SCOPERTA E CONQUISTA DELL'AMERICA

Dall'avventura di Colombo alla nascita del colonialismo


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Isole scoperte e conquistate da Colombo nel corso del primo viaggio (xilografia del 1493-94)
Isole scoperte e conquistate da Colombo nel corso del primo viaggio (xilografia del 1493-94)

Cap. VIII

L'Europa ricevette la prima notizia della scoperta dal proprio Colombo, per mezzo delle lettere che aveva mandato da Lisbona a Santángel e a Gabriel Sánchez, poi tradotte in latino e pubblicate a Roma. La notizia incominciò a diffondersi, dapprima lentamente, in Italia, poi a Parigi, Basilea e Anversa, quindi nel resto del mondo conosciuto. L'umanista italiano Pedro Martir de Anglería (1), della Corte reale di Spagna, era presente all'arrivo di Colombo a Barcellona e scrisse al suo amico Giovanni Borromeo conte d'Arana, a Roma, una lettera datata il 14 maggio, che comincia così: "Un certo Cristóbal Colón di Liguria (2) è tornato dagli antipodi occidentali...". Il primo ottobre scrisse, con certo scetticismo, che Colombo pensava d'essere arrivato a certe isole di fronte all'India e al Giappone, e ciò era possibile, tuttavia il mondo doveva essere più grande di quello che lui credeva.

Nel novembre del 1493, in un'altra lettera inviata al cardinale Sforza, usò il termine 'nuovo mondo' pensando che si trattasse delle isole che Tolomeo non aveva segnalato, quindi sconosciute dagli antichi, ma che dovevano situarsi vicina alla Malacca. Nel 1498 anche Colombo era della stessa opinione. Sia come sia la notizia era molto importante e rimbalzò di Corte in Corte, da paese a paese.

Il cronista Ruy de Pina, che assistette all'arrivo dell'Ammiraglio a Lisbona, scrisse che "Christovao Colombo, italiano, aveva scoperto le isole del Cipango e delle Antille".

Niccolò Oderico, ambasciatore di Genova, elogiò i Re spagnoli per la scoperta, aggiungendo: "Scoprirono con grande spesa luoghi nascosti ed inaccessibili, sotto la direzione di Colombo, nostro concittadino, e quindi aveva... domato dei barbari incolti e popoli sconosciuti e li educò nella religione, usi e leggi...".

Pedro de Ayala, ambasciatore spagnolo in Inghilterra, scrisse, nel 1498, riferendosi a Caboto: "Lo scopritore è un altro genovese, come Colombo".

Svizzeri, tedeschi, spagnoli, portoghesi, francesi, e fiamminghi ed anche turchi pubblicarono le relazioni dell'arrivo alle Indie Orientali, confermando che l'autore era Colombo, genovese.

