AGOSTINO D'IPPONA (354-430): il tempo

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AGOSTINO D'IPPONA (354-430): il tempo

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Giuseppe Bailone

L’undicesimo libro delle Confessioni tratta del tempo, un problema filosofico su cui già Platone, Aristotele e, soprattutto, Plotino hanno fermato la loro attenzione.

Per Aristotele e per Plotino il mondo non ha avuto inizio nel tempo: per loro sono nel tempo e ne subiscono il logoramento le cose del mondo, non il mondo. Il racconto biblico, invece, colloca nel tempo non solo il mondo ma anche l’attività creativa di Dio. Suscita, quindi, una domanda nuova: se il mondo ha avuto inizio nel tempo, se la creazione divina è avvenuta nel tempo, che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?

E’ una domanda familiare ad Agostino. La facevano provocatoriamente i manichei criticando la Bibbia. Non la può, quindi, eludere con un motto di spirito, dicendo, ad esempio, che, prima di creare il mondo, Dio preparava l’inferno per coloro che vogliono scrutare il cielo.

La domanda colloca anche Dio nel tempo. Introduce un prima e un dopo della sua attività creativa. Attribuisce a Dio un mutamento della volontà: la decisione di creare il mondo.

Tutto questo, però, non è compatibile con la buona teologia, con una corretta concezione di Dio, come essere perfetto immutabile ed eterno.

Agostino, ormai avviato da Ambrogio alla interpretazione allegorica della Bibbia, non si lascia travolgere dal significato letterale delle prime pagine bibliche: Dio non è nel tempo e non c’è un prima, né un poi nella sua attività; la creazione non è avvenuta nel tempo; il tempo è stato creato col mondo.

Dio è eterno, fuori del tempo.

Agostino riconosce l’estrema difficoltà “della questione riguardante l’eternità di Dio, che crea le cose senza alcun mutamento della sua volontà”,1 ma conferma la sua convinzione anche trattando della creazione del mondo e dell’uomo nella Città di Dio.

Il tempo è, dunque, una creatura divina; ma, che cos’è questa creatura divina che chiamiamo tempo?

“Se nessuno me lo chiede, lo so; se dovessi spiegarlo a chi me ne chiede, non lo so: eppure posso affermare con sicurezza di sapere che se nulla passasse, non esisterebbe il passato; se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe un futuro; se nulla esistesse, non vi sarebbe il presente.

Passato e futuro: ma codesti due tempi in che senso esistono, dal momento che il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora? E il presente, a sua volta, se rimanesse sempre presente e non tramontasse nel passato, non sarebbe tempo, ma eternità. Se dunque il presente, perché sia tempo, deve tramontare nel passato, in che senso si può dire che esiste, se sua condizione all’esistenza è quella di cessare dall’esistere; se cioè non possiamo dire che in tanto il tempo esiste in quanto tende a non esistere?”.2

Eppure noi parliamo di tempo lungo e di tempo breve, ma sempre riguardo al passato e al futuro. “Ma come può essere lungo o breve quello che non è? Il passato non è più, il futuro non è ancora”.3

Come possiamo misurare ciò che non è più, ciò che non è ancora e ciò che esiste solo per transitare dal non ancora al non più?

Se il passato e il futuro sono impossibili da misurare perché non sono, anche il presente non si lascia afferrare per la misurazione, essendo la sua natura quella della transizione. Eppure noi parliamo di tempo lungo o corto con riferimento sia al presente che al passato e al futuro. Che cosa misuriamo?

“Misuro il tempo, lo so; ma non misuro il futuro che non esiste ancora; non misuro il presente che non ha estensione, non misuro il passato che ormai non esiste più. Che cosa misuro dunque?”4

Si misura la sua estensione, ma che tipo di estensione è quella temporale?

La si può assimilare all’estensione spaziale?

No. L’estensione spaziale resta oggetto reale di misurazione per tutta la durata dell’operazione, mentre l’estensione temporale è instabile e passa dal non essere ancora al non essere più. Se, infatti, prendo in misura un tempo presente, breve fin che si vuole, ad esempio un minuto, durante la sua misurazione io posso distinguere di quel minuto la parte che deve ancora venire dal futuro da quella che già è finita nel passato; mi trovo, quindi, per tutto il minuto a misurare quel che di esso non è ancora e quel che non è più, fino a quando tutto il suo non ancora è diventato non più.

Posso parlare di un’operazione reale?

Se penso di sì, di che realtà misurabile, estesa, si tratta, dato che non si tratta di estensione analoga a quella spaziale?

E’ un’estensione spirituale, un distendersi dell’anima.

Agostino non lo cita, ma fa sua la concezione spiritualistica del tempo di Plotino.

La misura del tempo è nell’anima.

“L’anima attende, presta attenzione, ricorda: in modo che quello che attende, attraverso il suo sviluppo nel presente, passi poi nel ricordo. Chi potrebbe negare che il futuro non esiste ancora? Ma nell’anima vive l’attesa del futuro. Chi potrebbe negare che il passato non esiste più? Ma nell’anima vive la memoria del passato. E chi negherà che il presente manca di estensione perché non è che un punto transeunte? Ma dura l’attenzione attraverso la quale il futuro tende al passato. Non si può dunque avere un futuro lungo – non esiste ancora – ma il lungo futuro è la lunga attesa del futuro; non si può avere un passato lungo – non esiste più – ma il lungo passato è il lungo ricordo del passato”.5

La realtà del tempo è nell’anima, solo nell’anima.

E’ la presenza del tempo nell’anima a renderne possibile la misurazione nelle sue dimensioni di presente passato e futuro. L’attenzione al presente, il ricordo del passato e l’attesa del futuro fanno del tempo una presenza spirituale tridimensionale: il presente del presente, il presente del passato, il presente del futuro.

Note

1 La città di Dio, XII, 21.

2 Confessioni, XI, 14.

3 Confessioni, XI, 15.

4 Confessioni, XI, 26.

5 Confessioni, XI, 28.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Torino 13 marzo 2010

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

Plotino (pdf)

L'altare della Vittoria e il crocifisso (pdf)


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015