STUDI SULL'ATEISMO SCIENTIFICO


LA CROCE DI SPINE 1-2-3-4-5
L'anomalia del IV vangelo

Cos'ha capito Tranfo del IV vangelo, cui dedica le pagine 71-100 del suo volume? Una cosa importantissima, ch'esso è la chiave per comprendere gli altri. E' "una fonte che non condivide con le altre alcuna comune radice"(p. 71). Questa semplice constatazione è più profonda di quel che non si pensi.

Il vangelo di Giovanni può essere stato scritto prima o dopo dei Sinottici, scrive Tranfo. Molti esegeti ritengono sia stato scritto dopo, ma sulla base di una testimonianza precedente e più diretta di quella degli autori dei Sinottici, dei quali, in definitiva, soltanto quello di Marco ha un certo valore, essendo esso stesso la fonte principale degli altri due.

Il IV vangelo è insieme il più vicino e il più lontano dalla realtà dell'evento-Cristo. La falsificazione operata ai suoi danni è stata di una gravità proporzionale al suo valore. La storia del Nazareno è stata qui crocifissa con robusti chiodi d'acciaio, forgiati da una raffinata ideologia spiritualistica.

Chi riuscirà a demistificare interamente questo capolavoro della letteratura di tutti i tempi, avrà l'onore non solo di aver inferto un colpo demolitore alla chiesa cristiana, la cui identità e credibilità si regge appunto su quella falsificazione, ma avrà anche il merito di aver riproposto alla considerazione storica un personaggio i cui valori umani e politici possono ancora insegnare qualcosa all'umanità contemporanea.

Dunque quali sono le particolarità del vangelo di Giovanni che saltano agli occhi, una volta messo a confronto coi Sinottici? Quelle elencate da Tranfo sono tutte giuste. Ma dal punto di vista squisitamente umano e politico quali sono? Qui ci saremmo aspettati da Tranfo un'analisi più puntuale e convincente. D'altra parte però lui stesso è ben consapevole delle difficoltà esegetiche che comporta una lettura del genere. "Occorre un'analisi molto approfondita (che meriterebbe uno studio specifico), condotta da un esegeta in grado di decifrare certe chiavi interpretative e quel simbolismo dal sapore iniziatico che governa l'intero testo", così a p. 81.

Ebbene, proviamo a delineare, per sommi capi, i temi fondamentali che meriterebbero "uno studio specifico", in chiave ovviamente laicista.

Anzitutto il rapporto tra nazareni e battisti, con cui esordisce il vangelo. Nei Sinottici è quasi idilliaco, in Giovanni invece è molto controverso. La cacciata dei mercanti dal tempio rappresenta una sorta di spartiacque tra un critica etica del collaborazionismo filo-romano del potere religioso giudaico e una critica direttamente politica, che mette fortemente in dubbio la simbiosi di religione e potere. Il movimento battista si spacca in due e una metà segue i nazareni.

L'essenismo presente in maniera così evidente nel vangelo di Giovanni, è servito, insieme alla gnosi, per mistificare la natura politica di questo testo, anche se gli elementi che vengono presi dall'essenismo venivano usati dalla comunità di Qumran in maniera politica (i "figli della luce e delle tenebre" ecc.), mentre quelli che di questa comunità vengono presi dai Sinottici venivano usati in maniera religiosa (battesimo, eucaristia ecc.). Nel IV vangelo i contenuti essenici vengono svuotati del loro contenuto politico e riempiti di contenuto filosofico-religioso; nei Sinottici invece vengono svuotati dei loro riferimenti giudaici per essere riempiti di nuovi significati pagani (p.es. la resurrezione).

In secondo luogo il rapporto tra nazareni e farisei. Nei Sinottici è conflittuale in maniera aprioristica; nel IV vangelo invece è dialettico, a volte addirittura possibilistico di un'intesa politica non solo anti-romana ma anche anti-sadducea. Il caso di Nicodemo è eloquente: in occasione della cacciata dei mercanti dal tempio egli è costretto ad ammettere che l'iniziativa dei nazareni era stata del tutto opportuna.

In terzo luogo il rapporto tra giudei e galilei. Quest'ultimi vogliono che il Cristo entri a Gerusalemme con la forza delle armi e si autoproclami "messia"; viceversa i giudei si aspettano che il messia si faccia proclamare tale dal popolo. Infatti, mentre nel racconto dei pani (falsamente) moltiplicati Gesù rifiuta il titolo galilaico di "messia autoritario", anche a costo d'essere abbandonato quasi da tutti; durante l'ingresso trionfale nella città santa, seduto in groppa a un asino, egli accetta invece il titolo di "messia democratico" e una grande moltitudine lo porta in trionfo, mettendo nel panico i poteri costituiti.

