IL DIRITTO ALLA CULTURA: FAIR USE NO COPYRIGHT

IL DIRITTO ALLA CULTURA
FAIR USE NO COPYRIGHT

 


INTERVENTI DI DAIMON 1-2-3-4-5-6-7

La Siae vorrebbe far pagare sempre. Nel mondo della scuola ad ogni esecuzione musicale di fine anno (festa per i genitori), i presidi devono pagare la Siae.

Se fate un matrimonio o un compleanno, anche se vi sono pochi invitati, e fate della musica attraverso un karaoke o un Dj, dovreste pagare la Siae e non poco, circa 150 Euro. Persino sulla musica fatta in chiesa c'è da pagare la Siae. Mi ha detto un collega che per una festicciola in un ospizio di Cesena ove è ricoverata sua suocera, la dirigenza ha pagato la Siae.

Ma per la musica questa è una prassi consolidata, da rivedere, ma si sa che è così da tempo. Ora però la Siae vorrebbe applicare gli stessi principi alle immagini presenti in internet di autori protetti, ovvero iscritti alla sua associazione.

Solo che il discorso qui è diverso: Internet infatti è un mezzo globale e se io devo pagare dei diritti per delle fotografie che non mi generano alcun profitto, ovviamente le tolgo e al loro posto metto dei links su Google Images che consentono comunque al visitatore di vedere le immagini in questione e al tempo stesso non mi creano alcun problema di copyright.

Risultato: la Siae non percepirà alcun compenso, perché queste immagini risiedono in paesi come gli Stati Uniti per esempio, dove esiste il Fair Use, strumento legislativo che permette di pubblicare materiali sotto copyright senza autorizzazione, purché vi siano fini e intenti educativi.

Il principio del fair use, infatti, rende i lavori protetti dal diritto d'autore disponibili al pubblico come materiale grezzo senza la necessità di autorizzazione, a condizione che tale libero utilizzo soddisfi le finalità della legge sul diritto d'autore, che la Costituzione degli Stati Uniti d'America definisce come promozione "del progresso della scienza e delle arti utili". Morale della favola, il traffico verrà dirottato sui siti degli altri paesi.

In Italia invece continuerà a governare sovrana la stupidità e la rigidità del nostro sistema che bloccano la creatività e la crescita delle nostre pagine culturali e quindi al tempo stesso inibiscono la promozione del nostro territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontanano i navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà. Inutile dire dunque che la cosa costituisce un gravissimo danno per tutto il paese.

Così mentre in America, accanto all'ormai famosissimo Google Map, nasce anche Google Patents che mette in linea tutti i brevetti, e ancora Google Print, che poi è diventato Google Book Search, il motore di ricerca che indicizza testi digitalizzati, sia coperti da copyright, sia di libero dominio, e che promette di creare una piattaforma che sarà per l'editoria digitale ciò che Itunes è ora per la musica e presto offrirà e-books interi a pagamento, in Italia si continua a perdere tempo, energia e soldi su delle mostruose stupidaggini, come ad esempio quella che vede impegnata una mastodontica e anacronistica struttura come la Siae (commissariata per quattro anni) nel cercar di raccimolare due soldi ai danni di insegnanti, intellettuali e operatori del mondo no-profit e a scapito della sensibilità artistica, estetica ed etica della nostra realtà.

Quindi senza far riferimento ai pietosi dati delle statistiche sull'utilizzo di Internet e della banda larga in Italia, dobbiamo rilevare che procedendo in questa direzione la nostra povera Italia risulterà sempre più abitata da un popolo tecnologicamente, scientificamente, culturalmente e artisticamente analfabeta, che alla fine non riuscirà a rimanere al passo delle nazioni più libere e più civilizzate.

P.S. Nel Forum di Punto Informatico ho trovato queste simpatiche riflessioni di un anonimo navigatore che riporto di seguito: "Quando sono sotto la doccia canto a squarciagola le canzoni di Elio e le Storie Tese. Mi sente tutto il palazzo. Ne traggo profitto, perché mi sento meglio e quindi ci guadagno in salute. Devo pagare la SIAE? Quando sono per strada o quando prendo la metro, fischietto motivetti di brani musicali. Mi sentono tutti quelli che incontro. Ne traggo profitto, perché mi sento meglio e quindi ci guadagno in salute. In più metto allegria a quelli che mi incontrano. Devo pagare la SIAE? Nel mentre digitavo questo messaggio mi sono accorto di battere sui tasti riproducendo il ritmo di "Macarena". La cosa mi ha divertito, quindi ne ho tratto, ancora una volta, profitto. Devo pagare la SIAE?
E vabbè. Ma se mando affanculo la SIAE a ritmo di Samba, traendone il dovuto profitto morale (quando ce vo', ce vo'), devo pagare la SIAE?


