IL DISAGIO MASCHERATO
Quando la depressione entra in caserma
Il simposio di psichiatria della Sanità militare
dalla "Gazzetta del Sud" del 12 maggio 1991

L'aula magna dell'Università ha ospitato un simposio (...) sul tema: "La
depressione mascherata e gli equivalenti depressivi". (...) erano presenti le
più alte autorità ed i massimi esponenti delle strutture operative nel campo
della medicina e della sanità locale. Le allocuzioni (...) hanno concordemente
sottolineato "l'importanza sociale degli studi sulla depressione, patologia
assai diffusa e complessa, e l'utilità del simposio per un proficuo scambio di
esperienze scientifiche".
Il fenomeno depressivo - è stato detto - investe particolarmente il giovane
che si avvicina alla carriera militare. Anche il semplice servizio di leva può
costituire un momento drammatico per il senso di solitudine e di smarrimento che
comporta. Il fenomeno dei suicidi che ha colpito nel 1986 le Forze armate non
era che il sintomo più diffuso di un malessere della società moderna che in
altri Paesi europei si è rivelato più grave. (...)
"La complessa eziopatogenesi che sottende la depressione e le limitate
conoscenze dei meccanismi attraverso cui i farmaci esplicano la loro azione - ha
affermato il prof. Meduri - non consentono di correlare un determinato tipo di
antidepressivo ad una particolare condizione patologica. La scelta del farmaco
deve fare riferimento alle caratteristiche individuali del soggetto depresso, in
considerazione degli effetti collaterali del farmaco stesso. (...)
L'organizzazione militare (...) si avvale oggi dell'attività specialistica di
supporto affidata a 24 consultori psicologici, di attività di ricerca
scientifica rivolta allo studio dell'epidemiologia del disagio psichico, della
tossicodipendenza tra i militari di leva e nel campo della prevenzione e dello
studio del tentato suicidio. L'inserimento nella vita militare risente - secondo
il dott. Pirollo - di una malintesa libertà individuale, da cui deriva il
malessere psichico per l'inconciliabile contrasto tra le convinzioni delle
giovani reclute e le esigenze di vita collettiva. I possibili casi medico-legali
connessi al quadro clinico del disturbo nevrotico sono stati illustrati dal col.
La Cavera.
Questo era il testo di un articolo apparso sulla "Gazzetta del Sud del 12
maggio 1991". Le sottolineature mettono in risalto alcuni dei passi più"
curiosi": i suicidi fra i soldati di leva ad esempio vengono definiti ad esempio
solo il "sintomo di un malessere diffuso nella società moderna"; con un accorto
giro di parole viene ammesso che si sa ben poco dei meccanismi con cui i farmaci
agiscono sulle persone e si cerca di nascondere il dubbio fondato che possano
non servire a niente o che gli effetti collaterali siano più dannosi dei pretesi
benefici; divertente è l'uso del termine epidemiologico per una pretesa
"malattia" che non si trasmette per via virale né batterica ed è stupenda
veramente la conclusione che il disagio psichico in caserma deriva dal
"malinteso" dei militari di leva di volere ritenersi liberi.
Qui di seguito riportiamo pure uno stralcio del testo del volantino da noi
distribuito in quell'occasione, e riportiamo per onore di cronaca che il
volantinaggio è stato inutilmente osteggiato dalle crocerossine che stazionavano
all'ingresso ("non sta bene", "il generale è arrabbiato") mentre il volantino
andava letteralmente a ruba fra gli invitati al simposio ...
LA MASCHERA È LA PSICHIATRIA
La maschera è la psichiatria, che spaccia i nostri problemi esistenziali per
malattie di cui non ha mai dimostrato l'esistenza, la psichiatria che considera
malato chi soffre e non questa società che ci fa soffrire, che considera malato
chi non sopporta la disciplina militare, chi non sopporta le imposizioni. La
psichiatria vuole nascondere il fatto che se c'è qualcosa che non va è nella
società, è nell'esercito, e non nella persona che soffre.
Troppo comodo dire che chi non si adegua è malato, che chi non obbedisce, chi
vuole essere libero è pazzo, depresso, nevrotico. E così chi riesce a non farsi
fare il lavaggio del cervello da un'istituzione totalitaria quale è l'esercito,
chi conserva ancora la sua volontà, chi è più sensibile e di conseguenza rifiuta
di sottostare, chi si sente a disagio, deve comunque essere sottomesso, e viene
sottomesso con quel sottile strumento di tortura che sono gli psicofarmaci (vere
e proprie droghe i cui effetti devastanti sul cervello sono stati documentati da
seri studi scientifici, vedi i lavori del dottor Peter Breggin) e le altre
terapie psichiatriche.
Comitato di base contro la
psichiatria di Messina
www.club.it/cuculo/militari.html |