LA RIVOLUZIONE D'OTTOBRE
dall'esordio al crollo


L'INTERVENTO MILITARE INGLESE NELLA RUSSIA BOLSCEVICA

I - II - III - IV

Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, Italia e Giappone, alleate della Russia nella I guerra mondiale, sin dall'inizio del conflitto cercarono di far portare ai russi il maggior peso delle operazioni belliche contro la Germania. In questo furono aiutate dallo stesso governo zarista, fino al 1917, poi dal governo provvisorio di Kerenski, tra il febbraio e l'ottobre 1917.

Tuttavia i bolscevichi, quando andarono al potere, dovendo ricostruire un'economia disastrata dalla guerra, che aveva portato la popolazione alla fame e temendo di non resistere alla controrivoluzione con una guerra in atto, il cui scopo era soltanto una nuova spartizione dei territori mondiali, proposero immediatamente alla Germania di concludere un trattato di pace.

L'Intesa non poteva accettare una soluzione del genere, non solo perché veniva a perdere un prezioso alleato contro i tedeschi e per lo sviluppo del capitalismo in Russia, ma anche perché attraverso la guerra potevano sperare di intervenire nel territorio russo per dare man forte ai controrivoluzionari.

Il governo inglese pensava inoltre di formare un nuovo fronte antigermanico con le divisioni cosacche del Don e del Kuban, nonché con quelle dei nazionalisti ucraini e dell'esercito rumeno. Ma questo era più che altro un pretesto per penetrare nell'area meridionale dell'ex impero zarista.

Sin dal 2 novembre 1917 (secondo il nuovo calendario) i capi delle armate cosacche del Don, del Kuban, del Terek e di Astrakhan, con altre popolazioni caucasiche del nord e della steppa, avevano fondato a Vladikaukas (Ordzonikidze) l'Unione del Sud-Est, il cui governo era presieduto dal cadetto Kharlamov (1).

All'istituzione dell'Unione avevano partecipato, a vario titolo, i rappresentanti dei consolati e delle missioni militari degli alleati in Russia, il cui personale contemplava moltissimi agenti del controspionaggio.

Una delegazione dell'Unione fu ricevuta a Pietrogrado dall'ambasciatore britannico Buchanan, i cui contatti coi reazionari russi, al pari del suo addetto militare, Knox, si andavano facendo sempre più regolari.

Il 22 novembre infatti il Ministero inglese della Guerra esaminò la possibilità di contattare l'ataman dei cosacchi del Don, Kaledin, intenzionato a continuare la guerra contro i tedeschi. E infatti il giorno dopo, attraverso la mediazione dell'ambasciatore del Siam, si riuscì a incontrare l'emissario segreto di Kaledin, un banchiere appartenente ai cadetti, il principe Chakhovskoi.

Scopo dell'incontro era quello di verificare la possibilità di organizzare una dittatura militare guidata da Kaledin, con l'appoggio del generale Alexeev, anziano capo di stato maggiore dell'esercito imperiale russo, di Rodzianko, presidente della Duma (consiglio di stato), e dell'ex comandante in capo Kornilov.

Per sostenere l'impresa occorrevano armi e denaro. A tale proposito si era pensato di fondare una banca cosacca con un grande capitale garantito dalle ricchezze minerarie del sud della Russia. Una banca del genere avrebbe facilmente attirato i depositi provenienti da Mosca e Pietrogrado. Knox avrebbe tenuto i contatti con gli emissari del Don e il primo degli inviati segreti, che incontrò Kaledin, fu il capitano inglese Noel.

Egli riferì in un dispaccio che i cosacchi del Don non riuscivano più a sopportare la guerra e che difficilmente si sarebbero impegnati in una nuova campagna militare, anche perché vi erano ingenti truppe dell'Armata rossa a Rostov e a Novocherkassk, per cui Kaledin non era ancora pronto a diventare dittatore e l'Unione del Sud-Est restava tutto sommato abbastanza divisa al suo interno.

