|
SCENE DEL PRESEPE: UN TEMA SACRO
TRATTATO IN CHIAVE ANCHE MONDANA
LA NOBILE SFILATA DI ELEGANTISSIMI PERSONAGGI IN VIAGGIO VERSO BETLEMME
I - II
Presepe - Stella cometa - Babbo Natale - Albero - Strenna - Epifania - Vischio

Ravenna, S. Apollinare Nuovo,
Particolare dell'adorazione dei Magi,
che raffigura Melchiorre con il caratteristico berretto frigio. Siamo in possesso di una
pluralità di fonti letterarie che ci consentono di immaginare l’elaborazione
fantastica cui il tema del presepe ha dato luogo, nel corso dei secoli: “Stabat
Mater speciosa /juxta fenum gaudiosa”, scrive Jacopone da Todi, in una
lauda che sicuramente veniva recitata, in occasione delle sacre
rappresentazioni del Natale umbro, vera e propria origine della
comunicazione teatrale, durante il medio evo. La Legenda aurea di
Jacopo da Varagine fornisce addirittura una pluralità di dettagli, in merito
ai personaggi convenuti presso la stalla del Redentore, che qualifica in
modo funzionale la presenza di ciascuno di essi e non omette neppure di
precisare il ruolo degli animali, ad esempio, del bue e dell’asino: forse
Giuseppe voleva vendere il primo, per provvedere al sostentamento della
famiglia e si servì invece del secondo, per far viaggiare con più agio la
Vergine; ma la cosa sorprendente, annota l’autore, è il loro comportamento:
“il bue e l'asino, per miracolo cognoscendo Iddio, con le ginocchia piegate
sì lo adorarono”.
La più antica versione pittorica del presepe è invece quella conservata
nella cappella della catacomba di Priscilla a Roma e risale al III secolo.
Il tema della Natività ricorre frequentemente nell'iconografia bizantina,
attestata nei mosaici dell'arco trionfale di S. Maria Maggiore a Roma o in
quelli di S. Apollinare Nuovo a Ravenna, e si propaga nella scultura del
romanico e del gotico, come nel famoso pulpito del Battistero di Pisa, ad
opera di Nicola Pisano.

Giovanni da Modena, Affreschi della cappella Bolognini
Preparativi per il viaggio dei Magi.
Ma il soggetto diventa ‘alla moda’ soprattutto
nel 1400, allorché le famiglie mercantili lo prescelgono, forse allo scopo
di sottolineare i loro rapporti con l’Oriente, come accade per volontà dei
Bolognini, nel primo decennio del XV secolo, nella quarta cappella (a
sinistra) della chiesa bolognese di San Petronio, allorché questi ricchi
commercianti incaricano Giovanni da Modena di affrescare il viaggio dei Magi
e l'Epifania.L’artista colora con intenzione quasi favolistica la narrazione
dell'evangelista Matteo e traduce in immagini le sue parole: "Dov’è il Re
dei Giudei nato da poco? Perché noi abbiamo visto la Sua stella in Oriente e
siamo venuti per adorarlo." Il racconto si avvia proprio a partire dalla
scoperta di questo segno d'una predestinazione superiore. La stella cometa
guida i Magi per i paesaggi notturni dell'Oriente e della Palestina: un
fondo di scuro cielo caratterizza infatti le scene di viaggio, ma i raggi
luminosi rischiarano gli scenari rocciosi, ove tra le coste rupestri scorre
il corteo dei saggi re e dei servitori con cavalli e dromedari.
La fantasia di Giovanni da Modena combina i repertori dei bestiari e degli
erbari medievali, veste impeccabili personaggi di preziosi tessuti e
diademi, e non disdegna affatto, per un’innata predisposizione all'ironia e
all'umorismo, di proporre l'insofferente moto di un cammello spazientito o
l'audace inquadratura di una figura umana vista di spalle.

