!

- Nei programmi di meteorologia:

  1. parlano difficile; non montagne, monti, Appennini, pianure, temporali, nuvole, domani, jeri, di notte, martedì, da Sud, ma “rilievi” e “rilievi montuosi”, “dorsali appenniniche”, “zone pianeggianti”, “fenomeni temporaleschi”, “corpi nuvolosi”, “la / nella giornata di domani”, “la / nella giornata di jeri”, “nelle ore notturne”, “nella giornata di martedì”, “dai quadranti meridionali”;

  2. stranamente, non tutti gli eventi atmosferici sono fenomeni: “con fenomeni al centro”, “nubi e fenomeni”, “aumento della nuvolosità e fenomeni”, “fenomeni sparsi”, “fenomeni più consistenti”, “residui fenomeni al sud” (quali sono i fenomeni residui?);

  3. alcuni mari sono “agitàti”, altri, nello stesso momento, “molto mossi”: qual è la differenza fra agitato e mosso? In ogni modo: agitato vada con molto agitato, mosso con molto mosso;

  4. diffusi dopo mezzanotte, di primo mattino, la voce informa: “vediamo insieme il tempo di domani”, intendendo per domani la giornata appena iniziata.

Casi non isolàti: “si prevedono piogge e rovesci”, “si prevedono piogge o rovesci” (quando è pioggia e quando rovescio?).

- Fare fuoco, aprire il fuoco, perdere la vita: chi ci spiega come mai nei documentarj di guerra, non ostante la drammaticità dell’argomento, la durezza delle immagini e della realtà, usino termini edulcorati e metafore?

Ci è sembrato che aprire il fuoco (invece che sparare) sia stata l’unica espressione nel documentario 1918: caccia ai sommergibili tedeschi (cit.).

- Destinare: da qualche anno, il termine, inflazionato(issimo), non è più quasi mai collegato con sorte, con qualcosa di definitivo, irrevocabile; oramai significa devolvere una somma, assegnare una sede o un incarico, indirizzare a un luogo o a una persona, adibire a un particolare uso. Ascoltate Madame de Pompadour, di Super Quark (RAI 1, 26.12.07), e poi ci direte!

E se nello sport più disonorato “molti Azzurri sono destinàti a cambiar maglia”, e un “passaggio è destinato a un compagno di squadra”, che fa un calciatore “che destìna centralmente”?

Abitarvi alcun tempo si destina” (Ludovico Ariosto).

- Incidente risolto: se risolto significa risolvere, trovare la soluzione, perché parlano, ne i programmi d’informazione stradale, di “incidente risolto” e “incidente non ancóra risolto”?

- Fantastico: “il cioccolato è fantastico” (pubblicità televisiva Mulino Bianco, febbraio 2008); “prezzo fantastico”, “vittoria fantastica”, “sconto fantastico”, “carriera fantastica”, “notizia fantastica”, “rimonta fantastica”, “se ci dici qualcosa sulle gomme sarebbe fantastico” (Moto GP), “à détto una cosa fantastica”, “stagione fantastica”, “idea fantastica”. E poi: se trovi lavoro è “fantastico!”; un film realistico diventa un “film fantastico”; un banale, economico ovetto di cioccolato assurge a “regalo fantastico”; un rasojo ti rende una “fantastica sensazione sulla pelle”; un’automobile anonima s’innalza a “auto fantastica”; addirittura, un detersivo è “fantastico anche in bagno”! Domande e risposte, in travel & living (2005; visto, in Sky, nel maggio 2009): “Ài avuto l’autorizzazione?”, “Sì!”, “Fantastico!”. O non si conosce il significato dell’aggettivo o questo ne st’assumend’altri: quali?

Vocabolo-feticcio del presentatore Carlo Conti.

- Valutare: non abbiamo mai sentito pronunciare la coniugazione corretta di valutare, che deriva da valùta: io valùto, tu valùti, egli valùta, essi valùtano. Per mancanza di coraggio? Totò, indipendente culturalmente, azzarda “svalùta” (e/o “svalùtano”), in Totò, Peppino e la malafemmina: ma, di sicuro la sua sarà interpretata come una battuta comica!

- Code al casello / code per incidente / code alle Poste: per 99 cronisti su 100, l’automobilista bloccato per ore in autostrada è parte di una coda (quindi, amabile, piacevole); in realtà, se la Protezione civile interviene, fornendo acqua fresca all’utente disidratato dall’esposizione al sole, o the bollente e coperte a quello violaceo per il gelo, è perché la vittima è parte di una chilometrica, estenuante, “nojosissima” fila!

