Essere umano e Universo

IDEE PER UNA SCIENZA UMANA E NATURALE


ESSERE UMANO E UNIVERSO

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L'UNIVERSO CI ATTENDE

Può essere difficile accettare l'idea che esista un "padre dell'universo", che ha generato figli destinati a diventare come lui. Può essere difficile perché in genere le religioni s'immaginano un dio onnipotente e onnisciente che ci sovrasta in maniera infinita. Ma questa visione delle cose è infantile.

Noi in realtà dobbiamo pensare che l'essere umano esistente sulla Terra è l'unico essere vivente di tutto l'universo o, se si preferisce, che l'umanità è il senso dell'universo, per cui non può esistere una umanità diversa dalla nostra. Possono esistere forme diverse di umanità - come possiamo costatare facilmente sulla Terra - ma la sostanza rimane identica. Siamo tutti figli di una stessa sostanza: pluriversi di esperienze della libertà di coscienza, che è unica.

Tutto quanto è stato prodotto nell'universo ha per fine la nascita e lo sviluppo degli esseri umani, i quali, inevitabilmente, hanno il compito di popolare l'intero universo, così come hanno fatto del loro pianeta. Noi stiamo sperimentando nel microcosmo quel che dovremo sperimentare nel macrocosmo.

Lo stesso essere umano è una specie di universo concentrato, ed essendo una sintesi non poteva venir fuori che per ultimo. La cosa strana è che l'essere umano, a differenza di tutti gli altri esseri viventi, appare come un microcosmo autoconsapevole. Quindi in un certo senso l'universo ha acquisito consapevolezza di sé solo nel momento in cui è nato l'essere umano. Da un lato sembra che l'universo non sia che una dimostrazione materiale dei meccanismi che regolano il nostro corpo, dall'altro sembra il contrario, come se per capire i meccanismi dell'universo fosse sufficiente studiare l'essere umano.

La stranezza sta nel fatto che l'essere umano non appare come sommatoria di elementi separati tra loro. Noi non abbiamo preso il meglio di ogni specie. Sembra anzi vero il contrario, e cioè che ogni specie ha preso qualcosa di nostro, potenziandolo al massimo (p.es. i cani l'odorato). E' come se la natura avesse saputo in anticipo che l'essere umano non aveva bisogno di prendere il meglio delle altre specie, in quanto nessuna specie avrebbe potuto avere quanto di meglio caratterizza l'uomo, che è poi il senso infinito della libertà.

Dunque all'origine dell'universo e quindi dell'uomo non vi può essere che l'uomo stesso. L'universo è stato creato perché potesse essere abitato da esseri umani. Non esiste alcun dio con caratteristiche assolutamente diverse dalle nostre. E se esiste, per "partecipazione" gli siamo identici. La parola "dio" è soltanto una parola, il tentativo goffo d'interpretare una familiarità perduta. Quando gli ebrei nel Genesi parlavano di "immagine e somiglianza", parlavano anche di un "dio" che "passeggiava nel giardino alla brezza del giorno"(Gn 3,8). Nell'innocenza primordiale ci si riconosceva in maniera naturale con la propria origine.

La Terra, per noi, è una forma di apprendistato per imparare il mestiere di popolatori di pianeti interstellari; è come una sorta di grembo materno, dal quale, prima o poi, una volta giunto il momento necessario, dovremo uscire, proprio per iniziare a diffonderci in un universo che ci appare infinito.

L'universo dunque ci sta attendendo. Dobbiamo soltanto evitare di compiere gli errori che abbiamo compiuto sul nostro pianeta, come quando, p.es., al momento della scoperta di nuovi territori, portandoci dietro le nostre contraddizioni, abbiamo sterminato le popolazioni ivi residenti, col pretesto che avevano una civiltà inferiore alla nostra. Dovranno essere le esigenze naturali a guidare le espressioni dell'umano.

Le popolazioni che ci hanno preceduto nella storia, composte da miliardi di esseri umani come noi, sono destinate a popolare altri pianeti dell'universo, esattamente come noi, proprio perché l'essere umano non può fare altro: noi esistiamo per diffondere nell'universo l'idea di umanità.

