Le contraddizioni del “Socialismo reale” in Unione Sovietica (pdf-zip)

di Cristina Carpinelli

Ricercatrice del Cespi (Centro Studi Problemi Internazionali) di Milano

 

Allegato

Il dibattito sulle contraddizioni sociali nell’Unione Sovietica

di Pierre Naville

 Directeur de recherches presso il CNRS. Questo saggio, scritto nei primi anni Sessanta, è stato pubblicato nel libro L’URSS Diritto Economia Sociologia Politica Cultura, (a cura di) Michel Mouskhély, volume primo, Casa editrice Il Saggiatore, 1965; pp. 497-502.

Per tutto un certo periodo, nel pensiero sovietico lo studio delle contraddizioni esistenti nella società ha cessato di essere all’ordine del giorno. Stalin ed il suo regime avevano imposto il silenzio alle loro manifestazioni, se non nei fatti, almeno nell’espressione scritta e verbale. Nell’URSS tutto veniva allora considerato nella prospettiva della “solidarietà”: antagonismi, contraddizioni ed opposizioni erano definitivamente scomparsi. Al massimo, si ammetteva l’esistenza di inevitabili squilibri, di scompensi, di sopravvivenze del passato. I filosofi e gli economisti sospendevano così la validità delle leggi della dialettica, che essi d’altronde predicavano alle frontiere di uno stato che sembrava incarnare il modello perfetto di stato delineato da Hegel.

Il problema riemerse nella stampa sovietica in occasione della pubblicazione in russo del secondo volume delle Opere Scelte di Mao Tse-tung, apparso a Pechino nel 1952. Questo volume conteneva fra l’altro l’opuscolo, scritto da Mao nel 1937, intitolato Sulla contraddizione. Lo stesso Stalin, in alcune sue note per il XIX Congresso del Pcus, non poté fare a meno di alludere ad alcuni antagonismi ancora esistenti nella società sovietica; ma lo fece riportando tali antagonismi all’“opposizione tra il vecchio ed il nuovo” o ad altre antitesi, singolarmente insignificanti di fronte alla realtà effettiva delle numerose contraddizioni presenti nella vita quotidiana della popolazione, a dispetto della cecità dei filosofi, degli economisti e dei funzionari.

Dopo la morte di Stalin, “il problema delle contraddizioni” ritorna a poco a poco di attualità nelle discussioni scientifiche e si trova oggi al centro di una riflessione nuova. Molti sono gli articoli dedicati a questo tema da economisti, da filosofi e persino da studiosi di logica e di matematica. Possiamo affermare con sicurezza che la causa di questo risveglio di interesse non deve essere cercata né in un ritorno a Hegel, né nella difesa di alcune brevi annotazioni leniniste. Esso è piuttosto frutto della stessa evoluzione sociale e di una nuova libertà di pensiero. Dopo il XX Congresso, che ha “autorizzato” la manifestazione pubblica di certe difficoltà del regime, i redattori dei giornali, soprattutto i lettori che ad essi inviavano le loro lettere non tendono più a presentare certi fatti come anomalie o deficienze episodiche, ma come espressione di vere e proprie contraddizioni. Un lettore scrive, ad esempio, alla “Komsomol’skaja Pravda” del 22 giugno 1960: “Non pensate che sia prematuro entusiasmarsi per gli sputnik e per la conquista dello spazio, quando mancano ancora gli alloggi, gli asili e le derrate alimentari? Se sapesse quanto vengono a costare questi missili, la gente resterebbe colpita e sconcertata. Dite ad un operaio, ad un operaio qualsiasi che potrebbe mandare il proprio bambino all’asilo, pagare due volte di meno un metro di stoffa ed acquistare un ferro da stiro: sono certo che griderebbe: ‘Per amor di Dio, non lanciate più missili’”.

Critiche di questo genere si leggono ormai abbastanza spesso nella stampa quotidiana. E’ interessante notare che esse sono espresse sotto forma di contraddizioni: allo stato attuale delle cose, la produzione di missili è in contraddizione con la produzione di certi beni di consumo. I problemi della priorità, dell’adattamento, della scelta, della decisione vengono oggi formulati in modo meno burocratico di una volta, ed ognuno di essi suscita molti problemi nuovi. All’indomani della morte di Stalin, il Manuale di economia politica, pubblicato sotto gli auspici dell’Accademia delle scienze dell’URSS, ammetteva che nel regime del lavoro esistevano ancora contraddizioni di ogni genere. Certo il Manuale le presentava come semplici differenze: ma ciò che la teoria considera come “differenza” può ben essere sentito dalla popolazione come opposizione, come contraddizione. Il Manuale affermava: “In regime socialista, permangono residui dell’antica divisione del lavoro: la differenza essenziale tra lavoro manuale e intellettuale, tra il lavoro dell’operaio e quello del contadino, tra il lavoro semplice e quello qualificato, tra il lavoro di facile e quello di difficile esecuzione”. Oggi, leggendo la stampa sovietica, si ha spesso l’impressione che tali differenze implichino in realtà profonde opposizioni, non meno acute di quelle che si manifestano nei regimi di tradizioni borghesi: la popolazione non si inganna.

