STORIA DEL MEDIOEVO
Feudalesimo e Cristianesimo medievale


INQUISIZIONE E TRIBUNALI SPECIALI

Due streghe in una miniatura del Quattrocento

I - II - III - IV

di Nunzio Miccoli

DIRITTO

Il fenomeno dell’Inquisizione va esaminato sotto gli aspetti della tutela dei diritti, del costume e della religione. Nella comparazione dei fenomeni bisogna rilevarne analogie e differenze, inoltre, l’uomo ha anche la cattiva abitudine di cambiare nome a cose vecchie; infatti, l’Inquisizione appartiene alla famiglia dei tribunali speciali, costituendone però, per alcune sue caratteristiche, una specie a sé.

In generale, i tribunali speciali sono tipici della dittature e dei regimi autoritari, però il tribunale speciale religioso istituito da Costantino nel IV secolo, per perseguire le eresie, si uniformava al codice romano giustinianeo, basato su un sistema accusatorio; invece dal 1200, il processo canonico della Chiesa, dei suoi tribunali speciali dell’Inquisizione, seguiva il sistema inquisitorio.

Le dittature europee del XX secolo, dopo aver abbandonato la giurisdizione unica richiesta dai sistemi liberali, per i suoi tribunali speciali, rivolti contro gli oppositori politici, adottarono un sistema misto, con la figura del giudice istruttore inquisitore, che ricordava il sistema inquisitorio, per il resto, il sistema era accusatorio; in Italia, malgrado la costituzione democratica, questo sistema misto, ereditato dal fascismo, è durato fino al 1989.

Questo sistema conserva anche il processo indiziario, tipico dei processi inquisitori, perché non guarda alle prove ma è ispirato dal sospetto, conserva anche una giurisdizione plurima, mentre la giurisdizione democratica moderna dovrebbe essere unica.

Nel codice giustinianeo romano, il processo penale era accusatorio, com’è previsto negli ordinamenti giuridici moderni, il giudice era neutrale tra le parti, assistite dagli avvocati; si sentivano testimoni ed il processo era pubblico, simile al processo civile; nei sistemi accusatori moderni, l’accusa è portata avanti, per conto dello Stato, dal pubblico ministero.

I sistemi accusatori moderni in alcuni paesi hanno conservato parte del processo inquisitorio, con la figura del giudice istruttore che, con la polizia giudiziaria, raccoglie le prove, proscioglie o rinvia a giudizio; in Italia questa figura è stata soppressa il 24.10.1989, sostituito dal giudice delle indagini preliminari, che non raccoglie più le prove, non investiga ed ha solo funzione di garanzia.

Il sistema accusatorio fornisce maggiori garanzie all’imputato, perché accusatore e accusato sono sullo stesso piano, l’accusatore deve provare l’accusa e l’accusato può difendersi, il contraddittorio tra le parti è basato su prove; nessuno può essere punito per il suo pensiero o in base a sospetto, questo sistema era in vigore prima del 1200 e, grazie alla rivoluzione liberale, è in vigore oggi.

Inquisire significa investigare, nel sistema inquisitorio o canonico medievale, introdotto da Innocenzo III nel 1198, giudice e accusatore erano fusi in un unico soggetto, come nelle inchieste e nei processi amministrativi. Anche Costantino e Teodosio I, che si accanirono contro ariani, eretici e pagani, avevano la loro Inquisizione, anche se aveva altro nome, la quale però seguiva ancora il rito accusatorio e non quello inquisitorio, poi adottato dalla Chiesa.

Nel processo inquisitorio il giudice decideva autoritariamente le indagini da seguire, i testimoni da sentire e le prove di cui avvalersi; questo processo era rapido perché unificava la figura del giudice a quella dell’inquisitore o investigatore o accusatore, il giudice non era imparziale.

Il sistema inquisitorio era basato sulla delazione, il sospetto, il carcere preventivo, l’interrogatorio con la tortura e il segreto processuale, era basato sulla repressione e l’intolleranza. Il giudizio era insindacabile e generalmente inappellabile e senza contraddittorio, era l’accusato che doveva dimostrare la sua innocenza e vi era disuguaglianza tra le parti.

Figure del processo inquisitorio erano il giudice inquisitore, il pubblico ministero, nominato dal giudice e senza autonomia, l’avvocato e il delatore segreto; il processo era segreto e l’imputato non conosceva il nome del delatore accusatore. Un difensore poteva assumere la difesa solo se autorizzato dal giudice, se prendeva le difese dell’eretico poteva anche essere accusato di favoreggiamento.

