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Discutere sul neorealismo ha significato e significa ancora "discutere sul nodo storico più importante dell'Italia contemporanea, il passaggio dal fascismo all'attuale forma statale democratico-borghese" (1).

Discutere sul neorealismo significa anche discutere sul ruolo degli scrittori (degli artisti e più in generale degli intellettuali) nella società che cambia sotto l'incalzare di drammatici eventi storici, e sul modo in cui gli scrittori modellizzano nelle loro opere quei drammatici avvenimenti e il loro stesso ruolo in quegli avvenimenti. Storia, ideologia, sociologia della letteratura, studio delle poetiche: è forse in questo nucleo di prospettive e di problemi la ragione del fascino, dell'interesse, delle accese discussioni, che il neorealismo ha sempre suscitato.

D'altra parte, il fenomeno neorealista è fra i più complessi e sfuggenti della cultura italiana del Novecento. E' difficile darne una definizione univoca, fissarne con esattezza i limiti cronologici, enuclearne con precisione la poetica; è difficile, peraltro, indicare con sicurezza gli scrittori che possono essere considerati neorealisti.

Il fatto è che il neorealismo non si è definito, non ha elaborato un manifesto programmatico, non è stato una scuola. Tutto ciò spiega perché scrittori diversissimi - per citarne solo alcuni: Cesare Pavese, Alberto Moravia, Elio Vittorini, Beppe Fenoglio, Italo Calvino - possono essere etichettati, almeno per quanto riguarda alcune fasi del loro itinerario artistico-ideologico, come neorealisti.

Italo Calvino

Ma, evidentemente, i problemi sono tanti.

  • Problemi di differenza di generazione e di differenza di formazione: per es., Pavese, Moravia, Vittorini si sono formati durante il fascismo (Vittorini è stato fascista - e qui si inserisce la questione del così detto 'fascismo di sinistra' - fino all’intervento italiano in Spagna a favore di Franco); Calvino e Fenoglio appartengono alla generazione successiva.

Beppe Fenoglio

  • Problemi contenutistici: antifascismo, meridionalismo, lotta armata (Resistenza), Liberazione, ricostruzione del dopoguerra, formano un continuum tematico estremamente vario, complesso, articolato, per cui non sempre è sufficiente - su questo punto ha attirato l'attenzione Maria Corti - la presenza in un'opera di alcuni di tali temi, per definire con sicurezza questa opera come neorealista.

  • Problemi formali (strettamente collegati con i problemi contenutistici): Maria Corti (2)] appunto ha osservato che nella letteratura critica sul neorealismo spesso si dimentica che "la legge costitutiva di un testo letterario si crea al punto di incontro fra livelli tematico-ideologici e formali". Bisognerà pertanto studiare i modi in cui determinati temi vengono formalizzati in una determinata struttura narrativa.

Infine, una questione importante è quella della continuità-rottura che si coagula intorno alla Resistenza, vale a dire la questione del significato della Resistenza nella storia italiana, del modo in cui la Resistenza ha influenzato l'itinerario degli scrittori italiani.

I presenti "Appunti sul neorealismo" si articolano nel modo seguente: in primo luogo si cerca di tracciare un quadro sommario, ma non superficiale, della eterogenea tendenza realistica che caratterizza la narrativa italiana degli anni Trenta e dei primi anni Quaranta fino alla Resistenza; si vedrà che già in questi anni si parla di “neorealismo” o “neo-realismo”, quale calco del tedesco Neue Sachlichkeit, e se ne parla con riserve, se non in modo negativo e - fino al 1943 - senza riferimenti al cinema.

L’uso generalizzato del termine “neorealismo”, con riferimento al cinema e alla letteratura, si impone a partire dal 1948, e nei dibattiti si affermerà che l’etichetta “neorealismo” è di origine cinematografica. La spiegazione di questa ed altre contraddizioni del neorealismo è nei decisivi fatti storici che segnano il passaggio dal fascismo al regime democratico (meglio: democristiano): il paragrafo successivo ricostruisce le line fondamentali della storia italiana dall’arresto di Benito Mussolini (25 luglio del 1943) alla crisi dell’unità antifascista e alle decisive elezioni del 1948.

Quindi si cerca di mettere in luce il ruolo della Resistenza sia per quanto riguarda le forme narrative, sia per quanto riguarda il nuovo impegno degli intellettuali. Le contraddizioni, già latenti, fra impegno degli intellettuali e direzione politica del Partito comunista italiano si manifestano chiaramente dopo la sconfitta dei partiti di sinistra alle elezioni del 1948. Anche utilizzando, in modo non sempre corretto, la lezione di Antonio Gramsci, la direzione comunista cercherà di controllare le posizioni degli intellettuali, e al tempo stesso cercherà di chiudere l’esperienza neorealista in nome di un ritorno all’ordine costituito dal romanzo di impianto classico ottocentesco. Infine si proporrà, con l'aiuto della letteratura critica, una periodizzazione del neorealismo.

Per una sintesi dei fatti che portarono alla vittoria del fascismo e per il ruolo delle riviste (tra le altre "Il Selvaggio" e "Solaria") nella cultura italiana della prima metà del Novecento si veda Per una storia del romanzo italiano dalla crisi del positivismo a "Solaria" (2. Dalla "età di Giolitti" al fascismo e 3. Riviste, frammento, romanzo)
Per una sintesi del periodo che va dalla impresa coloniale italiana in Etiopia allo scoppio del secondo conflitto mondiale si veda La modellizzazione del totalitarismo.


(1) Falaschi, Giovanni, Realtà e retorica. La letteratura del neorealismo italiano, D'Anna, Messina-Firenze, 1977 (torna su)
(2) Corti, Maria, Neorealismo, in: Il viaggio testuale, Einaudi, Torino 1978, 25 ss (torna su)
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L'autore di questo ipertesto è Giovanni Lanza il cui sito è qui: www.giovanni-lanza.de/appunti_sul_neorealismo.htm
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Ultimo aggiornamento: 12-08-11.