IN INTERNET LA STUPIDITA' PRETENDE I PROPRI DIRITTI D'AUTORE

Pretendere soldi sotto forma di pagamento per i diritti d'autore per l'utilizzo di fotografie di opere artistiche in siti didattici, culturali, scolastici, di privati e di associazioni no profit senza fini di lucro che operano nello spirito del "cooperative learning" non è morale, non è economico, non è intelligente, non è legale, ma è da stupidi e da ignoranti.

Queste pagine internet infatti esaltano la creatività degli stessi autori, e di coloro che ne divulgano l'arte, e aiutano tutti i cittadini di buona volontà ad approfondire la propria conoscenza estetica e quindi etica del mondo in cui vivono, ed è inutile dire che questo processo oltre che ad essere didattico e pedagogico aiuta inevitabilmente ad incrementare la sensibilità degli esseri umani e quindi ne stimola il loro progresso e la loro evoluzione.

In questa ottica la legislazione americana prevede il "fair use", istituto prettamente statunitense che sancisce la possibilità di utilizzare le immagini protette da copyright senza autorizzazione del proprietario: questo però, a determinate condizioni, ossia, per finalità di promozione "del progresso della scienza e delle arti utili".

Impedire o richiedere il pagamento di esose somme di denaro per l'utilizzo senza scopi di lucro di immagini di vari quadri da parte della Siae impone quindi la nascita di un ampio dibattito sulla moralità e la validità giuridica di un tale comportamento e sulla necessità di interpretare al meglio la legge sui diritti d'autore, che mina gravemente il diritto alla diffusione libera del sapere, della cultura, della conoscenza e che al tempo stesso mira a lasciare i cittadini nell'ignoranza più totale e si accanisce contro quei poveri intellettuali che con grande fatica ed impegno cercano di divulgare e di diffondere una certa sensibilità artistica, letteraria e sociale, ovvero che cercano in pratica di migliorare la sensibilità etica ed estetica di tutta l'umanità del nostro pianeta.

Ma questo accade solo in Italia dove la stupidità e la rigidità del nostro sistema bloccano la creatività e la crescita dei siti culturali e quindi al tempo stesso inibiscono la promozione del nostro territorio, del nostro genio, delle nostre imprese e allontanano i navigatori stranieri e locali dalla nostra realtà, la qual cosa costituisce un gravissimo danno per tutto il paese.

Questa situazione richiede dunque non solo l'intervento immediato di tutti gli intellettuali di buona volontà che abbiano un minimo a cuore le sorti culturali, sociali, economiche e scientifiche del nostro paese, ma anche di tutti quei naviganti che di questo passo diventeranno sempre più succubi di una cultura straniera, non sempre amicale nei nostri confronti, e che vedranno di pari passo impoverirsi a grandi falcate le loro già misere finanze.

Su internet ormai si può trovare di tutto e soprattutto immagini di opere d'arte, fotografie, filmati, musica, ipertesti didattici, articoli, corsi, e via dicendo, il web sta in pratica trasformando molti principi culturali e la filosofia di fondo che ne sta alla base è quella rivoluzionaria della condivisione e della libera comunicazione di idee, di sentimenti, di pensieri, di testi, di immagini, di critiche e di proposte.

I links e gli ipertesti, la multimedialità e la diffusione gratuita di tutto il sapere online, sono i concetti basilari di questa enorme innovazione tecnologica e culturale. Siamo entrati nell'epoca della rete e delle reti di reti. Tutto il mondo del business, delle istituzioni e dell'educazione deve ormai puntare su internet.

L'innovazione più importante di questa rivoluzione è che la premessa per lo sviluppo ed il successo della grande rete non è più l'individualismo e l'egoismo, come nel mondo reale in cui viviamo, ma la condivisione di interessi e bisogni. La messa in comune di conoscenze, competenze e capacità. Solo così infatti la nostra umanità può crescere e risolvere i problemi spinosi che la assillano.

Ma in Italia come al solito il "digital divide" aumenta implacabilmente rispetto all’Europa. Aumenta insieme agli stipendi, al potere, e alle risorse finanziarie dei manager di tantissime aziende pubbliche e private che ostacolano e limitano lo sviluppo del paese e la crescita armonica della nostra società.

Negli Stati Uniti più del 50% delle famiglie ha la banda larga. La banda larga, non l’ADSL, in Italia invece ci sono zone dove non è coperto neppure il cellulare. Per non parlare poi dello stato della nostra ricerca, delle nostre scuole, di tanti nostri ospedali, delle nostre aziende, delle nostre città, sempre più caotiche e disorganizzate, della nostra burocrazia e della nostra giustizia, e in mezzo a tutta questa caotica imbecillità c'è anche chi si perde ancora a chiedere i diritti per qualche misera foto a bassa risoluzione di autori ormai morti da tempo.