In quarto luogo il rapporto tra ebrei e gentili e, in particolare, quello tra ebrei ortodossi (i giudei) ed ebrei eterodossi (i samaritani). Mentre nei Sinottici l'anti-ebraismo politico-nazionale è netto, sconfinando persino nell'anti-semitismo, nel IV vangelo invece i nazareni cercano rapporti paritetici, finalizzati al riscatto della Palestina dal giogo straniero, con qualunque etnia e nazionalità, senza mai far pesare ciò che divide (molto significativo in tal senso il racconto della samaritana al pozzo di Giacobbe o la presenza dei greci a Gerusalemme nel momento decisivo dell'insurrezione).

In quinto luogo il rapporto tra nazareni e romani. Mentre nei Sinottici i romani appaiono come esecutori materiali di una volontà omicida contro il Cristo, espressa da tutto il Sinedrio, nel IV vangelo invece esiste un accordo esplicito, consensuale e predeterminato tra forze romane e forze collaborazioniste, intenzionate a por fine a tutto il movimento nazareno.

Oltre a questi rapporti politici vi sono altre cinque questioni da esaminare in maniera approfondita.

La questione della professione di ateismo. Mentre nei Sinottici Cristo dichiara d'essere "figlio di dio" in maniera esclusiva e vi sono persino testimonianze umane (Battista, centurione ecc.) e mistiche (dio, spirito santo ecc.) che ne danno conferma; nel IV vangelo, al di là delle ben note manipolazioni gnostiche, egli si equipara a dio semplicemente per dire che tutti gli uomini sono "dèi"(Gv 10,34). Inoltre, mentre nei Sinottici egli ha atteggiamenti chiaramente religiosi e istituisce persino il sacramento dell'eucaristia, viceversa nel IV vangelo non esprime mai alcun atteggiamento di tipo religioso (non lo si vede mai pregare nel tempio o svolgere funzioni ecclesiastiche e neppure discutere in sinagoga).

La questione dei miracoli. Nei Sinottici servono per dimostrare che Gesù è "dio" o per mistificare aspetti di tipo più etico ed esistenziale che politico; nel IV vangelo invece servono sempre per mistificare eventi di tipo politico (quello più evidente è la resurrezione di Lazzaro, ma significativo è anche quello della guarigione del figlio di Cuza).

La questione della messianicità. Nei Sinottici viene rifiutata dal Cristo perché rischia di compromettere l'interpretazione religiosa della sua missione, nel senso ch'egli è sì "messia" ma non in senso "davidico"; nel IV vangelo la messianicità in senso "davidico" è rifiutata perché non la si vuole in forma autoritaria ma democratica, inoltre non la si vuole unita alla religione ma separata.

La questione del tradimento. Nei Sinottici Giuda è predestinato a tradire, al punto che si ritiene necessario il tradimento onde permettere al Cristo di "morire e risorgere", e quindi di non diventare "messia politico" e di favorire l'uguaglianza morale di fronte a dio dei gentili con gli ebrei (a quest'ultimi viene tolto qualunque primato politico, etico e ideologico). Nel IV vangelo invece Giuda sembra rappresentare l'ala moderata dei nazareni, quella che non ritiene ancora giunto il momento giusto per la rivoluzione (e che quindi si scandalizza al vedere la sorella di Lazzaro anticiparne simbolicamente a Betania il successo). Giuda tradisce soltanto quando si accorge che la rivoluzione era davvero imminente e lo fa temendo che la reazione romana sarà disastrosa per le sorti della nazione. Egli in sostanza esprime le stesse paure del fariseismo dominante.

L'ultima questione è quella della successione apostolica, ovvero quella delle consegne per la prosecuzione del tentativo insurrezionale. Mentre nei Sinottici appare chiaro che il successore di Cristo è Pietro (e ciò viene confermato anche negli Atti), viceversa nel IV vangelo il successore avrebbe dovuto essere Giovanni Zebedeo. Pietro è dunque all'origine della falsificazione del messaggio originario del Cristo, e il primo momento in cui nasce questa falsificazione è all'interno della tomba vuota: Pietro interpreta quell'evento nel senso che Cristo è "risorto", per cui "doveva morire".

Fonti


Le immagini sono state prese dal sito Foto Mulazzani (sezione Natura/Fiori)

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Teoria - Ateismo
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Aggiornamento: 10/09/2014