Giovanni da Modena, Affreschi della cappella Bolognini
La scena dell'adorazione.
Nell'incontro con Erode l'artista s'impegna a
chiarire i turbamenti emotivi degli uomini: il re, vestito d’un abito
pieghettato con bordature di ermellino, lascia che il più anziano dei Magi
gli stringa una mano assai rigida e incomunicativa. Alle sue spalle il muto
terzetto degli scribi si scambia inquietanti occhiate di sospetto, mentre
gli altri due re palesano imbarazzo e stordimento scostando la corona dal
capo.
L'excursus favoloso immaginato dal pittore continua a rinverdire i ricordi
dei codici miniati fino alla scena dell'Epifania, ove l'esibizione dei
personaggi è numericamente piuttosto contenuta, eppure non dimentica di
presenze più umili, i pastori, avvertiti anch'essi dal segno della
predestinazione divina della grande nascita, secondo la trattazione, questa
volta, dell'evangelista Luca.

Gentile Da Fabriano, Adorazione dei Magi, Uffizi, Firenze In una capanna, che par cresciuta dalla terra,
siede la Madonna, pervasa d'una dolce eleganza di movenze ed espressioni,
mentre il bambino, piccolo principe, tende la mano verso la testa canuta del
più anziano dei re, personaggio così straripante di sentimento da non
potersi trattenere dal cadere ginocchioni. In disparte sulla sinistra dorme
Giuseppe e quel suo sonno lo rende protagonista, nell'intenzione di Giovanni
da Modena, d'una vicenda umana tutta dedita al fideistico assenso verso la
volontà divina.Nel 1423, Palla Strozzi, uno degli uomini più abbienti di
Firenze, commissionò a Gentile da Fabriano L’adorazione dei Magi (Firenze,
Uffizi), per la propria cappella di famiglia in Santa Trinità. La scena
riflette, anche in questo caso, il clima cortese che domina la cultura del
gotico internazionale: i Magi hanno le sembianze di elegantissimi principi;
giungono insieme ad un corteo di personaggi che sfilano attraverso le
campagne di un universo fiabesco; gli abiti delle donne sfoggiano tessuti e
motivi ornamentali di produzione islamica, secondo i dettami di una moda
esotica assolutamente disinibita rispetto a possibili contaminazioni: ciò
che interessa è il calligrafismo dei disegni e non il loro contenuto
simbolico. Peraltro l'iconografia dell'adorazione dei Magi costituisce di
per sé una riprova dei contatti ideologici e sociali tra la cultura giudaica
e quella persiana. Proprio le teorie Zoroastriane avevano diffuso la
dottrina del Salvatore venturo.

Benozzo Gozzoli, Palazzo Medici-Riccardi, Firenze
Rappresentazione della parete Est L’incanto della scena, la
ricchezza degli apparati si replica, a distanza di qualche decennio,
nell’affresco di Benozzo Gozzoli, realizzato in palazzo Medici: Il
viaggio dei Magi (1459). La ricercatezza degli abbigliamenti sorprende
nuovamente e ripropone, in una compagine religiosa appena percepibile, tutte
le lussuose istanze della società borghese, in una dimensione dominata dal
benessere laico che sembra veramente voler ostentare l’uso del danaro ai
fini di una vita felice, in un contesto di pace, in cui anche il paesaggio è
serenamente impeccabile e composto come la trama di un arazzo.Eppure
questo messaggio di pace ha in sé qualcosa di fittizio ed ostentato, una
dimensione assai distante dalla sapienza degli antichi magi, tramandata
dalla cultura della tolleranza un tempo vigente tra persiani e giudei: si
avverte quello scarto tra immaginazione fiabesca e realtà che tanto bene ha
saputo esprimere Salvatore Quasimodo nella sua poesia, Natale.

Benozzo Gozzoli, Palazzo Medici-Riccardi, Firenze
Rappresentazione della parete Ovest
Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l' asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v' e' pace nel cuore dell' uomo.
Anche con Cristo, e sono venti secoli,
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c'è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?
di Fabia Zanasi
Il presepe in pps
|