Pascoli e Ulisse

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Poemi Conviviali


Demitizzare gli eroi e i loro cantori

I - II - III - IV - V - Testo

L'interpretazione che Giovanni Pascoli dà delle vicende di Ulisse, e in particolare quella dell'incontro col pastore nell'isola di Polifemo, rappresenta un unicum in tutta la storia della letteratura italiana.

Un unicum che, forse a motivo della sua originale controtendenza, è stato, si potrebbe quasi dire, pervicacemente taciuto dalla critica letteraria nazionale, tenuto nascosto nei cassetti delle cose che non si possono dire o raccontare, pena il rischio di trovarsi in scomode posizioni, difficilmente giustificabili al cospetto della cosiddetta "cultura dominante".

La suddetta interpretazione (che in Pascoli è esclusivamente poetica) fu in origine prodotta in vari poemi, pubblicati su riviste prestigiose, poi raccolti in un'unica edizione, dal titolo Poemi conviviali, che i critici, se si escludono il grande Gianfranco Contini e Maurizio Perugi, uno dei suoi discepoli, han sempre considerato, a torto, come produzione minore del poeta.

In realtà i Poemi conviviali sono uno dei libri più intensi del Pascoli, chiudendo essi definitivamente il filone romantico che aveva attraversato tutto l'Ottocento, e ponendo le basi, modernissime, di una poesia realistica, scevra da qualsivoglia mitologia, lontanissima da illusioni e retoriche d'ogni forma.

E' stato detto, in tal senso, che i suddetti Poemi pensano la stessa "classicità" come una "mostruosa, cultuale allucinazione" (cfr la prefazione di A. Colasanti, in Pascoli, Tutte le poesie, Newton, Roma 2003, p. 517, edizione cui qui si fa riferimento).



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Aggiornamento: 21 giugno 2005 - Homolaicus - Il mito di Ulisse