Di ritorno da Tiflis, Noel fece un rapporto sulla situazione del Don al suo superiore, il generale Shore, che comandava la missione militare inglese presso il quartier generale dell'esercito russo del Caucaso. A suo parere Kaledin, federalista convinto, si sentiva responsabile solo nei confronti dell'Unione del Sud-Est e preferiva una politica difensiva, rinunciando a misure antibolsceviche al di fuori del territorio cosacco, anche se aveva intenzione in un prossimo futuro di far cessare le forniture di carbone, petrolio e grano.

Il 30 novembre l'ambasciatore Buchanan comunicava a Londra che senza appoggio finanziario Kaledin non si sarebbe mai mosso. Il Ministro della Guerra inglese fece pressioni sul capo dell'ambasciata russa Nabokov, che aveva rifiutato di riconoscere il potere dei soviet e stava parteggiando per le forze reazionarie.

Il 3 dicembre 1917 lo stesso ministro ordinò a Buchanan d'impedire coi mezzi ritenuti opportuni che la Russia giungesse a una pace separata con la Germania, ormai prossima alla conclusione (la pace di Brest-Litovsk verrà stipulata il 3 marzo 1918).

Le direttive erano precise: contattare Kaledin, Alexeev e i loro seguaci, fornire ai cosacchi e agli ucraini tutti i fondi ritenuti necessari, creare un blocco di potere tra caucasici, cosacchi, ucraini e rumeni, insediare un governo sufficientemente stabile, nella certezza che chi controllava il carbone, il petrolio e il grano della regione avrebbe poi controllato tutta la Russia.

Erano dichiarazioni impegnative, che andavano giustificate di fronte ai parlamentari inglesi e l'escamotage fu trovato, al solito, nella formula dell'impegno antigermanico.

Il 5 dicembre 1917 Buchanan e Knox in un loro dispaccio sostengono di non essere convinti che Kaledin e Alexeev abbiano forze necessarie per opporsi ai bolscevichi. Non solo, ma si lamentano che le continue visite dei loro emissari all'ambasciata inglese di Pietrogrado rischiano di compromettere tutta l'operazione e di far arrestare gli stessi diplomatici inglesi. Chiedono pertanto che gli incontri vengano fatti nelle regioni interessate, tramite la mediazione di Noel e di Williams (impiegato presso l'ambasciata).

Quanto agli aiuti finanziari (10 milioni di sterline), essi andavano gestiti dall'intermediario della missione inglese in Romania.

I consigli furono parzialmente accettati. Il colonnello Jack, poi il generale de Canddles e il capitano Noel s'incontrarono precipitosamente a Novocherkassk col colonnello francese Guchet e il console americano Pull, per vedere insieme come aiutare militarmente Kaledin e Alexeev.

Grazie ai fondi e ai consiglieri militari, Kaledin, inzialmente, riportò qualche successo nei pressi del Don, occupando Rostov il 15 dicembre. Tuttavia l'Armata rossa stava circondando l'intera Ucraina e anche le regioni centrali.

Fu allora che gli statisti anglo-francesi convocarono rapidamente a Parigi una conferenza per discutere l'atteggiamento da tenere verso la "questione russa".

Il 23 dicembre fu redatto il trattato sulle zone d'influenza delle due potenze: l'azione diretta della Francia (che sborsò 100 milioni di franchi) doveva svilupparsi a nord del mar Nero (Bessarabia, Ucraina e Crimea); quella inglese invece a sud-est nello stesso mare, contro i turchi, impegnandosi nei territori cosacchi e caucasici, ma anche in Armenia, Georgia e Kurdistan.

In particolare gli inglesi erano convinti che la Transcaucasia e le vaste regioni confinanti potevano costituire una testa di ponte per un successivo intervento armato contro la Russia bolscevica. Altre aree strategiche venivano considerate quella nord della Russia europea e i paesi Baltici.

Questo piano annessionista fu approvato anche dal governo statunitense.