Inoltre il web significa libertà di espressione e se passa il concetto che gli unici a poter fare critica o cultura sono solo le "testate registrate" allora qualcuno mi spieghi cosa cavolo è stato inventato a fare il www, Berners Lee non poteva dedicarsi a qualcosa di più utile? Poteva trovare un vaccino contro l'AIDS, studiare un po' i tumori, pensare a qualcosa contro le PM10, contro il surriscaldamento del pianeta o le catastrofi ambientali che ci travolgeranno.

Certo le cose non sono semplici, infatti in questo settore la concorrenza è spietata e tutti cercano di garantirsi il più alto numero di utenti, causando così in parecchi casi la soppressione di molte realtà. E così operando la Siae sta causando la morte dei nostri siti scolastici, culturali, didattici, artistici e divulgativi.

Ma una cosa deve essere chiara, ormai è finita l'epoca in cui le grosse aziende riuscivano a controllare l'accesso alle informazioni, e oggigiorno sono proprio i consumatori, le loro associazioni e le grandi organizzazioni no-profit, non governative e anti-globalizzazione la migliore risorsa di informazione per il nostro mondo in fase di grande mutamento. Pensate che più di 23.000 scienziati nel mondo si sono impegnati a boicottare le riviste che non renderanno i propri articoli accessibili gratuitamente su internet entro sei mesi dalla pubblicazione.

In pratica una vera e propria rivoluzione. Tutto il sapere deve essere messo in rete e deve essere fruibile da parte di tutti; solo così potremo migliorare la nostra umanità e diffondere il pluralismo e la vera ricerca globale. Questo ovviamente contrasta con gli interessi dei grossi editori che da soli riescono a controllare la pubblicazione di migliaia di riviste, si pensi per esempio al colosso anglo-olandese Reed Elsevier che gestisce con pochi altri un giro di affari di 10 miliardi di dollari all'anno.

E' evidente che queste situazioni di monopolio devono alla lunga essere ridimensionate. Perciò se anche voi credete che in questo mondo tutti debbano aver voce in capitolo, unitevi a noi, e combattete con noi questa battaglia per la libertà di espressione creativa e per la crescita del nostro web didattico, artistico e culturale, infatti l'unione fa la forza e solo in questo modo le vostre idee, le vostre iniziative e le vostre aspirazioni potranno crescere e contribuire al miglioramento e alla piena realizzazione di tutta l'umanità.

Negli Stati Uniti già dalla fine dell'anno 2003 si stava costruendo una rete di connessioni tra tutte le università e i laboratori del paese, questa Internet Speciale chiamata e-science sarà in grado di collegare tutti i ricercatori mediante fibre ottiche alla velocità di 10 mega bits al secondo.

Grazie a questo progetto, che si spera verrà poi allargato anche ad altre realtà, sarà possibile trasferire e condividere enormi quantità di dati e di ricerche, compreso la mappatura del genoma umano e sarà inoltre possibile lavorare con grande velocità e nello stesso tempo su modelli tridimensionali delle varie proteine.

Purtroppo invece dobbiamo allo stesso tempo constatare che nel nostro paese oltre a non favorire lo sviluppo della ricerca, delle tecnologie e a non incentivare economicamente gli scienziati, si fa di tutto per bloccare e limitare anche la buona volontà degli insegnanti che fanno cultura in rete e che cercano di unire le due culture, umanistica e scientifica, al fine di aumentare la creatività di tutti. E così mentre gli altri paesi avanzano, da noi c'è un marciume stagnante che impedisce qualsiasi progresso e questo è dovuto anche alle nostre stupide e ataviche leggi e a chi le prende a pretesto per fare due soldi alle spalle del buon senso, della logica, della creatività e del progresso scientifico e culturale.

Quindi senza far riferimento ai pietosi dati delle statistiche sull'utilizzo di Internet e della banda larga in Italia, dobbiamo rilevare che procedendo in questa direzione il nostro paese risulterà sempre più abitato da un popolo tecnologicamente, scientificamente, culturalmente e artisticamente analfabeta, stupido, violento, incolto, ignorante, insensibile, cafone, infelice, chiuso, introverso, e che alla fine non riuscirà più a rimanere al passo dei paesi più liberi e più civilizzati e sarà quindi sempre più costretto a vivere in un paese squallido, triste, cupo, misero, ingiusto, ridicolo ed ignobile.

Carl William Brown - www.daimon.org/lib/forum_no_copyright.htm


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Sezione Diritto
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Aggiornamento: 22/04/2015