AGOSTINO D'IPPONA (354-430): contro il manicheismo

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AGOSTINO D'IPPONA (354-430): contro il manicheismo

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Giuseppe Bailone

Negli ultimi anni di appartenenza al manicheismo, Agostino ha avuto modo di misurare le debolezze filosofiche di quella religione che aveva abbracciato proprio perché gli sembrava convincente filosoficamente.

Il dualismo metafisico, che gli era sembrato offrire una convincente spiegazione del peso del male nell’esistenza umana e della drammaticità della lotta per contrastarlo, adesso gli appare intimamente contraddittorio: se il Male può, nella sua lotta contro il Bene, recargli danno, il Bene si rivela corruttibile e, quindi, privo di un carattere fondamentale della divinità. Se Dio è il Bene ed è incorruttibile, è impensabile l’esistenza di un suo antagonista metafisicamente altrettanto reale.

Nella polemica contro il manicheismo Agostino combatte contro una parte non breve del proprio passato e contro un temibile pericolo per la comunità cristiana di cui è ormai il pastore. Il manicheismo è, infatti, molto diffuso nel Nord Africa, dove viene messo seriamente in difficoltà solo dall’invasione dei Vandali, che arrivano quando Agostino sta morendo.

La metafisica monistica di Plotino, la sua concezione del male come non essere e la sua polemica contro lo gnosticismo aiutano Agostino nella polemica nei confronti dei suoi ex-correligionari e nella costruzione di una dottrina cristiana filosoficamente consistente e degna di una religione ormai al potere.

Agostino, però, coniuga Plotino con la nuova fede, introducendo nella metafisica plotiniana l’idea biblica di creazione divina dal nulla.

È una novità che modifica profondamente il rapporto del mondo, in particolare, dell’uomo con Dio.

Il mondo non è generato, ma creato da Dio dal nulla.

Tra il mondo e Dio c’è il nulla, c’è l’abisso.

La continuità ontologica garantita dall’emanazione delle cose dall’Uno non c’è più. Le cose sono buone non perché sono una emanazione divina, ma perché sono una sua creazione.

L’uomo è simile a Dio, perché creato a sua immagine e somiglianza, non perché generato da lui. E’ figlio di Dio per creazione, non per nascita, non per generazione o per emanazione. La sua natura creaturale lo espone al nulla da cui è stato tratto.

Si radica qui la possibilità del male morale.

Solo Dio è bene perfetto, senza limiti.

Ogni cosa in quanto creata da Dio è buona, ma nessuna è perfetta.

Ogni creatura, in quanto tratta dal nulla, partecipa dell’essere e del non essere, ha per così dire un vizio ontologico, è esposta al rischio di corruzione.

Solo Dio è pienezza e perfezione di essere, quindi è incorrotto e incorruttibile.

“Il bene che non può essere affetto da vizio è quindi Dio. Tutti gli altri beni derivano da Lui e di per sé possono essere viziati, perché di per sé non sono nulla. Per Lui, invece, alcuni non sono viziati, altri, viziati, sono risanati”.1

Anche l’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, ha questo vizio di fondo, non è Dio ed è corruttibile.

L’uomo infatti può rinunciare a Dio e volgersi alle cose del mondo, che non sono il male, ma un bene radicalmente inferiore al loro creatore e disposte in ordine gerarchico di valore.

Può peccare.

“Il primo vizio dell’anima è la volontà di fare ciò che la somma e interiore verità proibisce. Così l’uomo fu scacciato dal paradiso in questo mondo, ossia passò dall’eternità alla vita temporale, dall’abbondanza all’indigenza, dalla stabilità alla debolezza. Non quindi dal bene sostanziale al male sostanziale, perché nessuna sostanza è male, bensì dal bene eterno a quello temporale, dal bene spirituale a quello carnale, dal bene intelligibile a quello sensibile, dal bene sommo a quello infimo. Vi è quindi un certo bene, che l’anima razionale non può amare senza peccare, perché è stato messo sotto di lei. Male, perciò, è proprio il peccato, non quella sostanza che, peccando, viene amata. Non è male quell’albero che, come sta scritto, era piantato nel mezzo del paradiso, ma la trasgressione del comando divino; e quando essa ha come conseguenza la giusta dannazione, da quell’albero, toccato contro il divieto, proviene la conoscenza del bene e del male, perché l’anima, dopo essere stata irretita dal suo peccato, espiando le pene conosce la distanza che passa fra il comando, cui non volle attenersi, ed il peccato che ha commesso. E in questo modo impara a conoscere, sperimentandolo, il male che, per precauzione non apprese; e facendo il confronto, ama con maggior ardore il bene che, disobbedendo, poco amava”.2

Per spiegare la non sostanzialità del male, Agostino ricorre ad esempi molto efficaci.

