LA CACCIA ALLE STREGHE

Dal mondo cattolico a quello protestante


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Sintesi storica

L'etimologia della parola "strega" è ancora dubbia. In linea di principio dovrebbe discendere dal latino strix (plurale: striges), che indicava una donna fattucchiera, capace di trasformarsi in uccello rapace notturno, simile al barbagianni, in grado quindi di volare nell'aria. A sua volta il termine strix sarebbe derivato, secondo l'inquisitore domenicano Bernardo da Como, dal fiume infernale Stige.

Altri termini per indicare le streghe erano: lamie (da Lamia, mitica amante di Giove, capace di trasformarsi a piacere), masche (in Piemonte e Val Padana), baggiure (in Liguria), sagae (dal verbo latino sagire, cioè sapere). Le streghe più antiche che conosciamo sono quelle della letteratura greca. Ecate p.es. era la dea della stregoneria e regina delle tenebre: le sue serve più devote erano le streghe della Tessaglia (Grecia settentrionale), capaci, secondo la tradizione mitologica, di trasformarsi in uccelli e altri animali, di utilizzare i poteri delle erbe e cibarsi di altri esseri umani.

Anche la Diana dei romani (corrispondente all'Artemide dei greci e all'Erodiade dei giudei) veniva spesso considerata una strega, anche se meno maligna. Secondo documenti della chiesa, risalenti al IX sec., Diana comandava "i cavalieri della notte". A lei ispirata era la dea germanica Holda, che cavalcava i venti con le anime dei morti: era di aspetto bello e maestoso, ma quando era adirata si manifestava come una megera dal naso adunco.

L'ossessione vera e propria della stregoneria nasce solo nel III e IV secolo dopo Cristo, che coincisero con l'affermazione statale del Cristianesimo nell'impero romano, quando la chiesa cominciò a considerare manifestazione diabolica tutti i riti del paganesimo. Le persecuzioni si concentravano soprattutto nelle campagne, in quanto i contadini restavano fedeli ai culti remoti della fertilità, della terra, delle stagioni. Lo stesso termine "strega", comparso per la prima volta nel 589 d. C., si riferiva alle contadine.

In una lettera dell'arcivescovo Incmaro di Reims, dell'860, si sostiene per la prima volta l'idea che le donne cosiddette "lascive" se si accorgono che il loro amante vuol contrarre un matrimonio regolare, uccidono con arti magiche il suo desiderio, cosicché egli non possa avere alcun rapporto con sua moglie. L'idea dell'impotenza come frutto di magia trovò ampi consensi presso i teologi medievali (Burcardo di Worms, Ivo di Chartres, Graziano, Pietro Lombardo, Alberto Magno, Bonaventura, Tommaso d'Aquino).

A partire dall'inizio del XIII sec. sono innumerevoli i sinodi che si pronunciano contro le streghe che impediscono ai coniugi di praticare il rapporto coniugale. Era il periodo in cui la chiesa si preoccupava di ricondurre all'ortodossia i movimenti ereticali, esaminando e stroncando, con l'istituzione del Tribunale dell'Inquisizione, tutti i fenomeni di devianza dottrinale. La cosiddetta "caccia alle streghe" non può essere compresa al di fuori di queste premesse storiche.

Probabilmente la prima strega portata al rogo fu a Tolosa nel 1275. Tuttavia, fino a tutto il XV sec. mai una vera e propria "caccia alle streghe" fu organizzata metodicamente sul piano istituzionale. È piuttosto nell'epoca del Rinascimento, della Riforma e Controriforma, delle rivoluzioni filosofiche (Cartesio) e scientifiche (Galilei) che si organizzano persecuzioni su larga scala.

l punto di partenza, sul piano giuridico, è la bolla di papa Innocenzo VIII (1484), Summis desiderantes affectibus, che autorizza a procedere formalmente contro la stregoneria, tramite procedure giudiziarie, funzionari inquisitoriali, processi. Gli era stato infatti riferito che nelle diocesi di Magonza, Colonia, Treviri e Salisburgo moltissimi uomini e donne praticavano la stregoneria che "impediva agli uomini di generare, alle donne di concepire e rendeva impossibile l'atto coniugale". La contraccezione e l'aborto vengono considerati come omicidio e i colpevoli meritevoli di morte.