Il 12 gennaio 1918 il console generale inglese telefonava da Odessa dicendo che i bolscevichi stavano facendo grandi progressi in Ucraina. Un mese dopo Kaledin si uccideva. Nel telegramma del 2 febbraio il console concludeva amareggiato che il movimento del Don era alle corde.

Tuttavia un nuovo fatto andava imponendosi all'attenzione degli osservatori anglo-francesi: l'occupazione tedesca dell'Ucraina, in seguito alla pace coi russi, e il trasferimento del grosso dell'Armata rossa verso il fronte est, aveva fatto sì che quest'ultimo diventasse il principale teatro delle operazioni belliche.

In Transcaucasia il potere restava nelle mani dei separatisti borghesi e la cosiddetta "Armata volontaria" che s'era ritirata nel Kuban, poteva riprendere le proprie forze.

Il 4 agosto 1918 il corpo inglese del generale Dunsterville entrava a Baku, chiamato dai partiti borghesi nazionalisti, sotto il pretesto di difendere la città contro i turchi. Sarebbe stato impossibile per gli inglesi dominare il Caspio senza occupare Baku.

Senonché, preoccupandosi più di sfruttare le risorse petrolifere della regione che di difendere la città, questa cadde in mano turca il 15 settembre.

Il 30 novembre lo stato maggiore del comando alleato sosteneva che l'azione britannica nel Caucaso doveva proseguire ad ogni costo, con le forze che gli inglesi disponevano nella Turchia asiatica. In Ucraina esse avrebbero potuto intervenire simultaneamente sia dal lato della Romania che dalla costa del mar Nero, raggiungendo le regioni di Kiev e Kharkov.

Intanto, approfittando dell'apertura degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli, la missione militare del tenente-colonnello Blackwood era in grado di ricongiungersi con le truppe bianche di Denikin, passando attraverso Novorossisk. Tale missione fu seguita da quella del generale Pool.

Nel dicembre 1918 la Transcaucasia fu occupata dalla 27a divisione britannica di Tessalonica e dalla 39a brigata proveniente dal nord-ovest dell'Iran, col pretesto di veder assicurate, da parte dei turchi, le condizioni dell'armistizio.

Gli inglesi comunque ebbero il loro da fare, sul piano politico, a conciliare il progetto antibolscevico del generale Denikin, che voleva una Russia "una e indivisibile", con le aspirazioni indipendentiste degli strati più agiati della popolazione caucasica (Georgia, Armenia, Azerbajgian e Daghestan), che in maggioranza era non russa.

Il funzionario del Foreign Office, Eyre A. Crowe, proponeva di condurre il doppio gioco e di aspettare il corso degli eventi. Grazie agli alleati inglesi e francesi, gli Stati caucasici avrebbero potuto conservare una certa indipendenza nell'ambito dei rapporti federali con la Russia; altrimenti, in caso di destabilizzazione dei poteri russi, potevano aspirare a una completa e definitiva separazione. In fondo agli inglesi premeva anzitutto dividere l'immenso territorio ex-zarista, occupandone le aree economiche più vantaggiose (in primis i pozzi petroliferi di Baku), in nome di un protettorato politico.

Crowe propendeva per assegnare alla Francia il mandato sull'Armenia e sui territori del Caucaso del sud.

Nella misura in cui i colpi inferti dall'Armata rossa alle guardie bianche e agli interventisti stranieri si facevano più forti, i circoli imperialisti cominciarono a ridimensionare le pretese di abbattere il governo sovietico e, a partire dalla primavera del 1919, si concentrarono sull'idea di creare un cordone sanitario con gli Stati di confine, onde impedire la diffusione delle idee socialiste in occidente, organizzando cioè un embargo economico ai danni del giovane Stato bolscevico e installando alle sue frontiere delle postazioni militari in vista di successive avventure eversive. La Transcaucasia doveva giocare un ruolo centrale.

Questo piano fu discusso alla Conferenza di pace di Parigi nel 1919. Chiunque sapeva che il Caucaso godeva di un'importanza strategica, più importante della Mesopotamia e del mar Caspio, e chi l'avesse dominato avrebbe prima o poi occupato l'intera Russia.

