LA GUERRA SOTTERRANEA
Le ragioni del matriarcato


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MEDITAZIONI SUL CONTESTO

Ana Guadalupe Martinez, dirigente del Fronte di liberazione nazionale "Farabundo Martì" del Salvador
Ana Guadalupe Martinez, dirigente del Fronte di liberazione nazionale "Farabundo Martì" del Salvador

Fatto salvo il fatto che non sono il primo a ritenere che l'attuale struttura socio-familiare (e di conseguenza gran parte delle relative sovrastrutture sociali e politiche) sia stata temporalmente preceduta, con caratteristiche anche parzialmente formalizzate ed in epoca protostorica (ed anche storica), da una diversa forma di associazione tra esseri umani e premesso altresì che gran parte delle ipotesi di lavoro qui riportate non mi appartengono (nel senso che altri le hanno elaborate e sviluppate prima di me, sia pure con conclusioni raramente concordanti) (Contenau. G., Budge E. A. W., Thomson G., Bachofen, Fromm Erich, Borneman E., Jones, McLennan, D'Eaubonne F., Morgan L. H., Cantarella E., Reed E., Rudolph K., Nietzsche F., Jung C. G., Engels F., Neumann E., James E. O., Campbell J.), credo che alcune riflessioni possano essere di qualche interesse.

IPOTESI DI LAVORO

La teoria da me presa in considerazione presuppone che in un'epoca situabile temporalmente tra 5 e 15 mila anni or sono (presumibilmente aspetto terminale di un periodo antecedente di circa 20/30 mila anni), per ragioni strettamente collegate alle caratteristiche proprie di una vita tribale condotta in condizioni di instabile stanzialità, la struttura sociale non corrispondesse a quella attuale.

A tutt'oggi la struttura prevalente sembra essere piramidale, maschiocentrica, fortemente competitiva e con sistemi di comunicazione interpersonale così formalizzati da poter essere definiti ritualistici. Una rilevante quantità di quanto costituisce "oggetto" delle precitate comunicazioni tra maschi della specie o da maschi a femmine o è assente o è connotato in termini di "potere" è fortemente astratto.

Tutta l'elaboratissima semantica utilizzata dalle femmine viene dispersa o ignorata quando usata nei confronti dei maschi, che, semplicemente, non "conoscono" questo linguaggio e non sono in grado (per molteplici ragioni) di utilizzarlo in maniera coerente e funzionale. Peraltro il "linguaggio" delle donne non è privo di connotazioni violente o brutali, ma questi aspetti sembrano venir tenuti sotto stretto controllo e i medesimi "impulsi" comunicativi che tra uomini si tradurrebbero inevitabilmente in un confronto fisico, quando utilizzati da donne si limitano a strutturare diversamente la "relazione" tra i comunicatori.

A questo proposito mi sembrano importanti da ricordare anche le ipotesi di interazione esposte da J. C. Smith nel suo articolo "Science of Matriarchy", relative all'inferenza nel rapporto tra i sessi dei complessi genetici.

Nella sostanza ritengo che la posizione della donna nella comunità primitiva, e per logica conseguenza la comunità medesima, avesse connotazioni e caratteristiche che Le conferivano (alla donna), sia pure forse informalmente, una posizione di preminenza. Vedasi l'imponente materiale archeologico, artistico e letterario che fa riferimento all'aspetto generatore della Madre/Terra.

Nel modello cosiddetto "tribale", proprio in conseguenza di tale posizione, ritengo che la "tribù" stessa non rispecchiasse strutturalmente gli odierni prevalenti modelli gerarchici e che gli stessi rapporti tra "tribù" diverse o di differente estrazione geografica non fossero necessariamente improntati a posizioni conflittuali o competitive, peraltro sempre possibili tra appartenenti ad una medesima specie. (Bornetti M., Huxley A., Jacoby F., Hutchinson R. W., Gimbertas M., Manselli R.). Si trattava, in sostanza, di modelli strutturali differenti, non necessariamente definibili con il termine "matriarcato".

a cura di Marco Capurro


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