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LA TOMBA DI GIULIO II
I - II - III -
IV - V -
VI - VII -
VIII - IX
- Nella vita di Michelangelo la storia del sepolcro di papa Giulio II può
essere definita come la "Tragedia
della Tomba", il più grande
fallimento nella sua vita creativa. Infatti le difficoltà e le delusioni ad essa legate
pesarono su di lui per quarantanni.
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Nel 1503 era salito al soglio pontificio Giulio II
della Rovere che, nell'ambito del progetto di una Restauratio Urbis,
aveva chiamato a Roma le personalità culturali e artistiche più in vista del momento.
Michelangelo venne convocato nel 1505 in veste di scultore, al fine di progettare e
realizzare un grandioso monumento sepolcrale per il papa, da collocarsi al centro
dell'erigenda San Pietro. Il progetto, che nella mente del papa doveva eguagliare quanto
era stato tramandato dei mausolei classici, coinvolgerà Michelangelo, naturalmente a fasi
alterne, dal 1505 al 1545.
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La prima idea prevedeva una camera sepolcrale intorno alla quale si
articolava una complessa struttura architettonica di forma piramidale, popolata da figure,
dette Prigioni, dell'Antico e Nuovo Testamento, concludendosi in
alto con la figura di Giulio II sollevantesi dal sarcofago, come lo spirito dalla materia.
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Schemi compositivi della tomba di Giulio II di Michelangelo,
disegnati da Denise Fossard secondo la ricostruzione del De Tolnay (1951). |
- Da
subito tuttavia iniziarono i contrasti tra Michelangelo e Giulio II, il quale, assorbito
nella costruzione della nuova San Pietro, aveva tolto i fondi necessari all'impresa della
tomba, suscitando le ire dell'artista, che addirittura se ne tornò a Firenze, mettendo in
apprensione le istituzioni repubblicane della città, che temevano nuovi scontri con la
potenza papale.
Michelangelo
riprese i lavori del Mausoleo, ma il papa, occupato anche nella ristrutturazione del
Palazzo Apostolico, non lo mise mai in condizioni di lavorare con serenità. In una
lettera dell'autunno 1512 lo scultore, infuriato, esige da un certo Baldassarre,
probabilmente un agente, di sapere che ne era stato del marmo da lui pagato.
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- La
situazione mutò radicalmente con Ia morte di Giulio II nel febbraio 1513. Il papa aveva
incaricato due cardinali, Lorenzo Pulci e Leonardo Grosso della Rovere, nipote di Sisto
IV, di accettare che la sua tomba venisse completata e aveva lasciato a questo scopo
10.000 ducati.
Nel marzo 1513 fu eletto Leone X, cardinale Giovanni de Medici,
figlio di Lorenzo il Magnifico, che Michelangelo aveva conosciuto in gioventù quando
aveva vissuto in casa Medici. Leone non mostrò alcun interesse a servirsi di
Michelangelo; era chiaro che preferiva larte e Ia personalità di Raffaello. Le Stanze, da questi iniziate per Giulio, dovevano ancora essere completate e
quando il Bramante morì, nellaprile 1514, gli succedette, come architetto di San
Pietro, Raffaello.
- Il
nuovo contratto per la tomba, firmato il 6 maggio 1513, cambiava Iintero progetto.
Non si sa se, a questo punto, il progetto originario per una tomba a se stante nel nuovo
San Pietro fosse stato abbandonato. Michelangelo si era impegnato a finire lopera in
sei anni e del nuovo San Pietro per il momento esisteva solo una parte della crociera e
una struttura temporanea che proteggeva laltare papale allestremità della
navata parzialmente demolita.
- E
probabile che ci si fosse già resi conto delIimpossibilità che la basilica fosse
pronta per accogliere la tomba entro il tempo prefissato. A ciò si aggiunga che era
difficile, anni dopo la morte di Giulio II, persuadere chiunque occupasse allora il trono
papale di permettere la costruzione di un monumento di tali dimensioni e in una posizione
di tanta evidenza.
- II
nuovo contratto abbandonava dunque il primo progetto a favore di una variante che
prevedeva una tomba a parete tradizionale, sebbene su scala senza precedenti, e con un
minor numero di sculture. Michelangelo descriveva il soggetto come più ampio del
precedente disegno, ma le dimensioni riportate dal contratto stanno a dimostrare il
contrario, anche se veniva introdotta una superstruttura - la cappelletta - sul basamento
rettangolare, che arrivava ora ad unaltezza di molto superiore.
Mauro Scozzi |