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Tavola X
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Siduri, la
taverniera che vive sulla riva del mare, colei che vive [
] basamenti per le brocche sono fatti per lei, brocche d'oro sono
fatte per lei, essa è rivestita di abiti e [ ] |
1 |
Gilgamesh
errava attorno e [ ] era rivestito soltanto di una pelle... [ ] egli
aveva sì carne degli dei nel corpo, ma angoscia albergava nel suo
cuore. La sua faccia era come quella di uno che ha viaggiato per
lunghe distanze. |
5 |
La taverniera lo
vede da lontano, si consulta nel suo cuore e pronuncia le
parole, con se stessa essa si consulta:
"Forse quest'uomo è un assassino, egli sta andando in qualche posto
per uccidere". |
10 |
La taverniera lo
osservò e sbarrò la porta. Tirò il chiavistello e vi appose il
catenaccio.
Ma egli, Gilgamesh, si
accorse di ciò, sollevò il suo mento e si diresse verso la porta. Gilgamesh a
lei parlò, così disse alla taverniera: |
15 |
"Taverniera,
perché dopo avermi guardato, hai sbarrato la tua porta? Hai tirato il
chiavistello e apposto il catenaccio? (Se volessi) potrei abbattere la
porta, far saltare il chiavistello, [ ] [ ] nella steppa" |
20 |
La taverniera così
parlò a lui, a Gilgamesh:
lacuna di 4 righe |
25 |
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Gilgamesh a
lei parlò, così disse alla taverniera:
lacuna di 3 righe
"Io ho ucciso Khubaba, colui
che viveva nella Foresta
dei Cedri, |
30 |
io ho ucciso i leoni che ho incontrato nei passi di
montagna".
La taverniera
allora disse a lui, a Gilgamesh:
"Se tu sei veramente Gilgamesh,
colui che uccise il guardiano, abbatté Khubaba che
viveva nella Foresta
dei Cedri, che sgozzò i leoni nei passi di montagna, |
35 |
che affrontò il Toro
Celeste che An aveva mandato
giù dal cielo e lo uccise,
perché le tue guance sono così emaciate e la tua faccia
stanca? Perché il tuo cuore è così confuso e il tuo sguardo
assente? Perché regna angoscia nel profondo del tuo essere? Perché
la tua faccia è simile a quella di uno che ha viaggiato per lunghe
distanze? |
40 |
Perché la tua faccia porta i segni del caldo e del
freddo, e indossando soltanto una pelle di leone, tu vaghi nella
steppa?
Gilgamesh a
lei parlò, così disse alla taverniera:
"Non dovrebbero le mie guance essere così emaciate e la mia faccia
stanca? Non dovrebbe il mio cuore essere così confuso e il mio
sguardo assente? |
45 |
Non dovrebbe regnare angoscia nel profondo del mio
essere? Non dovrebbe la mia faccia essere simile a quella di uno che
ha viaggiato per lunghe distanze? Non dovrebbe la mia faccia portare i
segni del caldo e del freddo, e indossando soltanto una pelle di leone,
non dovrei io vagare nella steppa?
L'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne,
il leopardo della steppa, |
50 |
Enkidu, l'amico
mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne, il
leopardo della steppa, noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato
assieme la montagna abbiamo catturato il Toro
Celeste e lo abbiamo ucciso, abbiamo abbattuto Khubaba, che
viveva nella Foresta
dei Cedri, abbiamo ucciso nei passi di montagna i leoni |
55 |
l'amico mio che io amo sopra ogni cosa, che ha
condiviso con me ogni sorta di avventure, Enkidu che io
amo sopra ogni cosa, che ha condiviso con me ogni sorta di
avventure, ha seguito il destino dell'umanità.
Per sei giorni e sette notti io ho pianto su di lui, né ho permesso
che fosse seppellito, |
60 |
fino a che un verme non è uscito fuori dalle sue narici.
Io ho avuto paura della morte, ho cominciato a tremare e ho vagato
nella steppa.
La sorte del mio amico pesa su di me: per sentieri lontani ho vagato
nella steppa.
La sorte di Enkidu, il mio
amico, pesa su di me: |
65 |
per sentieri lontani ho vagato nella steppa.
Come posso io essere tranquillo, come posso io essere calmo? L'amico
mio che amo è diventato argilla; Enkidu, l'amico
mio che amo, è diventato argilla.
Ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io e non alzarmi mai
più per sempre?". |
70 |
|
Gilgamesh,
parlò a lei, alla taverniera:
"Ora, o taverniera, qual
è la via per arrivare ad Utnapishtim? Indicami
la direzione, qualunque essa sia; dammi le coordinate! |
|
Se è necessario attraverserò il mare, se no, vagherò
nella steppa".