- Contaminazione: non pronunciano questa parola per denunciare l’inquinamento ambientale e alimentare; la intonano, dandole significato positivo, sebbene n’abbia in origine uno negativo, per parlare di fusione di generi musicali.

- Emergenza: è vero!, oggi tutto ... emerge!, ma quella in Campania, dei rifiuti, è dramma, tragedia, non emergenza!

- Sessismo: la lingua italiana rimane sessista: dal maschilismo al femminismo, o al … sembrafemminile!

Davanti alla pilota” (questi era maschio), “sotto alla ponte”, “dalla Tiggì 4”, “la 35%”, “una tiro incrociato”, “nelle corso della serata”, “buon giorno dalla Tiggì 3”, “dalla Tiggì Lazio”, “nelle quartiere di Napoli”, “telefonata alla 118”, “inne giornata” (in), “torniamo alla Medioriente”, “conna l’ennesima lite” (con), “unne giorno” (un), “della procedimento” (due volte in pochi secondi”), “ille proprietario” (ille, illa, illud?), “nella primo intermedio”.

Questo “femminilizzare” era una prerogativa delle femmine,27 i maschi si adeguano nello sport e nei programmi meteorologici.

I) Nessun Ordine espelle chi non abbia frequentato le scuole grosse?

- Fra errori grossolani, frasi senza senso e sottolineature inutili -

Ministero degli Interni

Se “ministero degli Esteri” è una forma breve di ministero degli Affari esteri (per alcuni, nientemeno: “gli Esteri”), “ministero degli Interni” non è di un ipotetico ministero degli Affari interni! Il ministero è al singolare: Interno28.

In un telegiornale è stato scritto: “Sottosegretario Interni”.

Chi sopra viverebbe nel paese dei “perengani”?

Oïmè ... strillone, “tu porterai novelle di sospiri piene di dogli’ e di molta paura”!

Il linguaggio tele-giornalistico è diventato, quindi:

- utilizzo fanatico della drammatizzazione, dell’aggressività verbale29 e – in stridente contrasto con quest’aggressività – delle sdolcinature; uso eccessivo, ossessionante di pochi termini, di espressioni cristallizzate, di figure retoriche, di perifrasi, soprattutto di frasi senza senso; dizione dialettale; moda espressiva; polisemia (com’è possibile compilare un vocabolario?);

- grammatica approssimativa – propria della “grammatica dei chatter” – affollata di errori pacchiani. Fra le inesattezze quella dei segni grafici.

Chi non sa esprimere concetti non semplici in un italiano decoroso, infatti:

  1. adotta, come anticipato in inizio capitolo, una gestualità e un tono di voce che ... toccano il “cuore” dell’ascoltatore30 (e pensare che l’attuale generazione sorride con sentimento di superiorità quand’ascolta la retorica degli anni addietro, soprattutto degli anni ’30 e ’40!31);

  2. forgia espressione ridicole del tipo un secondo intero, assolutamente gratuito, completamente capovolto, decisamente finito, assolutamente autentico, 150 razze diverse.

Succede, poi, che la presenza di espressioni enfatiche, di rilevante impatto emotivo, sminuisca i vocaboli, i quali, se non ... rinforzàti, perdono il loro significato e la loro indipendenza originaria.

Per l’essenzialità, e l’accuratezza de’ termini, a noi plaçe tendere l’orecchio, fra i giovani, a Salvo Sottile (che definiamo un narratore), Maria Cuffaro, Manuela Falcone, Rula Jebreal, Magdi Allam, Gad Lerner, e ai concittadini Ermanno Amedei e Antonio Tortolano. Fra i telegiornali, a RAI 3 e ad alcuni inter-provinciali, fra i quali, nel Lazio: Teleuniverso e Lazio TV.

Che cos’à provocato questa involuzione nel nostro giornalismo?

Boh! Forse il Δuello RAI-Mediaset?

Le conseguenze di questo contrasto saranno ’mbarazzanti per l’Ordine? Di certo esso non interviene!

Dispone di un lessico limitato, affibbia più significati a uno stesso termine, sbaglia la correlazione dei tempi: forse, per accedere all’Ordine l’aspirante giornalista non deve andare a scuola?

Ancóra: i tele-giornalisti comunicano? Lavorano per gli ascoltatori?32 Desiderano veramente farsi comprendere? Se sì, ànno analizzato l'Indice di leggibilità “Il”33 dei proprj testi?

