STUDI LAICI SUL CRISTIANESIMO PRIMITIVO
Dal Gesù storico al Cristo della fede


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CONCLUSIONE

E. Burnard, Giovanni e Pietro corrono al sepolcro, Museo d'Orsay, Parigi
E. Burnard, Giovanni e Pietro corrono al sepolcro, Museo d'Orsay, Parigi

La motivazione per cui i cristiani venivano perseguitati dai Romani due millenni fa, si basava su un aspetto ideologico che oggi riteniamo insensato, cui i cristiani contrapponevano una posizione altrettanto ideologica e non meno insensata.

Perché venivano perseguitati? Semplicemente perché non accettavano la natura divina dell'imperatore. L'ideologia pagana dei Romani pretendeva il culto religioso da attribuire a un dittatore politico-militare. La religione, per loro, non era un affare privato.

Nell'impero si era inventato il culto della personalità, con cui opporsi alla falsa democrazia del Senato, nella quale confluivano gli interessi dei latifondisti e della ricca borghesia. Questa tipologia di culto religioso, riservato a una persona umana, i Romani l'avevano appresa dall'Egitto e dalle monarchie orientali: non faceva parte della loro cultura originaria.

I cristiani vi si opponevano perché condizionati dalla cultura ebraica, da cui inizialmente provenivano, la quale attribuiva una natura divina autentica solo alla divinità o a ciò che astrattamente la rappresentava (p.es. la Sapienza, lo Spirito o il Logos).

Quando alcuni ebrei iniziarono a parlare di Cristo risorto, dovevano per forza riferire la natura divina anche a un essere umano, che però, per loro, era per così dire "speciale", in quanto divino-umano. Cristo veniva considerato di natura divina in quanto "unigenito Figlio di Dio". La parola "unigenito" implicava una assoluta esclusività, impensabile per qualunque altro essere umano. Cioè praticamente i cristiani negavano una cosa assurda (la divinità dell'imperatore) sulla base di un'altra cosa assurda (la divinità appartenente a Dio-Padre, al Figlio e allo Spirito Santo).

Oggi uno scontro ideologico del genere non avrebbe alcun senso, non solo perché non c'è nessun uomo che pretenda d'essere venerato come un dio (se lo facesse, verrebbe considerato un folle o comunque un megalomane), ma anche perché gli uomini tendono, ogni giorno di più, a considerare inesistenti le cosiddette "divinità".

Se davvero esiste un "dio", questo non può essere che l'uomo. Lo scontro quindi non è più tra una concezione dell'uomo e una di dio, ma tra le varie concezioni in cui l'umanità dell'uomo può essere vissuta. Lo scontro è sul tipo di umanità che si vuole realizzare, sul senso della democrazia, sul significato dei valori umani universali.

I cristiani facevano sicuramente bene a opporsi alla presunta divinizzazione degli imperatori romani, ma i limiti entro cui lo facevano (quelli religiosi) oggi non hanno alcun senso, vanno superati come ogni divinizzazione unilaterale o esclusivistica.


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Enrico Galavotti - Homolaicus - Nuovo Testamento - Sez. Religioni - Sez. Storia
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