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Il narratore e il personaggio
Appunti sulla narrativa di Alberto Moravia
Da Gli indifferenti a La vita interiore


Introduzione - 1. Struttura de La vita interiore - 2. Genesi e contesto storico-culturale de La vita interiore - 3. Il personaggio e la situazione narrativa - 4. Il personaggio e l'azione

La genesi de La vita interiore (24) comincia nel 1968, quando Moravia progettò un romanzo breve intitolato Operazione Oloferne. Alcuni studenti avrebbero rapito un industriale e avrebbero chiesto alla moglie un riscatto al fine di finanziare il loro gruppo eversivo. "La ragazza del gruppo - era già Desideria - andava a letto con l'industriale: poi si presentava dalla moglie e chiedeva il denaro. La moglie rispondeva: `Tenetevelo pure mio marito. Non lo sopporto: ho sempre pensato di dividermi da lui. La vera proprietaria delle sue industrie sono io: lui è appena un amministratore'".

Römische Erzählungen (Taschenbuch)

Racconti Dispersi 1928-1951

Il romanzo, afferma Moravia, era "raccontato dall'esterno", era dunque in terza persona. Quindi lo scrittore cambiò la situazione narrativa: "Pensai di rovesciare la prospettiva: di interiorizzarlo": divenne in prima persona, l'io narrante era evidentemente Desideria che, già a questo stadio della "Entstehung", prendeva "a colloquiare con la Voce" (25). In seguito il romanzo assunse una struttura dialogica: "la ragazza raccontava la propria vita a qualcuno che non si sapeva bene chi fosse, - forse uno psicoanalista." Infine subentrò la decisione definitiva: Desideria avrebbe raccontato all'autore/narratore.

Si passa dunque da una narrazione in terza persona ad una narrazione in prima persona, e si perviene infine ad uno statuto narrativo in cui la narrazione in prima persona viene incorniciata in un dialogo: di tipo narrativo (con un personaggio che, anche se vago, sembra appartenere al mondo raccontato) e poi di tipo, per così dire, "extranarrativo": con l'autore stesso.

Complessivamente il lavoro durò circa dieci anni per un totale di ben sette stesure; la prima stesura del romanzo risale al 1971.

Il processo di genesi de La vita interiore attraversa quel periodo estremamente complesso di storia italiana recente che va dal 1968 ai così detti 'anni di piombo', gli anni del terrorismo, gli anni in cui si chiude definitivamente in Italia la vicenda della contestazione studentesca influenzata dalla tradizione marxista (26).

Con una coincidenza estremamente significativa il romanzo esce nel 1978, anno in cui le brigate rosse rapiscono e poi uccidono il presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro (27).

Aldo Moro

E in effetti, il rapporto fra La vita interiore, storia di una ragazza di ambiente borghese che diventa terrorista ascoltando una "Voce" interiore, e il momento storico italiano appare evidente, tanto da essere stato criticato da qualcuno (28).

Anche da un punto di vista strettamente storico-letterario, la struttura nuova e sperimentale del romanzo si richiama ad una precisa vicenda della narrativa italiana. Il periodo che va dalla fine degli anni Cinquanta a verso la fine degli anni Settanta vede l'evolversi della parabola della neoavanguardia e del neosperimentalismo, caratterizzati dalla 'decostruzione' del romanzo, dal tentativo di mostrare l'arbitrarietà di ogni narrativa portando al centro la "finzionalità" della letteratura (29).

Ne La vita interiore la strategia che mira a 'decostruire' il romanzo e a far emergere la "finzionalità" della narrativa viene realizzata mostrando l'annullamento della funzione demiurgica del narratore e mettendo in primo piano - pirandellianamente - la funzione del personaggio.

Si assiste ad una sorta di mise en abyme del rapporto fra narratore e personaggio, la dove è il personaggio a detenere il primato della narrazione. Inoltre, il porre - come prima si accennava - l'autore sullo stesso piano del lettore, mostrando attraverso le domande dell'autore le domande stesse del lettore, porta a collocare nella mise en abyme anche la figura del destinatario, a mostrare `teatralmente' e dialogicamente quell'interattività fra lettore e testo di cui ha parlato Wolfgang Iser (30), quel lettore come strategia inscritta nel testo di cui ha parlato Umberto Eco (31).