Le pubblicazioni scientifiche cercano di porre il problema delle contraddizioni sociali in forma nuova. Benché non sembrino ancora poter operare in piena libertà, queste riviste hanno pubblicato nel corso di questi ultimi anni numerosi articoli ai quali va riconosciuto almeno il merito di aver aperto un dibattito, destinato ad estendersi sempre più. La breve opera di Mao Tse-tung non aveva certo molte pretese di scientificità. Era tutta imperniata sull’idea delle due possibili forme di contraddizione: universale e particolare. Mao basava questa distinzione su un’annotazione di Lenin che dice: “L’antagonismo e la contraddizione sono cose del tutto differenti. Nel socialismo scompare l’antagonismo, resta la contraddizione”. Dopo di lui, questo tema è stato ripreso da molti autori sovietici, ma non si può dire che i loro argomenti abbiano raggiunto un livello autenticamente scientifico o siano fondati su criteri scientificamente validi. Si riafferma l’esistenza di “contraddizioni non antagonistiche” ogni volta che si allude a difficoltà, scompensi, errori, scelte difficili o infelici, fenomeni di mancato adattamento, o anche soltanto quando - come oggi accade sempre più spesso - le critiche e le rivendicazioni giungono ad esprimersi senza essere immediatamente represse.

Che i primi a porre il problema siano stati i pianificatori e gli economisti è un fatto del tutto naturale. Nel 1956, nasceva una discussione sull’articolo di Ja. Kronrod A proposito delle contraddizioni economiche nel socialismo (“Voprosy Filosofii”, n. 2, 1956), nel quale l’autore si chiedeva con franchezza se una delle fonti delle contraddizioni nel socialismo non fosse eventualmente da ricercare, indipendentemente dalle esigenze del piano, nella stessa dinamica dei rapporti in regime socialista. A questo interrogativo A. Krylov (Sulle contraddizioni nello sviluppo delle forze produttive, “Voprosy Filosofii”, n. 4, 1957) rispose che queste contraddizioni avevano radici ben più profonde nel rapporto stesso tra l’uomo e la natura: “Lo sviluppo delle forze produttive in generale, e in particolare degli strumenti di produzione, deriva indubbiamente dal processo stesso del lavoro, dalle sue contraddizioni interne, dall’asservimento da parte dell’uomo delle forze della natura che costituisce l’essenza delle forze produttive. La contraddizione reale e sempre rinascente tra gli uomini e la natura rappresenta la contraddizione interna di un fenomeno quale è il lavoro, in cui l’uomo, con la sua attività, funge da intermediario nello scambio di oggetti tra se stesso e la natura”. Tuttavia, altri autori ritengono che il problema non possa essere risolto mediante formule tanto generali e che sarebbe invece opportuno analizzare, nei molteplici rapporti reali, la dinamica delle contraddizioni sociali, in modo da risolverle prima che esse possano produrre effetti così negativi da compromettere gli obiettivi da raggiungere. B.S. Ukrajncev, ad esempio, osserva nell’articolo Il problema della soluzione a tempo opportuno delle contraddizioni della società socialista (“Voprosy Filosofii”, n. 5, 1957) che “la contraddizione principale (tra l’agricoltura e l’industria), presente anche nella società socialista, non può essere un fenomeno al di fuori della storia…Nella vita della società possono talvolta sorgere contraddizioni che frenano il progresso, invece di promuoverlo. Così, le contraddizioni tra i fattori obiettivi e soggettivi che riflettono gli errori commessi nel lavoro pratico, i malintesi o i dissensi tra gruppi particolari di persone o anche tra paesi, non fanno altro che ostacolare lo sviluppo. In una società socialista si hanno a disposizione tutti i mezzi possibili per evitare il prodursi di queste contraddizioni o per risolverle praticamente se esse dovessero, nonostante tutto, ripresentarsi”.