In Italia Francesco Guicciardini (3), nei primi anni del secolo XVI, scrisse: "Più meravigliosa ancora è stata la navigazione degli spagnoli, incominciata nel 1492, grazie a Cristoforo Colombo, genovese. Il quale, avendo navigato per il mar Oceano, e pensando di realizzare, avendo osservato certi venti, ciò che poi fu realmente, chiese ai Re di Spagna alcune navi, e navigando verso occidente, scoprì, dopo 33 giorni, gli ultimi estremi del nostro emisfero, alcune isole, delle quali non si aveva notizia della loro esistenza; (isole) felici per la loro posizione, per la fertilità della terra, e perché, salvo alcune popolazioni molto bellicose, che mangiano corpi umani, quasi tutti gli abitanti, di costumi molto semplici e soddisfatti di ciò che produce la natura benigna, non sono presa né dall'avarizia né dall'ambizione; ma molto felici, perché non possedendo gli uomini né una certa religione, né notizie di lettere, né abilità di artigiani, né armi, né arte della guerra, né scienza, né esperienza alcuna delle cose, sono quasi animali domestici e bottino molto facile per qualcuno che li attacchi. Per conseguenza gli spagnoli, sedotti dalla facilità di occuparle e per la ricchezza del bottino, poiché in quelle (isole) erano state trovate vene d'oro molto abbondanti, incominciarono molti di quelli a vivere lì come se fosse stato il loro domicilio; e penetrando più all'interno Cristoforo Colombo, dopo di lui Amerigo Vespucci, fiorentino, e successivamente molti altri, hanno scoperto molte isole e paesi grandissimi di terra ferma; e in alcuni trovarono buone usanze e buona civiltà (sebbene nella maggior parte non trovarono queste cose, né costruzioni pubbliche o private, né nel vestire, né nel conversare); tutte genti piuttosto codardi e facili ad essere depredate, ma hanno tanta estensione questi nuovi paesi che sono, senza paragone, più grandi delle terre che noi conosciamo. Nelle quali terre gli spagnoli si estesero con nuove genti e nuove navigazioni, e prendendo oro e argento dalle vene che si trovano in molti posti e nelle sabbie dei fiumi, oppure comprandolo dagli indigeni in cambio di oggetti insignificanti, oppure rubando quello che quelli avevano accumulato, hanno portato in Spagna quantità infinite; molti navigando fin là privatamente, anche col permesso dei Re di Spagna e a proprie spese, ma ognuno dando al Re la quinta parte di tutto quello che cavavano o che in qualche modo arrivava nelle loro mani. L'ardimento degli spagnoli è arrivato a tal punto che alcune navi avendo raggiunto il mezzogiorno dei 53 gradi, sempre lungo la costa della terraferma, e poi entrando in un mare stretto, e di qui ad un oceano più grande navigando verso oriente, e poi proseguendo la navigazione che usavano i portoghesi hanno, come s'è dimostrato, circumnavigato tutta la terra. 

Degni i portoghesi come gli spagnoli, e particolarmente Colombo scopritori di questa meravigliosa e più pericolosa navigazione, di chiunque si celebri, con lodi eterne, la perizia, l'abilità, il coraggio, l'osservazione accurata e i suoi sforzi per mezzo dei quali è arrivata al nostro secolo la notizia di fatti tanto grandi e tanto insperati. Però sarebbe più degno d'essere celebrata la sua prodezza se a tanti pericoli e sforzi non fossero stati indotti da una esagerata sete d'oro e di ricchezze, ma per la gloria di dare a quelli stessi e ai posteri la notizia della scoperta e di diffondere la fede cristiana, anche se quest'ultimo fatto si derivò, in alcun caso, dall'altro come conseguenza naturale, infatti in vari luoghi sono stati convertiti gl'indigeni alla nostra religione. Come conseguenza di questa navigazione s'è dimostrato che gli antichi avevano sbagliato in molte cose con relazione alla terra. Come il poter navigare più in là, oltre la linea equatoriale; il poter vivere più in là della linea torrida; e anche contro la loro opinione, sappiamo dalla navigazione di altri; che si può vivere nelle zone vicine ai Poli, nelle quali affermano gli antichi che non poteva esserci vita per il troppo freddo, essendo lontane dal sole. E' risultato certo, contrariamente a ciò che alcuni antichi affermavano, ed altri tramandavano, che sotto i nostri piedi esistono altri abitanti chiamati antipodi. Non solo tale navigazione ha smentito molte cose affermate dagli scrittori di cose terrene, bensì apportando, oltre ciò, alcune difficoltà per gli interpreti delle Sacre Scritture, i quali erano soliti interpretarle che quel verso del salmo che dice: 'Che in tutta la terra si levò il suono di quelli e ai confini del mondo le loro parole', significa che la fede di Cristo fosse per bocca degli apostoli penetrata in tutte le parti del mondo. Interpretazione lontana dalla verità, dato che, non avendo alcuna notizia di queste terre né trovando alcun segnale o reliquia della nostra fede, dobbiamo concludere che la fede di Cristo si diffuse lì prima, e poi si perse, o che questa parte tanto ampia del mondo non era stata mai, fino ad ora, scoperta o trovata da uomini del nostro emisfero".