Dalla Chiesa la delazione era presentata come un dovere dei buoni cattolici, tutti erano invitati alla delazione e le indagini sulle delazioni si svolgevano in segreto; però si poteva iniziare un giudizio d’ufficio, cioè anche senza la delazione.

L’imputato, con la prigione preventiva, era invitato a dire la verità cioè a confessare la sua colpevolezza, a volte, dopo la prima sentenza, se l’imputato era un personaggio importante, con il consenso del vescovo e dell’inquisitore, si poteva appellare al papa; durante gli interrogatori, l’imputato era torturato ed era chiamato reo, aveva in testa il cappello dei pazzi. La tortura cessava solo con la confessione, con la quale, comunque, le streghe finivano sempre sul rogo.

Chi abiurava era condannato, per lunghi anni, a pene detentive o, se personaggi importanti come Galileo, al domicilio coatto, però subivano ugualmente l’esproprio dei beni; chi moriva sotto tortura, finiva ugualmente bruciato, non si voleva che le ossa dei condannati fossero oggetto di venerazione da parte dei viventi.

Da notare che in Inghilterra, dove la tortura nei processi per stregoneria non era ammessa, le condanne erano pari al 50% dei relativi processi; nel continente, dove era ammessa, le condanne arrivarono al 95%; ciò vuol dire che la tortura dava luogo anche a confessioni false.

I tribunali speciali, come quelli dell’Inquisizione, sono tipici delle dittature e dei regimi autoritari, l’assenza di garanzie durante il processo, come previsto nel sistema inquisitorio, è tipico delle dittature; le dittature hanno tribunali speciali con giudici specializzati per particolari cause, mentre le democrazie, teoricamente, prevedono la giurisdizione unica, cioè sono senza tribunali speciali.

Tuttavia, in pratica, la democrazia italiana, non ha solo codice Rocco, legge sulla stampa, reati d’opinione, ma, vigente la costituzione democratica, fino a poco tempo fa, ha avuto un regime accusatorio spurio, con la figura del giudice istruttore; inoltre l’Italia ha ancora tribunali speciali e non una giurisdizione unica, cioè tribunali amministrativi, magistratura delle acque e commissioni tributarie, mentre i tribunali militari sono stati ridotti di numero, perché avevano più giudici che processati. Per tutte queste ragioni e per altre, in Italia la giustizia continua a non funzionare.

La Chiesa pretese e ottenne dallo Stato anche una giurisdizione autonoma rispetto a quella dello Stato, che le consentisse di processare autonomamente i suoi preti, sottraendoli alla giurisdizione statale, anche per i reati comuni, e così li poteva assolvere anche per pedofilia; il che violava il principio democratico della giurisdizione unica e sanciva la disuguaglianza dei cittadini davanti alla legge; cioè la legge non era più uguale per tutti, esisteva una franchigia per alcuni dalla legge dello Stato, esattamente come nei regimi aristocratici e antidemocratici.

EVOLUZIONE DELL’INQUISIZIONE

La Chiesa non voleva che il popolo si scegliesse le proprie credenze, lo voleva obbediente alla fede da essa proclamata; era ostile alle novità scientifiche ed alla ragione ed era a difesa dei pregiudizi, condannò anche Galileo (1564-1642) e lo costrinse ad abiurare. Lorenzo Valla (1406-1457) aveva dimostrato la falsità della donazione di Costantino, fu accusato davanti all’inquisizione, si salvò perché era protetto; Lutero ebbe la stessa fortuna perché protetto dai principi tedeschi.

Le entrate dell’Inquisizione provenivano dalle proprietà confiscate, perciò essa operò per rendere duratura l’istituzione, versava anche grandi somme al tesoro reale spagnolo. Gli inquisitori domenicani, ebbero in affidamento l’Inquisizione, erano investigatori e accusatori, oltre che giudici, e si servivano di una polizia segreta e di delazioni.

Di fronte al tribunale dell’Inquisizione, il sospettato era considerato colpevole se non riusciva a dimostrare la sua innocenza, in contrasto con il diritto romano e germanico. Le prove erano raccolte in segreto, servendosi di delatori e torture, chi collaborava otteneva indulgenze.

L’imputato non aveva diritto al contraddittorio, a volte abiurava, il processo non era pubblico, però massima pubblicità era data alla sentenza ed alla sua esecuzione, allo scopo di ammonire e terrorizzare il popolo; generalmente le sentenze erano eseguite la domenica, giorno di festa, la scomunica di questi eretici prevedeva la confisca dei beni; finché rimanevano in vita, erano dichiarati incapaci di testare e di ricoprire cariche pubbliche; contro gli eretici albigesi si allestì anche una crociata che fece migliaia di morti.

