LA STORIA CONTEMPORANEA
dalla prima guerra mondiale ad oggi


I TRATTATI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE

LE CAUSE - I FATTI - IL DOPOGUERRA

SPARTIZIONE DELL'IMPERO OTTOMANO

L'INGRESSO DEGLI STATI UNITI IN MEDIORIENTE

Finita la guerra, la potenza militarmente più forte, sul piano territoriale, appariva la Francia, mentre su quello navale restava l'Inghilterra. Due nuove potenze però venivano emergendo: il Giappone e gli Stati Uniti.

Tutti i cinque trattati di pace di Versailles furono il frutto di un compromesso tra le principali nazioni vincitrici, basato esclusivamente su determinati piani di suddivisione imperialistica del mondo, di repressione dei movimenti di liberazione nazionale presenti in molte colonie, di asservimento di milioni di lavoratori per aumentare i profitti dei monopoli finanziari e industriali. E' difficile capire le cause della II guerra mondiale se non si conoscono adeguatamente le conseguenze della I guerra mondiale, anche perché entrambe scoppiarono in Europa occidentale.

La Francia considerava suo principale nemico la Germania e voleva indebolirla il più possibile. Viceversa gli anglo-americani tendevano a preferire una Germania abbastanza forte (ovviamente non sul piano navale), capace di fare da contrappeso alla Francia e soprattutto in grado di contrastare l'emergente Russia sovietica, che col proprio comunismo poteva influenzare le masse operaie dei paesi occidentali.

La Francia e anche la Gran Bretagna furono costrette a scendere a compromessi perché erano molto indebitate nei confronti degli Stati Uniti e del Giappone, ma, nonostante questo, furono proprio la Francia e soprattutto l'Inghilterra che seppero trarre dalla loro vittoria bellica i più grandi vantaggi.

Il presidente americano Wilson presentò in "14 punti" la sua idea di ristrutturazione post-bellica del mondo, ma si scontrò con la resistenza anglo-francese e persino nipponica.

Egli infatti voleva la creazione di una "Società delle Nazioni" con cui gestire i territori sottratti alla Germania e alla Turchia; voleva la libertà di commercio con qualsiasi nazione belligerante; il divieto del blocco marittimo all'avversario; il riconoscimento del principio dell'uguaglianza delle possibilità di commercio in tutto il mondo. In sostanza gli Stati Uniti volevano superare con la forza delle loro merci gli ostacoli del monopolio anglo-francese, che tendeva a imporre dazi e dogane e che considerava le zone coloniali di propria esclusiva competenza.

La conferenza di pace si aprì a Parigi il 18 gennaio 1919 e vide coinvolti 27 Stati, tutti vincitori della I guerra mondiale. La Russia non fu invitata. Essa tuttavia fece presente agli Usa che il diritto di autodeterminazione andava garantito non solo ai popoli coloniali che si trovavano sotto il giogo delle potenze sconfitte, ma anche a quelli che venivano sfruttati sotto il giogo delle potenze europee, come l'Irlanda, l'Egitto, l'India...

I russi inoltre chiedevano che le potenze vincitrici rinunciassero non solo alle annessioni forzate ma anche a chiedere i risarcimenti per i danni di guerra, poiché questi sarebbero stati pagati dai popoli sconfitti, già allo stremo delle loro forze, e non dalle cricche militariste e dai circoli del potere economico che avevano scatenato la guerra. Semmai andavano aiutati paesi come Belgio, Polonia e Serbia, coinvolti in una guerra da loro non voluta.

La direzione della Conferenza fu formalmente presa da Francia, Gran Bretagna, Usa, Italia e Giappone, ma nella sostanza solo Francia, Inghilterra e Usa riuscirono a prendere le decisioni fondamentali.

La prima questione che si affrontò non fu quella della spartizione dei territori degli imperi tedesco, austro-ungarico e ottomano, ma quella di come regolarsi nei confronti della Russia sovietica, in quanto le stesse potenze vincitrici la stavano attaccando, senza averle dichiarato guerra, allo scopo di trasformarla in una loro colonia.

