|
SEQUENZE |
La struttura di un testo (intreccio) va scomposta in
sequenze (blocchi di significato), che vanno poi, in genere, riordinate
secondo una successione logica e cronologica, al fine di ottenere una
storia coerente (fabula).
- Una sequenza è una porzione di testo di un brano in sé compiuto,
connesso ad altri brani di un racconto;
- una sequenza può essere collegata a un'altra sequenza precedente
o successiva in maniera logica o cronologica
- La sequenza di prologo è l'antefatto iniziale, mentre la
sequenza di epilogo è la conclusione finale del racconto;
- le macrosequenze si usano per testi molto lunghi; le
microsequenze per testi molto significativi;
- gli indicatori temporali indicano il passaggio da una sequenza
all'altra;
- la sequenza può essere costituita da un titolo;
- per individuare una sequenza occorre rispondere a cinque domande
(W):
- who? chi sono i personaggi
- what? cosa o come è accaduto
- when? quando è accaduto
- where? dove è accaduto
- why? perché è accaduto
|
DESCRITTIVE (statiche) |
di un personaggio o paesaggio o oggetto o situazione..., non
sviluppano l'azione, ma danno informazioni. Ritmo lento. |
NARRATIVE (dinamiche) |
degli avvenimenti o fatti o azioni. Ritmo veloce, sostenuto. |
DIALOGICHE (statiche) |
di dialoghi fra personaggi, con discorsi diretti (virgolettati "", o
con lineette -). Ritmo lento della narrazione perché per forza
analitico, anche se il dialogo è concitato. |
RIFLESSIVE (statiche) |
l'autore spiega qualcosa con un ragionamento o riflessione, espone
le sue idee su un argomento o analizza la psicologia di un personaggio.
Ritmo lento. |
FABULA E INTRECCIO |
Chi legge parte dall'intreccio voluto dal narratore,
cioè dagli avvenimenti disposti secondo un certo ordine, che l'autore
sceglie a sua discrezione, mostrando la propria abilità narrativa.
La fabula è invece la ricostruzione fatta dal lettore degli avvenimenti
disposti secondo un ordine logico e cronologico.
Fabula e intreccio possono anche coincidere, ma in genere l'autore
preferisce usare un intreccio accattivante, in grado di incuriosire e
far continuare la lettura.
La FABULA ha generalmente una struttura ricorrente (ma non sempre segue
questa successione): |
ANTEFATTO
(o prologo) |
Ciò che è accaduto prima dell'inizio della storia. E' facoltativo
perché vi si può alludere indirettamente durante il racconto. |
SITUAZIONE INIZIALE |
L'inizio tranquillo di una storia (momento di equilibrio). |
CRISI |
La rottura dell'equilibrio iniziale dà avvio alla storia. |
PERIPEZIE |
Le avventure o vicissitudini per risolvere il problema. Entrano in
azione dei personaggi che ostacolano o aiutano il protagonista. |
CLIMAX |
La vicenda raggiunge il massimo della tensione o della complessità. |
SCIOGLIMENTO |
Qualcosa di decisivo risolve il problema. |
EPILOGO |
Si torna a una nuova situazione di equilibrio (a volte è sottinteso
o solo accennato). |
Nell'INTRECCIO l'ordine dei fatti può essere modificato
in vari modi. Questi i principali: |
RETROSPEZIONE
(o flash-back) |
La storia non viene raccontata dall'inizio alla fine ma dalla fine
all'inizio. Si compie un salto all'indietro, perché si parla di fatti
accaduti in un tempo precedente a quello scelto per la narrazione. Anche
i tempi verbali cambiano. |
ANTICIPAZIONE |
L'ordine degli avvenimenti viene interrotto per anticiparne alcuni,
p.es. sotto il pretesto di un sogno o visione o profezia. Spesso il loro
significato si capisce solo alla fine del racconto, quando risulta
evidente ch'erano un presagio o premonizione di ciò che effettivamente è
poi accaduto. |
A INCASTRO |
All'interno di una storia principale si inseriscono una o più storie
secondarie. |
ALTERNANZA DEI FILONI NARRATIVI |
L'autore tratta di più vicende, passando dall'una all'altra in
maniera molto disinvolta. |
