SE UN ARTISTA VARIA LA SUA ESPRESSIONE, VUOL DIRE SOLO CHE HA CAMBIATO MODO DI PENSARE. MOTIVI DIFFERENTI RICHIEDONO DIFFERENTI METODI DI ESPRESSIONE.

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SCHEDA CRITICA DI NACHER

Demoiselles d'Avignon, olio su tela, dipinto tra il 1906 e il 1907 e non finito.

Misura: m. 2,45 x m. 2,35

Si trova nel Museo d’Arte Moderna di New York

Probabilmente Pablo Diego José Francisco de Paula Juan Nepomuceno María de los Remedios Crispín Crispiniano de la Santísima Trinidad Ruiz y Picasso ne fece i primi schizzi, al suo ritorno da Gosol, di questo quadro considerato poi un "protocubista".

DESCRIZIONE

"Al principio si chiamava ‘il Bordello d’Avignone’, anni dopo André Salmon (poeta e critico d’arte), gli dette l’attuale nome, un nome legato alla mia vita - ha scritto Picasso: abitavo a due passi dalla via d’Avignon. Lì vi compravo fogli di carta, acquerelli. D’altra parte la nonna di Max Jacob era originaria d’Avignon. A proposito di questo quadro facemmo molte burle: una delle donne era sua nonna, un’altra era Fernande Olivier, un’altra Marie Laurencin…"’.

Più tardi Salmon, Apollinaire, Max Jacob ed altri amici cominciarono a chiamarlo "Il bordello filosofico", ma poi preferirono dargli il nome di "Signorine d’Avignone", e con questo nome uscì in una pubblicazione surrealista nel 1925.

Dopo una quarantina di bozzetti previamente concepiti, l’opera fu cominciata nel 1906, lasciata incompiuta e ripresa nel 1907.

L’idea originale era quella di rappresentare un marinaio, sull’estrema sinistra del quadro, che stava osservando cinque ragazze di un bordello di Barcellona, in via d’Avignone (carrer d’Avinyon), mentre uno studente appariva aprendo una tendina, sull’estrema destra, tenendo in mano un teschio, simbolizzando il memento mori. Sotto, in calce, su una tavola c’è della frutta preparata per la colazione delle ragazze.

Era un quadro simbolico, con un senso morale alquanto trito, per non dire ovvio, del quale Picasso si rese conto e ne trasformò completamente la tematica e il significato: il marinaio e lo studente furono trasformati in signorine, il teschio sparì e le signorine originali da tre passarono a cinque.

Attualmente il quadro mostra (da sinistra a destra) una signorina che entra nella stanza aprendo una tendina che sostiene con la mano sinistra, la seguono altre due ragazze in piedi, semiavvolte in teli o lenzuola bianche. La prima ragazza ha caratteristiche facciali d’arte scultorea egizia, le altre due hanno lineamenti tipicamente iberici preromani, mentre altre due sulla destra (l’una in piedi e un’altra seduta), dimostrano spiccate caratteristiche d’arte africana.

Tutte e cinque hanno gli arti disarticolati, sproporzionati e con movimenti innaturali. Non ci sono prospettive né ombre, né volumi, né secondi piani.

ANALISI FORMALE

Ispirato dalle "Grandi bagnanti" di Cézanne, e forse con qualche ricordo del Greco, Picasso si propone di dar solidità volumetrica alle sue figure (ad eccezione di due di esse), però senza utilizzare la prospettiva lineare, senza chiaroscuro e conseguentemente senza modellato, ottenendo la profondità spaziale per sovrapposizione scaglionata e volumetrica di contrasti cromatici.

La linea è frastagliata, acuta, geometrizzante, di tagli netti e ne delimita i piani che si alzano verso lo spettatore, cancellando la distinzione tra fondo e primo piano.

Le figure sono sintetizzate al massimo; meno geometriche appaiono le due ragazze dipinte nel 1906, che si trovano al centro; quella dell’estrema sinistra e quelle due dell’estrema destra sono più geometriche, di tagli lineari netti e di violenti contrasti.

Picasso conosceva le sculture iberiche del Louvre, e quelle africane che Matisse gli aveva mostrato in uno dei mercati del lungo Senna, e ne aveva acquistate alcune, collocandole nel suo studio, sebbene in seguito smentì d’essere stato influenzato da esse, malgrado sia evidente la somiglianza tra i contrasti netti ombra-luce delle "Signorine d’Avignone" e l’arte geometrica e razionale africana.

Picasso distorce e geometrizza tutto, inclusi i piani, e rappresenta i lineamenti facciali con la massima libertà ed arbitrarietà, ed anche i corpi, particolarmente quelli delle tre ragazze, dipinti nel 1907.

Anche la luce è arbitraria, illumina i colori con tocchi brevi e sparsi, che fa scaturire da valori di diversa intensità.

I colori sono ancora quelli usati durante il "periodo rosa", collocati in cappe sovrapposte, che si distaccano a causa delle linee e della loro forza metallica.

Oltre al rosa usa il blu e gli ocri con leggere pennellate bianche e nere.

I suoi colori hanno una funzione decorativa ed enfatica, per cui sono irreali. Così irreali che quelli dei visi delle ultime tre ragazze dipinte non corrispondono al resto dei loro corpi.

GIUDIZIO CRITICO

Quest'opera rappresenta una vera svolta dopo il "periodo rosa", la cui originalità e importanza resta indiscutibile, ma che si colloca ancora sulla scia della tradizione, attendendo il vero gran salto, che condurrà l'artista al suo periodo più importante, al suo stile rivoluzionario, che, pur con molte varianti e con dei regressi verso il "classicismo", non lo abbandonerà per tutta la sua vita.

Questa è una delle ragioni per le quali, malgrado le sue incoerenze stilistiche, questo quadro è considerato come una delle opere fondamentali del secolo XX e, dopo "Guernica", resta sicuramente il suo capolavoro.

Giancarlo Nacher Malvaioli

Interpretazione psicologica

Homolaicus - Ultima modifica: 05 agosto 2013 - Sez. Arte