Già Guicciardini risaltava fatti e proponeva soluzioni che durante secoli si discussero invano, giungendo spesso a soluzioni assurde:

a. Il merito della scoperta così meravigliosa era degli spagnoli e di Colombo. 
b. Colombo era genovese, e perciò italiano. 
c. Colombo aveva studiato con precisione certi venti e seppe trarne conclusioni e profitto, 'inventò' tale navigazione meravigliosa e pericolosa.. 
d. Bisogna elogiare e riconoscere il merito dei popoli latini: portoghesi, spagnoli ed italiani di tali grandiose prodezze comuni. 
e. Un merito ancora più grande avrebbero avuto se il loro principale scopo non fosse stato quello dell'avidità dell'oro e di altre ricchezze.

L'unica esagerazione, e non da attribuire a Guicciardini, bensì allo stesso Colombo e di quelli che lo accompagnarono, fu l'affare delle 'vette abbondanti d'oro' trovate dagli spagnoli.

In realtà non avevano trovato tanto oro, ma soltanto piccole quantità che gli indios usavano come adorno. Però l'ossessione dell'oro era così forte che tutti speravano di trovarne in grandi quantità, presto o tardi. Inoltre tutti quelli che ritornavano in Spagna raccontavano cose così meravigliose, la maggior parte inventate, che moltissime persone faceva di tutto per partire per le Indie.

Colombo stesso faceva il possibile per rassicurare i Re di Spagna che l'oro era quasi a portata di mano, bisognava solamente ottenerlo, con un certo sforzo, allungando la mano, e per tranquillizzarli prometteva loro continuamente che presto l'avrebbero ottenuto, e più l'oro era scarso e più cercava di distrarli con descrizioni d'una natura paradisiaca, di fauna esotica e d'indigeni che vivevano in una ideale età ...dell'oro.

Gli spagnoli si resero conto che vi erano realmente due tipi diversi di indios: c'erano quelli che erano così innocenti, ingenui e timorosi che pochi europei armati ne potevano soggiogare facilmente migliaia. Erano ospitali e sensibili, ma non piaceva loro di lavorare, cosicché facevano lavorare le donne, cacciavano e mangiavano uccelli, lucertole, vermi, bisce e rane. Vivevano per mangiare, cacciare, aver relazioni sessuali e nient'altro. Dormivano in amache, il loro animale domestico era il cane e, durante le cerimonie, se lo mangiavano. Adoravano il cielo, le stelle, i venti, i fiumi ed il sole.

Michele da Cuneo (4) scrisse che erano sodomiti, copulavano quando ne avevano voglia, senza importar loro dove si trovavano, ma non erano gelosi. Ce n'erano altri invece che erano bellicosi e cannibali. Sempre secondo il da Cuneo se catturavano uomini di altre tribù se li mangiavano, ma se erano donne avevano con loro relazioni sessuali e se ne nascevano dei figli maschi li allevavano, li castravano affinché ingrassassero e poi se li mangiavano: "Come noi facciamo coi capponi e i capretti".

In pochi anni i cannibali furono sterminati perché erano cattivi, ma anche gli altri, perché erano troppo buoni...

Scoperta avvenuta era necessario ed urgente definire d'una buona volta quali erano le zone che dovevano appartenere al Portogallo e quali al Regno di Castiglia, con lo scopo di prevenire possibili conflitti armati tra i due paesi. Esistevano già trattati tra le due nazioni, come quello di Alcaçovas (1479), che attribuiva le isole Canarie al Regno di Castiglia e la costa occidentale africana al Portogallo, ma le scoperte colombiane rappresentavano nuove conquiste che rendevano necessari dei cambi.

Approfittando del fatto che il papa Alessandro IV (5) doveva ai Re di Spagna la sua elezione al trono pontificio, Fernando e Isabella, seguendo i consigli di Colombo con relazione all'esatta posizione delle isole incontrate, gli fecero emettere varie bolle che confermavano il possesso di Castiglia e León su tutte le nuove terre scoperte.