Sociologi e psicologi si sono pronunciàti su i nostri gazzettieri?

Ma più di ogni altra cosa: i nostri professionisti della parola sopra vivrebbero nel paese dei perengani?

La “grammatica dei chatter” rappresenta la cultura italiana?

In una civiltà dominata dai segni sono assenti proprio quelli ortografici!? Pe’ forza ... a che servono questi ultimi, se le parole non segnate sono comprensibili, e quindi risultano chiari anch’i concetti?

Non soltanto, ma chiunque potrebbe facilmente dimostrare l’inutilità di molti altri parametri convenzionali, se si richiama a qeullo stiduo di una univretisà inlegse, sconedo cui l’oridne dlele letetre all’intreno di una praola non è improtatne, pcrehé ciò che improta è la pirma e l’utlima letetra. Il retso? non improta motlo in qulae oridne si trvoi, pcrehé si leeggrà comnuque sezna prbloema.

Però, non è da prodnaere l’offerta di pochi termini e di poch’espressioni, ché ci ricordano le tecniche di addestramento studiate per gli animali!

Riguardo i programmi televisivi e i siti web di importanti organizzazioni culturali ed economiche: 1) perché gli errori rimangono tali, anche per giorni, senza interventi di correzione? 2) come mai convivono, anche nello stesso servizio o nella stessa pagina internet, forme sbagliate e corrette?

Xché la manovalanza non è qualificata, così come sono impreparati i responsabili dei programmi. Può darsi anche che questi ultimi non controllino il lavoro dei proprj subalterni!

E ci si mette anche la corsa all’oro, che induce gl’imprenditori a investire poco34! Confortàti, in questo, dalle léggi su gli sgravi fiscali che favoriscono l’assunzione di ragazzi aventi un’età compresa fra i 18 e i 26 anni!35

Il legittimare forme in voga (per esempio la x – Sai xché, Xdono – e la k – Okkupati, Markette36) non è il massimo, se rivolto a una platea che non abbia dimestichezza con la propria lingua nazionale; e giustifica a non rispettare neanche le elementari regole rappresentative di una nazione.

RAI e Mediaset – ormai è chiaro – non spiccano né per una grammatica puntuale né per un modo d’esprimersi dignitoso, e non si affannano, al contrario di La7, per distinguersi in meglio.

Questi centri di diffusione non conoscono l’accento, infatti non distinguono né quello tonico dal fonico né quello aperto dal chiuso; non si destreggiano né pure con le regole della punteggiatura e della spaziatura, e spesso non correggono gli errori di battitura. Perfino l’apostrofo assume l’eccentrica funzione di accento, finanche nelle minuscole.

L’apostrofo che accenta avrebbe una relativa giustificazione nelle vocali majuscole, giacché sulle tastiere degli elaboratori elettronici le vocali majuscole accentate mancano, però i programmi di scrittura di cui so’ dotàti i computer permettono l’accentazione regolare; si deduce, pertanto, che i gruppi televisivi italiani non dispongono di personale qualificato nella grammatica di base che indirizzi gl’informatici.

Nella stessa situazione si trovano altre prestigiose realtà amministrative, culturali ed economiche, fra le quali … il Governo italiano: nel proprio sito internet, in genere ben scritto, troppe volte appajono vocali accentate senza criterio e apostrofi che accentano.

Bisogna dire che i quotidiani e, più di questi, le riviste – con uscita settimanale, quindicinale, mensile, soprattutto le cosiddette femminili – rispettano da sempre i segni grafici e la naturalezza espressiva.

Per che ’n questi anni si adotta una grammatica e un linguaggio approssimativi, proprî della comunicazione che si adopera in chat?

Di certo è più facile per una massa di analfabeti37 imporre la propria cultura che accèttarne e assimilarne una!

E poi, c’è il commerciante (chi guadagni sulla quantità di prodotto offerto – anche prestazione intellettuale; fra i commercianti annoveriamo i professionisti: artisti, giornalisti, medici, ...), che si adegua pur di vendere!

APPENDICE

Diciamolo strano!

è vero ch’esiste una ragione che giustifichi l’esistenza di un’espressione, ma

  • chi à escogitato quelle indicate nei due paragrafi seguenti?

  • perché tali espressioni son state accèttàte acriticamente da tutti?

  • Quali si dovrebbero / potrebbero evitare?

