LA LEGIONE AGRICOLA MILITARE ITALIANA IN ARGENTINA
Legión Agrícola Militar Italiana

di Eno Santecchia

Con la collaborazione del prof. Heriberto Santecchia e di Isabella Santecchia

In questo ipertesto vengono narrate le vicende di alcuni italiani emigrati in Argentina sin dai tempi della prima guerra d'Indipendenza italiana.


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Bartolomé Mitre

Bartolomé Mitre
Bartolomé Mitre ha detto a Sarmiento nelle guerre contro i popoli indigeni della pampa argentina: "Non risparmi sangue di indio, l'unica cosa di umano che possiedono è il color rosso del sangue".

Il generale Bartolomé Mitre (1821-1906) fu governatore di Buenos Aires e capo del governo nazionale e dal 1862 fino al 1868 presidente della Repubblica Argentina.

Fu anche autore di numerose opere storiche, linguistiche e di una traduzione in spagnolo dell'inferno dantesco.

Nel 1870 fondò il giornale "La Nación" di cui tenne la direzione sino alla morte.

E' considerato uno dei fondatori della nazione argentina. Membro del Partito unitario, visse in esilio in Uruguay, Bolivia, Cile, Perù finché nel 1852 tornò in Argentina e, unitosi al movimento di opposizione a Juan Manuel de Rosas, partecipò contro questi alla battaglia di Monte Caseros (1852).

Legato da quel momento agli interessi di Buenos Aires, che voleva uno Stato centralista, divenne uno dei capi del movimento secessionista della città durante la guerra tra la provincia (i porteños delle Province Unite del Plata) e la Confederazione (quest'ultima comprendeva i provincianos dell'interno: hacendados e gauchos, che volevano uno Stato federale.

Sconfitto da Justo José Urquiza a Cepeda (23 ottobre 1859), dovette accettare l'entrata di Buenos Aires nella Confederazione (11 novembre).

Riprese le ostilità, Mitre sconfisse le forze confederate nella battaglia di Pavon (17 settembre 1861): ciò ebbe come conseguenza il consolidamento dell'unità centralista dell'Argentina sotto l'egemonia di Buenos Aires. Riconciliatosi coll'Urquiza, riportò al potere il partito liberale.

Nel 1862 Mitre fu nominato presidente della Repubblica dal Congresso; durante il suo mandato (fino al 1868), riuscì a riportare l'ordine, a creare un'amministrazione pubblica, a incrementare istruzione e immigrazione.

Sul piano internazionale inserì il Paese nella guerra (1865-70) della Triplice Alleanza (Argentina, Brasile, Uruguay) contro il Paraguay di Francisco Solano López, proclamatosi indipendente nel 1811.

Nel 1824 scoppiò una guerra con il Brasile per il possesso della Banda Oriental, che il Brasile aveva occupato nel 1816; le ostilità si conclusero nel 1828, con la firma di un trattato che garantiva l'indipendenza del territorio, erettosi in Repubblica Orientale dell'Uruguay.

La fine della guerra contro il Brasile favorì, a Buenos Aires, l'ascesa di un governo unitario, retto dal generale Juan Lavalle, contro il quale i provincianos si affidarono alla guida di un giovane caudillo, Juan Manuel de Rosas.

Questi, organizzato un esercito, marciò sulla capitale ed estromise Lavalle (1829). Assunto il potere, Rosas, conscio della necessità di venire a patti con i porteños per poter conservare la propria posizione, si distaccò dagli antichi sostenitori e si trasformò in dittatore unitario.

Avendo mire espansioniste, fomentò una guerra civile in Uruguay (durante la quale i democratici ricevettero l'appoggio di Giuseppe Garibaldi).

La politica di Rosas provocò la reazione del Brasile, che a sua volta aiutò contro di lui i provincianos. In queste condizioni maturò la rivolta; il caudillo e governatore della provincia di Entre Ríos, Justo José de Urquiza, diede battaglia a Rosas, che il 3 febbraio 1852 fu sconfitto presso Monte Caseros e dovette emigrare.

Urquiza diventò "Direttore generale" del Paese in attesa delle decisioni di un'Assemblea Costituente; Buenos Aires, benché ostile all'autoritarismo di Rosas, non accettò il successo dei federali e, sollecitata da Bartolomé Mitre, si separò dal resto dell'Argentina.

Urquiza, per evitare ulteriori scontri diretti, si spostò a Paranà. Nel 1853, l'Assemblea Costituente, riunita a Santa Fe, varò la nuova Costituzione che prevedeva una repubblica federale, con un presidente e un vicepresidente eletti per sei anni, un congresso bicamerale e, per ciascuna provincia, un governatore e una legislatura locale: rimaneva in sospeso il problema della capitale.

Nel 1861 si raggiunse un compromesso: Buenos Aires pose termine alla secessione, ma Urquiza dovette ritirarsi perché ritenuto un tiranno; Mitre fu successivamente eletto presidente della Repubblica mentre, formalmente, Buenos Aires non riceveva ancora il rango di capitale.

Iniziò dopo questo periodo l'era liberale, caratterizzata dalle presidenze di Domingo Faustino Sarmiento (1868-74) e Nicolás Avellaneda (1874-80), in cui si tese a migliorare il livello dell'istruzione e furono potenziati le comunicazioni e l'esercito.