Nel 1493 la 'Inter Cœtera' (alla quale seguirono le 'Inter Cœtera II', 'Eximiæ Devotionis', 'Pii Fidelis', e 'Dudum Sequitem'), fissò una linea immaginaria (anche questa suggerita da Colombo), che divideva verticalmente in due parti l'Oceano Atlantico, che passava a un centinaio di leghe ad occidente delle isole Azzorre e quelle del Capo Verde, che coincideva precisamente con quella di nulla inclinazione magnetica, che questi aveva incontrato nella sua navigazione. Tutte le terre scoperte ad oriente di questa linea dovevano appartenere al Portogallo, con eccezione delle Canarie, mentre quelle ad occidente dovevano appartenere al Regno di Castiglia e León. Il re Giovanni II del Portogallo non fu d'accordo, ma non volendo rischiare una guerra per una manciata d'isole, si rassegnò, ma chiese che la linea fosse spostata a favore del Portogallo di circa 270 leghe ad occidente. I Re spagnoli acconsentirono e si firmò il famoso trattato di Tordesillas, il 7 giugno del 1494, che permise più tardi al Portogallo di reclamare ed ottenere il Brasile.

I paragrafi principali di codesto trattato erano i seguenti:

a. Si fissava il meridiano di divisione a 370 leghe ad oriente delle isole del Capo Verde, lasciando l'occidente al Regno di Castiglia e l'oriente al Portogallo. 
b. Le due nazioni s'impegnavano a non esplorare l'emisfero non suo e a cedere le terre che eventualmente scoprissero per caso, o per errore, appartenenti all'altra nazione. 
c. Si fissava un termine di tre mesi per definire esattamente la posizione del meridiano. Le due nazioni avrebbero inviato caravelle con astronomi-astrologi, filosofi e marinai alla Gran Canaria, e da lì al Capo Verde, con lo scopo di segnare le 370 leghe sulle carte geografiche. 
d. I castigliani erano autorizzati ad attraversare la zona portoghese per navigare verso l'ovest, ma senza fermarsi per esplorazioni o scoperte.

Il Papa, come tribunale supremo, alla maniera medioevale, decideva come si doveva spartire il mondo recentemente scoperto e quello da scoprire; le altre nazioni che si fossero azzardate a non rispettare con i fatti il suddetto trattato, e le eventuali bolle relative, sarebbero incorse in sanzioni papali.

Così il papa donava, concedeva ed assegnava le terre, con abitanti e tutto, ai Re suoi amici, questi ai loro governatori o viceré che, a loro volta, le passavano ai loro amici e parenti.

In quegli anni nessun'altra nazione europea aveva interesse ad attraversare l'Oceano Tenebroso, o semplicemente non aveva la forza economico-militare sufficiente per opporsi al Papa, al Portogallo e al Regno di Castiglia e León.

Nonostante ciò Francesco I, re di Francia, dichiarò:

"Il sole brilla per me come per gli altri. M'interesserebbe vedere la clausola del testamento d'Adamo, dove mi si esclude da una parte del mondo".

Giulio II, nel 1506, confermava il trattato di Tordesillas con la bolla 'Ea Quæ' e Leone X, nel 1515, con la 'Præcelsæ Devotionis' confermava al Portogallo i diritti sulla rotta verso le Indie Orientali, circonnavigando l'Africa, i territori scoperti ad oriente ed il Brasile ad occidente.
Come quasi sempre succede in circostanze simili ognuno pensò come violare il trattato, diplomaticamente o sfrontatamente, secondo i casi. Il Portogallo oltrepassò le 370 leghe conquistando tutto il territorio che comprende il Brasile attuale, la Spagna oltrepassò la linea del Pacifico arrivando fino alle Molucche.