Nel 1478 i domenicani, sotto Sisto IV, contro ebrei e mori, rilanciarono in Spagna il tribunale supremo dell’inquisizione e nel 1542 i gesuiti ripeterono l’operazione anche a Roma. A causa dell’Inquisizione, tanti ebrei furono massacrati e alcune ordinanze ne imposero la reclusione nei ghetti, i domenicani dirigevano l’Inquisizione ed erano i consiglieri di corte; con la controriforma, sarebbero stati sostituiti dai gesuiti in questo ruolo.

A causa delle lotta per il potere e per interesse, le fazioni o partiti, all’interno e al di fuori della Chiesa, accusavano i nemici d’eresia. Per far funzionare l’Inquisizione, la Chiesa si avvalse del braccio secolare, cioè dello Stato; in Italia l’inquisizione arrivò anche a Milano, Napoli, Firenze, Venezia e fondò confraternite; l’ordine francescano fu sospettato d’eresia e fu costretto a fare ritrattazioni, i valdesi o poveri di Lione furono richiamati, altri furono costretti ad abiurare; tanti italiani, per sfuggire all’inquisizione, si rifugiarono in Germania ed in Svizzera, tra loro erano i valdesi.

Comunque, nel 1582 Elisabetta I d’Inghilterra affermò che era tradimento far passare i sudditi alla religione cattolica, costituì un tribunale speciale anticattolico, una specie d’Inquisizione protestante, accusava i gesuiti di istigare alla disobbedienza, fece dei martiri tra i cattolici; nel 1585 espulse i gesuiti dal paese, del resto, si comportavano così anche i principi cattolici con i protestanti, nessun potente accettava la libertà di pensiero e la libertà di religione.

Elisabetta I fece decapitare, per tradimento, la cattolica regina di Scozia, Maria Stuart, in rapporto con il duca di Guisa di Francia, con Filippo II di Spagna e con Sisto V; Maria era sostenuta dal partito cattolico inglese che la voleva regina d’Inghilterra.

Malgrado il conflitto teologico, l’ostilità e la concorrenza, tra domenicani e gesuiti, i gesuiti passavano per innovatori, un giorno anche loro sarebbero stati superati dai giansenisti francesi; occorre ricordare che, come i francescani, anche i domenicani, che dirigevano l’inquisizione, avevano avuto i loro martiri per mano della Chiesa; il domenicano Girolamo Savonarola, voleva una riforma della Chiesa e nel 1498 fu giustiziato a Firenze, il domenicano Giordano Bruno, era un filosofo panteista, contrario al papa, e nel 1600 fu giustiziato a Roma, il domenicano napoletano Tommaso Campanella era contro Aristotele e voleva una società comunista, fu incarcerato e morì nel 1639.

I tribunali dell’inquisizione erano sottratti all’influenza dello Stato ed erano inviolabili, cioè erano tribunali speciali ed una giurisdizione separata. Il giudizio del tribunale dell’inquisizione era sottratto alla verifica dei tribunali statali, i giudici erano strumenti della Chiesa e le loro sentenze dovevano essere applicate ciecamente dallo Stato. Gli inquisitori avevano dallo Stato le guardie del corpo ed i decreti dell’inquisizione entrarono nella raccolta delle leggi secolari.

Domenicani e francescani n’approfittarono per arricchirsi, con ricatti ed estorsioni, furono perseguite persone a scopo di sfruttamento; per appropriarsi di terre altrui, i nobili ricorsero ai tribunali dell’Inquisizione; papa ed inquisitori trasformarono le pene in ammende a loro vantaggio, autorità secolari e vescovi partecipavano al bottino. Per trent’anni i vescovi di Albi lottarono contro la corona francese per il bottino ricavato dal massacro degli albigesi, per spogliare i loro eredi.

Si spiava e si denunciava, papa Gregorio IX (1227-1241) lodò le donne che denunciavano i mariti ed i figli che denunciavano i genitori; così la vita economica divenne incerta, perché soci e debitori, se erano accusati d’eresia, potevano essere espropriati a danno dei creditori, inoltre, il commercio con gli scomunicati era vietato. Per Gregorio IX gli scomunicati erano tali fino alla settima generazione, perciò non c’era sicurezza nel commercio, per la chiesa di Roma, per la prescrizione dei crimini, erano richiesti cento anni.

Forse fu a causa di questi fatti che il commercio emigrò dall’Italia e si sviluppò in Inghilterra e nei Paesi Bassi, dove l’Inquisizione era meno conosciuta; gli inquisitori fecero di tutto per assicurare la sopravvivenza del loro istituto, con l’Inquisizione ci si poteva arricchire. Per reazione, tanti inquisitori furono assassinati dal popolo, poi furono fatti santi dalla chiesa; per il bottino delle confische, si batterono francescani e domenicani; per le terre da espropriare, i signori cooperavano con gli inquisitori papali.

