STORIA ROMANA


NERVA, TRAIANO E GLI ANTONINI: L'APOGEO DELL'IMPERO

B. Elio Adriano, imperatore "ellenizzante" (117-138)
Sarà il senatore Elio Adriano, imparentato alla lontana con Traiano, nonchè come questi di origini spagnole, a ereditare il titolo di princeps.

Al momento della morte di Traiano, nel 117, egli si trova in Oriente impegnato in azioni militari, per incarico del suo predecessore.

Solo nell'anno successivo, il 118, Adriano raggiungerà Roma per farsi incoronare ufficialmente dal Senato, cosa che - assieme ad altre manifestazioni, ad esempio la sua costante lontananza dalla capitale e il suo continuo girovagare per l'Impero - ci mostra subito la scarsa considerazione che egli nutre sia per Roma che per le sue antiche tradizioni.

Adriano

In effetti con Adriano l'Impero subisce una svolta in senso decisamente orientalista, non solo (come presso i suoi predecessori) dal punto di vista politico, in direzione cioè di una maggiore centralità dello Stato ovvero di un controllo più capillare delle sue regioni, ma anche da un punto di vista culturale.

Se la maggior parte degli imperatori precedenti, da Vespasiano fino a Traiano, si erano guardati bene dall'assumere atteggiamenti che potessero suonare in qualche modo d'offesa al tradizionalismo occidentale, ciò si doveva soprattutto al timore di suscitare dissensi e lotte intestine (quali ad esempio quelli suscitati da Nerone o, in tempi più recenti, da Domiziano). Anche per questa ragione essi avevano mantenuto il più possibile un atteggiamento di rigoroso rispetto nei confronti del Senato e dei valori delle sue tradizioni.

Ma oramai, al tempo di Adriano, il predominio politico dell'Imperatore è tale (anche vista la mutata situazione sociale: l'accentramento cioè dei maggiori poteri istituzionali attorno alla sua figura politica) che egli può tranquillamente permettersi di abbandonare un certo 'conformismo dei costumi', ovvero un adeguamento forzato agli stereotipi della tradizione occidentale, ed esprimere più liberamente il suo punto di vista.

Il fatto poi che quest'ultimo imperatore sfidi il 'perbenismo occidentale' (come prima di lui avevano già fatto Caligola Nerone e Domiziano), assumendo atteggiamenti da poeta e da filosofo, e manifestando un gusto ellenizzante che mal si sposa con i costumi della nobilitas senatoria, non deve farci credere che egli sia (come invece i suoi predecessori) un tiranno sanguinario.

Se infatti Nerone e Caligola avevano regnato in una Roma nella quale l'autorità del Senato, anche sul piano culturale, era ancora preponderante, e avevano quindi scelto di usare la violenza come strumento di coercizione e di imposizione, Adriano si trova a regnare invece in un contesto che si è già fortemente emancipato da una tale tirannia.

Tra le varie manifestazioni dell'orientalismo di Adriano possiamo annoverare - come già si è detto - la sua costante lontananza da Roma; ma anche la linea politica decisamente liberale assunta nei confronti delle regioni orientali dell'Impero, cui egli concede - rispetto a Traiano - maggiori autonomie; come anche, infine, la tolleranza dimostrata nei confronti dei culti orientali che si infiltrano nelle regioni occidentali (tra i quali non dobbiamo però annoverare né il cristianesimo né l'ebraismo, da lui perseguiti duramente).

Il periodo del suo regno è forse, tra tutti, quello di maggiore benessere. Né sono presenti in esso eventi particolarmente significativi o eclatanti, anche perché egli non propende verso nuove guerre di conquista, ma al contrario si impegna in un'opera generale di consolidamento del vastissimo territorio imperiale.

Il suo principato è caratterizzato da un riassestamento delle strutture statali (ad esempio, attraverso la riforma dell'amministrazione finanziaria dell'Impero, ovvero con l'istituzione dei curatores fisci), e dalla rinuncia non soltanto a velleità di natura espansionistica, ma anche al mantenimento di province particolarmente onerose, quali l'Armenia e la Mesopotamia.

Celebre è inoltre il vallo adrianeo in Britannia, che delimita i territori romani da quelli ancora in mano ai barbari; analoghe manovre di delimitazione egli le compie poi in Germania e in Dacia.

Un altro elemento caratteristico del suo governo - in forte contrasto con la linea di governo traianea - è la propensione verso la parificazione di tutti i cittadini e verso lo sviluppo civile (anche attraverso opere di carattere pubblico) delle province imperiali.

Nei suoi anni difatti, queste ultime conoscono una vera e propria esclation a livello urbano, tanto che Adriano verrà ricordato come il maggior 'urbanizzatore' della storia dell'Impero.

Se quindi Traiano si è impegnato prevalentemente in un'opera di consolidamento di Roma verso l'esterno, il suo successore Adriano ha portato avanti invece una simile opera verso l'interno, migliorando ulteriormente l'organizzazione della grande macchina imperiale e rinunciando pragmaticamente a conservare quei territori che, pur dando lustro all'Impero, ne risucchiano energie sia umane sia finanziarie.


1. Nerva, imperatore municipale (96-98)
2. Traiano, 'optimus princeps' (98-117)
3. Gli Antonini
A. L'Età Aurea
C. Antonino Pio (138-161)
D. Marco Aurelio, l'imperatore filosofo, e la prima invasione barbarica (161-180)
E. Commodo e la ripresa della tradizione autocratica (180-192)
Adriano Torricelli

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 11/09/2014