Burocratese

Oggi, sono supremi il chattese e il burocratese. 38

Il linguaggio buro-commerciale è delle amministrazioni pubbliche e private, per ciò sgradevole e non semplice; anzi più difficile di quello scolastico. Esso si manifesta anche così:

A) con ingenuità quali “entro e non oltre”, “requisiti richiesti(invece che qualità richieste o, semplicemente, requisiti), “prossimo venturo” (nelle date);

B) attraverso un’impostazione che si concreta in un abuso di deverbali (“espletamento”) e di aggettivi anaforici (“anzidetto”);

C) nell’uso della preposizione semplice a + l’infinito (“a riportare”, “a detrarre”); di perifrasi per introdurre un complemento d’argomento (“per quanto attiene a”); di subordinate con il gerundio (“non essendo a conoscenza”); di participj presenti con valore verbale (“rispondenti allo scopo”);

D) per mezzo d’un impiego eccessivo di perifrasi e ridondanze che appesantisce il messaggio; perciò è inspiegabile per quali motivi: 1) si preferisca “essere venuti a conoscenza del fatto che”39, invece di sapere che; 2) una riunione non sia in corso, ma “in corso di svolgimento”; 3) non si parli come direttore, ma “nella qualità di” o “nella veste di”; 4) alla parola costo si aggiunga l’inutile precisazione “finanziario”;

E) con un non richiesto bisogno di concisione che si manifesta concentrando l’espressione in un’unica parola, anche se sgradevole: “evidenziare”, “presenziare”, “impresenziare”;

F) offendendo il buon gusto con verbi in -izzare: “inizializzare” (nella fase d’installazione e disinstallazione dei programmi nel computer), “ammortizzare”, “concretizzare”, “documentizzare”, “progettizzare”, “cancellizzare”40, “turistizzare”41, ecc.

Questi termini li abbiamo passivamente assimilàti, anche se n’esistono equivalenti che non contengono la stessa terminazione: iniziare, ammortare, concretare, documentare, progettare, cancellare (tremo all’idea che mia moglie m’inviti a bacizzarla o ad accarezzizzarla!).

Pour parler?

Interrogatorio a carico di; ebbe a dire; còlto da malore; accusare un malessere / infortunio / ricevuta; cadere prigioniero; colpito da malattia; dietro autorizzazione; forti rallentamenti; girare la domanda a; nel giro di pochi minuti; ingannare il tempo; lasciar détto; poc’anzi / pocanzi; portare al sequestro; prestare attenzione / soccorso / ajuto / servizio; rendersi disponibile / ostile / responsabile; restare / rimanere ucciso / ferito / schiacciàti; schiacciare un pisolino; sotto osservazione / controllo; tirare un colpo.

Andare a vantaggio / a fuoco (e pensare che infuocare e bruciare appajono meno corretti di “andare a fuoco”!) / protetti (“andiamo protetti”, nel significato di dover essere protetti).

Scontro aperto: si precisa soltanto quando lo scontro non è aperto.

Aprire il fuoco / un’inchiesta / indagine / crisi: a quanto pare tutti ànno paura d’iniziare!

Avere un ballo (“posso avere questo ballo?”).

Avere / dare noja: sono tanti, e aumentano, i fortunati ai quali una sofferenza fisica o un problema non provochino dolore ma noja: 1. “la strega cattiva non vi darà noja”: dal film Il mago di Oz (V. Fleming, 1939). 2. Il corvo Gancio: “mi dà qualche noia il sistema di accensione”, Topolino n. 445 del 7 giugno 1964, racconto Gancio il dritto dà lezioni, in pag. 104, ne I Grandi Classici Disney, febbraio 2005. 3. “è questa schiena che mi dà noja” (esisteva la possibilità d’una lesione alla colonna vertebrale); “che fa, ti dà noja?” (rivolto a una donna ch’era importunata): entrambi nel film Non per soldi ... ma per denaro (Billy Wylder, 1966). 4. “l’8,9 dell’Australia mi dà un po’ noja” (punteggio nel mondiale di moto sincronizzato): RAI Sport, 31 luglio 2005. 5. “per noje meccaniche” (un’auto da corsa aveva perso una gara per rottura motore): Nuvolari (SKY, 27 agosto 2005).

Ben diversa (“la situazione è ben diversa”).

Contare di: nel significato di presumere, prevedere (“contiamo di sciogliere la diagnosi”).

Corre l’obbligo / pericolo (“la persona corre pericolo”: quando cammina o trotta pericolo?). Possibile prevedere che i partiti politici corrano? “L’UDC corre solo” (02-2008).