Gli inquisitori difendevano i loro privilegi e si appropriavano dei beni degli accusati. Una volta riconosciuto colpevole, l’eretico era invitato a ritrattare ed a pentirsi, se non lo faceva era consegnato all’autorità secolare, con la raccomandazione formale di non ucciderlo, in realtà, se n’esigeva l’esecuzione. Era la solita ambiguità della Chiesa; ritualmente e ipocritamente, la Chiesa pregava lo Stato di risparmiare l’eretico, però scomunicava l’autorità che non provvedeva all’esecuzione.

Galileo fu accusato anche di aver scritto in italiano, invece che in latino, dimostrando così di non volersi limitare ad una discussione accademica, riservata ai dotti, ma di voler trascinare nella polemica il popolo. Ecco a cosa serviva il latino e la diffidenza della Chiesa verso la traduzione della bibbia; anche Lutero, come la chiesa di Roma, era contrario alla teoria copernicana, condivisa da Galileo.

L’Inquisizione aggiunse alla paura dell’inferno, quella delle suoi roghi, chi voleva salvarsi doveva fingersi pentito (Galileo) e rinunciare a manifestare le proprie convinzioni; i tribunali dell’Inquisizione davano lavoro migliaia di persone, tra cui delatori, boia, taglialegna, tutti avevano diritto ad una percentuale dei beni dei condannati, assieme a monaci, vescovi e principi.

Nel 1564 l’Inquisizione condannò Andrea Vasali, fondatore della moderna anatomia, perché, sezionando un cadavere, aveva scoperto che all’uomo non mancava la costola da cui era nata Eva. Comunque, fortunatamente, durante il rinascimento, nell’università di Padova, dipendente dal governo veneziano e sottratta all’Inquisizione romana, si sviluppava la ricerca libera, in nome della ragione si negavano i miracoli e l’immortalità dell’anima.

Le pene dell’Inquisizione erano tortura e rogo; al braccio secolare competeva la punizione, accanto al banco di tortura pendeva la croce. A chi portava legna per il rogo era concessa un’indulgenza plenaria, l’esecuzione avveniva in giorni di festa ed il condannato aveva sul capo il berretto dei pazzi.

La Chiesa fece papi diversi inquisitori e nel 1867 santificò Pietro Arbues, crudele inquisitore di Spagna; evitava discussioni con gli avversari, preferendo il ricorso all’Inquisizione, chiedeva obbedienza cieca. La congregazione dell’Inquisizione si trasformò in una polizia segreta al servizio delle lotte di potere all’interno della Chiesa. L’inquisizione operò prima contro eretici, ebrei e streghe, dal 1542 anche contro i protestanti.

L’INQUISIZIONE SPAGNOLA

Nel 1478 i domenicani, sotto Sisto IV, contro ebrei e mori, introdussero in Spagna il tribunale supremo dell’inquisizione. Nel 1482 in Spagna l’inquisitore Torquemada mandò al rogo più di 10.000 eretici e le corti di giustizia divennero da tribunali itineranti a fissi.

Nel 1492 un decreto impose per gli ebrei spagnoli l’esilio o la conversione, quell’anno coincideva con la scoperta dell’America; era stato conquistato il regno mussulmano di Granata e la Spagna era stata unificata. Nel 1502 si fece un decreto analogo contro i mussulmani.

Con l’espulsione, c’era la pena accessoria della confisca dei beni. Re Ferdinando e Isabella fecero entrare l’Inquisizione in Spagna, mori ed ebrei conversos furono uccisi o espulsi, perciò alcuni ebrei emigrarono dalla Spagna in Nordafrica, in Olanda, in Italia ed in Turchia.

Gli ebrei di Spagna erano accusati di essere usurai, di assassinare i bambini, di profanare le ostie come le streghe, di avvelenare i pozzi e di essere alleati all’Anticristo che doveva venire. Gli spagnoli lottavano contro gli individui che avevano nelle vene “mala sangre”, cioè sangue ebreo, moro o eretico; dopo la riforma di Lutero, chi proveniva da paesi protestanti, correvano il rischio di essere portato davanti ai tribunali dell’Inquisizione.

Questi tribunali dell’Inquisizione alimentavano il clima di sospetto; l’Inquisizione spagnola durò fino al 1700 e non si occupò di streghe ma dava la caccia ad oppositori del regime, eretici, mussulmani, ebrei ed apostati. Come nel XV secolo l’inquisizione cattolica, diretta dai gesuiti, si era accanita contro i protestanti, nel 1750 l’Inquisizione spagnola represse anche la massoneria moderna, perché deista, anticlericale, antipapista e allora vicina alle nuove idee rivoluzionarie.