Insomma, La vita interiore si connota come una 'risposta' di Moravia da una parte al terrorismo degli 'anni di piombo', dall'altra parte a tutte le forme di sperimentalismo che caratterizzano la narrativa italiana a partire dagli anni Sessanta (32).

L'aspetto più interessante tuttavia è il modo peculiare in cui questa 'risposta' si inserisce e si inquadra nel continuum di Moravia e da questo trae la sua più intima e profonda ragione. È qui che si mostra come la particolare struttura del romanzo abbia ben poco a che vedere con una passiva accettazione delle mode culturali, ed è qui - soprattutto - che si concretizza il profondo dialogo fra lo scrittore e il cittadino, fra gli interventi impegnati dell'intellettuale (33) ed i fantasmi dietro cui si perde l'artista.


(24) Le notizie sulla genesi del romanzo e tutte le citazioni (si tratta sempre di parole di Moravia) provengono da: E. Siciliano, op. cit., pp. 117-118. (torna su)
(25) L'idea della "Voce" venne a Moravia dalla lettura dei verbali d'interrogatorio di Giovanna d'Arco: "Lessi per caso i verbali d'interrogatorio di Giovanna d'Arco. Mi accorsi che le 'voci' che Giovanna diceva di sentire hanno consentito che lei si trasformasse, in modo organico, da contadinella in donna politica, una donna molto intelligente, molto consapevole del proprio destino. Quanto a Desideria, l'introduzione della 'Voce' mi permetteva uno sdoppiamento del personaggio: da una parte restava la ragazza borghese, dall'altro si chiariva la sua violenza eversiva" (ivi, p. 118). (torna su)
(26) Con il 1976 comincia la fase più convulsa di questo periodo. Le elezioni politiche generali del 20 giugno di quell'anno segnano il massimo, fino ad allora, successo elettorale del Partito comunista (12.620.509 voti contro i 14.211.005 della Democrazia cristiana). Il risultato fu la formazione di un governo unitario presieduto da Giulio Andreotti e sostenuto anche dal PCI.
Contro la politica 'collaborazionista' del PCI condussero nel 1977 una forte opposizione i giovani e gli operai della così detta "area dell' "autonomia'", "un movimento dai contorni politici ed ideologici imprecisi che si richiama al marxismo rivoluzionario e che rifiuta sia sul piano politico e economico, ma anche su quello culturale le istituzioni della società 'borghese' e cioè i partiti, i sindacati, gli istituti giuridici, l'apparato produttivo e distributivo, le istituzioni culturali, e infine il costume e la morale" (Giuseppe Mammarella, L'Italia dalla caduta del fascismo ad oggi, Il Mulino, Bologna 1978, p. 579).
La strategia degli "autonomi" tende a portare la lotta del proletariato e degli studenti sul piano dell'azione violenta, "secondo la teoria che non esiste potere politico senza potere militare. La strategia della P 38 (dal modello di revolver usato sempre più frequentemente dai gruppi eversivi) porta gli autonomi fuori dall'area della sinistra tradizionale in una funzione ausiliare a quella dei gruppi terroristici" (ivi).
Per "sinistra tradizionale" è necessario intendere anche i gruppi della così detta "sinistra extraparlamentare" (per es., il Partito di unità proletaria, che ruota intorno al quotidiano "Il Manifesto", e poi il gruppo di Lotta continua, ed altri), gruppi particolarmente legati al movimento studentesco del 1968.
Proprio la crisi di questi gruppi, confermata del resto alle elezioni del 20 giugno, è significativa, e meriterebbe di essere studiata a fondo per capire come dal movimento del '68 si giunse all' 'opposizione armata' rappresentata dalle brigate rosse. Questi riferimenti storici sono naturalmente indispensabili per comprendere La vita interiore. - Per un quadro storico di questo periodo e per la relativa bibliografia, rinvio al già citato volume di Mammarella. Per quanto riguarda il movimento del '68, interessante perché scritto da uno dei protagonisti è: Mario Capanna, Formidabili quegli anni, Rizzoli, Milano 1988. (torna su)