La risoluzione che si prese fu, nonostante il parere contrario della Francia, di continuare a impegnarsi non direttamente ma indirettamente, appoggiando le forze della controrivoluzione bianca. Si giunse a ciò dopo aver visto le gravi sconfitte subite dalle proprie truppe contro quelle dell'Armata rossa.

La seconda questione che si affrontò fu quella di come istituire una Società delle Nazioni con cui regolamentare il dopoguerra. La Francia voleva costituire una forza armata internazionale in funzione anti-tedesca. Ma gli Usa, temendo ch'essa potesse diventare ancora più forte, preferivano l'idea che la Società fosse gestita da cinque membri permanenti: Usa, Regno Unito, Francia, Italia e Giappone, che avrebbero gestito i possedimenti del blocco austro-germanico e ottomano, il quale era stato escluso del tutto dalla Società, il cui statuto fu firmato da 45 Stati.

Questa idea americana in realtà, sul piano pratico, non sortì alcun effetto, in quanto Francia, Inghilterra e Giappone vollero sempre gestire in maniera diretta e personale i territori e i beni sottratti agli imperi sconfitti. In questi territori si permetteva agli Usa di commerciare ma non con la libertà che avrebbero voluto.

I francesi volevano spostare la frontiera occidentale della Germania sul Reno, per poter controllare la regione della Ruhr, la più industrializzata di tutta Europa. Ebbene, dal confronto serrato con le altre potenze, che si opponevano a tale progetto, la Francia, oltre ad essersi ripresa Alsazia e Lorena, ottenne la possibilità di sfruttare le miniere di carbone della Saar (a est della Lorena), che per 15 anni sarebbe passata sotto l'amministrazione della Società delle Nazioni. Inoltre sulla riva sinistra del Reno fu creata un'ampia zona smilitarizzata.

Le potenze vincitrici furono costrette a riconoscere l'indipendenza della Polonia, che voleva distinguersi nettamente dalla Germania e che era scomparsa dalle carte politiche dell'Europa del XVIII sec., a motivo delle spartizioni operate da Prussia, Impero Russo e Impero Austriaco; cosicché ad essa si permise di avere uno sbocco sul mare (corridoio di Danzica), separando la Prussia orientale dalla Germania (Danzica però rimase sotto l'amministrazione della Società delle Nazioni).

Anche la Cecoslovacchia ampliò il proprio territorio (Boemia, Slovacchia, Moravia e parte della Slesia) a spese della Germania, e i Sudeti rimasero in territorio ceko.

La Francia fece di tutto perché Polonia, Cecoslovacchia e Romania, sue alleate, potessero ampliare i loro confini a spese di Bessarabia, Bielorussia e Ucraina.

Al territorio tedesco europeo complessivamente fu tolto 1/8 di quello precedente (i tedeschi riuscirono comunque a conservare circa 100.000 kmq di terre polacche).

Le perdite maggiori in realtà la Germania le subì all'estero. In Africa la Tanzania e il Togo furono assegnati agli inglesi; il Camerun passò alla Francia; la Namibia al Sudafrica (controllato dagli inglesi); il Ruanda-Burundi al Belgio; il triangolo di Kionga al Portogallo. In Asia invece una parte della Nuova Guinea passò all'Australia (controllata dagli inglesi); l'isola di Samoa alla Nuova Zelanda (controllata dagli inglesi); le isole Marshall, Marianne e Caroline (zona centrale del Pacifico) rimasero al Giappone, che pretendeva anche lo Shantung, sottratto dai tedeschi alla Cina, ma gli Usa cercarono d'impedirlo, perché poi avrebbero avuto difficoltà a commerciare in Asia. Il Giappone trovò una scappatoia, minacciando di non firmare il trattato di pace se nello statuto della Società delle Nazioni non fosse stato incluso un articolo a favore dell'uguaglianza delle razze. A quel punto gli Usa, pur di non inserire questo articolo, che avrebbe leso il privilegio occidentale di dominare in Asia e nel resto del mondo, preferirono cedere sulla questione dello Shantung (in cui peraltro erano presenti ben 36 milioni di cinesi), determinando così il rifiuto della Cina di firmare il trattato di pace.

