LA RIVOLUZIONE FRANCESE
La nascita della democrazia politica borghese


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IL NUOVO ASSETTO EUROPEO DOPO LA PACE DI AQUISGRANA (1748)
FUNZIONE DELL'ENCICLOPEDIA E PRINCIPI FONDAMENTALI DELL'ILLUMINISMO

D'Alembert e Diderot. Nei 14 medaglioni altri collaboratori all'Enciclopedia
D'Alembert e Diderot. Nei 14 medaglioni altri collaboratori all'Enciclopedia

La Pace di Aquisgrana del 18.10.1748 pose fine alla Guerra di Successione Austriaca: essa era scoppiata poiché l'Imperatore d'Austria Carlo VI aveva assicurato la successione al trono alla figlia Maria Teresa, ma, alla sua morte, nel 1740, Carlo Alberto di Baviera aveva avanzato la sua richiesta di successione, andando anche contro l'Ungheria, che aveva accettato la donna come legittima sovrana.

La precaria situazione era precipitata dopo l'invasione della Slesia, territorio asburgico, da parte di Federico Il di Prussia. Nella guerra erano entrate successivamente anche Francia e Spagna, al fianco di Carlo Alberto, e Inghilterra e Olanda, alleate con Maria Teresa. La guerra durò otto anni; alla sua conclusione i trattati di pace stabilirono i rispettivi territori di ciascuna parte in causa.

La Slesia fu assegnata alla Prussia; i ducati di Parma, Piacenza e Guastalla andarono in mano a Filippo di Borbone, fratello del Re di Napoli; i distretti di Vigevano e Voghera e dell' alto novarese furono dati a Carlo Emanuele III di Savoia. La Spagna si impegnò a rinnovare all'Inghilterra il diritto di monopolio della tratta dei neri da trasportare in America (detto Asiento). La Francia uscì dalla guerra senza aver ottenuto alcun vantaggio territoriale, ma la sua conquista fu di aver ridotto il potere asburgico in Europa.

Nella Pace di Aquisgrana fu anche riconosciuta la successione alla dignità imperiale sia a Maria Teresa sia al marito Francesco di Lorena. L'assetto dell'Europa, a causa dei nuovi assegnamenti territoriali, era cambiato:, in particolare stava emergendo la Prussia, piccolo staterello, che però stava assumendo un ruolo importante nella politica europea. I suoi confini erano incerti, ma la sua potenza politica enorme: infatti grazie al sovrano Federico II la Prussia ebbe un esercito forte e preparato, ottimo strumento nelle mani di un condottiero ardimentoso.

Federico Il fu spesso accusato di spregiudicatezza, poiché invece di preoccuparsi del benessere del suo popolo, egli preferì dedicarsi alla guerra di conquista: passò in spedizioni militari più di 30 dei suoi 46 anni di governo. Il re di Prussia però non si comportava diversamente degli altri sovrani settecenteschi: tutti i reggenti di quell'epoca furono detti "sovrani illuminati" perché seguivano l'ideologia dell'Illuminismo, un cui rappresentante, Voltaire, sosteneva che bisognava fare "tutto per il popolo, nulla per mezzo del popolo".

I sovrani illuminati dunque agivano in modo assolutistico, decidendo da sé ciò che era bene per i loro sudditi e agendo di conseguenza. I sovrani illuminati (termine usato per la prima volta da Grimin nella Corrispondenza letteraria) promossero un sistema di modernizzazione dello Stato e dei suoi apparati in base ai dettami illuministici. Il principio basilare dell'Illuminismo era la centralità della Ragione umana: i pensatori del 700 sostenevano che, prima di loro, nessuno aveva usato la Ragione in modo proprio.

Immanuel Kant, alla fine del 700, disse che l'Illuminismo fu ”l'uscita dell'uomo da uno stato di minorità, il quale è da imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di servirsi del proprio intelletto senza la guida di un altro". Kant con questa affermazione sintetizzò il carattere basilare dell'Illuminismo, che sosteneva di utilizzare per la prima volta nella storia dell'uomo la Ragione in quanto tale: il termine "illuminato" deriva proprio dal francese "illuminer", indicando che ogni attività e ogni dinamica umana doveva essere illuminata dalla luce della Ragione. Oltre all'assoluta fede nella razionalità, gli Illuministi avevano anche una grande fede nella Natura: i Fisiocratici credevano che la natura spontaneamente offrisse una quantità di cibo superiore ai bisogni dell'uomo.

