DONNA E POLITICA, DONNA E GUERRA
Riflessioni sulla condizione femminile nella Grecia classica


PREMESSA: IL METODO DELLA RICERCA

A chi si accinge ad indagare sulla donna nel mondo antico si pongono immediatamente gravi problemi di metodo e fondamentali problemi di impostazione. E' possibile scrivere una storia della donna nell'antichità greca? Costretta al silenzio ed all'ignoranza, nell'ombra di una vita vissuta in funzione strettamente subalterna, votata alla riproduzione ed alla amministrazione della casa, essa non appare nelle pagine di una Storia indifferente al privato. "E che cosa poteva sapere... se era vissuta sotto stretta sorveglianza perché avesse a vedere il meno possibile, il meno possibile avesse a udire e ponesse a chiunque il minor numero di domande possibile? Non ti pare che ci fosse già da essere contento che essa... sapesse fare un mantello con la lana che riceveva, e avesse visto come si distribuiscono alle serve i lavori di filatura?" esclama l'Isomaco di Senofonte (Econ. VII 5).

La storia è scritta dagli uomini e contempla solo ciò che è pubblico; quando, raramente, le donne vi fanno irruzione è nel disordine e la loro apparizione inquieta tutti gli storici, sia Senofonte che Erodoto che Tucidide. Ma se scarsissima è la documentazione di una presenza nella storia, sovrabbondanti sono le rappresentazioni iconografiche e le descrizioni letterarie della donna immaginaria o immaginata.

Partendo dal presupposto che, come ha affermato un antropologo, “la vita di un primate non umano è governata dall’anatomia e dalla fisiologia, la società umana è regolata dalla cultura” (P. Farb) la ricerca si deve muovere per categorie antropologiche perché la rappresentazione della donna nella pittura vascolare non è lo specchio dei reali rapporti tra i sessi quanto l'indicazione della direzione dello sguardo maschile, non indica, cioè, tanto ciò che la donna era quanto ciò che si voleva che fosse.

Bisogna aggiungere che questo sistema di rappresentazioni è quello che condiziona il comportamento umano, ma rimane, in gran parte, invisibile o ignoto a chi agisce; gli uomini greci agivano, come noi, secondo quel funzionamento di preterizione per cui gli elementi fondamentali di cui il nostro mondo culturale è costituito –ed ancora di più gli ancoraggi simbolici che lo sottendono- non sono messi in discussione perché, non essendo percepita la loro preminenza o non essendo percepiti affatto, non possono essere messi in discussione.

Anche l'assunzione della parola da parte delle donne nella produzione teatrale antica -inventata, scritta e fruita da soli uomini- esprime una proiezione che dell'ideale femminile ha l'uomo, per completare il modello maschile o rappresenta l'eco delle sue ossessioni; e poi, tutto l’indagine va inserita nell'ambito più generale della riflessione su problemi fondamentali per la città come i limiti del potere, la pace e la guerra, il rapporto fra privato e pubblico, fra legge e tradizione ecc.

Sull'altro fronte del problema, nel momento in cui ci si addentra nella ricerca e si scarta a priori il generico, il banale o lo scontato, ci si accorge subito che i lineamenti di una storia delle donne sono stati appena abbozzati ed in epoca molto recente. Il campo degli studi desta a prima vista l'impressione di un immenso fluido indistinto e successivamente, per contrasto, quello della ricerca accademica erudita, particolareggiata e frustrante.

Quale criterio di indagine scegliere? Un criterio cronologico, geografico, etnico, di suddivisone per classi sociali (padrona, schiava, cortigiana ), per funzioni e ruoli (donna di casa, di strada, sposa, nubile, vedova), per relazioni di parentela (madre, figlia, nonna...) per classi di età (bambina, adolescente, giovane, donna matura, anziana)?

La lettura delle opere più recenti crea altri problemi in quanto mostra quanto rapidamente si evolvano le idee. Se all'inizio della moderna ricerca, negli anni Settanta, ci si poneva la domanda basilare: "Le donne hanno una storia?" e negli anni Ottanta ci si domandava: "E' possibile scrivere una storia delle donne?”. Negli anni Novanta ci si può domandare: "Si può scrivere una storia dell'antichità senza una storia delle donne?".

La direttrice verso cui si è mossa la ricerca indica non tanto un'evoluzione degli studi storiografici -suscettibile di pochi sviluppi, data l'esiguità delle testimonianze- quanto una collusione sempre più stretta fra studi storici e studi antropologici. E così la storia delle donne è diventata la storia dei rapporti fra i sessi.

Tali studi non sono certo stati promossi da studiosi di scuola italiana, legati tradizionalmente ad un concetto di studi filologici che non ammettono -o accettano con scetticismo e riserve- l'intrusione o gli apporti di altre discipline; qualche eccezione conferma il panorama generale.

