|
LA CROCE DI SPINE
1-2-3-4-5
Quale verità storica nelle fonti su Cristo?

Che i grandi storici dell'epoca di Cristo non riportino quasi nulla delle
vicende di questo personaggio, non può essere considerato motivo sufficiente per
negargli un'esistenza storica o per sostenere che tutto quanto è stato scritto
intorno alle sue vicende rientra nel genere letterario del mito.
Noi non sappiamo quasi niente delle insurrezioni schiavili avvenute in epoca
romana, eppure difficilmente le metteremmo in dubbio, anche se Spartaco non
fosse mai esistito; come oggi, d'altra parte, consideriamo assodato l'olocausto
antisemita dei nazisti, per quanto vi siano storici che con documenti alla mano
ne negano del tutto l'esistenza.
Sappiamo bene infatti che gli intellettuali che "scrivono la storia" scrivono
sempre la storia dei "potenti" o di chi li paga, cioè di chi permette loro
semplicemente di "scrivere" e di "divulgare" i loro testi o addirittura di
"vivere" grazie ai compensi dovuti a quella diffusione. Se dovessimo basarci su
quanto Tacito scrive a proposito dei Germani, ne avremmo una visione sicuramente
molto riduttiva, benché Tacito venga considerato ancora oggi un grandissimo
storico.
Questo per dire che l'esistenza di un ribelle come Gesù non ci sarebbe
apparsa più credibile storicamente neppure se egli avesse scritto, di suo pugno,
un centinaio di rotoli nascosti in qualche grotta di Qumran: inevitabilmente
qualcuno si sarebbe sentito autorizzato a metterne in dubbio l'autenticità.
Tutto ciò è acquisito da un pezzo. Probabilmente se il tentativo
insurrezionale del Cristo avesse avuto buon esito, i "media" dell'epoca
l'avrebbero registrato diversamente. Ma non possiamo illuderci neppure su
questo. Se fra mille anni gli storici trovassero soltanto le registrazioni dei
nostri telegiornali (infinitamente più potenti e diffusi di quelli di duemila
anni fa), difficilmente avrebbero l'impressione che nel nostro paese, pur basato
sulla progressiva terziarizzazione, esiste una classe operaia composta da
milioni di lavoratori.
Sbaglia quindi chi vuol mettere in dubbio l'esistenza del Cristo, sostenendo
non essere rinvenibile alcun cenno di essa nella letteratura non cristiana
dell'epoca; né ci si può meravigliare di questi assordanti silenzi per
sostenere, contro le verità della chiesa, che la grande attività miracolistica
compiuta dal Cristo non poteva in alcun modo passare sotto silenzio.
E' vero, gli storici non potevano registrare un'attività che in realtà non
era mai avvenuta (al massimo si può concedere qualche guarigione psico-somatica,
alla portata di chiunque s'intenda d'interiorità umana), ma è anche vero che
l'attività soprannaturale descritta nei vangeli rientra in una strategia
falsificazionista che non può essere considerata tipica soltanto dei redattori
dei vangeli. Essa in realtà appartiene a tutti gli autori di quei documenti che
ad un certo punto le correnti maggioritarie o dominanti di determinati movimenti
politici han voluto far passare come "ufficiali". In tal senso i Vangeli
sono un'opera di falsificazione come gli Annali di Tacito o le Vite
parallele di Plutarco, e non per questo qualcuno sostiene che Cesare non sia
mai esistito.
Tranfo queste cose le sa benissimo. Il fatto è che, purtroppo, gli studiosi
laici del cristianesimo, essendo da tempo consapevoli di avere a che fare con
fonti evidentemente tendenziose e manipolate a più riprese, al punto da rendere
faticosissima una ricostruzione anche solo ipotetica di come veramente poterono
andare i fatti, cedono spesso alla tentazione di considerare i personaggi del
Nuovo Testamento, nel migliore dei casi, come semplici personificazioni di
scontri ideo-politici avvenuti tra opposte correnti ebraiche. In questo
assomigliano da vicino agli esegeti laici dell'Antico Testamento, i quali
effettivamente a giusto titolo si sentono legittimati ad ammettere che
personaggi come Adamo, Abramo, Noè ecc. altro non sono che "personificazioni di
distinzioni tribali".