Dare: “la finestra che dā sul cortile”; dare origine / per disperso; darsi per vinto / alla fuga; dato che hai / sei; non è dato sapere / vedere (“che vi sarà mai dato di vedere”: Il mago di Oz, cit.).

Elevare contravvenzioni / proteste (“elevare proteste”, in Archimede Pitagorico e l’automa, cit., pag. 63).

Entrare in / a contatto / in collisione: entrare = penetrare?

Evadere le ordinazioni (nel 1961, Archimede Pitagorico: “ed io, invece di evaderle le ordinazioni”, Archimede Pitagorico e l’automa, cit., pag. 58).

Finire: prezzi finiti; finire prigioniero (“finiti prigionieri”, Totò e Peppino divisi a Berlino, cit.).

Passar la mano sulla coscienza: non sappiamo se sia un modo di dire esclusivo del Basso Lazio: “pàssati la mano sulla tua coscienza”, cioè agisci secondo morale/la tua sensibilità. E poi, dov’è la sede della coscienza, per poterci passare la mano sopra?

Perdere il posto / la partita: se “perdere” implica il concetto di ritrovamento, la vita si può ritrovare? Chi parla così o segue una religione che si fonda sulla reincarnazione o è un ottimista inguaribile. O forse s’intende, per vita, la parte del corpo sopra i fianchi?; “Lo stiamo perdendo”: odiosa forma, per sta morendo.

Per la quale (“non mi sento tanto per la quale”: lo dice il malato).

Prendere di mira / il sopravvento / in considerazione / piede (“l’iniziativa prende piede”) / il via / * quota / * fuoco: si prende per volontà. Ai seguenti strani modi di dire, è sufficiente aggiungere un articolo per cambiare significato: “prendere fuoco”: prendere il fuoco; “prendere quota”: prendere la / una quota.

Portarsi a / in: espressione campana? significa dirigersi, raggiungere (“si sono portàti in direzione/vicino”; “pòrtati presso”. Un tele-cronista di RAI 1, dall’accento settentrionale: “Alberto Porta si è portato”).

Passare il resto della vita a / con: quasi sempre è chiaro che s’intenda la vita che rimane; soprattutto se il verbo è al futuro.

Dormire sonni: quale complemento regge il verbo? (“dormire sonni tranquilli”).

Togliersi la vita: c’è chi si toglie la vita e chi se la mette?

Trovare: trovarsi d’accordo / trovar simpatico (“trovo simpatico che”).

Per tutta l’eternità / Per tutto l’universo / l’anno; di tutto il mondo: tali forme si sono talmente cristallizzate che per / nell’anno e del / nel mondo si mostrerebbero sbagliate, o con significato parziale.

Venire a conoscenza; essere venuti a conoscenza; venir fatto di (“come ti è venuto fatto di pensare”: pure nel film Ombre Rosse, John Ford, 1939).

Sentire dalla viva voce: immaginiamo l’impressione che susciterebbe una voce non viva.

Cantare dal vivo: chi à avuto esperienza del contrario?

A che serve l’aggettivo? “Rapido balenìo”; “esplosione / scoppio improvviso”: poiché l’esplosione e lo scoppio sono improvvisi, l’avverbio sarebbe preferibile all’aggettivo: improvvisamente un’esplosione / uno scoppio.

Alla pubblicità è possibile tutto: “totalmente gratis”; “piacevolmente gustosi”: quale alimento è spiacevolmente gustoso? “Morbida cremosità” (Galbani, gennaio 2008): la cremosità è sempre morbida! “In vera piuma d’oca 100% naturale”: è sufficiente In piuma d’oca!

*

Don Merlo inserisce la categoria dei giornalisti fra gli “11 Piccoli Indiani”, così:

Bimb A

(alza la mano, per farsi notare) Signore? ... Anche la mia famiglia è d’accordo con lei! Sono undici i “piccoli indiani”: un avvocato, uno delle assicurazioni, un banchiere, un commerciante, un giornalista, un industriale, un medico, un militare, un pirata informatico, un politico. (si ricorda) E un occidentale.

Carmine è “Pasquale Guerra” (2008)

Carmine Natale, Mino, è nato a Cassino (FR) nel 1960. Sposato, si è laureato in Pedagogia all’Università degli Studi di Cassino con la tesi di storia (ricerca d’archivio): Le diocesi di Sora, Aquino e Pontecorvo ai tempi dell’episcopato De Niquesa, 1872-1878.