In Spagna l’Inquisizione, diretta fino al XV secolo dai domenicani, faceva politica e partecipava alle faide, perciò si scontrò con i gesuiti e ne imprigionò alcuni; i sovrani spagnoli partecipavano alla repressione religiosa contro gli eretici e fin dal 1478 si servirono dell’Inquisizione per eliminare arabi ed ebrei, che potevano contrastare la loro campagna di riconquista spagnola.

I tribunali dell’inquisizione erano diretti da rappresentanti del papa ed i loro membri erano scelti tra francescani e domenicani. I papi alimentarono l’antisemitismo; Innocenzo III, Onorio III e Gregorio IX (secolo XIII) avevano tutti un programma antisemita, nel 1288 anche Nicolò IV, il primo papa francescano, esortò i sovrani a procedere contro gli ebrei.

LA CENSURA

Nel 1543 il papa ordinò che, senza il permesso degli inquisitori, non fosse stampato nessun libro, poi nel 1559, con Paolo IV, si arrivò all’indice dei libri proibiti, a Roma e altrove si fecero roghi dei libri sequestrati, furono condannati autori ed editori di libri; però la censura era esistita anche prima, anche se non regolamentata.

L’Inquisizione fece sentire la sua presenza anche nella repressione della libertà di stampa. I concili si occuparono anche di censura, che fu affidata ai monaci e poi ai gesuiti, in questa materia il re era ufficiale di polizia della Chiesa. Il Frate servita e storico Paolo Sarpi si ribellò per i libri bruciati dall’Inquisizione, perché diceva che così la religione faceva gli uomini insensati.

L’Inquisizione censurava libri, mettendo all’indice quelli proibiti e ne faceva dei falò; incoraggiava la delazione, non ricercava i fatti ma il grado di colpevolezza dell’accusato, l’onera della prova di innocenza era a suo carico, la Chiesa non accettava la libertà di pensiero.

Per i libri da pubblicare era richiesto l’imprimatur ecclesiastico, quelli vietati erano messi all’indice, l’Inquisizione fece bruciare migliaia di libri del talmud ebraico. Gli autori romani delle pasquinate antipapali, che operarono dal XVI al XIX secolo, se scoperti, erano messi a morte.

L’INQUISIZIONE ISLAMICA

Nel nono secolo anche nell’Islam esisteva l’Inquisizione contro gli eretici, chiamata Minha, nel mondo islamico i monaci sufi furono mistici perseguitati dall’Inquisizione, torturati e messi a morte; alcuni di loro erano comunisti, come i primi cristiani. I mistici sono esistiti in India, in Israele, nel cristianesimo e nell’Islam; nel cristianesimo alcuni di loro furono perseguitati dalla Chiesa, all’inizio anche i francescani, soprattutto gli spirituali o fraticelli minori, furono visti con sospetto, perché la seguivano la regola della povertà.

Anche in Israele esistette una forma di Inquisizione con le sue pene simili a quelle islamiche, per esempio, nei casi di apostasia e adulterio. Dopo la cattività babilonese (586-538 a.c.) gli ebrei tornarono in Palestina e, diretti Esdra e Neemia, fecero una riforma religiosa, combattendo la degenerazione della loro religione e l’idolatria; questi, emisero sentenze di morte e, poiché temevano che i matrimoni misti minassero la bontà della loro fede, costrinsero i giudei a ripudiare le mogli straniere.

Nel nono secolo il califfo abasside Al-Mamun lanciò un’Inquisizione contro il pensiero libero, voleva che si accettasse il corano così com’era. l’Islam conserva ancora alcune pene corporali tipiche della caccia alle streghe e dell’Inquisizione cristiana; il corano, come la bibbia e la dottrina della Chiesa, contiene ancora principi giuridici barbarici.

La dottrina ufficiale islamica sostiene il dogma che il corano è increato ed eterno ed il suo originale è in cielo. Nell’Islam furono considerati eretici i dualisti persiani, quelli che credevano alla metempsicosi, i liberi pensatori, gli atei ed i materialisti. Tra gli eretici, c’erano quelli che non credevano alla religione rivelata e seguivano un ascetismo d’influenza buddista. Altri negavano la resurrezione, il profeta e la sua teologia; per perseguire gli eretici, furono nominati speciali giudici e tribunali speciali, questi eretici furono decapitati o crocefissi.

Alcuni eretici irridevano al pellegrinaggio, altri negavano il giudizio universale, alcuni difesero il diavolo, alcuni non pregavano in maniera ortodossa; per gli eretici liberi pensatori, la conoscenza si doveva raggiungere con la riflessione e la ricerca e non con la rivelazione.

