DONNA E POLITICA, DONNA E GUERRA
Riflessioni sulla condizione femminile nella Grecia classica


IL ROVESCIAMENTO DEL POTERE
LE DONNE E I RITI DIONISIACI
Trono Ludovisi, Flautista, 465-455 a.C., Museo Nazionale Romano, Palazzo Altemps, Roma

Le donne appaiono ancora protagoniste esclusive in un rito che suscitò sempre e dovunque paura, sgomento, opposizioni e divieti per la sua potenziale forza eversiva: il culto di Dioniso.

I caratteri distintivi di questa divinità sono la dualità, il contrasto ed il rovesciamento di ruolo. La gamma di esperienze che personifica è descritta da coppie di opposti come maschio-femmina, vecchio-giovane, guerra-pace, vita-morte.

In questo modo le categorie di identità non sono più valide e vengono capovolte nelle altre di opposta natura; l'esperienza è di solito temporaneamente delimitata allo spazio dell'estasi dionisiaca e termina con un brusco risveglio.

"Ma fa eccezione un caso, quello del rovesciamento dei ruoli sessuali in cui il cambiamento era visibilmente attualizzato in rito reale. Si trovano uomini travestiti da donne in varie situazioni che condividono una comune connessione con Dioniso... Di tutti i travestimenti a noi noti solo Penteo nelle Baccanti, secondo la caratterizzazione psicologica fornita da Euripide, subisce un vero cambio di personalità." (G. Arrigoni, Le donne in Grecia, Laterza 1985 pag.257).

Penteo teme che le Baccanti, nel libero disfrenarsi delle loro energie vitali e della loro sessualità, minaccino l'ordine, il comportamento onesto e regolato: lo spazio chiuso della città potrebbe scomparire ed essere riassorbito dallo spazio aperto della campagna.

Se Demetra, in quanto dea dei cereali è legata all'elemento solido, Dioniso è altro dio primordiale della vita, è dio dell'ØgrÒn (hygròn, umido), delle umide energie ctonie; la donna, nella sua misteriosa potenza vitale e creatrice, officiando tale rito, ricreando il connubio primitivo uomo-natura, natura-divinità fa scaturire magicamente dalla terra acqua, latte, miele, ma soprattutto vino.

"Il grano è interamente dalla parte della cultura. Il vino è ambiguo. Nasconde una forza di estrema selvatichezza, un fuoco ardente, quando è puro; quando è tagliato e consumato secondo le norme conferisce alla cultura una dimensione supplementare e come soprannaturale: gioia del banchetto, oblio dei mali... l'unione felice... l'evasione fuori dei limiti del quotidiano e del se stesso. Ed è questa esperienza che celebra la parodos (delle Baccanti): purezza, santità, gioia, dolce felicità. Oppure la caduta nel caos, la confusione di una follia sanguinaria, omicida, in cui vengono confusi il medesimo e l'altro...' "orribile impurità, crimine inespiabile, sventura senza fine e uscita" (Eur. Bacc. v. 1360). Se l'universo del Medesimo non accetta di integrare a sé questo elemento di alterità che ogni gruppo, ogni essere umano porta in sé senza saperlo, come Penteo rifiuta di riconoscere questa parte misteriosa, femminile, dionisiaca che lo attira e lo affascina perfino nell'orrore che si presuppone gli ispiri, allora lo stabile, il regolare, l'identico vacillano e crollano, e sono l'Altro nella sua forma odiosa, l'alterità assoluta, il ritorno al caos che appaiono come la verità sinistra, la faccia autentica e terrificante del Medesimo. L'unica soluzione è che - per le donne attraverso la trance controllata, il tiaso ufficializzato, promosso istituzione pubblica; per gli uomini attraverso la gioia del kòmos (kîmoj), del vino, del mascheramento, della festa; per tutta la città attraverso e nel teatro - l'Altro divenga una delle dimensioni della vita collettiva e dell'esistenza quotidiana di ognuno." (Vernant e Vidal-Naquet in, Mito e tragedia due. Il Dioniso mascherato delle Baccanti di Euripide, Einaudi 1991 pagg. 241-244 passim).

Non appare un caso che a questo complesso giuoco di opposti e di simbologie sia strettamente legata la donna. Abbandonata la città anche come spazio reale, le baccanti ricreano infatti un mondo edenico primordiale, felice e miracoloso, in cui però ricompare il ferino e disumano nel rito dello sparagmòs (sparagmÒj) e della omophaghìa (çmofag…a, il dilaniamento di un animale vivo ed il banchetto con le sue carni crude e sanguinanti).

Gli anni che accompagnarono la produzione euripidea furono quelli della guerra del Peloponneso e precisamente quelli che vanno dalla guerra archidamica (Eraclidi 430) fino quasi alla conclusione della guerra. Le Baccanti sono una delle ultime opere, del periodo in cui il radicalizzarsi della lotta politica, l'incombere della tirannide, il logorio e le catastrofi provocate da una guerra quasi trentennale, fecero divenire estrema la crisi di tutti i valori della città, valori maschili, come si sa.

La rappresentazione, in parte esorcizzante, della caduta del potere dalle mani della gilda di cittadini-guerrieri a quelle delle donne era stata più volte rappresentata nelle varie opere teatrali datate nel corso della lunga guerra, ed a volte era stata vista con esiti positivi, come una valida alternativa; si pensi soprattutto alla Lisitrata di Aristofane o all'Elena di Euripide. Ma in questo anno si presagiva come imminente la catastrofe e le distruzione finale, ed essa viene prospettata nella rappresentazione della distruzione e della regressione totale operata dalla follia femminile.

cfr Albini Umberto, Atene segreta. Delitti, golosità, donne e veleni nella Grecia classica, Garzanti Libri 2004

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a cura di Gerardo Pompei

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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Storia - Antica
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Aggiornamento: 01/05/2015