La sostanza acqua non è male. E’ male, invece, il buttarsi volontariamente in acqua e il soffocamento che ne consegue.

“Lo stilo di ferro è fatto, ingegnosamente, da una parte per scrivere e dall’altra per cancellare, e nel suo genere è bello e adatto al nostro uso. Ma se qualcuno vuole scrivere con la parte che serve per cancellare e vuole cancellare con quella con cui si scrive, non farà dello stilo un male, poiché sarebbe a buon diritto criticato l’atto stesso. Se egli lo corregge, dove sarà il male?”

E ancora: “Se qualcuno all’improvviso guarda direttamente il sole a mezzogiorno, i suoi occhi colpiti saranno sconvolti. Forse per questo il sole o gli occhi saranno un male? Assolutamente no: infatti sono sostanze. Male è, invece, lo sguardo anomalo e il turbamento che ne consegue. Questo male non esisterà più, quando gli occhi si rimetteranno in sesto e guarderanno la luce adeguata ad essi”.

Il male non è sostanza. Il male metafisico non esiste. Esiste il male morale e le sue conseguenze dolorose e negative.

La metafisica neoplatonica consente ad Agostino di distinguere nettamente il male morale e il male fisico dal male metafisico.

Contrariamente alla tesi manichea, il male metafisico è difetto di realtà e di perfezione, non realtà antagonista al principio del bene. Il difetto di realtà che caratterizza le cose create determina nel mondo le differenze di valore delle cose, disposte gerarchicamente in ordine. Ogni cosa, nella misura in cui è reale, è buona nella posizione che occupa nell’ordine universale delle cose.

La volontà umana, creata libera, può orientarsi verso valori superiori o inferiori all’uomo. Il male morale è la scelta di beni inferiori, è il rovesciamento dell’ordine delle cose, è infrazione dell’ordine divino, è peccato.

Il male non sta nella sostanza delle cose scelte, ma nella scelta.

L’oggetto del peccato non è male, il male è la scelta.

Il male fisico, il dolore è la conseguenza del peccato.

Del male non è responsabile Dio, ma solo l’uomo.

Se il giovane Agostino aveva aderito alla teoria manichea del male perché sembrava spiegargli le difficoltà sulla via del bene col peso determinante delle forze del male, adesso la polemica antimanichea lo porta a mettere in evidenza la libertà e la responsabilità dell’uomo. E’ il momento in cui la filosofia greca, col suo razionalismo morale, sembra più compatibile col cristianesimo agostiniano. E’ il momento in cui Agostino traduce in termini cristiani anche la teoria stoica del diritto naturale, di un ordine, naturale e divino, delle cose, che l’uomo può riconoscere con la ragione e mettere a fondamento dell’organizzazione del mondo umano.

E’ il momento in cui l’umanesimo greco sembra poter diventare centrale anche nella prospettiva del cristianesimo agostiniano. Ma è il punto d’arrivo di un percorso agitato e non concluso. Nuovi travagli e nuove polemiche attendono il vescovo Agostino e il suo umanesimo greco si rivelerà pieno d’insidie per l’uomo di fede.

Note

1 La vera religione, XIX, 37. Il termine latino vitium significa difetto, imperfezione, manchevolezza. Agostino se ne serve per segnalare la condizione ontologica delle cose create che, in quanto tratte dal nulla, hanno questa imperfezione sostanziale.

2 La vera religione, XX, 38.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Torino 13 febbraio 2010

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

Plotino (pdf)

L'altare della Vittoria e il crocifisso (pdf)


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Aggiornamento: 26-04-2015