La taverniera così
parlò a lui, a Gilgamesh:
"O Gilgamesh,
non c'è stato mai un traghetto e nessuno da tempo immemorabile ha mai
attraversato il mare; |
80 |
Shamash, il
guerriero, è l'unico che attraversa il mare; al di fuori di Shamash chi può
mai attraversarlo? La traversata è difficile, la via piena di
insidie; e nel mezzo vi sono acque
mortali che impediscono la navigazione.
Come puoi quindi tu Gilgamesh
attraversare il mare? Ed una volta che hai raggiunto le acque
mortali, cosa farai? |
85 |
C'è, o Gilgamesh, il
traghettatore di Utnapishtim:
Urshanabi. Egli,
che potrai riconoscere da quelli-di-pietra,
nel bosco taglia tronchi d'alberi.
Va'! Possa egli vedere la tua faccia! Se è possibile, attraversa con
lui il mare, se non è possibile, torna indietro!" |
90 |
|
Quando Gilgamesh udì
ciò, |
|
prese l'ascia al suo fianco, sfoderò la spada dalla sua
guaina, si inoltrò nel bosco e scese incontro ad essi (=quelli-di-pietra); come
una freccia egli si buttò tra questi.
In mezzo al bosco si udì un boato, |
95 |
Urshanabi
guardò e scorse l'essere splendente; prese quindi un'ascia e lo
affrontò: con essa colpì la sua testa, la testa di Gilgamesh. Lo
prese per le braccia e gli mise i piedi sul petto.
E quelli-di-pietra
della nave, |
100 |
senza i quali non sono percorribili le acque di
morte, [ ] e il grande mare; nel fiume [ ] furono trattenute.
Egli li colpì e li buttò nel fiume. [ ] così impedì il
passaggio, |
105 |
[ ] sulla sponda.
Gilgamesh
così parlò a lui, ad Urshanabi il
battelliere:
"[ ] sono entrato, [ ] a te".
Urshanabi
parlò allora a lui, a Gilgamesh: |
110 |
"Perché le tue guance sono così emaciate e la tua faccia
stanca? Perché il tuo cuore è così confuso e il tuo sguardo
assente? Perché regna angoscia nel profondo del tuo essere? Perché
la tua faccia è simile a quella di uno che ha viaggiato per lunghe
distanze? Perché la tua faccia porta i segni del caldo e del freddo, |
115 |
e indossando soltanto una pelle di leone, tu vaghi nella
steppa?
Gilgamesh
così parlò a lui, ad Urshanabi il
battelliere:
"Non dovrebbero le mie guance essere così emaciate e la mia faccia
stanca? Non dovrebbe il mio cuore essere così confuso e il mio
sguardo assente? Non dovrebbe regnare angoscia nel profondo del mio
essere? |
120 |
Non dovrebbe la mia faccia essere simile a quella di
uno che ha viaggiato per lunghe distanze? Non dovrebbe la mia faccia
portare i segni del caldo e del freddo, e indossando soltanto una pelle
di leone, non dovrei io vagare nella steppa?
L'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne,
il leopardo della steppa, Enkidu, l'amico
mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne, il
leopardo della steppa, |
125 |
noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato assieme la
montagna abbiamo catturato il Toro
Celeste e lo abbiamo ucciso, abbiamo abbattuto Khubaba, che
viveva nella Foresta
dei Cedri, abbiamo ucciso nei passi di montagna i leoni,
l'amico mio che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso con me ogni
sorta di avventure, |
130 |
Enkidu che io
amo sopra ogni cosa, che ha condiviso con me ogni sorta di
avventure, ha seguito il destino dell'umanità.
Per sei giorni e sette notti io ho pianto su di lui, fino a che un
verme non è uscito fuori dalle sue narici.
Io ho avuto paura della morte, ho cominciato a tremare e ho vagato
nella steppa. |
135 |
La sorte del mio amico pesa su di me: per sentieri
lontani ho vagato nella steppa. per vie lontane ho vagato nella steppa.
Come posso io essere tranquillo, come posso io essere calmo? L'amico
mio che amo è diventato argilla; |
140 |
ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io e
non alzarmi mai più?".
Gilgamesh
così parlò a lui, ad Urshanabi il
battelliere:
"Ora, o Urshanabi,
qual è la via per arrivare da Utnapishtim? Indicami
la direzione, qualunque essa sia. Dammi le coordinate; |
145 |
se è necessario attraverserò il mare, se no, vagherò
nella steppa".