Carmine à partecipato all’organizzazione di convegni universitarj internazionali. è stato ideatore e conduttore di programmi culturali per emittenti radiofoniche e televisive locali. à fondato associazioni sportive e culturali. è stato eletto rappresentante degli studenti universitarî nei Consiglj di Corso di laurea, Facoltà, Amministrazione. Scrive, spesso, per quotidiani e settimanali locali. È attore di teatro, per diletto.

Carmine era, per il sociologo Francesco Maria Battisti (1949-2008), “irrimediabilmente creativo”, e tra i “più interessanti e originali scrittori italiani”. Saggistica o narrativa, l’autore propone una scrittura unica, in Italia: verbo avere in una forma, legittima, risalente al medioevo, poi consolidatasi; forme desuete (accenti per gli omografi e accento circonflesso; semivocale j; terminologia arcaica); forme aferetiche e apocopate; punteggiatura ispirata alla spagnola.

Carmine, con la moglie Cinzia e i proprj genitori, ha scritto, oltre ai soggetti per “corti” e fiction: A pranzo co’ Don Merlo - L’ospite che non mangia (2007): “Don Merlo è una Maschera: si deve capire se sia tragica o comica!” (Davide Fischanger). “Non si tratta del “Merlo Bianco” di Alfred de Musset, ma ne condivide la rarità e lo spirito critico” (Francesco M. Battisti). Don Merlo, attraverso un “saggio da recitare” – e mentre cita da Beckett, Boccaccio, A. Christie, Coen, Ionesco, Jarry, Kafka, Molière, Pirandello, e accenna alla omeopatia e al Rebirthing –, informa su alcuni alimenti che potrebbero nuocere, e su molti veleni presenti nei cibi, nella dentistica, nell’abbigliamento e nella cosmetica. Lo stile dell’autore si esprime pure con – ¿unica realtà nella letteratura teatrale? – un dialogo attraverso la scrittura chat. In prefazione: Francesco M. Battisti, sociologo; Cinzia de Vendictis, medica; Davide Fischanger, esperto laboratorj teatrali; Michele Mercogliano, letterato. I Segni nel tempo - ¿Dalla lingua de’ mercanti e dei banchieri a quella de’ chatter? (2005-2008): ardita comparazione dei segni grafici e delle mode lessicali fra i mezzi d’informazione italiani e la chat-lingua. Ànno presentato lo studio: Francesco Maria Battisti, sociologo; Rino Cipriano, copywriter; Maurizio Lozzi, giornalista e sociologo. Radio 2 RAI, Dispenser, à accennato, traendola da mestierediscrivere.com, all’analisi delle mode lessicali, aggiornata al 2005. L’oca chattajola La mia esperienza in chat (2003): agile, ironica analisi della comunicazione fra chatter. Presentata da Francesco Maria Battisti, sociologo; Michele Mercogliano, letterato; Marco Occhipinti, ideatore e Community manager mondochat.it; Maria Felice Pacitto, psicologa e psicoterapeuta; Roberto Vacca, scienziato-scrittore. Vacca, inoltre, à menzionato il libro nella pagina culturale de Il Messaggero, in occasione di una sua riflessione sulla chat. La fame sessuale di Linea (2002, con lo pseudonimo di Càlan Ràsca): nato come una scommessa, è un brevissimo horror sessual-ripugnante, con riferimenti medici. Intervista a un trans. - La normalità di Clara (2009): intervista a un transessuale maschio che si prostituisce. Il titolo della prima edizione (2002) era Il Sesso degli angeli.

Carmine à collaborato,

  • di Aldo Natale, ai due volumi (2008, Lulu Press, New York; 2008, ilmiolibro.it, Gruppo Editoriale L’Espresso): A spasso con Erodoto, Tito Livio e altri AmiciAtene antica, e A spasso con Erodoto, Tito Livio e altri AmiciRoma antica;

  • di Elia Tropeano (2004, Pitagora Editrice, Bologna): Terapie istantanee – manuale di neuro-programmazione digitale.

