Il MITO

IL MITO

G. De Chirico, Angelica liberata da Ruggero, part. (collez. privata)

Fabia Zanasi

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La parola mito deriva dal greco mithos e il primitivo significato di base del termine equivale a discorso o narrazione, mentre il successivo e arricchito significato ne puntualizza la tipologia narrativa, identificandola nel racconto che ha come protagonisti dei ed eroi.

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La formazione del cosmo, la genealogia degli dei e le imprese coraggiose degli eroi sono infatti i temi prevalenti della mitologia. Il mito corrisponde dunque ad una esigenza primordiale dell'uomo di spiegare in chiave fantastica i fenomeni naturali e d'interpretare gli aspetti della realtà che appaiono misteriosi.

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Intuizioni, credenze e superstizioni, comunicati e trasmessi reciprocamente tra i vari uomini di un gruppo sociale, hanno dato vita a racconti che non si basano su presupposti scientifici, ma testimoniano comunque l'attività intellettuale e il patrimonio culturale del gruppo stesso.

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Generalizzando, potremmo dire che il testo mitologico si presta, da parte degli studiosi, a molteplici livelli di lettura:

  1. in chiave storico-sociologica, per cogliere vicende storiche, economiche e politiche di un popolo;
  2. in chiave psicanalitica, per svelare le immagini simboliche primordiali che farebbero parte di un'esperienza di conoscenza comune a tutti gli uomini di un gruppo;
  3. in chiave teologica, per interpretare le credenze religiose e i valori sacri sui quali si basano i fondamenti morali che regolano i rapporti tra i membri di una collettività.
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Nella cultura greca il passaggio dalla tradizione orale alla tradizione scritta si colloca, per il mito, agli esordi della produzione letteraria, cioè tra l’VIII e il VII sec. a. C.

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In età ellenistica, a partire dal IV sec. a. C., i raccoglitori di favole mitologiche, detti mitografi, si specializzarono nella compilazione di opere a carattere enciclopedico. Lo stile dei mitografi è, quasi sempre, semplice ed essenziale.

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Negli intrecci delle varie favole i temi narrativi sono prevalenti, a discapito delle descrizioni e dei temi riflessivi: ciò significa che quanto può essere rivelato a tutti gli uomini consiste nella trattazione degli eventi, mentre il significato profondo del testo, di carattere sacro, simboleggiato dagli eventi stessi, rimane occultato e pertanto comprensibile per una casta ristretta di iniziati.

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Ciò non toglie che anche il livello denotativo del testo, recepito da tutti, rivesta una finalità didattica, conseguibile in forma piacevole. Il modello della superbia punita, rappresentato ad esempio da Marsia che, avendo osato sfidare in una competizione musicale il dio Apollo, venne castigato con una morte atroce, fornisce un insegnamento di immediata comprensione anche per il lettore profano.

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Ma soltanto pochi iniziati nei tempi antichi saranno riusciti a decodificare completamente il significato simbolico e rituale della morte cruenta di Marsia, che fu impiccato a un pino e poi scorticato da Apollo, cosicché la corteccia dell'albero divenne rossa di sangue.

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Secondo un'antica interpretazione dei filosofi greci questo mito significava il trionfo dell'armonia divina sulle passioni terrene.

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La favola mitologica di GAIO GIULIO IGINO, L’Inquietudine, che riportiamo in una nostra traduzione, è un mito antropogonico e, come altri miti, riconduce l'atto creativo al gesto di plasmazione dell'argilla.

L'Inquietudine - Approfondimenti critici - Glossario mitologico - Glossario narratologico

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Letteratura
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Aggiornamento: 25-04-2015