Come sotto il cattolicesimo, gli eretici islamici subivano la tortura e il supplizio del fuoco, però alcuni intellettuali eretici furono protetti dal potere sia nell’Islam che nel mondo cristiano; spesso a corte si poteva essere atei e increduli liberamente, purché non comunicassero al popolo le proprie idee, era così anche alla corte italiana dell’imperatore Federico II. Del resto, a Galileo fu proprio rimproverato di aver scritto in volgare per instillare le sue idee al popolo ignorante, il quale invece doveva credere, obbedire e combattere. Nell’Islam e nel cristianesimo eresie gravi erano l’apostasia e l’ateismo, meritevoli del rogo.

LA CACCIA ALLE STREGHE

L’Inquisizione, soprattutto in alta Europa, si accanì anche contro streghe, accusate di aver fatto un patto con il diavolo, contro i maghi e astrologi. Le streghe erano spesso levatrici ed erboriste, curavano e praticavano aborti, furono perseguitate fino al 1670; nel 1258 Alessandro IV e nel 1320 Giovanni XXII perseguitarono maghi ed erboristi, nel 1326 Giovanni XXII ordinò all’Inquisizione di agire contro le streghe, nel 1451 Nicolò V condannò gli indovini e quelli che leggevano la mano. Per estensione, furono accusati di stregoneria eretici, ebrei, valdesi, catari e templari.

Nel 1484 Innocenzo VIII iniziò lo sterminio delle streghe, furono accusate di stregoneria anche le levatrici, le streghe erano anche sospettate di profanare l’ostia consacrata. Nelle chiese fu collocata una cassetta per le denunce anonime, la presunta strega era invitata a confessare ed abiurare il demonio, se non lo faceva era torturata, quando confessava era bruciata.

Si cercava sul corpo delle streghe un’imperfezione, quale segno lasciato dal diavolo, le streghe erano gettate nelle acque e se annegavano erano considerate innocenti, se galleggiavano erano considerate colpevoli. Gli eretici che confessavano spesso si salvavano, invece le streghe finivano lo stesso sul rogo.

Le imputate erano denudate e fustigate, strumenti di tortura erano il cavalletto, degli strumenti per slegare le ossa, le tenaglie, il fuoco sotto i piedi; il supplizio durava a discrezione dell’inquisitore; spesso, per il dolore, si confessava la propria colpevolezza anche se si era innocenti.

Il sabba popolare, perseguito dagli inquisitori, era un festino o pasto in comune un po’ spinto, in ricordo d’antiche orge pagane; i partecipanti erano mascherati e gli uomini per entrare pagavano, mentre le belle ragazze entravano gratis, come nelle attuali discoteche. La cerimonia era diretta dal principe nero, un uomo che distribuiva ostie nere, un altro giovanotto rappresentava il diavolo; probabilmente anche la festa di Halloween ha queste origini.

Dal 1400 al 1600 nei paesi protestanti la chiesa cattolica e quella protestante furono le istigatrici delle persecuzioni alle streghe da parte dei tribunali dell’Inquisizione.

Nel 1487 il “malleus maleficarum”, opera di domenicani tedeschi, era il programma di repressione dell’Inquisizione contro le streghe, voluto da Innocenzo VIII. L’opera era divisa in tre parti, la prima dimostrava l’esistenza della stregoneria e della magia, la seconda descriveva le varie forme di stregoneria, la terza forniva istruzioni su come interrogare, processare e punire le streghe; per il malleus, le donne erano più inclini degli uomini alla stregoneria, per quei domenicani, tutto aveva cominciato ad andare storto con Eva. Le streghe erano torturate e potevano essere giustiziate solo se confessavano.

Innocenzo VIII (1484-1492) condannò la stregoneria e accusò di stregoneria quelli che non credevano alle streghe, diffidava delle donne e quindi delle streghe; si accusavano le levatrici di stregoneria, queste donne aiutavano anche l’aborto, mentre la Chiesa era contro il controllo delle nascite.

Nel 1600 c’erano dei personaggi che giravano per i villaggi dicendo d’essere capaci di riconoscere le streghe a colpo d’occhio e si facevano pagare per ogni strega che facevano condannare. Per la caccia alle streghe si arrivò a distruggere dei villaggi, le streghe furono accusate d’essere responsabili della carestia, le guaritrici erano sospettate di stregoneria.