CONCATENAZIONE |
Diverse vicende autonome (avventure) sono legate tra loro da un
unico filone conduttore, p.es. dalla presenza di uno stesso personaggio
o da un elemento simbolico. |
STRUTTURA AD ALBERO |
Dal filone principale della narrazione scaturiscono in successione
varie vicende ad esso collegate. |
IN MEDIAS RES |
Una tecnica molto efficace per il momento iniziale di una storia (o
di una sequenza) è quella che fa trovare il lettore "nel bel mezzo delle
cose", nel pieno della vicenda, senza l'aiuto di spiegazioni
preliminari. L'effetto di spaesamento del lettore è voluto apposta dal
narratore, che spiegherà successivamente il significato di quello che ha
scritto. |
RITMO NARRATIVO |
L'intreccio modifica il rapporto fra la durata reale
degli avvenimenti e la loro durata narrativa. Un racconto può essere
molto lungo ma per parlare di una situazione molto breve. |
SCENA |
Tempo reale e Tempo narrativo coincidono. Tendono a prevalere i
dialoghi o l'autore descrive le azioni dei personaggi usando gli stessi
tempi in cui avvengono. |
ANALISI |
Tempo reale è più breve di quello narrativo. L'autore segue tutti i
pensieri di un personaggio, eventualmente commentandoli, o analizza
tutti gli avvenimenti, dilatando la loro durata. La narrazione è
volutamente rallentata. |
SOMMARIO |
Il tempo reale sarebbe più lungo di quello narrativo, ma viene
abbreviato ricorrendo al riassunto dei fatti principali, oppure per
indicare l'assenza di fatti significativi. |
ELLISSI |
E' un salto temporale che si verifica quando un periodo di tempo non
viene raccontato o perché la vicenda è troppo lunga (o complessa),
oppure per creare una zona di mistero. Il tempo della storia è
indefinito, mentre il tempo del racconto è nullo. |
PAUSA |
Sono tutte quelle parti descrittive che bloccano la narrazione degli
avvenimenti. Il tempo della storia è nullo, mentre quello del racconto
ha una durata indefinita. |
TEMPI VERBALI |
- Indicano la successione cronologica dei fatti.
- Segnalano se l'azione è durativa, momentanea o compiuta.
- Rivelano l'atteggiamento del narratore: se partecipa (presente,
passato prossimo, i due futuri) o se è distaccato (imperfetto,
passato remoto, trapassati).
I tempi verbali si suddividono in: |
COMMENTATIVI
(partecipativi) |
- nel discorso diretto
- quando il narratore parla di sé
- quando il narratore esprime opinioni su fatti che lo riguardano
direttamente
- quando il narratore interviene a commentare i fatti
- quando il narratore fa considerazioni di carattere generale,
universalmente valide, quindi senza un tempo preciso
|
NARRATIVI
(distacco) |
- i fatti raccontati sono conclusi
- i fatti raccontati non coinvolgono direttamente l'autore
- i fatti raccontati vengono distinti per importanza (per i
principali si usa passato e trapassato remoto, per i secondari si
usano imperfetto e trapassato prossimo)
|
TEMPI DI AMBIENTAZIONE |
EPOCA |
L'epoca, riferita al passato, al presente o al futuro, può essere
indicata con grande precisione o lasciata indefinita. |
DISTANZA |
E' il tempo che separa l'epoca in cui si svolgono i fatti dall'epoca
in cui vengono narrati dall'autore o da un protagonista della storia. |
DURATA |
E' il periodo di tempo che intercorre fra l'inizio della vicenda e
la sua conclusione. A volte è espressa chiaramente, altre volte resta
incerta o va ricavata attraverso degli indizi. |
DESCRIZIONE DI LUOGHI |
Collocata in genere in una pausa del racconto. Indica luoghi:
- ben definiti
- indefiniti
- reali o verosimili
- fantastici o inventati
- prevalentemente chiusi
- prevalentemente aperti
- un unico luogo
- luoghi diversi
Nonostante la descrizione non è detto che si riesca a capire
esattamente in che luogo ci si trovi. Inoltre non è possibile associare
in maniera schematica una descrizione fisica con una morale: p.es.