Due anni dopo esce il trattato per gli inquisitori, Malleus maleficarum (Martello delle streghe), scritto da due inquisitori domenicani tedeschi, Heinrich Institoris e Jakob Sprenger, e approvato dai teologi di Colonia nel 1487. Dal 1486 al 1669 si fecero 39 edizioni del Malleus, per un totale di 50.000 copie, un vero best seller per quell'epoca. Il manuale, per chi causava con la stregoneria impotenza e sterilità, chiedeva di applicare la pena di morte.

Altre opere importanti sono quelle di Bernardo da Como (morto nel 1510, responsabile nel solo anno 1485 di 41 roghi di streghe), De strigiis e Lucerna inquisitorum; Formicarius di Johann Nider, un trattato demonologico del 1437; il Compendium maleficarum di Francesco M. Guazzo (morto nel 1640) e infine il De strigibus di Bartolomeo Spina (1474-1546), inquisitore di Modena. I roghi si accesero presto in tutta Europa.

Le donne (il cui termine latino foemina derivava secondo il Malleus da fe -fede- e minus -minore-) venivano sospettate proprio in virtù del loro sesso. Le accuse erano vastissime: dal predire il futuro a preparare filtri d'amore o il malocchio. Grillot de Givry scrisse nel suo Musée de sorciers che le streghe "volano in aria cavalcando scope e caproni, uccidono i bambini per cibarsene, guariscono le malattie senza conoscere la medicina, si tramutano in animali, prendono le sembianze dei defunti, rinnegano la religione e si affidano a Satana, accoppiandosi a lui nei Sabba".

La questione del volo notturno verso il Sabba fu dibattuta da teologi e demonologi per quasi dieci secoli. Inquisitori come Bernardo da Como o Silvestro Prierias erano convinti che si potesse affermare l'essenza diabolica di una donna solo dimostrando che volava di notte. A nulla valsero le opinioni di dotti rinascimentali, come Andrea Alciato o il giurista piacentino Ponzinibio, secondo cui il volo era in realtà un effetto sulla psiche prodotto da sostanze allucinogene.

L'ottica antifemminista che prevale in questi intellettuali non è, in realtà, teologicamente nuova: di nuovo c'è ora il fatto che la donna viene considerata come una sorta di intermediaria tra l'uomo e il demonio. Siamo alla conclusione di un processo di "demonizzazione femminile" iniziato secoli prima, che ricorre con frequenza nelle satire, nei fabliaux medievali, nella trattatistica ascetica.

Uno dei primi ad avere un interesse scientifico per le sostanze psicoattive usate dalle streghe fu il medico spagnolo Andreas Laguna nel '500. Fu lui che si accorse di quali incredibili conoscenze naturalistiche avessero le donne e dell'uso che facevano di erbe che potevano indurre eccitazione psichica accompagnata da allucinazioni (anche la pelle di rospo e la coda di lucertola contengono agenti allucinogeni). Questo, per le donne, era anche un modo di emanciparsi dal ruolo di marginalità e sudditanza in cui erano sempre state tenute. 

La caccia alle streghe fu un fenomeno europeo ma soprattutto in Germania (Friburgo, Bamberga...) fu particolarmente virulento. Intorno al 1590, p.es., i cattolici tedeschi bruciarono tutte le donne di due villaggi alla periferia di Treviri, nella regione del Palatinato. A Colonia, tra il 1627 e il 1630, le levatrici della città furono quasi tutte eliminate. Erano accusate di uccidere i bambini non battezzati, di praticare aborti e contraccezione.

Ma venivano mandate sul rogo anche le donne che si dedicavano alla guarigione dei malati, minacciando, con la loro conoscenza delle erbe, i poteri dei sacerdoti esorcisti. Molto sospette erano anche le vedove (che a causa delle tante guerre erano aumentate in maniera spropositata), le nubili, le cuoche, le levatrici e non venivano risparmiati neppure personaggi del mondo ecclesiale, come suore, badesse, preti e persino qualche vescovo.

Il primo tedesco che si oppose alla credenza delle streghe fu il medico calvinista Johann Weyer, morto nel 1588, ma la sua opera fu posta all'Indice dei libri proibiti e lui stesso rischiò di finire sul rogo.