Risulta evidente, come vedremo più analiticamente in seguito, che Platone e gli altri Greci vollero distinguere i due sessi non tanto in senso fisiologico, ma in senso politico, in quanto investirono il sesso fisiologico di una valenza sociale, come segno del ruolo che l'individuo doveva rivestire nell'ambito politico; più specificamente, fu sempre evidente la preoccupazione di definire l'uomo-cittadino attraverso una virilità immune da qualsiasi ricorso al femminile. "Le cose che occorrono nell'estrema forma di democrazia sono tutte di natura tirannica, l'influenza delle donne in casa, perché facciano le delatrici contro i mariti, e l'indulgenza nel trattamento degli schiavi per lo stesso motivo: in realtà né gli schiavi né le donne cospirano contro i tiranni, anzi, vivendo in agiatezza, sono di necessità ben disposti verso le tirannidi e tali democrazie."

Platone non fa altro che assegnare risultanza politica ad un assioma fondamentale dello stereotipo femminile greco: l'animo femminile è connotato dall'inganno astuto e dalla menzogna, codificati, come si esaminerà, già nel racconto mitico-religioso della creazione della prima donna.

Più che legittimo quindi appare l'intento perseguito dalla Pomeroy (S. B. Pomeroy, Donne in Atene e Roma, Torino 1978) di approfondire la conoscenza del mondo privato, dei sentimenti, della sessualità delle donne antiche, per assegnare loro un posto nella storia, per poter scrivere una loro storia, per completare la storia. Anche se le conclusioni della studiosa non sempre sono state condivise, specialmente per certe carenze metodologiche rilevate soprattutto dagli studiosi italiani, la ricerca sul tema è proseguita lungo tale linea e le successive precisazioni hanno imposto il concetto di gender e la categoria analitica di sexual asymmetry (Sexual asymmmetry, Studies in Ancient Sociaty, a cura di J. Blok e P. Mason Amsterdam 1987).

L'americana Joan Scott (A useful category of historical analysis, in "American historical review" XCI 1986) ha chiaramente spiegato che l'uso e gli scopi dei termini gender e sexual asymmetry stanno ad indicare:
1 un rifiuto del determinismo biologico,
2 l'introduzione della dimensione di relazione fra i sessi,
3 il carattere fondamentalmente sociale della distinzione fra i sessi.

Josine Blok ha dimostrato come tutti i migliori studi effettuati sino ad allora sulla donna si erano orientati sulla ricerca in un settore a parte, in quanto fondati sulla distinzione fra pubblico e privato e sulla immagine della donna come "Diversa", concetti elaborati già dal XIX secolo.

La sua proposta mira al superamento dei confini del particolare per far rifluire gli studi sulla donna nell'insieme degli studi storici. In tale prospettiva e congruente con il taglio che vogliamo dare alla nostra ricerca è lo studio della Loraux su donne e st£sij (stasis, guerra civile, rivoluzione) di cui riferiremo.

Esaurite le premesse ed impostato il problema, possiamo definire i limiti e le direttrici del presente lavoro. Il primo argomento sarà la divisione dei sessi e dei ruoli in Omero e quindi la città come creazione e valore maschile con corrispondente esclusione delle donne; si proseguirà quindi affrontando i temi della funzione sociale della donna cioè quella della procreazione in simmetria con la funzione del guerriero: il letto e la guerra, il piacere ed il dolore; sarà percorso poi il tema della valenza della procreazione, dell'importanza religiosa originaria del culto della Meter e del corrispondente rituale della festa delle Tesmoforie, in cui si realizzava il registro temporaneo dello scambio mentre l'accenno ai riti bacchici conserverà tale linea per esaminare il registro della inversione e del rovesciamento; ancora su tale registro sarà aperta la parentesi storica su donne e stasis.

La conclusione, dopo un excursus sulla caratterizzazione delle figure femminili nella tragedia, specialmente in quella euripidea, cercherà di tirare tutte le fila della ricerca nell’esame del mito di Elena visto nel quale si evidenzia il problema della sessualità originaria, visto come piacere e dolore, come rapporto fra donna e guerra, e –in conclusione- come culto della procreazione.

II - III - IV - V - VI - VII - VIII - IX - X - XI - XII - XIII


Il percorso tematico è stato effettuato nell’anno scolastico 1991-1992, in occasione della lettura, nella classe III H del Liceo classico Mariotti di Perugia, della tragedia Elena, di Euripide. Si tratta, quindi, di un lavoro che vuole avere una valenza quasi esclusivamente didattica. Questo testo è stato collocato, successivamente alla sua elaborazione, anche nel sito del Liceo Mariotti. Coloro che volessero contattarmi per qualsiasi chiarimento o scambio di opinioni, possono farlo per posta elettronica: Gerardo Pompei. (Scarica il font greek e mettilo nella cartella Fonts di Windows, se non riesci a leggere le parole scritte in greco).

Web Homolaicus

Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015