AGOSTINO D'IPPONA (354-430): le armi e la guerra

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AGOSTINO D'IPPONA (354-430): le armi e la guerra

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Giuseppe Bailone

I primi cristiani sono pacifisti e antimilitaristi. Tendono ad evitare il servizio militare, non solo perché comporta l’uso delle armi, ma anche perché nell’esercito si celebrano riti pagani, si presta giuramento all’imperatore e il rischio di dissoluzione morale è più accentuato che in altre professioni.

Dopo Costantino le cose cambiano radicalmente: l’integrazione fra Chiesa e Impero impone ai cristiani la condivisione della responsabilità nell’esercizio del servizio militare e nelle imprese belliche.

Il primo a rispondere a questi nuovi compiti della Chiesa è Agostino, che abbozza la teoria della guerra giusta e dei doveri dell’uomo d’armi.

Agostino risponde all’accusa che gli scrittori pagani muovono al cristianesimo di aver indebolito l’impero romano con il suo pacifismo. Non scrive nessun trattato specifico, ma, qua e là avanza l’idea che il cristianesimo non respinge sempre la guerra, ma la giudica secondo criteri di giustizia.

In diversi punti dei suoi scritti, in particolare nella Città di Dio, parla di guerre giuste e di guerre ingiuste, dice che i malvagi godono a far la guerra mentre i buoni la fanno per necessità. Scrive:

“Il far la guerra ai vicini allo scopo d’ingrandirsi, lo sconfiggere e sottomettere gli altri popoli che non danno molestia, per la sola ragione di regnare, che altro è se non un vero brigantaggio?”.1

Nel 417 scrive al generale Bonifacio, lo stesso cui aveva indirizzato la lettera – trattato sull’eresia donatista.2

Lo rassicura: anche i militari possono piacere a Dio.

“Era guerriero il santo re David, al quale il Signore diede una sì grande testimonianza. Erano guerrieri moltissimi altri giusti di quel tempo. Era soldato anche quel centurione che disse al Signore: Non son degno che entri sotto il mio tetto … Per conseguenza il Signore disse di lui: In verità vi dico che non ho trovato tanta fede in Israele. Era soldato anche quel Cornelio al quale l’Angelo rivolse le seguenti parole: Cornelio, gradite sono state le tue elemosine ed esaudite le tue preghiere, quando lo esortò a mandare a chiamare l’apostolo Pietro per sentire che cosa doveva fare … Erano soldati anche quelli ch’erano andati a ricevere il battesimo da Giovanni … Quei soldati gli avevano chiesto che cosa dovessero fare ed egli rispose: Non fate vessazioni ad alcuno, non fate false denuncie ed accontentatevi della vostra paga. Egli dunque non proibì loro di fare il soldato sotto le armi, dal momento che raccomandò loro di accontentarsi della loro paga”.3

E’ vero che è preferibile la strada di chi serve Dio in perfetta continenza della castità e rinuncia alle occupazioni del mondo, ma ci sono diversi modi di servire Dio.

“Altri combattono contro i nemici invisibili pregando per voi, mentre voi spendete le vostre energie combattendo per loro contro i barbari visibili”.4

Ecco, allora, i principi che giustificano l’uso delle armi:

“Quando indossi le armi per combattere, pensa anzitutto che la tua stessa forza fisica è un dono di Dio. Con questo pensiero non abuserai di questo dono di Dio contro di lui. La parola data, infatti, si deve mantenere anche verso il nemico contro il quale si fa la guerra; quanto più si deve mantenere verso l’amico per il quale si combatte! La pace deve essere nella volontà e la guerra solo una necessità, affinché Dio ci liberi dalla necessità e ci conservi nella pace. Infatti non si cerca la pace per provocare la guerra, ma si fa la guerra per ottenere la pace! Anche facendo la guerra sii dunque ispirato dalla pace in modo che, vincendo la guerra, tu possa condurre al bene della pace coloro che sconfiggi. Beati i pacifici – dice il Signore – perché saranno chiamati figli di Dio … Sia pertanto la necessità e non la volontà ad eliminare il nemico che combatte. Come si usa la violenza con chi si ribella e resiste, così si deve usare misericordia con chi è ormai vinto e prigioniero, soprattutto se non c’è da temere che turbi la pace”.5

Nel 428 scrive a Dario, governatore d’Africa e inviato di pace.

“Sono certamente grandi, ed hanno una loro gloria, gli uomini di guerra non solo fortissimi, ma anche animati da grande fede, cosa che è ragione di lode maggiore. E’ grazie ai disagi e ai rischi ch’essi corrono se, con l’aiuto di Dio che ci protegge e ci soccorre, vengono domati nemici accaniti , si procura la pace allo Stato e alle province, ricondotte all’ordine e alla tranquillità. Ma titolo più grande di gloria è proprio quello di uccidere la guerra con la parola, anziché gli uomini con la spada, e procurare e mantenere la pace con la pace e non con la guerra. Certo, anche quelli che combattono, se sono buoni, cercano senza dubbio la pace, ma a costo di spargere sangue. Tu, invece, hai avuto la missione di impedire che si cerchi di spargere sangue. Mentre quindi gli altri soggiacciono alla necessità, tu sei in questa condizione felice. Rallegrati dunque, illustre signore e figlio carissimo in Cristo, di questo tuo bene così grande e verace, rallegratene in Dio dal quale hai avuto la grazia di essere tale e di assumere una così importante missione”.6

Note

1 La città di Dio, IV, 6.

2 A Bonifacio, diventato governatore dell’Africa dal 423, Agostino scrive ancora nel 427 la lettera 220 per rimproverarlo. Bonifacio, infatti, abbandonato il proposito di farsi monaco, maturato dopo la morte della prima moglie, e accettato, anche per consiglio di Agostino, l’incarico di governatore, aveva sposato per motivi politici una ricca ereditiera, ma si era poi consolato di quel matrimonio di convenienza con più concubine (“non so quante – scrive Agostino – ma può darsi che sia una bugia”).

3 Lettera 189, 4.

4 Lettera 189, 5.

5 Lettera 189, 6.

6 Lettera 229, 2.


Fonte: ANNO ACCADEMICO 2009-10 - UNIVERSITA’ POPOLARE DI TORINO

Torino 7 marzo 2010

Giuseppe Bailone ha pubblicato Il Facchiotami, CRT Pistoia 1999.

Nel 2006 ha pubblicato Viaggio nella filosofia europea, ed. Alpina, Torino.

Nel 2009 ha pubblicato, nei Quaderni della Fondazione Università Popolare di Torino, Viaggio nella filosofia, La Filosofia greca.

Due dialoghi. I panni di Dio – Socrate e il filosofo della caverna (pdf)

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L'altare della Vittoria e il crocifisso (pdf)


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teorici
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Aggiornamento: 26-04-2015