LA CACCIA ALLE STREGHE

Dal mondo cattolico a quello protestante


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La diversità fisica

Donna sedotta dal diavolo (Manuale De Lamiis, di Ulrich Molitor)
Donna sedotta dal diavolo (Manuale De Lamiis, di Ulrich Molitor)

Nei sistemi antagonistici la diversità fisica, nell'ambito dei generi, pesa come un macigno sulla testa delle donne: è una oppressione in più, cui la donna si sente costretta, non perché ve la costringe la natura, ma perché la discriminazione sociale in generale fa sentire la sua condizione un handicap.

Oggi non è più possibile pensare che la donna si debba sentire diversa proprio perché diversa. La diversità dovrebbe essere una scelta sociale o culturale, non una forzatura, dovrebbe essere un atteggiamento interiore, un prodotto della coscienza e non il peso dei condizionamenti esterni (che poi vengono anche interiorizzati). O comunque, poiché nessuno vive come Robinson, la donna dovrebbe esser lasciata libera di scegliere i propri condizionamenti: ecco perché si dovrebbero tollerare tutte le esperienze possibili di socializzazione.

Questo - lo si comprende facilmente - non è un problema che può essere risolto affermando la pura e semplice uguaglianza giuridica. Forse non lo si risolve neppure affermando l'uguaglianza sociale. Nell'uguaglianza infatti la scelta dei ruoli dovrebbe essere libera, ovvero l'affermazione della personalità non dovrebbe essere sottoposta a condizionamenti che dipendono dalla diversità fisica. Siamo in grado di realizzare un'uguaglianza del genere?

La donna è troppo soggetta a etichettature da parte dell'uomo: è l'uomo che, in ultima istanza, decide cosa la donna può fare, cosa deve pensare, come deve essere. I mezzi di comunicazione appartengono agli uomini e quando le donne se ne impadroniscono, la cultura continua a restare maschilista.

Non ci può essere nessuna forma di uguaglianza, neppure quella fra uomo e uomo, se prima non si precisa il tipo di relazione umana fra uomo e donna. Non ha senso che la donna si concepisca al servizio dell'uomo – come invece tutte le religioni han sempre detto. La donna non può affermarsi socialmente assumendo, in maniera precostituita, atteggiamenti favorevoli all'uomo o comunque di tipo maschilista, che fanno sempre gli interessi di una cultura non democratica.

Bisognerebbe che culturalmente passasse l'idea secondo cui l'uomo che pensa di servirsi della propria mascolinità per imporsi sulla donna, cioè per dominarla o circuirla, è semplicemente un essere ridicolo, da biasimare o da compatire. In una situazione del genere è del tutto naturale che la donna si senta diversa anche in contrapposizione all'uomo, ovvero che la propria diversità risulti essere il frutto di una rivendicazione.

Il problema tuttavia resta sempre quello di come far convivere in maniera pacifica e democratica le diversità, di cui quella fra uomo e donna è senza dubbio la più universale. Le regole della democrazia non possono essere dettate da nessuno, non possono essere imposte né dai più forti né dai più deboli che si ribellano ai più forti, né dalla maggioranza né dalla minoranza che vuole diventare maggioranza, né dagli uomini né dalle donne.

Probabilmente quando tutte le forme di disuguaglianza verranno un giorno risolte, rimarrà ancora da risolvere quella tra uomo e donna. O forse sarebbe meglio dire che fino a quando non si realizzerà l'uguaglianza dei sessi, ogni altra forma di uguaglianza risulterà manchevole di qualcosa.

L'uomo deve abituarsi ad accettare l'idea che la donna, per sentirsi veramente libera, ha bisogno di esercitare un potere più grande di quello che l'uomo può esercitare nei suoi confronti. In altre parole l'uomo dovrebbe limitarsi a intervenire quando la donna, nell'esercitare il proprio potere, confonde la disponibilità dell'uomo in un segno di debolezza.

Come principio generale di una minima emancipazione femminile si potrebbe far valere questo: poiché nella società antagonistica la differenza fisica tra persone di sesso opposto viene fatta pesare fortemente sul cosiddetto "sesso debole", si dovrebbe considerare reciproca la libertà sessuale solo quando nella coppia l'iniziativa viene presa dalla donna; forse questo può garantire meglio ch'essa non si senta indotta ad accettare, per debolezza o quieto vivere, la volontà dell'uomo. Cioè prima di aspettare che la fine delle discriminazioni sociali comporti anche la fine di quelle fisiche, si potrebbe partire dalla lotta contro quest'ultime per arrivare a superare le altre.

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Perché la donna viene definita "sessualmente debole"? Non bastava dire "fisicamente debole"? In quell'avverbio "sessista" c'è dell'evidente maschilismo. Ma ci sarebbe stato anche usando l'altro, di cui infatti andrebbe specificato il senso.

La donna può essere debole in certi lavori di fatica, ma sappiamo anche che la fatica, per poterla quantificare, va sempre rapportata a una determinata forza. Non ci stupiamo forse nel vedere una formica che trasporta un oggetto pari a volte volte il proprio peso corporeo? Mettere insieme, in una stessa gara sportiva, un uomo e una donna, non ha senso, in quanto la massa muscolare è abbastanza diversa, anche se ovviamente le eccezioni sono sempre possibili.

In ogni caso anche se si fossero specificati gli ambiti cui si può riferire l'avverbio "fisicamente", l'espressione sarebbe stata fuori luogo, proprio perché a una donna può non piacere che venga usata come "espressione verbale". Al solo sentirla, potrebbe obiettare che in tante cose, ove non occorrono i muscoli, la donna è molto più forte o, quanto meno, più resistente, non foss'altro perché ha una maggiore capacità di sopportazione del disagio, del dolore, della frustrazione, essendo sin da piccola abituata ad avere a che fare con l'autoritarismo degli uomini.

