Segni artificiali e segni naturali

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5. Segni artificiali e segni naturali

Il linguaggio è insieme una cosa vivente e un museo di fossili della vita e della civiltà. Gramsci

Se i segni artificiali sono convenzionali, quelli naturali sono necessari. P.es. l'orma di un animale lasciata sulla sabbia è un segno naturale, in quanto indipendente da qualunque volontà comunicativa.

Normalmente gli esseri umani attribuiscono un vero significato solo ai segni artificiali, cioè a quei segni che loro stessi si danno. Ma sarebbe un errore pensare che i segni naturali non abbiano alcun significato per l'uomo. Respirare a pieni polmoni l'aria salmastra del mare, durante le vacanze, può trasmettere una sensazione più piacevole del ricevere una mail da un sender lontano migliaia di km.

Gli esseri umani, comunicativi per eccellenza, non possono fare a meno dei segni naturali, muti per eccellenza, il cui significato può essere soggetto a interpretazioni alquanto soggettive. Gli umani non possono fare a meno dei messaggi silenziosi che trasmette loro la natura.

Ovviamente gli umani danno importanza anche a tutti i segni naturali che loro stessi producono senza saperlo o senza volerlo. Tutti questi segni sono stati classificati in tre categorie: tracce, sintomi e indizi. Tracce e indizi sono i segni preferiti p.es. dagli investigatori. I sintomi invece sono oggetto di grande interesse da parte di medici e psicologi.

Questi segni possono permettere di fare constatazioni, congetture, deduzioni, ipotesi ecc. Una delle grandi illusioni della civiltà occidentale è quella di credere di poter risolvere le cause dei problemi conoscendone gli effetti (i sintomi). La "conoscenza" viene spesso considerata come un elemento sufficiente per risolvere i problemi della "vita".

Infine esistono tanti segni artificiali (provocati dalla cultura) che col passar del tempo diventano, per una determinata popolazione, del tutto naturali, come p.es. il modo di mangiare o di vestire o di festeggiare una ricorrenza, di celebrare un rito ecc.

Questi segni mutano con molta lentezza, in maniera praticamente impercettibile. Il segno cambia perché cambia la cultura, il valore che lo sorregge e quindi l'esperienza che vive quel determinato valore culturale.

A volte i mutamenti vengono impediti dalle classi sociali che detengono il potere, ma solo fino a quando non avvengono forti rivendicazioni popolari.

I segni artificiali veri e propri si distinguono in tre categorie: segnali, simboli e icone.

a) I segnali dovrebbero avere un significato piuttosto evidente; semplicità ed efficacia sono gli attributi che caratterizzano questi messaggi diretti, immediati, che devono colpire i sensi, l'istinto (si pensi p.es. ai segnali stradali). L'alfabeto Morse, p.es., sebbene sia un insieme di segni simbolici, col suo ben noto SOS trasmetteva sicuramente un segnale di pericolo.

b) i simboli sono segni convenzionali che stanno al posto di qualcos'altro (p.es. i segni linguistici, i numeri, le note musicali…). I segni simbolici devono essere compresi nella loro interezza, altrimenti l'uso diventa falsificato.

c) le icone sono segni dal forte contenuto espressivo, che fa pensare a un significato impegnativo (p.es. un quadro, un disegno, una foto…). Le icone possono avere un messaggio così stratificato che a volte solo poche persone sono in grado di afferrarlo nella sua completezza. Tuttavia, il fatto di poter comprendere solo una parte del suo significato non comporta, di per sé, una sua errata interpretazione. Il logo (o marchio distintivo) è un'icona simbolica il cui significato non è particolarmente profondo, ma è comunque stilizzato in modo tale da risultare facilmente individuabile o memorizzabile.

La scienza che studia il significato dei segni è la semiotica o semiologia o semeiotica, dal greco semeion, segno e logos, studio. Nessuno studio dei segni è possibile senza un affronto preliminare delle concezioni di vita, dei valori culturali dell'esperienza che produce determinati segni.

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Fonti


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Linguaggi
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Aggiornamento: 27/08/2015