1 Ci siamo divertìti con la scrittura dei comunicatori virtuali, facendo esprimere, con questo stile, alcuni personaggj di A pranzo co’ Don Merlo – L’ospite che non mangia (2007). Dall’operetta, cap. “Un saggio dialogato, sui veleni nell’alimentazione”, parag. I dialoghi con la lingua della chat: Un’originalità di A pranzo co’ Don Merlo è che esso è un testo teatrale atipico, anche perché alcuni personaggj – Kalandrina (fin quasi alla fine), Musciatto Franzesi, Bimb J, e, in un primo momento, Bimb – si esprimono con la ... scrittura, e con la scrittura dei chatter (fatta propria dai mass-media). Nella lingua di questi, di grande interesse è l’uso dei segni grafici: essi o sono assenti o sono presenti; e, se ci stanno, abbondano, ed escono dall’àlveo! Sono anche questi segni a rendere interessante il testo; perché un’opera dialogata è, per alcuni aspetti, “arida”, e, per questa ragione, non sempre si assapora con magna soddisfazione. Il “pasticcio stilistico” fra testo da lèggere e da recitare rompe la “piattezza” del copione teatrale, fa comprendere la formazione intellettuale di un personaggio, rinvigorisce l’attenzione del lettore, e propone uno studio, seppur sindacabile, su come si evolva la lingua scritta italiana.

2 La chiamiamo “grammatica dei chatter” anche in homolaicus.com/linguaggi/lessico_telegiornalistico2.htm (luglio 2004).

3 Carmine Natale e Cinzia, 2003, Pagine, Roma.

4 Gli unici personaggj pubblici a rispondere a nostre sollecitazioni culturali sono Umberto Broccoli e lo scienziato-scrittore Roberto Vacca. Al silenzio degli spocchiosi linguisti dell’Università degli Studi di Cassino, fa eco quello dei più popolari conduttori televisivi e radiofonici: la simpatia e la disponibilità di questi ultimi, sappiatelo, sono dovute alla finzione che essi devono sostenere professionalmente; una volta chiuso il microfono, o disattivata la tele-camera, essi, i nostri amàti, scompajono, spezzando qualunque rapporto con i fan.

5 Ciò che è majuscoletto, da “La proibizione dei discorsi inutili”, Esempi di avvenire, cit., pag. 156.

7 Così, Luca Serianni in Italiani scritti, Itinerari Linguistica, 2003, il Mulino, Bologna, pag. 50: “Il punto e virgola è una specie di segnalatore”; nella pag. 53 “si comportano per dir così come”.

8 “Potrebbe verificarsi un’esplosione”, in Archimede Pitagorico e l’automa, cit., pag. 68.

9 Nel film Letto a tre piazze (Steno, 1960), con Totò e Peppino De Filippo: “Matrimonio non consumato”.

10 Il verbo, inteso come mangiare, è stato pronunciato una volta da Totò nel film Destinazione Piovarolo (Domenico Paolella, 1955). Nel 1959, qualcuno ne La cambiale (C. Mastrocinque): “Consumarli dopo il matrimonio”.

11 “Questo, sarà praticamente indistruttibile”, in Archimede Pitagorico e l’automa, cit., pag. 50.

12 Citata anche nel film Mary Poppins (Robert Stevenson, 1964).

13 “Servili o semprepronte”, in Appendice 2 de L’oca chattajola, cit., pag. 56.

14 Paolo Bonolis è l’unico che parla, anche se monotonamente, di “vecchio conio”. Si potrebbe alternare, forse, anche con precedente conio, precedente moneta, o, semplicemente, lire italiane.

15 Détto pure da Minni in Topolino n. 289 dell’11 giugno 1961, in I Grandi Classici Disney n. 216, cit., pag. 225.

16 Topolino e gli abeti Himalaiani, Topolino n. 370, 30 dicembre 1962, in I Grandi Classici Disney n. 218, gennaio 2005, pag. 18.

17 Anche nel film Linea di sangue-Switchback (Jeb Stuart, 1997).

18 Pure nel film Gli eroi di Telemark (Anthony Mann, 1965).

19 “Perturbazione in forte aumento”, nel film L’aereo più pazzo del mondo (Jim Abrahams, David Zucker, Jerry Zucker, 1980).

20 “In pieno giorno”, una volta, nel film La signora omicidi (Alexander Mackendrick, 1955).

21 il Sabatini-Coletti, Dizionario della Lingua Italiana, 2006, Rizzoli Larousse.

22 Quale percorso “effettua” un allarme che rientra? E rientra dove? Lo stesso per “rientrato il problema”, “rientrato il pericolo” e “rientrato lo sciopero”.

23 “Canna da pesca munita di un solo amo”, commedia La legge del più furbo (Yves Robert, 1958).

24 Tutti, anche i giornalisti possono forgiare vocaboli appropriàti, e, comunque, i cronisti sono liberi di evitare parole non adatte.

25 Ma Schumy non si offende nel sentire continuamente storpiato il suo nome di famiglia?

26 “È estremamente pericoloso”, dal film Giovane e innocente (Alfred Hitchcock, 1937). “Estremamente ostinato e sospettoso”, in Mary Poppins, cit.