Fu questo il periodo in cui venne combattuta, contro il Paraguay del dittatore Francisco Solano López, la cosiddetta guerra della Triplice Alleanza durante la quale (1865-70) Argentina, Brasile e Uruguay, un tempo avversari, trovarono motivi di solidarietà nella comune resistenza alle aspirazioni atlantiche del leader paraguayano.

Candidato alla presidenza nel 1874, Mitre fu sconfitto da Nicolás Avellaneda in elezioni irregolari; capeggiò perciò un'insurrezione contro di lui ma fu rapidamente sconfitto.

Si schierò poi con l'opposizione, finché nel 1890 si uní al movimento che fece cadere Juárez Celman. Si ritirò tuttavia dalla politica nel 1892, a motivo di forti contrasti in seno al suo stesso partito, Unión Civica, da lui stesso fondato nel 1880.

Scrisse alcune opere storiche tra cui si ricordano: Historia de Belgrano y de la indipendencia argentina (1876-77, 3 vol.), Historia de San Martín y de la emancipación sudamericana (1887-88, 3 vol.).

La Guerra della triplice Alleanza, nota anche come Guerra Paraguaiana nel 1864-1870, fu il più sanguinoso conflitto della storia dell'America Latina. Venne combattuto dal Paraguay contro le tre nazioni alleate di Argentina, Brasile, ed Uruguay.

Il Paraguay era stato coinvolto per anni in dispute sui confini e le tariffe, con i suoi più potenti vicini, Argentina e Brasile. Allo stesso tempo gli Uruguaiani avevano lottato per ottenere e conservare l'indipendenza dalle stesse potenze, in particolare dall'Argentina.

Nel 1864, il Brasile aveva aiutato il capo del "Partito Colorato" Uruguaiano, ad estromettere l'avversario del "Partito Bianco". Conseguentemente il dittatore del Paraguay, Francisco Solano López, credendo che l'equilibrio del potere regionale fosse minacciato, dichiarò guerra al Brasile.

Bartolomé Mitre, presidente dell'Argentina, organizzò allora un'alleanza con il Brasile e con l'Uruguay controllato dal Partido Colorado (la Triplice Alleanza), e assieme dichiararono guerra al Paraguay, il 1 maggio 1865.

L'azione di López, a seguito della costituzione di un esercito di 50.000 uomini, all'epoca il più forte dell'America Latina, venne vista da molti come un'aggressione portata avanti per motivi di prestigio nazionale e personale; ma con il protrarsi della guerra, molti (argentini e non), videro il conflitto come una guerra di conquista portata avanti da Mitre.

Allo scoppio della guerra, nel 1865, le forze paraguaiane avanzarono verso nord, nella provincia brasiliana del Mato Grosso, e verso sud nella provincia del Rio Grande do Sul.

Problemi logistici e l'aumentare della forza delle truppe alleate, che ben presto superarono quelle del Paraguay con un rapporto di 10 a 1, costrinsero i Paraguaiani a ritirarsi all'interno delle proprie frontiere.

Nel giugno del 1865, la marina militare brasiliana sconfisse una flottiglia paraguaiana a Riachuelo, sul fiume Paraná, nei pressi della città argentina di Corrientes.

Per il gennaio 1866 gli alleati avevano bloccato i fiumi che portavano al Paraguay. Ad aprile Mitre guidò una forza d'invasione alleata nel Paraguay sud-occidentale, ma questa non riuscì ad avanzare per due anni. Vennero combattute battaglie selvagge; la principale, vinta dai Paraguaiani a Curupayty, nel settembre 1866, impedì qualsiasi offensiva alleata per quasi un anno. Entrambe le parti soffrirono pesanti perdite nella campagna.

Nel gennaio 1868 Mitre venne sostituito come comandante in capo dal brasiliano Marchese de Caxias (in seguito Duca). A febbraio dei vascelli corazzati brasiliani penetrarono le difese paraguaiane alla fortezza fluviale di Humaitá, nei pressi della confluenza del Paraná e del fiume Paraguay, proseguendo fino a bombardare la capitale Asunción.

Nella Campagna di Lomas Valentinas, in dicembre, l'esercito paraguaiano venne annichilito. López fuggì verso nord e continuò una lotta di guerriglia fino a quando venne ucciso, il 1 marzo 1870.

Il popolo paraguaiano si era impegnato fanaticamente nello sforzo bellico di López, e come risultato combatté fino all'esaurimento. La guerra lasciò il Paraguay in una situazione gravemente prostrata; la sua popolazione di approssimativamente 525.000 persone, venne ridotta a circa 221.000 nel 1871, delle quali solo 28.000 erano uomini.

Durante la guerra i Paraguaiani soffrirono non solo il nemico, ma anche la malnutrizione, le malattie e il dominio di López, che torturò e uccise innumerevoli persone.

Argentina e Brasile si annessero circa 140.000 kmq di territorio paraguaiano: l'Argentina si prese gran parte della regione di Misiones e parte del Chaco, tra i fiumi Bermejo e Pilcomayo; il Brasile ingrandì la sua provincia del Mato Grosso con i territori annessi. Entrambe richiesero grosse indennità (che non vennero mai pagate) e occuparono il Paraguay fino al 1876. Nel frattempo i "Colorados" avevano preso il controllo dell'Uruguay, e lo mantennero fino al 1958.

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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