Tuttavia, se nei confronti di vicende e problematiche di 4.000 anni fa è
normale limitarsi a considerazioni di carattere storico-sociologico generale, in
quanto ormai la verità storica è sepolta nei deserti del Sinai, viceversa, nei
confronti del cristianesimo primitivo, le cui fondamenta ideali trovano ancora
oggi milioni di persone disposte a edificarci sopra le loro sovrastrutture
superstiziose e/o clericali, l'atteggiamento dello studioso laico non può essere
remissivo. Egli anzi ha il dovere di scuotere queste fondamenta sino ai livelli
di massima profondità, azzardando ipotesi interpretative che mettano allo
scoperto ogni possibile falsificazione e proponendo stili di vita decisamente
alternativi a quelli religiosi.
In tal senso dovrebbe da tempo essere acquisito che spendere le proprie
energie a dimostrare l'inesistenza del Cristo o a ricondurla a semplice variante
di vicende allora consuete (il ribellismo antiromano), non porta a risultati
apprezzabili a favore dell'ateismo quanto il delineare, partendo dalle stesse
fonti neotestamentarie, il percorso mentale che ha portato alla nascita e allo
sviluppo della falsificazione mistica.
Qui infatti non abbiamo soltanto il dovere di smascherare delle
mistificazioni, ma anche di scoprire, con un faticoso lavoro interpretativo, che
cosa questi processi hanno voluto nascondere. Noi non abbiamo a che fare con
impostori che hanno strumentalizzato un evento storico, presentandocelo in
maniera deformata, per acquisire un potere personale: anche se ci fossero stati
casi del genere, non ci interessano.
Qui è presente un dramma storico, i cui protagonisti sono passati da una
posizione favorevole a istanze di liberazione nazionale a una che le ha
totalmente negate. Un dramma del genere non può essere affidato soltanto alla
"storia" e tanto meno alla "chiesa", che l'ha trasformato in una parodia. Ci
riguarda tutti da vicino, poiché fa parte del nostro modo di essere.
Di fronte a noi non abbiamo un semplice caso di "invenzione", come
generalmente accadeva per gli dèi pagani, ma un caso molto complicato di
"falsificazione", in cui un messia politico-nazionale è stato trasformato dagli
stessi suoi discepoli in un redentore morale-universale. Delle due quindi l'una:
o tutto quanto dicono i vangeli è falso, per cui è impossibile risalire a quanto
il Cristo ha veramente detto e fatto, oppure la verità viene detta in mezzo a
tante bugie e forse esiste ancora la possibilità di scoprire la verità dei
fatti.
Se vogliamo sostenere che di fronte a una documentazione tutta manipolata è
praticamente impossibile stabilire una qualche "verità storica", potendo al
massimo fare delle supposizioni, noi non faremo un passo avanti in direzione del
superamento del cristianesimo. Infatti, se vogliamo a tutti i costi cercare una
"verità storica", noi rischiamo di dover fare delle concessioni a qualche
aspetto religioso offertoci dalle stesse fonti dell'epoca, le uniche a nostra
disposizione, tutte più o meno manipolate dai poteri dominanti, che a un certo
punto sono stati quelli stessi del cristianesimo.
Tranfo cade in questa contraddizione laddove p.es. non si limita ad affermare
che l'istituzione dell'eucaristia fu un prodotto derivato dall'essenismo, ma
aggiunge ch'essa fu voluta dal Cristo nell'ultima cena, memore appunto dei suoi
trascorsi nella comunità di Qumran, già trasformata in una base
dell'insurrezione nazionale. Una tesi del genere non ci fa uscire
dall'interpretazione "religiosa" delle fonti. Noi dobbiamo invece partire dal
presupposto che l'esperienza dei nazareni era stata soltanto umana e politica e
non aveva nulla di religioso.
Altro esempio. La cacciata dei mercanti dal tempio è sbagliato situarla sulla
linea del tempo voluta dai Sinottici (che peraltro racchiudono tutta l'attività
del Cristo nell'arco di un anno, quando per la preparazione di un'insurrezione
nazionale forse non saranno stati sufficienti neppure i tre anni descritti da
Giovanni). Quella "purificazione" non voleva esaltare la figura di un re
davidico, che aspira sia al potere religioso che politico: cosa che il Cristo
aveva già rifiutato nettamente in occasione della "moltiplicazione (falsificata)
dei pani", scandalizzando non poco i suoi seguaci galilei, moltissimi dei quali
lo abbandonarono.
L'espulsione dei mercanti va invece vista come il tentativo di dimostrare che
la popolazione poteva fare a meno di credere nel clero per una liberazione
nazionale. Essa fu così radicale nel proprio laicismo che non venne condivisa
neppure dal Battista, il quale infatti dovette subire la defezione di molti
importanti discepoli, decisi a passare nelle file del movimento nazareno. Quando
il Cristo entra a Gerusalemme la domenica delle Palme, in groppa a un asino, era
già chiaro a tutti da un pezzo che nella guerra contro Roma i sommi sacerdoti e
i sadducei andavano considerati come il nemico interno collaborazionista, il cui
potere, ancora considerevole, andava definitivamente abbattuto.
