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MALCOLM X RIFIUTO, SFIDA, MESSAGGIO
(I - II - III -
IV)

1) La classe dominante degli Stati Uniti, nonostante fosse intrisa di
“Democrazia” fino al midollo,non poteva tollerare a lungo l’esistenza di un
“animale selvaggio” , assolutamente non addomesticabile, come Malcolm X.
Egli, infatti, non era solo un oratore affascinante, un organizzatore
instancabile, un trascinatore di folle, nel periodo della sua militanza i Black
Muslim crebbero da 500 a 30.000, un leader carismatico, quindi, ma anche un
lucido e temibile critico dell’ideologia americana, capace di strappare tutti
queiveli, che avevano permesso di occultare un feroce dominio di classe sotto
l’abito elegante ed abbagliante della Democrazia.
Se il fine teorico ed il leader politico fossero state due persone, forse il
Sistema avrebbe consentito loro di morire di vecchiaia, ma la fusione in un solo
individuo rendeva assolutamente necessaria la soppressione di chi era in grado
di rendere la demistificazione, operata dall’ intelletto,un patrimonio delle
masse e non solo di quelle di colore.
Se qualche anima bella nutre dei leciti dubbi su queste affermazioni, può sempre
liberarsida queste lacerazioni interiori, leggendo quanto scritto dall’FBI:
“… Prevenire l’apparizione di Messia in grado di unificare, e galvanizzare, i
militanti dei movimenti nazionalisti neri.
Malcolm X avrebbe potuto benissimo diventare quel Messia …” [1].
2) A tutti gli “Americani de’ noantri” , che, cinque volte al giorno, si
inginocchiano verso Washington, la loro personale Mecca [2], per sbrodolarsi con
il “sogno americano”, potrebbe essere dedicata questa penetrante analisi di
Malcolm X:
“Ebbene non sono uno a cui piaccia farsi delle illusioni e non sono disposto a
sedermi al tavolo con uno che mangia, mentre a me non si serve nulla …
Non si diventa commensali solo per il fatto di sedersi a un tavolo; lo si è solo
se si può mangiare.
Il fatto di essere in America non basta a renderci americani.
Infatti, se fosse sufficiente il diritto di nascita, non ci sarebbe bisogno di
nessuna legislazione (sui diritti civili; NdA), di nessun emendamento alla
costituzione …
Per trasformare un polacco in americano non c’è bisogno di approvare una legge
sui diritti civili.
No, io non sono americano.
Sono uno dei ventidue milioni di uomini dalla pelle nera che sono vittime
dell’americanismo, uno dei ventidue milioni di vittime della democrazia che non
è altro che un’ipocrisia travestita.
Non vengo qui a parlarvi da americano, da patriota, non sono uno che saluta la
bandiera o che la tira fuori ad ogni occasione, no!
Io vi parlo da vittima del sistema americano; vedo l’America con gli occhi della
vittima e non riesco a vedere nessun sogno americano.
Quello che vedo è un incubo americano …”[3].
3) Malcolm X“doveva “ morire, anche per una sola di queste espressioni:
“ … vittime dell’americanismo ; … vittime della democrazia che … è …
un’ipocrisia travestita;… non riesco a vedere nessun sogno americano; …vedo … un
incubo americano”.
Comunque la si pensi, Malcolm individuava anche le radici socio-economiche
dell’incubo:
“Vostra madre e vostro padre, mia madre e mio padre non lavoravano otto ore al
giorno, ma da prima che facesse giorno fino a notte, e lavoravano per niente
arricchendo l’uomo bianco, arricchendo lo Zio Sam.
Questo è il nostro investimento, il nostro contributo, il nostro sangue; perché
non soltanto noi abbiamo dato loro gratuitamente la nostra fatica, ma anche il
nostro sangue.
Tutte le volte che l’uomo bianco chiamava il paese alla guerra, noi siamo stati
i primi a indossare l’uniforme e a morire su tutti i campi di battaglia.
Il nostro sacrificio è stato più grande di quelli compiuti da chi oggi gode di
una posizione di privilegio in America.
Il nostro contributo è stato più grande ma in cambio abbiamo ricevuto meno di
tutti.
Coloro la cui filosofia è il nazionalismo nero hanno questo atteggiamento di
fronte ai diritti civili:
“Dateceli subito. Non aspettate l’anno prossimo.
Dateceli ieri e anche così non è abbastanza presto!” [4].
Giustamente ,Malcolm X riteneva che, in virtù del vero e proprio martirio a cui
erano stati sottoposti i loro antenati, gli Afro-Americani avrebbero già dovuto
godere, e da molto tempo, dei diritti civili.
Inoltre, egli aveva individuato il vero terreno di lotta e l’obiettivo
strategico nei diritti umani:
“… occorre procurarsi nuovi amici, nuovi alleati, ed è necessario portare la
lotta per i diritti civili a un livello più alto: quello dei diritti umani.
Finché si combatte per i diritti civili, che lo sappiate o no, si resta entro i
limiti giurisdizionali dello Zio Sam.
Nessuno che non viva in questo paese può levare la sua voce in vostra difesa
finché lottate per ottenere i diritti civili che rientrano negli affari interni
degli Stati Uniti.
Tutti i nostri fratelli dell’Africa, dell’Asia e dell’America latina non possono
levare la loro voce e interferire negli affari interni di questo paese.
… Ma le Nazioni Unite hanno nel loro statuto un documento conosciuto sotto il
nome di Carta dei diritti dell’uomo e c’è persino una commissione che si occupa
di tali diritti.
… Questo vecchio liberale dagli occhi azzurri, maestro d’inganni, che dovrebbe
essere amico vostro e mio, dalla nostra parte, pronto ad aiutare la nostra
lotta, che sembrerebbe dover essere il nostro consigliere, non vi parla mai dei
diritti umani.
Vi lascia impigliare nella rete dei diritti civili, e voi che sciupate tanto del
vostro tempo ad abbaiare all’albero dei diritti civili non sapete neanche che lì
vicino c’è un altro albero, quello dei diritti umani” [5].
Malcolm X, infine, sosteneva che:
“L’unica differenza tra la condizione reale degli afro-americani negli Stati
Uniti e la dominazione coloniale -imperialista nel Terzo Mondo … era di dover
vivere a gomito con la razza dominante e, per di più, di essere una minoranza
senza lingua, né storia né cultura propria.
… (“Congo è come Mississippi.
Lo stesso uomo– man, uomo in quanto padrone che ci ammazza nel Congo, ci ammazza
nel Mississippi”, - insegnava Malcolm X) “ [6].
NOTE
[1]
Giammanco Roberto, Malcolm X, Rifiuto, sfida, messaggio, p. 48, Edizioni
Dedalo, Bari, 1994.
[2] Hanno, comunque, delle molto valide ragioni per questa prosternazione
quotidiana: il loro potere di gestori della Provincia Italia ed il loro tenore
di vita da satrapi sono garantiti solo dalle armi “umanitarie e democratiche”,
che l’Impero statunitense ha nelle basi militari, situate nella Penisola, che,
dal 1945, oscilla tra lo status di colonia e quello di protettorato.
[3] Ibidem, p.27.
[4] Ibidem, p.152.
[5] Ibidem, pp. 153-154.
[6] Ibidem, pp. 102-103.
Fonte:
www.valeriobruschini.info/?p=394 |