(27) "[...] correggevo le bozze della Vita interiore in quel mese d'aprile del '78 durante il quale Moro era prigioniero delle brigate rosse. [...] leggevo delle montagne di giornali in cui si parlava a fondo dell'argomento del mio romanzo e cioè del terrorismo. Argomento che avevo cominciato a trattare sette anni prima, nel 1971" (A. Moravia - A. Elkann, op. cit, p. 267). (torna su)
(28) Giancarlo Pandini (Invito alla lettura di Moravia, Mursia, Milano 1975-1985, p. 114) ha scritto: "[...] qui si sente allora il Moravia saggista, polemico, presenzialista nei dibattiti politici, il Moravia delle interviste e dei manifesti firmati, precisamente lo stregone della cultura dominante." (torna su)
(29) Cfr. lo studio di Angela Ferraro, La ricerca degli anni Ottanta tra istanze metanarrative e neofigurative, in AA. VV., Da Verga a Eco, Tullio Pironti Editore, Napoli (non viene indicata la data di pubblicazione; l'introduzione, tuttavia, è datata maggio 1989, e vi si dice che il volume raccoglie i contributi di un gruppo di ricerca che ha lavorato presso la cattedra di Storia della critica letteraria dell'Università di Napoli), pp. 485-627.
Giustamente la Ferraro sostiene che la sua indagine scongiura il pregiudizio corrente secondo cui lo sperimentalismo si sarebbe estinto con gli anni Sessanta, in realtà: "L'esposizione esplicita nel flusso narrativo del suo elemento fittizio costituisce il trait d'union" della narrativa degli anni Settanta e degli anni Ottanta con la produzione degli anni precedenti (pp. 485-86).
Si veda anche la riflessione di U. Eco su sperimentalismo e avanguardia nei suoi saggi: Il gruppo 63, lo sperimentalismo e l'avanguardia e Il testo, il piacere, il consumo, in Sugli specchi e altri saggi, Bompiani, Milano 1985.
Infine si consideri il saggio di M. Corti, Neosperimentalismo, in Il viaggio testuale. Le ideologie e le strutture semiotiche, Einaudi, Torino 1978, pp. 131-166.
Da non dimenticare, inoltre, che a partire dal 1968 il movimento studentesco mette sempre più sotto accusa la narrativa tradizionale, si ha un rimescolamento delle carte ("[...] il Sessantotto ha prodotto dei giochi di riallineamento, ha rovesciato antiche alleanze, ha persino sanato le ferite di tante battaglie", U. Eco, Il gruppo 63, lo sperimentalismo e l'avanguardia, cit., p. 99), si passa da una letteratura del rifiuto ad un rifiuto della letteratura (cfr. Gian Carlo Ferretti, La letteratura del rifiuto e altri scritti, Mursia, Milano 1968-1981). (torna su)
(30) W. Iser, Der Akt des Lesens, Wilhelm Fink Verlag, München 1976. (torna su)
(31) U. Eco, Lector in fabula, cit. (torna su)
(32) Per certi aspetti La vita interiore è una continuazione del romanzo L'attenzione, con cui nel 1965 lo scrittore si era misurato con la neoavanguardia. (torna su)
(33) Gli interventi di Moravia sul terrorismo sono raccolti in A. Moravia, Impegno controvoglia. Saggi, articoli, interviste: trentacinque anni di scritti politici, a cura di Renzo Paris (l'introduzione è costituita da "Sedici domande di Paris a Moravia"), Bompiani, Milano 1980; per quanto riguarda la polemica contro la neoavanguardia, si legga A. Moravia, Illeggibilità e potere, in "Nuovi Argomenti", 1967, nn. 7-8. (torna su)
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L'autore di questo ipertesto è Giovanni Lanza il cui sito è qui: www.giovanni-lanza.de/alberto moravia.htm
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Ultimo aggiornamento: 17-04-12.