Oltre alla Germania (renana soprattutto) altre zone europee molto toccate dal fenomeno furono la Stiria e il Tirolo austriaco, la Scozia calvinista, e più in generale l'Inghilterra dell'Essex (la vittima più illustre degli inglesi fu Giovanna d'Arco nel 1431), le Fiandre, la Polonia, la Svizzera, la Svezia, la Danimarca, la Norvegia, la Spagna, la Francia del sud (specie la zona dei Pirenei). In Italia si registrano persecuzioni di massa in Valcamonica, in Valtellina, nell'area del Tonale, presso i territori di Brescia e Bergamo. Nel Canton Ticino il vescovo di Milano, Carlo Borromeo, tra il 1565 e il 1583, presenziò a processi ed esecuzioni di centinaia di fattucchiere. L'inquisizione italiana, nella sola Lombardia, nei primi 30 anni del XV sec., avrebbe mietuto non meno di 25.000 vittime.

Nel 1575 nel solo regno di Francia operavano più di 100.000 tra streghe, stregoni, fattucchiere e maliarde. Ebbene, in questo periodo, nel solo distretto di Saint Claude, il magistrato Boguet fece bruciare oltre 1500 streghe, mentre in Lorena un altro procuratore generale, Nicole Remy, riuscì a far condannare a morte 800 persone in cinque anni.

Tra gli inizi del XIII sec. fino al XVII si calcola che siano state inquisite, incarcerate, torturate non meno di nove milioni di persone, di cui 1/4 o addirittura 1/3 finì sul rogo. Solo nell'anno 1486 l'inquisitore spagnolo Tomas de Torquemada ne fece ardere 6.687 unicamente nella città di Toledo. A lui si attribuiscono almeno 10.000 vittime l'anno per un quindicennio.

Le persecuzioni si attenuarono temporaneamente nel decennio 1530-40, allorché sembrava ventilarsi la ricomposizione tra cattolici e protestanti, ma ripresero con più accanito vigore nella seconda metà del '500 e soprattutto durante la Guerra dei Trent'anni (1618-1648).

Non erano soltanto i cattolici a praticare la caccia alle streghe, ma anche i protestanti. Il giudice Benedikt Carpow, inquisitore di Wittenberg, si vantò di averne mandate a morte almeno 20.000 tra il 1566 e il 1596. I protestanti mandarono sul rogo nel 1589 a Quedlinburg ben 133 streghe e altre 300 a Ellwaangen.

Solo verso la fine del 1600, quando ci si rese conto che la divisione del mondo cristiano era un fatto acquisito, le persecuzioni di massa cessarono. A dir il vero già nel corso di tutto il Seicento molti scienziati, filosofi e teologi avevano messo in dubbio l'operato delle streghe. Il dubbio cartesiano, lo sperimentalismo scientifico di Keplero, Galilei, Newton... mal si adattavano a credere agli spiriti o alle forze soprannaturali.

E così, in Francia non si accettano denunce contro i maghi già a partire dal 1682. In Gran Bretagna le leggi contro la stregoneria vengono abrogate nel 1736. Nel 1749 l'opera dell'abate Girolamo Tartarotti, "Il congresso notturno delle lamie", chiude la caccia alle streghe, indagando il fenomeno con mezzi scientifici. Forse l'ultima grande persecuzione storica può essere considerata quella di Salem nella Nuova Inghilterra, nel 1692.

Episodi sporadici si sono tuttavia verificati anche ai giorni nostri: nel 1976, in un villaggio tedesco, Elizabeth Hahn, un'anziana donna accusata di tenere con sé, sotto forma di cani, alcuni diavoli, è stata bruciata viva; l'anno seguente qualcosa di analogo è accaduto ad Alençon in Francia; nel 1981 una folla ha ucciso in Messico a colpi di pietra una donna accusata di aver provocato, con un maleficio, l'attentato a papa Wojtyla.

Alla fine del 1998 i vertici della chiesa cattolica hanno iniziato a prendere in esame, sul piano storiografico, le responsabilità dell'Inquisizione nei secoli passati. Un simposio del Vaticano ha rivelato il numero delle condanne per stregoneria nel Seicento: furono 60.000 in Europa, che, in rapporto alla popolazione del 2005, equivarrebbero a circa 352.000.


Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Moderna
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