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Il narratore e il personaggio
Appunti sulla narrativa di Alberto Moravia
Da Gli indifferenti a La vita interiore
Se ne va il Novecento: questo è il titolo del ricordo di Moravia apparso su
"Il Mattino" il 28 settembre 1990, due giorni dopo la morte dello
scrittore (1).
E molto si è scritto - non solo in occasione della morte - sul ruolo centrale di
Moravia nel panorama culturale italiano di questo secolo, sulle peculiarità
della sua figura di scrittore e di intellettuale. Merita, a tale proposito, di
essere riportata un'osservazione del giornalista Nello Ajello: |
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Se lui interveniva - e interveniva spesso - nelle cose del mondo, lo faceva
in quanto cittadino, non in quanto scrittore. Il cittadino Moravia era sempre
pronto, prodigo di risposte, fecondo di formule, ricco di intuizioni abili o
geniali, dispensate per telefono o scritte con rapidità di cronisti per il
"Corriere" o "L'Espresso". Dal canto suo, lo scrittore Moravia viveva rispetto
al primo una vita parallela: perso dietro sogni, immagini, personaggi. (2)
La bella immagine di Ajello - che accosta la `presenza' del cittadino
all'attività dello scrittore e ripropone la netta distinzione da Moravia più
volte sostenuta fra intellettuale ed artista (3) - mi sembra quanto mai
opportuna.
Giacché se è vero che il parallelismo di intellettuale e artista è la
caratteristica più appariscente di Moravia, è vero anche che proprio la sua
`presenza' nei dibattiti culturali e la sua statura di intellettuale hanno in
qualche modo influenzato gli interventi critici sulla sua produzione artistica.
Una doppia tendenza, infatti, sembra caratterizzare la letteratura critica su
questo autore: da una parte si è spesso discusso con e di Moravia come
`ideologo', sostenitore dell'ideologia del `borghese onesto' (4) o di altra
ideologia (5), e si sono spesso utilizzate, usate (piuttosto che
interpretate)
(6) le sue opere per contestare o meno tale ideologia (7), sottovalutando o
ignorando - a parte alcune eccezioni, anche brillanti - il Moravia `artista',
costruttore ed emittente del messaggio estetico (8); dall'altra parte si è
trascurata la produzione di Moravia dopo La noia (1960) (9).
I due aspetti sono
collegati, giacché, per lo più, si è ritenuto che a partire da questo romanzo
l'intellettuale/ideologo, il presenzialista, sensibile alle mode culturali,
abbia preso il sopravvento sull'artista (10).
Si tratta di un'impostazione critica non molto convincente: il vero punto sta
nell'individuare il continuum (11) artistico-ideologico dello scrittore,
nell'individuare le isotopie (12) tecnico-narrative e tematiche che attraversano
tutta la sua opera.
È qui che potrebbero trovare risposta la questione della
continuità/rottura nella produzione di Moravia, la questione del rapporto fra
prodotto letterario e contesto storico-sociale per un autore così `impegnato',
ed è qui soprattutto che emerge il sottile dialogo fra l'intellettuale e
l'artista.
Da questo punto di vista, la lettura o rilettura delle opere di
Moravia secondo metodi testuali più rigorosi è condizione imprescindibile di una risistemazione critica dell'autore. Come del resto la migliore studiosa del
nostro scrittore, Franca Schettino, già nel 1974 aveva vigorosamente
sottolineato (13).
Le pagine che seguono prendono in considerazione sostanzialmente tre opere:
Gli indifferenti (1929), La mascherata (1941), La vita interiore (1978). Non si
tratta tuttavia di un'analisi puntuale di questi tre testi, quanto piuttosto del
tentativo di seguire - prendendo le mosse proprio dall'ultimo dei tre romanzi -
uno specifico sviluppo del continuum dello scrittore, una particolare isotopia
tecnico-narrativa e tematica (centralità del personaggio e motivi della sua
azione). Il presente articolo naturalmente non vuole e non può essere esaustivo:
si inserisce in una ricerca sull'opera di Moravia che da tempo chi scrive sta
portando avanti (14), e sarà ripreso e approfondito in altra sede.