Per poter fare questo bisogna anzitutto rispettare le condizioni fondamentali che permettono all'essere umano di vivere e di riprodursi con sicurezza; in secondo luogo bisogna rispettare i suoi tempi di crescita, di maturazione esistenziale. Non servono a nulla i viaggi spaziali che stiamo da tempo facendo: non sarà attraverso essi che popoleremo l'universo.

Per poterlo fare dovremo prima impadronirci dei segreti dell'energia, che non riguardano anzitutto la scienza, bensì la coscienza, che non riguardano soltanto la materia ma anche e soprattutto lo spirito. La cultura e l'esperienza occidentale non sono in grado di dare un contributo significativo in questa direzione. Noi siamo troppo concentrati sulla valorizzazione di ciò che è esterno a noi.

Noi saremo davvero pronti a uscire dal nostro pianeta soltanto quando avremo compreso in maniera adeguata l'importanza della libertà di coscienza. Finché non avremo capito che nessun essere umano può essere ridotto in schiavitù o forzato a essere libero, noi resteremo prigionieri di noi stessi, delle nostre contraddizioni.

Il tempo che ci vorrà a capire questo non potrà essere lunghissimo, anche perché abbiamo già sperimentato due civiltà basate sull'antagonismo sociale: lo schiavismo e il servaggio. Ora siamo nella fase conclusiva della terza: il capitalismo, che, considerando la durata delle precedenti, in Europa occidentale non può avere più di 3-400 anni di vita.

Dunque non rimane che l'ultima: il socialismo di stato, quello burocratico, amministrato dall'alto, di cui abbiamo già avuto un'anticipazione significativa con lo stalinismo e il maoismo. Questa falsificazione del socialismo democratico ha posto le sue basi nel XX secolo, ma avrà bisogno di almeno un millennio per svilupparsi completamente e terminare la propria parabola involutiva. I protagonisti di questa mistificazione saranno probabilmente i paesi asiatici, più abituati di noi ad esigenze di tipo collettivistico.

Esaminando le formazioni sociali della storia è difficile pensare a delle civiltà significative che durino meno di un millennio. Che il socialismo di stato abbia già posto le proprie basi è attestato dal fatto ch'esso si va sviluppando, all'interno di una medesima nazione, in maniera parallela allo sviluppo capitalistico. Il socialismo di stato è in grado di prendere del capitalismo quanto gli serve e di utilizzarlo per i suoi scopi di potere.

La Russia vi ha rinunciato perché le sue radici cristiane le impedivano di credere ciecamente nella sottomissione politica della società allo Stato. Il cristianesimo infatti non può essere superato con l'autoritarismo ma solo con la democrazia sociale; senonché in Russia, quando s'è capito questo, non si è stati capaci di trasformare il socialismo da burocratico a democratico; si è invece preferito abbracciare il capitalismo, sia a livello economico che politico, senza rendersi conto che in questa maniera ci si indeboliva enormemente nei confronti della Cina.

Nell'esperienza cinese infatti il socialismo burocratico può continuare a sussistere politicamente proprio perché culturalmente non ha da superare le tradizioni cristiane. Questa forma di socialismo si sta sviluppando enormemente grazie al contributo dello stesso capitalismo. E' un'esperienza di opportunismo politico assolutamente inedita.

Viceversa lo stalinismo (che in un certo senso è padre e figlio del socialismo di stato) era nato in territori culturalmente cristiani: non poteva prendere del capitalismo un intero sistema di vita. Si era limitato a prendere singoli aspetti: l'industria, la scienza, la tecnica... nell'illusione di poterli gestire con un approccio fortemente ideologico, dove la politica del partito unico, coincidente con lo Stato, dettava le proprie leggi all'economia.

Nel socialismo cinese invece si è preso tutto del capitalismo, facendo in modo però che l'economia non possa influire sulla politica. La politica vuole restare autoritaria permettendo all'economia di comportarsi in maniera relativamente anarchica. Tale antinomia (impensabile in occidente, se non nelle dittature fasciste) è stata possibile proprio perché la Cina non affronta le cose sulla base di valori ideologici da affermare, ma sulla base di un potere da conservare. La flessibilità di questo potere dipende solo dal proprio cinismo.