Il problema venne ripreso da Ja Kronrod nel corso di un convegno organizzato nel 1958 dalla sezione per le scienze sociali dell’Accademia delle scienze dell’URSS, i cui atti furono pubblicati (Problemi economici dell’edificazione del comunismo, “Voprosy Ekonomiki”, n. 9, 1958). Da allora questo problema è sempre stato all’ordine del giorno. Kronrod non esita ad affermare che “il compito principale dell’economia politica del socialismo è lo studio delle contraddizioni inerenti ai rapporti socialisti di produzione”. Egli chiede che si smetta di parlare dei rapporti di produzione come se essi fossero soltanto “rapporti di collaborazione fraterna e di solidarietà socialista tra uomini liberati dallo sfruttamento”, definizione che, secondo lui, ha solo un carattere descrittivo e morale, inadatto ad esprimere l’evoluzione reale della vita sociale. Kronrod sostiene che nel socialismo esistono “contraddizioni sociali costanti”: nei rapporti di proprietà, nel lavoro sociale, tra la produzione, la distribuzione, la circolazione, ecc. Tuttavia si tratta di contraddizioni “non antagonistiche”, come si usa dire in Cina e nell’URSS. In altri termini, la società socialista “ignora conflitti di classe insolubili”. Eppure “proprio queste contraddizioni costituiscono la fonte dello sviluppo dell’economia socialista”. Da questo punto di vista, Kronrod critica quei filosofi che tentano di riportare tutte le contraddizioni della società socialista alla lotta tra il “vecchio” ed il “nuovo”, tra il positivo ed il negativo, e fa notare che alcune classiche contraddizioni rilevate da Marx nell’analisi del capitalismo e che si ritrovano nell’Unione Sovietica (lavoro astratto e lavoro concreto, valore di scambio e valore d’uso, produzione e consumo, lavoro manuale ed intellettuale, ecc.), non “possono essere riportate alla lotta tra fattori di progresso e fattori di regresso”.

Gli organismi della pianificazione hanno così proposto in forma nuova un certo numero di importanti problemi pratici. Negli anni 1959-1960, sono stati agitati, ad esempio (a) il problema delle contraddizioni tra produzione dei beni strumentali e dei beni di consumo, (b) il problema delle contraddizioni tra decisioni centralizzate e decentralizzate, e (c) il problema della contraddizione all’interno della “divisione socialista del lavoro”.

Queste questioni non sono trattate solo dal punto di vista teorico: vengono studiate anche le loro immediate ripercussioni sulla vita sociale, sul comportamento e sull’attività quotidiana dei lavoratori. Sino a pochi anni fa, esse venivano risolte, secondo le direttive ufficiali, ricorrendo allo schema degli squilibri o degli adattamenti, venivano cioè ridotte a deficienze di carattere amministrativo. Ma la persistenza di questi “squilibri” induce a chiedersi se essi non abbiano per caso un carattere organico, se essi cioè non siano il prodotto di contraddizioni essenziali al regime socialista, al regime di “costruzione del comunismo”, così come è inteso nell’URSS.

Nel corso delle discussioni sollevate da questi problemi si assiste al riemergere di vecchie polemiche fra la dialettica dei “distinti”, sostenuta da Benedetto Croce, e la dialettica delle contraddizioni di origine hegeliana e marxista. Oggi molti economisti sovietici si chiedono, ad esempio, se non sia più facile risolvere il problema di scegliere all’interno dell’alternativa presentata dai due settori della produzione sociale (beni di produzione e beni di consumo), tenendo conto di certe contraddizioni che si manifestano tra essi, invece di ricorrere a calcoli tecnici in cui l’arbitrio del potere introduce soltanto una falsa “solidarietà”.

Secondo certi autori, anche l’esperienza dei sovnarchoz (consigli dell’economia nazionale – n.d.r.) rivela che il decentramento non è affatto un problema amministrativo o tecnico, ma è espressione di una tensione sociale - che si manifesta sul terreno delle decisioni economiche ad ogni livello - tra l’onnipotenza accentrata del partito e il potere locale di decisione. E gli articoli sempre più numerosi dedicati alla cooperazione fra stati “socialisti” od alla “divisione internazionale socialista del lavoro”, cominciano ad indicare che questa cooperazione non è priva di contraddizioni, alcune delle quali sembrano per il momento difficilmente superabili. A questo proposito sono molto significative le aspre controversie tra Pechino e Mosca. E’ senza dubbio difficile giudicare, sulla base degli studi pubblicati in riviste destinate ad un pubblico ristretto, in che modo siano sentite dal pubblico le contraddizioni della vita sociale nell’Unione Sovietica. Ognuno di essi, invece di analizzarle dal punto di vista teorico, cerca di trarsi d’impiccio alla bell’e meglio. Eppure è interessante seguire il dibattito in corso sulla contraddizione perché esso, occupandosi di un tema tanto importante per la filosofia ufficiale, implica numerosi problemi che non tarderanno a farsi sentire in tutta la loro urgenza.


Opere consultate:

Libri:

- T.  GRANT:

Dalla rivoluzione alla controrivoluzione, E.C. Editoriale Coop., Trento, 1998.

- C.  CARPINELLI:

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- A.P.  BUTENKO:

La perestroika contre les blocages du socialisme, Progress, 1988.

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Saggi:

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Po povodu pis’ma R.I. Kosolapova”, in Voprosy filosofii, n. 12/1987.

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- Mc AULEY:

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Classi e “gruppi” (1)

Un ventaglio di disuguaglianze (2)

Antagonismi e contraddizioni (3)

L’interpretazione dell’ineguaglianza (4)

Il dibattito sulle contraddizioni sociali nell’Unione Sovietica (5)


Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Politica
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Aggiornamento: 23-04-2015