(1) La maggior parte degli interventi che hanno ricordato Moravia sono
raccolti in Per Moravia. Press book della sua morte, a cura di Jader Jacobelli,
Salerno Editrice, Roma 1990. L'articolo, di Paolo Giuntella, cui qui si fa
riferimento, è alle pagine 83-85. (torna su)
(2) N. Ajello, Un impegno contro voglia, in "la Repubblica", 27 settembre
1990; ora in Per Moravia, cit, pp. 13-16; il passo citato è a p. 14. (torna
su)
(3) Cfr., per es., A. Moravia, Intervista sullo scrittore scomodo, a cura di N. Ajello, Laterza, Roma-Bari 1978, cap. 5,
Che cos'è un intellettuale, pp. 69-77. (torna su)
(4) Cfr. Edoardo Sanguineti, Alberto Moravia, Mursia, Milano 1962.
(torna su)
(5) Da parte cattolica, per es., è stato contestato a Moravia l'essere
"seguace della psicanalisi freudiana" e di aver ridotto "tutta la vita alla
dimensione sessuale" (Ferdinando Castelli, Non ci accodiamo, "La Civiltà
Cattolica", 3 novembre 1990; ora in Per Moravia, cit., pp. 45-50). (torna
su)
(6) Sulle categorie di uso e interpretazione del testo narrativo, cfr. Umberto
Eco, Lector in fabula, Bompiani, Milano 1979, e Umberto Eco, in La semiotica
letteraria in Italia, interviste a cura di Marin Mincu, Feltrinelli, Milano
1982. (torna su)
(7) Esemplare di tale uso dell'opera di Moravia, uso tendente a mettere in
luce le contraddizioni di uno scrittore ribelle e anticonformista, ma
sostanzialmente innocuo perché la sua ideologia rimarrebbe pur sempre
all'interno dell'orizzonte borghese, è la monografia di Roberto Tessari, Alberto
Moravia. Introduzione e guida allo studio dell'opera moraviana. Storia e
antologia della critica, Le Monnier, Firenze 1975. (torna su)
(8) Sottovalutare la costruzione del messaggio estetico è ancora più
inspiegabile se si pensa che Moravia in varie occasioni ha sottolineato
l'importanza, il primato che per lui hanno sempre avuto gli schemi letterari;
egli ha affermato di essere partito spesso più che da un'idea contenutistica, da
una suggestione formale, da un'impostazione di voce (cfr., per es., Enzo
Siciliano, Alberto Moravia. Vita, parole e idee di un romanziere, Bompiani,
Milano 1982, p. 69); o comunque sempre da un fatto `esistenziale' ("È una
partenza esistenziale. Parto dall'esistenza, poi, senza volerlo, approfondendo
la favola, arrivo al significato.
In termini più dimessi diciamo che racconto un
caso della vita e poi rappresentandolo arrivo alla cultura", Alberto Moravia -
Alain Elkann, Vita di Moravia, Bompiani, Milano 1990, p. 192).
Tra le
eccezioni cui ho accennato, segnalo qui, per quanto riguarda la letteratura
critica in lingua italiana, solamente alcuni lavori di Franca Schettino: Polivalenza e funzione critica dell'aggettivo ne "Gli indifferenti", in "Forum Italicum", III, 3 settembre 1969, pp. 355-374;
Oggettività e presenza del
narratore ne "Gli indifferenti" di Moravia, in "Revue des Etudes Italiennes",
3-4, luglio-dicembre 1974, p. 301, n. 4; Ambiguità estetica e dinamismo
referenziale ne "Le ambizioni sbagliate" di Moravia, in "Le
ragioni critiche", X (1982), 37-38, pp. 137-186.