"spazio chiuso" può voler dire "casa", "città", ma anche "prigione",
"senso del limite". |
TECNICHE DESCRITTIVE |
BASATA SUI SENSI |
Vista, udito, tatto, olfatto, gusto (è evidente che in
un racconto scritto la vista prevale, anche quando si parla di rumori,
ma un racconto può essere anche ascoltato, oppure visto e ascoltato
contemporaneamente, come nel cinema o alla tv o a teatro). |
STATICA |
In un unico colpo d'occhio l'autore rende un'immagine,
come se fosse fotografata. |
DINAMICA
(o CLASSICA) |
Lo sguardo del narratore si muove: destra/sinistra (o
viceversa), alto/basso (o viceversa), avanti/indietro (o viceversa),
generale/particolare (o viceversa), come in un film. In genere la
descrizione è lenta. |
IMPRESSIONISTICA |
Tanti particolari confusi vengono ricostruiti nel loro
insieme dal lettore. |
OGGETTIVA
(o INFORMATIVA) |
Esprime un punto di vista neutro (senza valutazioni o
impressioni) del narratore, che può apparire anche esterno alle vicende. |
SOGGETTIVA
(o PSICOLOGICA) |
Esprime il punto di vista di un personaggio, che può
vedere meno cose di un narratore. |
TECNICHE NARRATIVE PARTICOLARI |
STRANIAMENTO
(o INGENUITA') |
Il narratore adotta un punto di vista ingenuo, come se vedesse le
cose per la prima volta. |
SUSPENSE |
Si ha quando nei libri o film d'avventura o azione l'autore spinge
il lettore (o spettatore) ad assumere un punto di vista superiore a
quello del personaggio, soprattutto quando quest'ultimo sta correndo un
rischio o un pericolo. |
IRONIA |
Un narratore onnisciente dice il contrario di quello che pensa,
assumendo il punto di vista di un personaggio, ma sa anche che il
lettore è in grado di riconoscere il significato reale delle sue parole,
diverso da quello letterale. |
SISTEMA DEI PERSONAGGI E TECNICHE DI
PRESENTAZIONE |
I personaggi si suddividono in tre categorie: |
PROTAGONISTI |
individuale / piccolo gruppo / collettivo |
COMPRIMARI |
ruolo secondario ma essenziale |
COMPARSE |
ruolo molto secondario, non essenziale |
L'intreccio tra i personaggi può essere di vari tipi: |
TRIANGOLARE |
marito, moglie, amante |
BINARIO |
due gruppi contrapposti |
QUADRANGOLARE |
rapporti tra quattro figue |
Di un personaggio si possono descrivere: |
TRATTI |
- fisici o fisiognomici
- psicologici e morali
- sociologici (socio-culturali, ideo-politici)
|
RITRATTO |
- Piatto (comportamento prevedibile)
- A tutto tondo (comportamento imprevedibile, di particolare
complessità)
- A basso rilievo (personaggio con proprio spessore, ma abbastanza
prevedibile)
- Statico (sempre identico a se stesso)
- Dinamico (mutevole nel comportamento)
|
AUTORITRATTO |
Quando il personaggio si presenta da sé. |
PRESENTAZIONE INDIRETTA |
Il personaggio è presentato attraverso le parole di altri personaggi
che parlano con lui o in sua assenza. |
PRESENTAZIONE DIRETTA
(o IN AZIONE) |
Il personaggio è mostrato al lettore mentre dice o fa qualcosa,
senza una presentazione specifica (che può anche esserci
successivamente). |
CLASSIFICAZIONE DEI RUOLI DEI
PERSONAGGI |
PROTAGONISTA |
E' al centro dell'azione, generalmente la mette in moto
o ne è vittima, è comunque il più presente. Se sono due, l'altro è
co-protagonista. |
ANTAGONISTA |
Si contrappone al protagonista, indirettamente dà
significato alle azioni del protagonista. |
DONATORE / AIUTANTE |
Fornisce al protagonista gli strumenti per lottare e può
affiancarlo nella lotta (in tal caso l'aiutante è sempre volontario).
Donatore e Aiutante possono anche non coincidere. |
OGGETTO |
Persona o cosa desiderata o temuta, che mette in moto
l'azione. |
MANDANTE |
Personaggio che affida al protagonista la missione da
compiere. Il protagonista può dovergli rendere conto. Il mandante può
anche essere un ideale astratto (senso del dovere, l'amore...). |
FALSO PROTAGONISTA |
Personaggio che tenta di sostituirsi al protagonista
senza averne le qualità (può coincidere con l'antagonista, oppure essere
un falso aiutante). |
TIPOLOGIA DI NARRATORI |
AUTORE REALE |
Lo scrittore che materialmente scrive una storia. |
AUTORE IMPLICITO |
Così come se lo immagina il lettore. Può non coincidere
con l'autore reale. |
NARRATORE |
Può coincidere con l'autore reale, ma può essere
chiunque, in quanto è colui che racconta una storia. Ci possono essere
anche più narratori (quello di 2° grado può raccontare una storia
secondaria dentro quella principale raccontata dal narratore di 1°
grado).