Questo per dire che più che cercare una impossibile "verità storica" forse
sarebbe meglio limitarsi a cercare una "verità umana e politica" nelle vicende
del Cristo, ovviamente dopo averle depurate da tutte le incrostazioni di tipo
mistico. Questa metodologia è anche l'unica efficace per sostituire l'odierno
cristianesimo con un umanesimo laico e democratico.
Il cristianesimo impiegò più di quattro secoli a vincere definitivamente il
paganesimo e vi riuscì usando non solo la forza del potere politico (a partire
da Teodosio), ma anche la persuasione ragionata, l'esempio pratico e soprattutto
la capacità propagandistica e insieme psicopedagogica di far credere vero il
falso e falso il vero. Prendiamo p.es. la festa del Natale. I pagani
festeggiavano simbolicamente un dio che muore e risorge, rapportandolo al ciclo
dell'anno e delle stagioni. I cristiani riuscirono a convincerli che l'unico
vero dio a essere risorto è stato Cristo, il vero sole che risorge dopo la lunga
oscurità delle giornate di dicembre. I cristiani seppero togliere al paganesimo
l'aspetto del ritualismo connesso ai processi della natura, mostrando che le
vicende del Cristo contenevano un aspetto di più alta dignità morale e
spirituale, rispetto alle vicende degli dèi pagani, dal carattere volubile,
prepotente, vanitoso...
I laici devono compiere un'operazione analoga, ma senza infingimenti,
semplicemente dimostrando che l'umanesimo laico, democratico e naturalistico è
superiore alle "verità cristiane", qualunque esse siano. In tale compito,
l'esigenza di andare a cercare la "verità storica" del cristianesimo tradito può
risultare un'operazione meramente intellettuale, che non riuscirà a convincere
né gli esegeti cristiani né le grandi masse che ancora hanno bisogno di simboli
in cui credere. Il mondo laico farebbe meglio a recuperare i significati
"pagani" della natura, trasfigurandoli in maniera tale che l'umano non venga
tradito dal religioso.
Se non compiamo un'operazione del genere, noi rischiamo di relegare il Cristo
alla storia anche nel caso in cui venissimo a scoprire come sono andate
veramente le cose. E' infatti facile immaginare che anche quando ci sentiremo
pienamente autorizzati a esprimere, con dati alla mano, un parere opposto
sull'interpretazione dei fatti evangelici, noi non avremo fatto alcun vero
progresso circa la soluzione della diatriba che oppone un'opinione a un'altra.
Viceversa noi dobbiamo dimostrare che la posizione religiosa è falsa proprio
in quanto non sufficientemente umana e democratica come quella laica. Il compito
che spetta agli storici atei non è soltanto quello di sostenere delle tesi
esegetiche opposte a quelle ufficiali, ma anche e soprattutto quello di
dimostrare che la verità delle tesi religiose non sta nel misticismo ma nel
laicismo. Dobbiamo quindi trovare nelle fonti neotestamentarie quegli aspetti
che ci permettono di valorizzare l'orientamento laico-democratico, che è insieme
umano e politico. E la base da cui partire è il vangelo di Giovanni, nei cui
confronti lo stesso Tranfo è costretto ad ammettere la necessità di "un'analisi
molto approfondita".