Nel 1500 in Friuli alcuni contadini, detti benandanti, erano accusati di stregoneria, curavano le persone cadendo in trance e praticavano la magia, comunicavano con i morti. Si credeva che erano benandanti tutti i bambini che erano nati con la camicia, cioè coperti dalla placenta; furono accusati da avere fatto un patto con il diavolo, erano gli ultimi relitti del culto sciamanico pre-cristiano e dalla tradizione cristiana furono fatti passare per esseri cattivi.

Nella ricerca delle prove di colpevolezza, dall’Inquisizione fu adottata contro la stregoneria l’ordalia germanica o giudizio divino, con la prova del fuoco, del ferro rovente, dell’acqua bollente, dell’olio bollente, dell’acqua fredda (chi annegava nell’acqua era considerato innocente); però nell’ordalia germanica, diversamente che nell’inquisizione cattolica, il giudice era neutrale ed al disopra delle parti. In Italia, gli ultimi processi per stregoneria si tennero a Venezia, a metà del settecento.

INTERVENTI DEI PAPI NELLO SVILUPPO DELL’INQUISIZIONE

Nel IV secolo Costantino fece un concordato con la chiesa cattolica e la fece religione privilegiata, il successore Teodosio I la fece unica religione di stato, cioè volle lo stato confessionale e introdusse il monopolio religioso per legge; per Costantino la religione era una questione politica, egli voleva l’unità contro le divisioni dei pagani, perciò, tramite tribunali speciali, si sforzò di eliminare le eresie; quindi la prima forma di Inquisizione risaliva a lui, egli diresse anche i primi concili dei vescovi, comunque, allora Costantino seguiva il sistema accusatorio romano invece che quello inquisitorio cattolico, nato nel 1200.

La santa inquisizione è chiamata santa come i libri sacri, non perché ispirati da Dio, ma perché custodi e depositari ne era i sacerdoti, separati dal popoli e visti come santi nei loro templi o chiese; il popolo era ignorante e analfabeta e la sua mancanza di consapevolezza ne favoriva la gestione politica.

Lucio III (1181-1185) fu l’iniziatore dell’Inquisizione, nel 1185 l’imperatore Federico I Barbarossa, per favorire una possibile l’alleanza tra trono e altare, previde la pena di morte per l’eresia; Innocenzo III (1198-1216) compì un altro passo per rendere operativa l’Inquisizione; i tribunali dell’Inquisizione furono inaugurati ufficialmente dal concilio di Tolosa del 1229, sotto Gregorio IX (1127-1241), il quale affermava che anche Dio era stato inquisitore, perché aveva cacciato Adamo ed Eva dal paradiso.

Gregorio IX, con un editto, stabilì che i beni degli eretici andavano divisi tra delatori e autorità, le dimore degli eretici erano distrutte, come le case e le città dei nemici di guerra; chi nascondeva gli eretici riceveva pene pecuniarie e corporali e perdeva i diritti civili.

Nella caccia agli eretici, il papa obbligò il senato romano a prestargli il braccio secolare, questo era esecutore dei giudizi dei tribunali ecclesiastici, a questa procedura poi si conformarono i potestà dei comuni ed i principi nell’impero. Alcuni combattevano gli eretici per salvarsi l’anima, altri per interessi patrimoniali, ci furono tante delazioni; l’imperatore Federico II (1194- 1250) emanò leggi contro gli eretici e introdusse l’Inquisizione anche in Germania.

Nel 1231 papa Gregorio IX nominò inquisitori a Roma, a Firenze e in Linguadoca; fondò un’Inquisizione papale accanto a quella dei vescovi, affidandola ai domenicani, che esercitarono la loro opera omicida in tutta Europa, particolarmente in Spagna, Italia e Francia meridionale; nel 1234 Gregorio IX canonizzo Domenico di Guzman (1170-1221), che combatté gli albigesi e fondò i domenicani, chiamati dal popolo i cani del Signore.

Gregorio IX affidò i processi a domenicani e francescani, i conventi francescani furono dotati di prigione, i primi ergastoli, speciali celle, nacquero lì; l’Inquisizione diventò anche corpo di polizia e di repressione; Innocenzo IV (1243-1254) approvò il ricorso alla tortura.

I territori della cristianità furono diviso in distretti, ad ogni distretto fu assegnato un inquisitore, i predicatori promettevano indulgenze a chi abiurava e a chi avesse fatto il delatore. Gregorio IX, Urbano IV, Bonifacio VIII e Clemente V (secoli XIII – XIV) introdussero il processo sommario inquisitorio senza avvocati.