Da notare che il Giappone, pur non partecipando fattivamente alla Conferenza di pace, riuscì non solo a impadronirsi di tutte le colonie tedesche in Asia, ma anche a imporre un trattato capestro alla Cina, a imporre il proprio monopolio commerciale in quasi tutto il Pacifico e nei mercati asiatici, affacciandosi anche sulle coste dell'America centro-meridionale. Ed era sua ferma intenzione occupare l'estremo oriente sovietico. Le sue riserve auree erano raddoppiate durante la guerra, permettendogli di diventare uno dei principali creditori dei paesi europei.

Per quanto riguarda le riparazioni economiche, la Francia chiedeva alla Germania una cifra astronomica: 600 miliardi di marchi-oro. Siccome le altre potenze alleate temevano un eccessivo indebolimento della Germania, si finì col decidere soltanto la prima rata: 20 miliardi di marchi-oro, lasciando che la somma globale fosse stabilita da un'apposita commissione. Alla fine si deciderà per 132 miliardi di marchi-oro (52% alla Francia, per ripagarla interamente delle spese belliche sostenute, e il 22% al Regno Unito).

Oltre a ciò la Germania doveva consegnare alla Francia una grande quantità di bestiame, di navi mercantili e di materiale ferroviario.

I francesi volevano addirittura controllare le fabbriche Krupp e altre aziende militari tedesche, ma alla fine prevalsero le tesi anglo-americane, secondo cui andava lasciato alla Germania un esercito autonomo di almeno 100.000 uomini.

Quanto alle navi, la maggior parte di quelle tedesche venne affondata in Inghilterra; una piccola parte venne consegnata alla Francia; un'altra piccola parte rimase alla Germania, ma senza sottomarini. Le furono vietati anche gli aerei militari, i carri armati e le armi chimiche. Poteva però conservare le fortificazioni sulla frontiera orientale e continuare ad occupare i paesi baltici e la Finlandia in funzione antisovietica (questa seconda cosa non riuscirà però a farla, poiché la Russia pretenderà la nascita delle tre Repubbliche Baltiche).

Nel giugno del 1919 la Germania fu costretta ad accettare il trattato di Versailles senza porre condizioni.

La Francia pretendeva moltissimo nei confronti della Germania, ma non poteva nascondere il fatto d'aver contratto durante la guerra un enorme debito finanziario nei confronti degli inglesi e soprattutto degli statunitensi, di avere inoltre una forte inflazione interna e una notevole riduzione della popolazione attiva. Tale debolezza venne sfruttata soprattutto dall'Inghilterra, che se, da un lato, era d'accordo coi francesi a smantellare la potenza navale della Germania, dall'altro temeva una Francia troppo potente e pensava altresì di poter utilizzare la Germania contro la Russia comunista e il movimento rivoluzionario europeo che, finita la guerra, era venuto crescendo. Peraltro, avendo già la flotta navale più potente del mondo, non aveva più paura dei tedeschi.

Tuttavia anche l'Inghilterra non poteva nascondere il fatto che la guerra l'aveva costretta a indebitarsi con gli Usa, che detenevano l'egemonia finanziaria a livello mondiale e che pretendevano che le loro merci venissero pagate in oro, sicché alla fine della guerra possedevano il 40% delle riserve auree mondiali.