Gli stessi americani era alquanto interessati alla spartizione dell'ex impero zarista e non avrebbero mai permesso a inglesi e nipponici (i francesi si erano già ritirati) di entrare in quei territori senza che fossero chiarite prima le rispettive zone d'influenza. A loro infatti interessavano le ricchezze del Turkestan e della Cina occidentale (mentre sulla parte orientale volevano metterci le mani i giapponesi), e la conquista della Siberia era il primo passo da fare.

Nel Regno Unito la posizione bellicista del capitale finanziario era sostenuta soprattutto da Churchill e da lord Curzon; viceversa il primo ministro Lloyd George stava diventando sempre più propenso a ritirare le truppe inglesi, anche perché l'influenza dei bolscevichi sulla popolazione di Baku cresceva di continuo.

Il 26 luglio 1919 il generale di brigata Bridges affermava in un suo dispaccio che bisognava lasciare almeno due divisioni inglesi in Transcaucasia, in quanto Armenia, Georgia e Azerbajgian non erano - secondo lui - in grado di esistere autonomamente nei confronti del potere di Mosca, se non sotto il protettorato di una potenza straniera.

Nell'agosto 1919 gli inglesi ritirano le loro truppe dalla Transcaucasia, lasciando solo, per circa un anno, una base navale a Batumi. Nel contempo avevano definitivamente rinunciato a sostenere la politica federalista degli ex-generali zaristi, preferendo invece riconoscere le repubbliche transcaucasiche come Stati autonomi, emanazione della volontà dei nazionalisti borghesi.

In particolare gli ultimi tentativi d'ingerenza politico-militare furono fatti mediante il colonnello Stocks, in qualità di addetto militare nella repubblica d'Azerbajgian (Baku), il capitano Gracey nella repubblica d'Armenia (Erivan) e il capitano Hulls quale ufficiale di collegamento a Tiflis.

Il maggiore Teague Jones, ex-agente della polizia indiana, arrivò presto a Tiflis in qualità di ufficiale del servizio informativo inglese. Fu lui che il 20 settembre 1918, con l'aiuto dei socialisti rivoluzionari, aveva fatto fucilare i 26 commissari di Baku.

Quando, nell'estate 1918, Armenia, Georgia e Azerbajgian si proclamarono repubbliche indipendenti, furono riconosciute subito dal governo inglese, che si preoccupò d'inviare a Tiflis O. Wardrap in qualità di commissario britannico principale in Transcaucasia.

L'idea era quella di creare uno Stato federale accorpando quelle tre regioni, ovviamente sotto un protettorato inglese, che in seguito avrebbe potuto estendersi ad altre regioni, p.es. quelle governate dai cosacchi del Don, del Terek, del Kuban, nonché dell'Ucraina. Un'idea quindi non sono antisovietica ma anche antirussa, poiché si voleva sia la fine del comunismo che lo smembramento della Russia in tante regioni da colonizzare.

Tutti questi piani fallirono miseramente.


Bibliografia

British Documents on Foreign Affairs: Reports and Papers from the Foreign Office Confidential Print. Part VI, Series A, The Soviet Union 1917-39, vol. I, ed. Cameron Watt. Frederick (Maryland) 1984

Lord Milner Papers, Oxford Carton D-2


(1) I cadetti erano i membri del partito democratico costituzionale fondato nell'ottobre 1905 dalla borghesia liberale monarchica. Uno dei loro fondatori fu Vladimir Nabokov, capo del servizio amministrativo del governo provvisorio, poi ambasciatore a Londra. Nemico giurato dei sovietici, nel 1919 fu ministro della Giustizia nel governo bianco di Crimea. Fu ucciso da un centonero nel 1922 a Berlino, ove era emigrato. Dopo l'ottobre 1917 tutti i cadetti passarono dalla parte dei bianchi contro i bolscevichi. (torna su)

Lenin agli americani - Jeanne Labourbe - Intervento militare americano - Il ruolo di Churchill


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Storia contemporanea
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Aggiornamento: 28/05/2016