- Interno alla vicenda, presente come personaggio (usa la prima
persona).
- Esterno alla vicenda, cioè non ne fa parte come personaggio (usa
la terza persona).
|
ONNISCIENTE |
Il narratore spiega, commenta, giudica da una posizione
di superiorità assoluta. |
INATTENDIBILE |
Un narratore di cui non ci si può fidare. Le sue parole
vanno interpretate. La verità va ricostruita a partire da menzogne e
deformazioni. |
LETTORE
(o NARRATARIO) |
E' il destinatario della narrazione. Può essere:
- implicito (un lettore ideale a cui si rivolge l'autore)
- reale (il lettore che concretamente legge il testo)
|
PUNTI DI VISTA DEL NARRATORE |
FOCALIZZAZIONE ZERO |
I fatti sono raccontati da un narratore onnisciente in terza
persona, esterno alla vicenda narrata, senza identità precisa, con voce
anonima, ma in grado di sapere tutto di tutti. Se non interviene con
osservazioni e commenti, ma si limita a presentare fatti e personaggi,
non è onnisciente ma impersonale. |
FOCALIZZAZIONE INTERNA |
Il narratore assumere il punto di vista di uno o più personaggi. Il
narratore è interno ai fatti, ma ne sa quanto il personaggio di cui
assume il punto di vista. In particolare:
- narratore testimone: conosce la vicenda perché il
protagonista gliel'ha raccontata o perché è stato informato da
qualcuno o da qualcosa. Non conosce tutti i fatti né i pensieri dei
personaggi, perché si trova ai margini della storia;
- io narrante: il narratore racconta vicende che lo
riguardano direttamente e di cui è protagonista. E' il personaggio
principale degli eventi che racconta in prima persona;
- narratore anonimo popolare: il narratore non appartiene a
un personaggio identificabile, ma è una voce anonima che condivide i
costumi, il linguaggio della realtà rappresentata, e la racconta in
terza persona.
I mezzi espressivi per la focalizzazione interna: discorso indiretto
libero, monologo interiore, flusso di coscienza. |
FOCALIZZAZIONE ESTERNA |
Il narratore osserva i fatti dall'esterno, ne sa meno di quanto
sappia qualunque personaggio, non ha accesso alla coscienza di nessuno,
il suo linguaggio è neutrale. |
DISCORSI E PENSIERI DEI PERSONAGGI |
DISCORSO DIRETTO (LEGATO) |
Il narratore cede la parola ai personaggi e riporta
direttamente le loro parole, segnalando il cambiamento di voce con le
virgolette o lineette. Spesso usa un verbo di comunicazione (disse,
pensò ecc.) ma non è obbligatorio. |
DISCORSO DIRETTO (LIBERO) |
Le parole del personaggio entrano (quasi di prepotenza)
al posto della voce narrante, senza l'uso di segnalatori come le
virgolette-lineette, ma p.es. con un improvviso passaggio di tempi
verbali (dal passato al presente, ecc.). |
DISCORSO INDIRETTO (LEGATO) |
Il narratore riporta parole/pensieri del personaggio,
introducendoli con espressioni quali "disse che", "pensò che"... (oppure
usa la congiunzione "di" + infinito). |
DISCORSO INDIRETTO (LIBERO) |
Le parole/pensieri dei personaggi sono riportati dal
narratore senza l'uso di verbi dichiarativi-comunicativi ("si chiedeva
chi", "pensò che"...), così il narratore assume il punto di vista del
personaggio e spinge il lettore a identificarsi con lui. Il linguaggio è
molto vicino a quello parlato. |
MONOLOGO INTERIORE |
Un discorso logico senza ascoltatore e non
necessariamente pronunciato, col quale il personaggio esprime tra sé e
sé il suo pensiero più recondito. Manca il verbo di comunicazione
introduttivo, viene usata la prima persona, prevale il presente, con
forme interrogative o esclamative o con espressioni tipiche del parlato. |
FLUSSO DI COSCIENZA |
Vengono riportati i pensieri che si affacciano alla
coscienza del personaggio, senza una connessione propriamente logica, ma
in maniera confusa, indistinta. Possono anche mancare i segni di
interpunzione. |
SCELTE LINGUISTICHE E STILISTICHE |
Le scelte linguistiche-stilistiche di un autore si
basano su tre elementi:
- lessico (parole usate)
- sintassi (frasi strutturate)
- figure retoriche (artifici espressivi)
|
LESSICO |
Può essere colloquiale / comune oppure ricercato / raffinato, può
contenere arcaismi (espressioni antiquate) o tecnicismi (espressioni di
linguaggi settoriali) oppure dialettismi, latinismi, forestierismi,
gergalismi (giovanile, militare, malavitoso...). |
SINTASSI |
Quando è semplice prevalgono le coordinate. Quando è
complessa prevalgono le subordinate. Le frasi possono essere lunghe o
brevi (una frase può avere periodi lunghi ma sintatticamente semplici).