In Russia il socialismo burocratico è fallito perché la vita reale non corrispondeva agli ideali professati in sede ideologica. In Cina non si professano gli ideali, per cui nella vita reale si può ricercare un comportamento che di socialista può anche non aver nulla, salvo le passate (e rurali) tradizioni collettivistiche e salvo, soprattutto, il fatto che la gestione della cosa pubblica è completamente sottratta a chi gestisce il potere economico. La parodia del socialismo viene garantita in maniera autoritaria dal partito unico, che però, essendo privo di ideologia (o avendo comunque rinunciato ad essa dopo la fine del maoismo), permette alla società civile di svilupparsi in maniera capitalistica.

Una situazione del genere è sostenibile solo a condizione che il potere politico possa avvalersi, in qualunque momento, di imponenti forze militari e poliziesche, e a condizione che il potere economico possa sfruttare senza ostacoli le risorse umane e materiali interne al paese.

La cosa può andare avanti per molto tempo, poiché qui il capitalismo non incontra le resistenze ideali di poteri economici e culturali antagonisti (come p.es. è successo in Europa occidentale a causa della presenza massiccia dei latifondisti e della chiesa). Probabilmente le resistenze all'autoritarismo statale si faranno sentire maggiormente negli ambienti giovanili o in quegli strati sociali oggi più esposti allo sfruttamento di manodopera e risorse ambientali (p.es. i contadini), oppure in quegli ambienti che fanno ancora della religione un motivo di opposizione all'ateismo di stato.

La Cina non può più essere contestata dal punto di vista del capitalismo (al massimo può esserlo da quello dell'ideologia liberista, che però anche in occidente, a fronte del carattere monopolistico della produzione, è da tempo scomparsa). Nello stesso tempo essa può sempre dimostrare che una gestione politico-socialista dell'economia borghese è migliore, sul piano della razionalizzazione, di una gestione liberista.

I veri problemi subentreranno quando ci si accorgerà di non avere più risorse interne da sfruttare e quando le popolazioni contadine cominceranno a rivendicare i loro diritti. A quel punto il partito-stato dovrà necessariamente scatenare una nuova guerra mondiale, ma potrà farlo solo col pretesto di dimostrare che il socialismo è migliore del capitalismo.

L'UNIVERSO: IPOTESI DI ORIGINE

L'universo esisteva anche prima che venisse riempito di stelle. Era come una camera d'aria vuota, buia e fredda. Il big bang è stato come un fuoco d'artificio scoppiato in un ambiente senza gravità. La sostanza di cui erano composte le scintille dell'esplosione era nucleare, quindi destinata a bruciare per un tempo lunghissimo.

A cosa servisse una camera d'aria vuota non lo sappiamo, ma evidentemente essa rappresenta soltanto una parte dell'insieme. Anche l'utero di una bambina non serve a niente finché non partorisce. L'universo dunque non era che una possibilità in attesa d'essere valorizzata.

E la valorizzazione è avvenuta nella forma di un'improvvisa esplosione, la quale, a sua volta, ha determinato una modificazione dello stato del medesimo universo, che infatti ha iniziato a espandersi.

Se volessimo cercare un paragone terreno a questo evento, potremmo trovarlo facilmente nel rapporto sessuale. All'origine della nascita dei corpi celesti vi è stata una gigantesca eiaculazione. Gli antichi monaci orientali parlavano di "logos spermatikos".

E se proprio vogliamo restare su questo paragone, potremmo aggiungere che forse l'universo non era affatto vuoto, ma aveva già dei pianeti che attendevano d'essere fecondati dalle stelle. La Terra è stato l'unico pianeta fecondato dall'esplosione iniziale.

All'origine quindi vi è un extraterrestre di tipo umano, le cui sembianze terrene sono riscontrabili nell'uomo della Sindone, l'unico che, sfruttando la potenza della propria energia, abbia saputo impedire alla materia di decomporsi.

Questo extraterrestre ha preso corpo nel ventre d'una donna (forse in maniera non convenzionale) allo scopo di ricordare agli uomini (in questo caso rappresentati dagli ebrei) due cose di cui avevano perso memoria, e cioè che non esiste alcun dio, in quanto nell'universo l'unico dio è lo stesso uomo, e che il modo migliore per sentirsi umani è quello che gli uomini avevano vissuto prima della nascita della civiltà schiavista, al tempo del comunismo primordiale. Il Cristo ha proposto il recupero di queste verità nel rispetto della libertà di coscienza, che è il bene più prezioso dell'essere umano.