27 In Punto e a capo, RAI 2, la presentatrice si dimostra la migliore rappresentante della categoria nel femminilizzare ciò che è maschio.

28 Anche pél doppiatore nel film La vendetta di Fu Manchu (Jeremy Summers, 1967), il ministro è “degli Interni”.

29 Nella prima metà degli anni ’70, i tele-giornalisti pacatamente narravano le evoluzioni del “golpe Borghese”; in questi anni, invece, è sufficiente che un uccello perda una piuma perché il professionista dell’informazione si sconvolga e sconvolga.

30 Mediaset offre TG4 e TG5 per l’informazione. StudioAperto1 (che diventa telegiornale nel 2007, col direttore Giorgio Mulè), con servizj di 2-3 minuti approfondisce argomenti quali la sofferenza e la morte di un cane abbandonato. L’impostazione, per animali e umani, è ispirata al pianto, sostenuta da ravvicinatissime inquadrature di visi sofferenti e da un toccante sottofondo di pianoforte o violini. Il 26 novembre ’04, la stessa redazione à scandagliato i seguenti casi: una mamma che segue lo stesso corso scolastico della figlia, le foto di Ilari Blasy, le sorelle Lecciso, il Grande Fratello e Pietro Taricone. Il 29 dicembre, dopo 15-20 minuti dedicàti al maremoto nel sud-est asiatico, StudioAperto1 (al quale non pervengono notizie dal Tibet, dalla Birmania e dall’Uganda) trasmette il pianto di Annamaria Franzoni (di Cogne), le lamentele di suo marito e la fiducia del tele-giornale verso l’imputata perché ’l viso e ’l comportamento di questa non sarebbero di un’assassina: à ragione Don Merlo, per il quale la curiosità è, parimenti, degl’intellettuali e de’ pettegoli! che si professavanono innocentianto di Annamaria Franzoni

31 Sarebbe interessante riprodurre con una sequenza di note musicali la cantilena, lo stile proprio di ogni giornalista (o di ogni politico, presentatore, ...), e quello dei giornalisti nel tempo.

32 Una risposta è nello studio di Lozzi (cit.).

33 L’Indice, dato dalla formula di Flesch, misura la concisione e la leggibilità di uno scritto: Vacca lo à adattato all’italiano nel 1979.

34 “Gli uomini si dividono in due grandi categorie: quelli che dedicano la vita a coniugare il verbo essere e coloro che la passano a coniugare il verbo avere” (Luigi Arnaldo Vassallo “Gandolin”, giornalista e scrittore).

35 Questi ultimi, provenienti da una scuola che insegna poco, non ànno, data la loro giovine età, esperienza in alcun settore, e neanche sono messi in condizione di farsela, per il repentino licenziamento, e così il livello di professionalità s’abbassa.

36 Il presentatore-ideatore sottolinea verbalmente: “Markette, con la k”.

37 Morando Morandini, nella sua rubrica “ieri, oggi, domani” (settimanale Film TV, n. 45, novembre 2004, EDM SRL, Milano) parla di “neoanalfabetismo”, quando riprende uno studio di Tullio De Mauro (in La cultura degli italiani, Laterza ed.), secondo cui nel 1999 più di 2 milioni di italiani adulti (5% della popolazione) sono analfabeti completi, e circa 15 milioni (33%) semianalfabeti. Il 42% della popolazione tra i 25 e i 64 anni possiede un diploma di scuola media superiore. La media europea è del 59%; Francia e Gran Bretagna sono al 62%, la Germania all’81, la Grecia al 50. Spagna e Portogallo stanno peggio dell’Italia. Il 9% degli italiani adulti è laureato, mentre la media europea è del 21%.

38 Il paragrafo è stato ispirato da Come parlare e Scrivere meglio – Guida pratica all’uso della lingua italiana, Aldo Gabrielli, 1992, Selezione dal Reader’s Digest S.p.A., Milano, e dall’Appendice III di Grammatica italiana – Italiano comune e lingua letteraria, cit.

39 Interpretiamo come una volontà persecutoria dire: “Sono venuto a conoscenza del fatto che”.

40 “Cancellizzare”, durante la telecronaca di un Gran Premio motociclistico.

41 “Costa turistizzata”: in tG3.


Vedi anche Linguaggio - Traduzioni di testi e mode lessicali - La Grammatica dei chatter

Come fare traduzioni

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Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
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Aggiornamento: 11/12/2018