NOTE

  1. Pietro Martire d'Anghiera nacque ad Arona, nel nord d'Italia, tra il 1455 ed il 1459. Fu invitato dai Re di Spagna come cronista di Corte. Amico del sacerdote Fernando de Talavera, che lo indusse a consacrarsi sacerdote, fu cappellano della regina Isabella. Occupò anche altri incarichi come quello di membro del Consiglio Reale delle Indie, precettore del principe delle Asturie don Giovanni e ambasciatore straordinario a Venezia e alla Corte del Sultano d'Egitto. Non si recò mai in America, però ebbe l'opportunità di avere informazioni che comunicò al Papa, al cardinale Sforza e ad alcuni principi e nobili italiani. Scrisse varie lettere che intitolò "Decadi", che rappresentano degli autentici documenti sui viaggi colombiani, e che furono pubblicate nel 1530, ma che erano già apparsi plagiati fin dagli ultimi anni del 1400. 
    La seconda pubblicazione sulle nuove terre scoperte apparve nel 1507 con il titolo di . . "Paesi nuovamente ritrovati", di Fracanzano da Montalbotto, di Vicenza.
  2. La Liguria era uno degli stati indipendenti d'Italia. 
  3. Francesco Guicciardini nacque a Firenze il 6 marzo del 1483, studiò legge ed ebbe onori e incarichi importanti dalla famiglia de' Medici. Fu amico di Niccolò Machiavelli, storiografo colto e preciso, descrisse obiettivamente ed acutamente le cause di ogni fatto storico da lui studiato. Fra le sue opere più importanti si annoverano la "Storia Fiorentina", la "Storia d'Italia" e "Ricordi Politici e Civili". Morì a Firenze nel 1540. 
  4. Colombo regalò al fedele Michele da Cuneo, nato a Savona, un'sola, che lui stesso battezzò 'La Bella Savonese' 
  5. Rodrigo Borgia ottenne di essere eletto papa dopo di aver corrotto i cardinali, promettendo loro, palazzi, castelli, abbazie e fortezze di proprietà della Chiesa. E donando loro dell'oro, ottenuto dai Re di Spagna, che giunse a Roma in ceste portate da quattro muli e che fu distribuito in proporzioni adeguate. Solo sei cardinali gli si opposero e non si lasciarono corrompere, fra questi c'era Giuliano della Rovere (futuro papa Giulio II) e Raffaele Riario. Borgia, eletto papa col nome di Alessandro VI, nominò 18 nuovi cardinali, tutti spagnoli, cinque dei quali erano parenti suoi. Con lui arrivò anche un buon numero di altri spagnoli, che i romani chiamavano moreschi rinnegati.Giannandrea Boccaccio, ambasciatore di Ferrara, scriveva da Roma al suo Duca: "Dieci papati non basterebbero a saziare la voracità di tutta la sua parentela".
    Machiavelli ci lasciò questa descrizione nel suo libro "Il Principe": "...non fece altro che ingannare il prossimo, questa era la sua idea fissa, escogitava i mezzi per indurlo in errore e trovava sempre le occasioni per truffarlo".
    E Guicciardini, nella sua "Storia d'Italia": "Sapeva unire la forza con una grande astuzia, la chiarezza del suo giudizio con uno straordinario potere di persuasione, e in tutti gli affari aveva un gran talento, ma i suoi vizi erano superiori, i suoi costumi rasentavano l'oscenità, senza il minimo pudore o amore per la verità, la lealtà alla parola data o al sentimento religioso, era un avaro insaziabile e d'una crudeltà che superava quella dei barbari. Il popolo romano diceva: "Alessandro vuole le chiavi di san Pietro e gli altari di Cristo. E perché non dovrebbe se li comprò coi suoi soldi?".
    Fu questo Papa che regalò a Colombo un libro di preghiere, che molto lo consolò durante le settimane che fu imprigionato ed incatenato, e che per testamento lo lasciò alla città di Genova. 
    Colombo scrisse al Papa incitandolo a liberare il Santo Sepolcro.

prof. Giancarlo von Nacher Malvaioli

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