L'Austria perse l'87% del suo territorio e venne ridotta a uno Stato di soli sei milioni di abitanti, di cui due a Vienna. Fu costretta a riconoscere le frontiere dell'Ungheria, della Polonia, della Cecoslovacchia, della Jugoslavia e dell'Italia (quest'ultima si prese non solo il Trentino e la Venezia-Giulia, ma anche il Sud-Tirolo e l'Istria, e dovette rinunciare alla Dalmazia e alla città di Fiume, che passarono alla Jugoslavia; conservò anche il Dodecaneso e Rodi).

Controversa la questione di Fiume, pretesa dagli jugoslavi, con l'appoggio di francesi e statunitensi. Fu allora che D'Annunzio organizzò la cosiddetta "marcia di Ronchi", entrando nella città e proclamando un governo provvisorio. Col trattato di Rapallo (1920) Fiume fu riconosciuta Stato indipendente e l'Italia rinunciò definitivamente alla Dalmazia (eccetto Zara) in favore della Jugoslavia. Tuttavia col trattato di Roma (1924) la città fu annessa all'Italia fascista.

L'Austria perse anche la marina da guerra e commerciale dell'Adriatico e del Danubio e non poté disporre di più di 30.000 militari.

L'Ungheria perse i 3/4 del proprio territorio: la Transilvania alla Romania, la Slovacchia alla Cecoslovacchia, , la Galizia alla Polonia e alla Cecoslovacchia, la Croazia e la Slovenia alla Jugoslavia. Quest'ultima si forma con Serbia, Croazia, Slovenia, Montenegro, Bosnia ed Erzegovina, sotto l'egemonia della Serbia, mal tollerata dai croati.

Alla Bulgaria furono tolti 11.000 kmq di territorio a vantaggio di Romania (Bucovina e Dobrugia), Jugoslavia (Macedonia) e Grecia (Tracia occidentale), al punto che perse lo sbocco sull'Egeo. L'esercito non doveva superare le 20.000 unità. Pesanti furono le riparazioni in oro, bestiame e carbone.

Col trattato di Sèvres del 1920 (che riprese quello segreto di Sykes-Picot del 1916) si tolsero alla Turchia la Siria e il Libano, che passarono alla Francia, mentre Palestina, Transgiordania e Iraq passarono agli inglesi (che controllano anche Arabia e Yemen), e ai greci (già controllati dagli inglesi) si riconobbero la regione di Smirne e Adrianopoli. In sostanza si voleva che la Turchia fosse limitata alla sola Istanbul e che riconoscesse ampi territori agli Armeni e ai Kurdi. Tuttavia, dopo il colpo di stato nazionalista del generale Mustafà Kemal, la Turchia, opponendosi decisamente al trattato di Sèvres, dichiarò guerra alla Grecia, recuperando vari territori perduti nel 1920. Sicché a Losanna (1923) gli alleati europei furono costretti a riconoscere la nuova Repubblica turca, i suoi confini (estesi a tutta l'Anatolia) e le restituirono il controllo degli stretti, mentre la capitale venne spostata da Istanbul ad Ankara. I kurdi non ottennero alcuno Stato e gli Armeni l'ottennero grazie ai russi, che concessero una parte del loro territorio, facendoli diventare una repubblica indipendente.

Gli stretti del Bosforo e dei Dardanelli rimasero comunque sempre aperti a tutte le navi mercantili e militari, anche se di fatto questa zona fu controllata dagli alleati e soprattutto dagli inglesi.

I 7/10 della popolazione mondiale erano stati asserviti da Francia, Inghilterra e Giappone. Era impossibile per i tedeschi non pensare a una rivincita.

Gli stessi Usa non trovarono alcun vero vantaggio dal trattato di Versailles, in quanto non erano riusciti a far includere il principio della "libertà dei mari". Sicché persino loro non lo firmarono e anzi cominciarono a considerare del tutto insignificante la Società delle Nazioni, da cui presto uscirono, preferendo aiutare la Germania sul piano sia bellico che industriale.

Vedi anche Spartizione dell'impero ottomano

L’accordo Sykes-Picot del 1916 (pdf-zip)


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia
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Aggiornamento: 04/12/2012