Lo stato di natura in particolare veniva inteso come età felice, nella quale l'uomo era innocente e libero. Nacque così il mito del "buon selvaggio": i missionari parlavano così spesso di esempi di bontà nei selvaggi, che gli occidentali si convinsero che per essere felici e buoni non era necessario essere civilizzati, ma bastava vivere secondo Natura. Secondo questo stesso ragionamento, neanche la religione era necessaria, perché persino popoli non cristiani avevano un ordine politico (per esempio i Cinesi, spesso citati come esempio di civiltà tollerante) e una serenità invidiabili.

La religione diveniva così un'attività umana al pari di tutte le altre. Voltaire, filosofo illuminista, sosteneva che la religione cristiana cattolica serviva solo per tenere calmo il popolo; agli intellettuali egli offriva il Deismo, che ammetteva l'esistenza di Dio, ma rifiutava la necessità della rivelazione, dei dogmi e del culto. Il Deismo si batteva per la nascita di una religione naturale comune a tutti gli uomini, sostenendo ideali di tolleranza universale. Dato che la religione non era più la necessità prima degli uomini, le regole del comportamento umano non potevano più venire dalla Legge di Dio, ma dalla Natura: dai ragionamenti in campo etico-morale nel 1789 nacque la prima Dichiarazione dei diritti dell'uomo, grazie all'Assemblea nazionale costituente francese (già nel 1776 con la Dichiarazione d'Indipendenza americana erano stati fissati alcuni diritti umani come il diritto alla libertà e alla ricerca della felicità).

I princìpi dell'Illuminismo si diffusero, come mai era accaduto prima per altri movimenti culturali, anche molto oltre la cerchia degli intellettuali; la larga diffusione avvenne grazie all'Encyclopédie. Suo titolo completo era "Encyc1opédie, ou Dictionnaire raisonné des sciences, des arts et des métiers". ossia "Enciclopedia, o Dizionario ragionato delle scienze, delle arti e dei mestieri", e fu pubblicata fra il 1751 e il 1772; era composta di 17 volumi di testo e 11 volumi di tavole e divenne il più efficace strumento di propaganda delle idee illuministiche. Già il titolo indica che a tutte le possibili attività umane era stata applicata la Ragione, come voleva la regola basilare dell'Illuminismo; nell'Enciclopedia tutti i saperi erano messi sullo stesso piano e vi si potevano trovare affiancate nozioni di Storia, Grammatica, Architettura, Geografia, Letteratura, Scienza, senza che nessuna prevalesse sulle altre.

All'Enciclopedia collaborarono diversi intellettuali, fra cui Diderot e d'Alembert (che ne furono i promotori), Montesquieu, Voltaire, Rousseau, d'Holbach, Buffon, Quesnay, Turgot, de Jancourt. Tutti costoro scrissero, sulle pagine dell'Enciclopedia, oltre alle loro conoscenze specifiche, anche le loro idee, rendendole così note al pubblico. I valori che passavano nelle parole dell'Enciclopedia spaziavano dalla religione alla tolleranza, all'economia, alla politica.

L'Illuminismo fornì gli strumenti filosofici e scientifici a molti dei regnanti europei decisi a rinnovare i loro Stati, limitando i privilegi della nobiltà e della Chiesa; i philosophes si misero al servizio dei monarchi, consigliandoli e sollecitandoli a liberare le industrie, i commerci, le proprietà dai vincoli feudali e dalla rigidità medievale, in modo tale da essere più vicini ai bisogni del popolo. I philosophes infatti, sostenendo di essere i primi a usare realmente la Ragione, vedevano il passato come un'epoca oscura, e soprattutto il Medioevo come un'età buia, di passaggio dallo splendore della Classicità alla luce dell'Illuminismo. Con il Settecento la storia dell'Uomo arriva nel pieno della Modernità, intesa come opposizione al passato e voglia di novità, di "modernizzazione".

Scarpellini Mario <skifox@uninetcom.it>

Illuminismo e società (pdf-zip)


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sez. Storia - Storia moderna - Monarchie nazionali
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