Fonti
-
Ateismo filosofico nel mondo antico. Religione, materialismo, scienza. La
nascita della filosofia atea
Tamagnone Carlo, 2005, Clinamen
-
L'illuminismo e la rinascita dell'ateismo filosofico
Tamagnone Carlo, 2008, Clinamen
-
Necessità e libertà. L'ateismo oltre il materialismo
Tamagnone Carlo, 2004, Clinamen
-
Dio non esiste. La realtà e l'evoluzione cosmica tra caso e necessità
Tamagnone Carlo, Clinamen 2010
-
La filosofia e la teologia filosofale. La conoscenza della realtà e la
creazione di Dio
Tamagnone Carlo, Clinamen 2006
-
Vita morte evoluzione. Dal batterio all'homo sapiens
Tamagnone Carlo, Clinamen 2011
-
Dal nulla al divenire della pluralità. Il pluralismo ontofisico tra energia,
informazione, complessità, caso e necessità
Tamagnone Carlo, Clinamen 2009
-
Il diavolo nei dettagli. Saggi sull'agnosticismo
Huxley Thomas H., 2009, Book Time
-
Dio? Ateismo della ragione e ragioni della fede
Scola Angelo, Flores D'Arcais Paolo, 2008, Marsilio
-
Ateismo nel Cristianesimo. Per la religione dell'Esodo e del Regno. «Chi
vede me vede il Padre»
Bloch Ernst, 2005, Feltrinelli
-
Volti dell'ateismo. Mancuso, Augias, Odifreddi. Alla ricerca della ragione
perduta
Vitale Vincenzo, 2010, SugarCo
-
Etica dell'ateismo. DVD. Con libro
Flores D'Arcais Paolo, Augias Corrado, 2006, Casini
-
L'ateismo di Nietzsche e il cristianesimo
Welte Bernhard, 2005, Queriniana
-
L'ateismo impossibile. Ritratto di Nietzsche in trasparenza
Sacchi Dario, 2000, Guida
-
Ateismo
Endrighi Silvio, cur. Scrignòli M., 2000, Book
-
Dibattito sull'ateismo
Flew Antony, Lombardo Radice Lucio, Bultmann Rudolf, 1967, Queriniana
-
Lo spirito dell'ateismo. Introduzione a una spiritualità senza Dio
Comte-Sponville André, 2007, Ponte alle Grazie
-
Nuovo ateismo e fede in Dio
2012, EMP
-
L'ateo smascherato. Immagini dell'ateismo e del materialismo
nell'apologetica cattolica da Cartesio a Kant
De Liguori Girolamo, 2009, Mondadori Education
-
La nascita dell'ateismo. Dai clandestini a Kant
Curci Stefano, 2011, LAS
-
I senza Dio. Figure e momenti dell'ateismo
Bodei Remo, cur. Caramore G., 2009, Morcelliana
-
Il peso del cielo. Etica e ateismo in Lucrezio e Nietzsche
Percetti Luca, 2012, Gruppo Edicom
-
Elogio dell'ateismo
Tonon Nando, 2009, Dedalo
-
Apologia dell'ateismo
Rensi Giuseppe, 2009, La Vita Felice
-
Il problema dell'ateismo
Del Noce Augusto, 2010, Il Mulino
-
Dio e il nuovo ateismo
Haught John F., 2009, Queriniana
-
Ricerca intorno all'ateismo
Bianchini Gianni, 2012, Gruppo Albatros Il Filo
-
Un Dio assente. Religione, ateismo
Varone François, 1995, EDB
-
Senza Dio. Del buon uso dell'ateismo
Giorello Giulio, 2010, Longanesi
-
Piccole apocalissi. Tracce della divinità nell'ateismo contemporaneo
Formenti Carlo, 1991, Cortina Raffaello
-
Dio non esiste! Gli argomenti del nuovo ateismo
Lohfink Gerhard, 2011, San Paolo Edizioni
-
L'ateismo
Kojève Alexandre, cur. Filoni M., Stimilli E., 2008, Quodlibet
-
Il pensiero religioso nei presocratici. Alle radici dell'ateismo
Zeppi Stelio, 2003, Studium
-
Massimo Cacciari. Filosofia come a-teismo
Bertoletti Ilario, 2008, ETS
-
L'ateismo
Vernette Jean, 2000, Xenia
-
L'ateismo moderno
Morin Dominique, cur. La Rocca T., 1996, Queriniana
-
L'ateismo: natura e cause, Massimo
-
L'ateismo trionfato
Campanella Tommaso, 2008, Scuola Normale Superiore
-
Ateismo e cristianesimo
Marcozzi Vittorio, 1967, Massimo
-
Diagnosi dell'ateismo contemporaneo. Relazioni del Simposio (13 e 14 ottobre
1978)
1980, Urbaniana University Press
-
Come se Dio non fosse. La questione dell'ateismo, il nichilismo e il
problema del male
Pettinari Graziano, 2005, Trauben
-
Una religione senza Dio. Satori e ateismo
Hoseki Schinichi Hisamatsu, 1996, Il Nuovo Melangolo
-
Problematica dell'ateismo
Di Loreto Antonio, Japadre
-
Esperienza del nulla e negazione di Dio. Interpretazioni dell'ateismo in
Nietzsche
Ghedini Francesco, 1988, Gregoriana Libreria Editrice
-
Issues of vagueness. Methodology and agnosticism, 2005, Il Poligrafo
-
Storia dell'ateismo
Minois Georges, 2003, Editori Riuniti
|