Le frasi brevi creano un ritmo rapido e spezzato (specie se vengono
usati gli "a capo"); quelle lunghe invece creano un ritmo più lento e
solenne. |
FIGURE RETORICHE |
Sono artifici espressivi, intenzionali, frutto spesso di
tradizioni culturali, possono anche allontanarsi dal modo naturale di
usare il linguaggio, conferiscono comunque efficacia e persino eleganza
al discorso. Qui le principali:
- METAFORA: stabilisce un confronto immediato tra due realtà
apparentemente molto diverse e che però, grazie all'uso fantasioso
del linguaggio umano, diventano simili (p.es. invece di dire "quel
ragazzo è maleducato e indisponente, arrogante e supponente", è
sufficiente dire "quel ragazzo è una peste"). Nel paragone è facile
usare una parola più nota al posto di una meno nota. La metafora è
la figura retorica più diffusa, e non va confusa con la
similitudine.
- SIMILITUDINE: Un semplice paragone istituito tra due oggetti o
due immagini o due realtà o due situazioni, in genere introdotto dal
"come" o "come... così" (p.es. "mia moglie ha i capelli come
l'oro").
- METONIMIA: Si indica una realtà per mezzo di un'altra, che abbia
con quella sostituita un rapporto di contiguità logica. P.es.:
- "guadagnarsi il pane col sudore della fronte" (il sudore nella
realtà è effetto del lavoro, ma qui viene usato come causa);
- "bere un buon bicchiere" (si usa il contenitore al posto del suo
contenuto, il vino);
- "rispetta i capelli bianchi" (si usa un termine concreto al posto
dell'astratto "vecchiaia");
- "leggere Dante" (si usa l'autore invece dell'opera);
- "un olio di Picasso" (si usa la materia al posto dell'oggetto, il
dipinto);
- "è una buona penna" (si usa lo strumento per indicare l'attività,
la professione, in tal caso lo scrittore).
SINEDDOCHE: Una variante della metonimia, in quanto si usa il tutto
per indicare una parte o viceversa (p.es. "ho visto una vela sul
mare").
- PERIFRASI: Una sorta di circonluzione o giro di parole con cui
si designa un oggetto, un luogo, una persona ecc. (p.es. invece che
"morire" si può usare "passare a miglior vita").
- EUFEMISMO: Sostituisce un'espressione considerata sconveniente
con un'altra più gradevole o più fine, per non urtare la
suscettibilità dell'interlocutore (p.es. "poco attraente" invece che
"brutto", "costume adamitico" invece che "nudo").
LITOTE: Una variante dell'eufemismo, in quanto nel dare un giudizio
si usa il termine contrario preceduto dalla negazione, per dire
qualcosa di affermativo (p.es. "questa non è una pessima idea").
- IPERBOLE: un concetto viene espresso in forma esagerata o
inverosimile, spesso in funzione ironica (p.es. "morire dalle
risate").
- PARADOSSO: un'affermazione appare contraria al buon senso, ma in
realtà si dimostra valida a un'attenta analisi.
- OSSIMORO: forma di antitesi di singole parole che vengono
accostate con effetti paradossali (es. "paradiso infernale", "peso
leggero", "dolce dolore").
- IRONIA: si afferma il contrario di quanto s'intendeva dire.