Questa proposta una parte della popolazione l'ha rifiutata e un'altra parte l'ha mistificata, procurando conseguenze gravissime all'intero genere umano.

Potrà forse apparire contraddittorio che sul piano ateistico si ammettano l'esistenza di fenomeni umanamente impossibili (resurrezione, nascita verginale, miracoli...). Tuttavia noi dovremmo aggiungere due considerazioni che il cristianesimo non potrà certo condividere:

  1. nessun fenomeno giudicato da noi impossibile, sulla base delle conoscenze a nostra disposizione, deve portarci necessariamente a credere nell'esistenza di un dio onnipotente. L'unico essere onnipotente dell'universo è l'uomo, di cui il Cristo può essere considerato "prototipo", nel senso che i suoi poteri sono destinati a diventare i nostri;
  2. qualunque fenomeno sovrumano compiuto dal Cristo ha riguardato unicamente la sua libertà di coscienza, non la nostra. Nel senso che nessun essere umano ha mai potuto constatare con sicurezza lo svolgimento di alcun fenomeno soprannaturale compiuto o vissuto o generato dal Cristo, proprio perché un qualunque fenomeno del genere avrebbe inevitabilmente violato la nostra libertà di coscienza (in tal senso la "resurrezione" resta soltanto un'interpretazione della tomba vuota, anzi, una mistificazione, in quanto nessuno ha mai visto il "corpo risorto". L'unica interpretazione umanamente accettabile, di fronte al fatto della tomba vuota, era quella della scomparsa misteriosa del cadavere).

Se accettiamo l'idea che la libertà di coscienza è il valore più alto di un essere umano, dobbiamo anche accettare l'idea ch'essa non può essere indotta o tanto meno forzata a credere in qualcosa che va oltre le capacità umane riscontrabili sulla Terra. Qualunque fenomeno che va oltre queste capacità è illusorio e può essere usato con intenti mistificatori.

L'UNIVERSO: IPOTESI DI SVILUPPO

Sarebbe un modo di vedere mistico quello di sostenere che la contrazione futura dell'universo coinciderà con la sua fine. Sono i credenti che pensano all'esistenza di un dio al di fuori di questo universo. Sono loro che fanno coincidere la fine del mondo con la fine dell'universo. Come se il fatto che l'uomo sia al centro dell'universo possa voler dire che l'esistenza di un universo costruitosi in miliardi di anni sia vincolata all'esistenza di un unico pianeta: il nostro.

E' preferibile invece pensare che l'universo non abbia mai avuto un inizio e mai avrà una fine. Esso è infinito nello spazio e illimitato nel tempo. Il fatto che sia in espansione indica soltanto che in un certo luogo, in un certo momento, vi è stata un'enorme esplosione. Un'eventuale fine del pianeta Terra non avrà alcuna conseguenza sull'attuale configurazione dell'universo, anche nel caso in cui fossimo certi che l'universo è stato creato per far nascere l'essere umano.

Dovremmo anzi pensare l'opposto, e cioè che un'eventuale fine del ciclo di vita terrestre non comporterà nulla per le sorti del genere umano, proprio perché l'universo è infinito nello spazio e illimitato nel tempo. Nell'universo esisteranno sempre infinite possibilità per la sopravvivenza del genere umano.

A noi non interessa avere certezza matematica di questo, sia perché i tempi e gli spazi interstellari sono talmente ampi da non poter riguardare le singole generazioni di esseri umani, sia perché il compito che ci attende, finché esiste la Terra, non è quello di popolare altri pianeti, ma quello di rendere possibile, nel migliore di modi, la vita di tutti gli esseri umani su questo pianeta (cosa che ancora non siamo riusciti a fare).

E' inutile cercare delle alternative al di fuori della Terra quando quelle che già abbiamo ci rifiutiamo di applicarle. Noi dobbiamo imparare a essere noi stessi nelle condizioni spazio-temporali che ci sono state date. I limiti di agibilità per l'essere umano sono più che sufficienti per essere se stessi.