Per quanto riguarda la letteratura critica
tedesca, segnalo: Edward Reichel, Literarischer Text und politischer Kontext.
Faschismuskritik in narrativer Form: Moravias "Gli indifferenti", in
"Romanistische Zeitschrift für Literaturgeschichte", 4 (1980), pp. 65-81;
Frank-Rutger Hausmann, Alberto Moravias "Gli indifferenti". Ende und Neuebeginn
des italienischen Romans im 20. Jarhundert, in "Italienisch", 15 (maggio 1986),
pp. 27-47; Heinz Thoma, Themen und Formen der "Racconti romani" von Alberto
Moravia, in "Italienische Studien", 11 (1988) pp. 77-92; e i lavori di Peter V.
Zima, la cui "textsoziologische Analyse" è di notevole interesse teorico e
pratico, in particolare Gleichgültigkeit und Konformismus bei Alberto Moravia.
Eine Studie über die Funktion von Ideologie, in "Romanistische Zeitschrift für
Literaturgeschichte", 8 (1984), pp. 615-628. (torna su)
(9) La caratteristica di Moravia quale letterato, la cui immagine "è rimasta
bloccata al passato", quale scrittore che ha continuato a produrre mentre le
ultime storie letterarie "lasciano in bianco i tratti più recenti" della sua
opera, è stata ben messa in luce da Cristina Benussi in Il punto su: Moravia, a
cura di C. Benussi, Laterza, Roma-Bari 1987, pp. 42-43. (torna
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(10) Di "prevaricazione dell'ideologo [...] sul narratore", prevaricazione
che, insieme con la "puntigliosa utilizzazione di Freud, Marx, Wittgenstein",
appannerebbe, a partire da La noia, le qualità di scrittore di Moravia, ha
parlato, per es., Lorenzo Mondo, Un classico d'oggi in "La Stampa", 27 settembre
1990, ora in Per Moravia, cit., pp. 114-117.
Per una diversa - pressoché
isolata - interpretazione, si veda F. Schettino, Proposta di lettura-guida di
Moravia con note di metodologia, in "Belfagor", XXX, 5 (1975), pp. 569-582.
(torna su)
(11) Assumo il concetto di continuum nella definizione datane da Maria Corti:
"quel processo di espansione della scrittura da un testo all'altro per cui ogni
testo è insieme chiuso e aperto, ubbidisce alla propria legge e a quella del
macrocosmo artistico dell'autore in cui è immerso" (M. Corti, Beppe Fenoglio.
Storia di un "continuum" narrativo, Liviana, Padova 1980, p. 10). Tale
impostazione critica mi pare produttiva per un autore `ripetitivo',
`monotematico' come Moravia, per il quale le svolte spesso sono
espansioni/sviluppi da un testo all'altro ("Nella mia narrativa non ci sono mai
state svolte; semmai ho ripreso dei temi che avevo appena accennato senza
svilupparli a fondo", A. Moravia - A. Elkann, op. cit., p. 271). (torna
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(12) Per la categoria di isotopia, quale ripetizione semantica che conferisce
coerenza al testo (qui: al macrotesto, all'opera complessiva dello scrittore),
testi di riferimento sono le opere di Algirdas J. Greimas, soprattutto
Sémantique structurale. Recherche de méthode, Larousse, Paris 1966. Cfr. anche
U. Eco, Lector in fabula, cit., pp. 92-101. (torna su)
(13) "Una rassegna dei lavori su Moravia apparsi negli ultimi venti anni
rivelerebbe che ben pochi di essi si sono impegnati in una seria rilettura dei
testi", F. Schettino, Oggettività e presenza del narratore ne "Gli indifferenti"
di Moravia, cit., p. 301, n. 4. (torna su)
(14) Cfr. G. Lanza, L'ambiguo campo semantico. Personaggio e realtà nell'opera
del `primo' Moravia, Dissertazione, Wuppertal 1990. (torna
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