- ELLISSI: L'omissione, in una frase, di una o più parole che si
possono facilmente sottintendere, salvaguardando la chiarezza del
significato della frase o dell'espressione.
- PRETERIZIONE: Si esprime un pensiero fingendo di non voler dire
ciò che invece viene chiaramente detto (p.es. "non ti dico la
cordialità con cui siamo stati accolti").
- PLEONASMO: Espressione che non aggiunge niente dal punto di
vista qualitativo alla frase. Il suo uso risponde a particolari
esigenze espressive (p. es. "a me mi piace").
- PERSONIFICAZIONE: Detta anche "prosopopea". Si usa quando si fa
parlare un personaggio assente o defunto, o anche cose astratte e
inanimate, come se fossero persone reali.
- RETICENZA: Consiste nell'interrompere e lasciare in sospeso una
frase facendone intuire al lettore (o all'ascoltatore) la
conclusione.
- INTERROGAZIONE RETORICA: quando, nella domanda che si pone, si
dà per scontata la risposta, affermativa o negativa; serve a indurre
qualcuno ad accogliere la nostra opinione.
- CLIMAX: disposizione di frasi, sostantivi e aggettivi in una
progressione “a scala”, secondo cioè una gradazione ascendente, a
suggerire un effetto progressivamente più intenso (p. es. "buono,
migliore, ottimo").
- ALLEGORIA: costruzione di un discorso i cui significati
letterali dei singoli elementi passano in secondo ordine rispetto al
significato simbolico dell'insieme, che generalmente rinvia a un
ordine di valori metafisici, filosofici e morali.
- ALLUSIONE: si afferma una cosa con l'intenzione di farne
intendere un'altra, che con la prima ha un rapporto di somiglianza
(p.es. "non farai mica fare il don Abbondio?", per indicare una
persona vile e paurosa).
|
STILE |
Generalmente gli stili letterari sono tre:
- TRAGICO / SUBLIME / ALTO (per vicende epiche, politiche,
militari, con protagonisti aristocratici).
- MEDIOCRE / MEDIO (per vicende sentimentali o avventurose, con
personaggi borghesi).
- COMICO / UMILE / BASSO (per vicende comico-umoristiche, con
personaggi popolari).
|
ANALISI TEMATICA DI UN
TESTO NARRATIVO |
INFORMAZIONI GENERALI |
- Autore (biografia, data di nascita/morte, dove è
nato e dove è vissuto, suoi legami con correnti di
pensiero).
- Titolo dell''opera, del capitolo... in grado di
riassumere l'intero contenuto del testo (opera dalla
quale è tratto il testo).
- Genere letterario cui il testo può essere collegato.
- Epoca di composizione (riferimenti storici utili
alla comprensione del testo).
- Incipit (le prime righe di un testo a volte possono
sintetizzare i motivi fondamentali che verranno
sviluppati in seguito).
|
SINTESI DEL CONTENUTO |
- Livello delle azioni
- Scomposizione in sequenze
- Rapporto tra fabula e intreccio
- Rapporto tra tempo della storia e tempo della
narrazione
- Tempi verbali di primo piano e di sfondo, narrativi
e commentativi
- Spazi
- Parole-chiave (spesso sono ripetute più volte, anche
con sinonimi, collocate in posizioni rilevanti del
testo.
|
LIVELLO DEI PERSONAGGI |
- Caratterizzazione
- Attributi
- Ruolo
- Sistema dei personaggi
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LIVELLO DEL NARRATORE |
- Tipologia del narratore
- Punto di vista (focalizzazione)
- Tecniche narrative
- Rimandi intertestuali (un dialogo a distanza,
implicito, che un autore fa con altri testi già letti:
ci si richiama a qualcosa senza sentirsi in obbligo di
doverlo dire).
|
STILE |
- Scelte lessicali
- Scelte sintattiche
- Aggettivazione
- Figure retoriche
- Suoni
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TEMI TRATTATI |
Accanto a un argomento esplicitamente
dichiarato dall'autore, vi possono essere temi impliciti,
non dichiarati, che si scoprono mediante la struttura del
testo, i suoi elementi formali, il ritmo narrativo ecc. |
CONCLUSIONI |
Messaggi esistenziali, etici, filosofici,
ideo-politici che si evincono alla fine del testo. |
Il
testo -
L'interpretazione del testo narrativo -
Scrittori e Scritture -
Il racconto poliziesco -
L'autobiografia
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