Eppure ci deve essere una spiegazione logica del fatto che la natura abbia creato due esseri così fisicamente diversi. Anzi, dal punto di vista logico sarebbe stato del tutto naturale vedere una donna con una forza fisica superiore a quella dell'uomo, proprio in quanto preposta alla riproduzione, che è certamente un onere di non poco conto. Onde evitare tentazioni maschiliste, la natura avrebbe potuto dotare la donna di una massa muscolare almeno identica a quella dell'uomo: quante donne in meno sarebbero state violentate o uccise?

Tuttavia, se guardiamo il mondo animale, è raro vedere le femmine fisicamente più robuste dei maschi. Se la natura ha voluto rendere il maschio più forte per far sì che possa combattere contro altri maschi e difendere così la propria femmina e la prole, avrebbe fatto prima a rendere la femmina in grado di difendersi da sola. La motivazione che spiega la differenza fisica tra il maschio e la femmina deve dunque essere tutta interna al rapporto di coppia.

Probabilmente la diversità è stata posta perché essa favorisce quel bisogno di "completezza" insito in ogni persona. Ma è difficile attribuire questa caratteristica psicologica al mondo animale. Sarebbe meglio dire che la diversità, sia essa fisica o di altra natura, fa parte dell'esistenza in quanto tale, cioè è una caratteristica dell'essenza di ogni cosa, di cui occorre prendere atto e tutelarla, come se fosse la condizione fondamentale per la sopravvivenza di ogni specie e forse di ogni cosa naturale.

Cioè quando si parla di "identità", si dovrebbe subito precisare che l'identità è fatta di diversità, e chi non è in grado di vivere questa diversità, cioè di sentirla come propria, è necessariamente mancante di qualcosa. O meglio, poiché la diversità è strutturale all'esserci, chi non la recepisce tende inevitabilmente, in qualche modo, a riprodurla, anche quando la nega esplicitamente. Quindi tanto vale darla per scontata e assumerla consapevolmente come propria: noi siamo diversi rispetto ad altri e altri sono diversi rispetto a noi.

L'accettazione della diversità è il presupposto fondamentale per l'affermazione di una qualunque identità. Quindi non c'è un fine estrinseco alla diversità: la donna non può essere vista in funzione dell'uomo, né il contrario. Paradossalmente l'uguaglianza sta proprio nel riconoscere la diversità in qualunque aspetto della vita. Ecco dunque spiegato perché la donna è così fisicamente diversa dall'uomo. Il motivo è che l'uomo, per potersi definire come tale, ha bisogno di mettersi in relazione alla donna, e viceversa. Una società che non aiuta a compiere questo processo d'identificazione è necessariamente innaturale, cioè o è maschilista o è femminista, per quanto il femminismo possa essere considerato, storicamente, una reazione all'imperante maschilismo nato con le società schiavistiche e riprodottosi fino ad oggi in forme diverse.

La donna e il suo corpo

Ci si può chiedere se la sessualità della donna sia una componente della sua femminilità più forte di quanto non lo sia quella maschile per l'uomo. Di primo acchito dovremmo rispondere di sì, poiché in una società maschilista vi è una continua sollecitazione degli istinti (ivi inclusi quelli all'acquisto di prodotti commerciali), utilizzando proprio la sessualità femminile. Questa fa parte di un corpo e il corpo fa parte di una persona, ma il concetto di persona è tutto assorbito dal concetto di corpo e questo, a sua volta, s'identifica soprattutto con alcune sue parti. Cioè in sostanza è l'uomo che attribuisce alla sessualità femminile un peso sproporzionato alla sua importanza. Generalmente fa questo, nelle società antagonistiche, perché usa la propria sessualità come valvola di sfogo delle proprie frustrazioni.

Tuttavia, se si volesse fare della "metafisica" dovremmo dire che madre natura ha indubbiamente trattato con più generosità il corpo femminile, rendendolo grazioso nelle proprie rotondità e facendo di questi attributi un che di sostanziale nella vita di una donna. La quale cioè sa di poter far leva sul proprio corpo, oltre che sul proprio carattere ecc., per ottenere ciò che desidera. Quanto in questo atteggiamento vi sia di naturale o di artificiale è difficile dirlo, poiché gli aspetti "naturali", dopo circa 6000 anni di maschilismo, ci sono diventati quasi del tutto sconosciuti.

È indubbio che se non ci fosse attrazione sessuale non ci sarebbe neppure la riproduzione. Tuttavia, nel mondo animale in genere è il maschio ad essere più attraente della femmina e a tenere comportamenti (relativi al corteggiamento) che nel mondo umano vengono spesso tenuti dalla donna. Questo dovrebbe farci riflettere, poiché sicuramente tra gli animali vi è molta più "natura" di quanta non ve ne sia nel mondo umano.

Chi s'innamora di una donna solo per il suo sesso, in realtà è innamorato solo di se stesso. Chi non riesce a vedere nella donna una persona con una dignità pari a quella dell'uomo, solo perché è di sesso diverso, è perché ha paura di perdere il proprio potere sulla donna.

Non a caso gli organi sessuali femminili sono stati per molti secoli oggetto di odio fanatico da parte dell'uomo. Si pensi solo all'Inquisizione e alla caccia alle streghe dal XIII al XVII sec. Ma si pensi anche allo stupro, alle molestie sessuali, alle violenze di ogni genere che la donna nei secoli ha subìto in conseguenza di un modo distorto di vedere il suo sesso da parte dell'uomo.

Paradossalmente la situazione della donna era migliore vari millenni fa, quando esistevano le religioni della Dea-Madre, che esaltavano la funzione riproduttiva della fertilità e della maternità.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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