L'ARMENIA E IL SUO GENOCIDIO


L'ARMENIA DAL MILLE AL XVIII SECOLO

La più tenace resistenza contro la diffusione dell'islam fu quella armena, al punto che solo nel IX i saraceni riuscirono a dominarli. La capitale ecclesiastica, Etchmiadzin, fu distrutta e per 540 anni il catholicos non ebbe una residenza fissa (901-1441).

Molti armeni emigrarono in occidente e nel sec. XI fondarono in Cilicia il regno della Piccola Armenia (1080-1395). Al tempo delle crociate anti-islamiche gli armeni si allearono coi cavalieri occidentali.

Nel 1199 il re Lavan II (1185-1219) e, successivamente, il re Hetom II (1289-1305), spinti da esigenze di natura politico-militare, riconobbero il papa come loro sovrano, ma la maggioranza degli armeni rifiutò sempre questa intesa e chiese di restare sotto la religione ortodossa, seppur come variante ereticale. Ebbe la meglio anche perché le crociate anti-islamiche erano sostanzialmente fallite.

Nel 1375 gli armeni persero la loro indipendenza politica ma si staccarono definitivamente dal papato, pur conservando alcune tracce del rito latino nelle loro funzioni.

Il concilio di Firenze del 1439 cercò di proporre un trattato di unione alla chiesa armena all'estero, ma quella residente in Turchia lo rifiutò. Allora i cattolici provvidero a creare una chiesa armena uniata che si contrapponesse a quella gregoriana ufficiale, ma anche questi tentativi non sortirono gli effetti sperati e così negli anni a venire.

Gli armeni cercarono di resistere agli islamici puntando sulla cultura. Il catholicos Michele di Sebastia (1545-76) creò una stamperia in lingua armena. Nel 1565 venne pubblicato a Venezia il primo libro in armeno.

Il papato non vide di buon occhio questa iniziativa, per cui attraverso l'ambasciatore francese, il marchese Feriol, fece rapire il patriarca armeno di Costantinopoli, Avedic Tokat, e lo portò in Francia, dove nel 1711 verrà condannato dall'inquisizione.

Nel 1717 un armeno intellettuale, Mikhitar, fondò nell'isola S. Lazzaro presso Venezia una comunità di dotti monaci che istituirono un importante centro culturale, che rimase sempre indipendente da Roma.

Condizione socioeconomica degli armeni

Gran parte della sua storia vede l'Armenia divisa tra l'impero russo, persiano e ottomano.

Gli armeni erano agricoltori, artigiani e commercianti: erano sedentari e relativamente agiati. Una parte degli armeni viveva nelle grandi città della Turchia occidentale, svolgendo funzioni amministrative o professionali.

Bande di predoni spesso facevano razzie nei loro territori, specie quelle di pastori nomadi o seminomadi (curdi e circassi). I curdi tuttavia ritenevano che una certa parte del territorio armeno appartenesse al Kurdistan.

Gli armeni dovevano pagare tasse speciali, in quanto cristiani, al governo turco; non erano ammessi nell'esercito, ma per l'esenzione dovevano pagare un tributo; erano soggetti a pesanti prelievi sul raccolto; non aveva garanzie sul piano giuridico.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia contemporanea
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Aggiornamento: 23/08/2013