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Purtroppo in questi ultimi tempi non si può solo parlare di ignoranza ma addirittura di un uso sfacciato delle menzogne per giustificare decisioni importanti per la nostra società. E troppi sono stati gli anni in cui la conoscenza della nostra storia è stata offuscata se non distorta da insegnamenti dottrinali aridi di verità. Nella relazione con gli altri non possiamo prescindere dalla sincerità: possiamo discutere il modo in cui essa viene comunicata, ma non sminuire il suo valore fino a stravolgerne l'essenza e tramutarla in menzogna. Il risultato in questo caso sarebbe ben più grave della mancanza di coscienza, sarebbe un offuscamento difficilmente sanabile dei suoi stessi fondamenti. L'ignoranza, soprattutto se alimentata dalla menzogna, non genera solo mostri, genera morte. Non basta quindi preoccuparsi della coscienza storica dei cittadini, dobbiamo porci forse una domanda ancora più a monte: è utile ingannare il popolo? Una simile questione fu posta, nel 1777, da Federico di Prussia alla migliore intelligenza europea del tempo: le risposte più brillanti vennero elaborate da due matematici (Frédéric de Castillon e Condorcet), ma ahimé furono del tutto antitetiche, come a dire che in realtà non era possibile una soluzione univoca al problema. E’ davvero così? Concludiamo con le parole ferme e rassicuranti con cui Isaac Newton introduceva un suo studio sull'Apocalisse:
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