Solo chi è al di fuori di questi limiti (le generazioni che nella storia ci hanno preceduto) ha altri compiti da svolgere, ed è giusto che tra questi soggetti non vi sia alcuna possibilità di contatto. Qualunque forma di contatto rischierebbe di violare la libertà di coscienza.

Sul piano scientifico sappiamo soltanto che al momento dell'esplosione iniziale si sono formati dei corpi che viaggiavano e ancora adesso viaggiano a velocità incredibilmente grandi. L'esplosione che ha generato questi corpi ha determinato un'espansione dell'universo, ma non è detto che ciò vada interpretato come una "creazione dell'universo". Noi usiamo un termine del genere in riferimento più al contenuto dell'universo che non al suo contenitore, che potrebbe anche essere sempre esistito.

Il motivo dell'esplosione ovviamente non possiamo saperlo (il bisogno di produrre e di riprodursi fa parte delle leggi dell'universo), in ogni caso, e fino a prova contraria, noi dobbiamo dare per scontato che quella esplosione coincida con la nascita del genere umano.

I tempi in cui le cose avvengono nell'universo sono talmente dilatati che per noi sono più che sufficienti per avere la percezione dell'infinità dell'universo e di noi stessi.

Se anche dovesse esistere qualcosa al di fuori di questo universo, non potrebbe essere che di natura umana, poiché tutto quanto non appartiene a questa natura ci è estraneo o comunque non ci permette una piena identificazione. Probabilmente sarà soltanto la consapevolezza della nostra origine ultima, cioè il senso consapevole di ciò che siamo, o forse sarebbe meglio dire, la certezza di una consapevolezza maturata da noi autonomamente.

Quando comprenderemo che la nostra libertà di coscienza ha una profondità paragonabile all'infinità dell'universo, allora forse smetteremo di chiederci chi ha creato l'universo. Chi altri infatti può averlo fatto se non il prototipo dell'essere umano? All'origine dell'universo vi è un essere umano in cui noi possiamo identificarci, volendolo, senza alcun problema.

Noi guardiamo l'universo come fosse uno specchio opaco, ma man mano che si rischiara scopriamo che l'immagine riflessa non è altro che la nostra. Noi siamo la coscienza dell'universo, la sua autoconsapevolezza: la sua origine è la nostra stessa origine.

Noi non abbiamo modo di capire con sicurezza, al momento, cosa ci sia nell'intero universo, cosa ci sia oltre la materia, fin dove possano spingersi le facoltà umane, quanto grande sia la profondità della coscienza: però tutte queste cose possono essere in qualche modo intuite o percepite.

Nel nostro specchio opaco vediamo ombre che si muovono, riusciamo a immaginare dei lineamenti, delle proporzioni, ma soltanto fino a un certo punto. Anche perché, purtroppo, noi non riusciamo ad essere trasparenti con noi stessi, per cui agli impedimenti fisici, materiali, noi andiamo ad aggiungere, col nostro comportamento, quelli spirituali, che sono propri all'essere umano.

Alla fine rischiamo di non avere neppure la percezione di quel che dovremmo essere: ci abituiamo a non essere noi stessi. E invece di avvicinarci progressivamente alla comprensione della realtà, ce ne allontaniamo sempre più. Lo specchio diventa sempre più opaco, anzi sempre più torbido.

Eppure è fuor di dubbio che universo ed essere umano si appartengono reciprocamente: noi siamo l'alfa e l'omega, il principio e la fine. Chi pensa di poter fare dell'universo ciò che vuole, ne contraddice proprio l'essenza di fondo, che è quella di rispettare la libertà di coscienza.

* * *

L'universo che possiamo constatare coi nostri strumenti scientifici è sufficientemente grande perché noi si abbia il senso della sua illimitatezza e dell'infinito in generale.

Una qualunque analisi dettagliata di questa porzione di universo è del tutto inutile ai fini di una maggiore consapevolezza della sua infinità. Non solo, ma è anche del tutto inutile ai fini di una ricerca delle soluzioni alle nostre contraddizioni terrene.

L'essere umano contiene in sé tutto quanto gli serve per conoscere l'universo. La coscienza è infinitamente più profonda della vastità dell'universo: questo non è che figura o simbolo di quella.


Le immagini sono prese dal sito "Foto Mulazzani"

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Scienza -  - Stampa pagina
Aggiornamento: 14/12/2018