Filippo IV il Bello re di Francia (1268-1314), attirato dai loro tesori, chiese al papa di sciogliere l’ordine dei Templari, facendoli condannare dall’Inquisizione come eretici. Tuttavia le speranze del Filippo il Bello furono in parte deluse, perché il papa trasferì i beni immobili dei templari, non posseduti in Francia, ai cavalieri ospitalieri di San Giovanni ed ai domenicani, mentre i templari sopravvissuti trasferirono altri beni mobili in Portogallo e in Scozia. Il gran maestro dei templari Giacomo di Molay fu condannato al rogo dall’Inquisizione, assieme ad altri templari, altri templari fuggirono o aderirono ad altri ordini.

Nel XIV secolo l’Inquisizione dava la caccia ad un’organizzazione segreta anarchica “I Fratelli del Libero Spirito” che, mischiando religione a politica, si diceva volesse abbattere lo stato (“la storia dei Templari” di Malcolm Barber – Piemme Editore).

Giovanni XXII (1316-1334), con l’Inquisizione, perseguitò i francescani spirituali o fraticelli minori, che volevano tornare all’umiltà dell’origine del cristianesimo, e nel 1318 ne fece bruciare diversi a Marsiglia; Innocenzo VI (1352-1362) approvò questi i processi agli spirituali. Nel 1400 nella Francia del nord, a perseguire le streghe, furono i tribunali laici dello stato, istigati dalla Chiesa, perché non vi operava più l’Inquisizione.

Paolo III (1534-49) utilizzò l’Inquisizione contro i protestanti, utilizzando la Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola, che nel 1542 rilanciò l’Inquisizione, sottraendone la direzione ai domenicani, i quali però rimasero forti in Spagna ed erano ostili ai gesuiti. Nel 1542 Paolo III fondò un’Inquisizione romana, ispirata a quella spagnola, imponendo la censura e vietando la stampa e la diffusione di libri pericolosi; nel 1545 inaugurò il concilio controriformatore di Trento (1545- 1565).

Paolo IV (1555-1559) ampliò i poteri dell’Inquisizione autorizzandola alla tortura, potenziò l’Inquisizione romana e creò l’indice dei libri proibiti; fece trionfare lo spirito dell’Inquisizione, che dipendeva dal papa e arrivò fino in America latina; nel 1639 in Brasile l’Inquisizione condannò al rogo 81 ebrei, nel 1654 gli ebrei furono espulsi da questo paese.

Pio V (1566-1572) diede impulso all’Inquisizione. I medici erano spinti a costringere l’ammalato in fin di vita a confessarsi; nel 1566 Pio V impose ai medici di non curare chi non si fosse, in tale frangente, confessato; gli studenti di medicina, per addottorarsi, dovevano giurare di rispettare questa norma, in Italia meridionale questa pratica durò fino al 1852. Con Pio V l’Inquisizione toccò il culmine, questo papa festeggiò anche la strage degli ugonotti francesi; sotto Sisto V (1585-1590) il sacerdote rifiutava di assolvere chi confessava i suoi peccati senza denunciare i complici..

Oggi per la Chiesa, che si pone come realtà assoluta e totalitaria, il nemico è il relativismo, Ratzinger afferma che la salvezza si può avere solo con il cattolicesimo; sono tanti i papi conservatori che vengono dall’Inquisizione, l'ultimo è Ratzinger.

L’Inquisizione, nata nel XIII secolo, fu rinominata nel XIX secolo Sant’Uffizio e poi, nel 1965, Propaganda Fide; la rivoluzione francese la spazzò via però, con la restaurazione, Pio IX (1846-1878) la ripristinò, richiudendo gli ebrei romani, emancipati nel resto d’Europa, nei ghetti. Quando all’Inquisizione successe il Sant’Uffizio, questo nel 1866 ammetteva ancora la schiavitù.

Fonti

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  • “Il libro nero del cristianesimo” di Fo, Tomat, Malucelli – Editore Nuovi Mondi
  • “Chiesa e stato in Italia”- di Arturo Carlo Jemolo – Einaudi Editore
  • “I papi contro gli ebrei” di David Kertzer – Rizzoli Editore
  • “Storia dell’antisemitismo” di Gerard Messadié – Piemme Editore
  • “I papi storia e segreti” di Claudio Rendina – Newton Editore
  • “Verità e menzogne della chiesa cattolica” di Pepe Rodriguez – Editori Riuniti
  • “Storia criminale del cristianesimo” di Karlheinz Deschner – Ariele Editore
  • “Perché non sono musulmano” di Ibn Warraq – Ariele Editore
  • “Storia della città di Roma nel medioevo” di F. Gregorovius - Einaudi Editore
  • “Storia dei papi” di Leopold von Ranke – Sansoni Editore
  • “I fratelli siamesi – lo stato e la religione” di Nunzio Miccoli

Bibliografia

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia medievale
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Aggiornamento: 01/05/2015