Urshanabi
così parlò a lui, a Gilgamesh:
"Le tue mani, o Gilgamesh,
sono incapaci di portarti attraverso il mare, tu hai abbattuto quelli-di-pietra
e li hai buttati nel fiume; |
150 |
Quelli-di-pietra
sono abbattuti ed essi sono [ ].
Prendi ora un'ascia, o Gilgamesh, al
tuo fianco; va' giù nel bosco e taglia pali di trenta metri
ognuno; spiana i tronchi e applica dei pomelli su di essi, portali
quindi a me [ ]". |
155 |
Quando Gilgamesh udì
ciò, prese un'ascia al suo fianco, sfoderò la spada dalla sua
guaina, scese giù nel bosco e tagliò pali di trenta metri
ognuno, egli li spianò ed applicò dei pomelli, |
160 |
li portò quindi ad Urshanabi; |
165 |
|
Gilgamesh e
Urshanabi
si imbarcarono sulla nave, essi fecero salpare la nave e si misero in
viaggio.
Il percorso di un mese e quindici giorni essi lo compirono in soli
tre giorni.
Così giunse Urshanabi
alle acque di
morte. |
|
Allora Urshanabi
parlò a lui, a Gilgamesh:
"Stai indietro Gilgamesh!
Prendi un palo, le acque di
morte non devono sfiorare la tua mano [ ]; un secondo, un terzo e
un quarto palo prendi o Gilgamesh; un
quinto, un sesto e un settimo palo prendi o Gilgamesh; |
170 |
un ottavo, un nono e un decimo palo prendi o Gilgamesh; un
undicesimo, un dodicesimo palo prendi o Gilgamesh".
Giunto a centoventi, Gilgamesh
aveva esaurito tutti i pali. Allora egli slacciò la sua cintura per
legarli, quindi Gilgamesh si
spogliò dei suoi vestiti, |
175 |
e con le sue braccia li arrotolò attorno all'albero della
nave.
Utnapishtim
osservò la scena da lontano, consultandosi con sé stesso pronunciò le
parole, in verità egli rifletteva tra sé:
"Perché sono stati divelti quelli-di-pietra
dell'imbarcazione |
180 |
senza i quali non è possibile attraversare il mare?
Colui che viene da me non è dei miei, e [ ] Io guardo ma non lo
riconosco; io guardo ma non lo riconosco; |
185 |
io guardo ma non lo riconosco; chi viene da me?
lacuna di 20 righe |
190 |
|
Utnapishtim
così parlò a lui, a Gilgamesh:
"Perché le tue guance sono così emaciate e la tua faccia
stanca? Perché il tuo cuore è così confuso e il tuo sguardo
assente? |
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Perché regna angoscia nel profondo del tuo
essere? Perché la tua faccia è simile a quella di uno che ha
viaggiato per lunghe distanze? Perché la tua faccia porta i segni
del caldo e del freddo, e indossando soltanto una pelle di leone, tu
vaghi nella steppa?
Gilgamesh
così parlò a lui, a Utnapishtim: |
215 |
"Non dovrebbero le mie guance essere così emaciate e la
mia faccia stanca? Non dovrebbe il mio cuore essere così confuso e
il mio sguardo assente?
Non dovrebbe regnare angoscia nel profondo del mio essere?
Non dovrebbe la mia faccia essere simile a quella di uno che ha
viaggiato per lunghe distanze? Non dovrebbe la mia faccia portare i
segni del caldo e del freddo, |
220 |
e indossando soltanto una pelle di leone, non dovrei
io vagare nella steppa?
L'amico mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne,
il leopardo della steppa, Enkidu, l'amico
mio, il mulo imbizzarrito, l'asino selvatico delle montagne, il
leopardo della steppa, noi, dopo esserci incontrati, abbiamo scalato
assieme la montagna abbiamo catturato il Toro
Celeste e lo abbiamo ucciso, |
225 |
abbiamo abbattuto Khubaba, che
viveva nella Foresta
dei Cedri, noi abbiamo ucciso nei passi di montagna i leoni;
l'amico mio che io amo sopra ogni cosa, che ha condiviso con me ogni
sorta di avventure, Enkidu che io
amo sopra ogni cosa, che ha condiviso con me ogni sorta di
avventure, ha seguito il destino dell'umanità. |
230 |
Per sei giorni e sette notti io ho pianto su di lui, né
ho permesso che fosse seppellito, fino a che un verme non è uscito
fuori dalle sue narici.
Io ho avuto paura della morte, ho cominciato a tremare e ho vagato
nella steppa. |
235 |
La sorte del mio amico pesa su di me: per sentieri
lontani ho vagato nella steppa.
La sorte di Enkidu, il mio
amico, pesa su di me: per sentieri lontani ho vagato nella steppa.
Come posso io essere tranquillo, come posso io essere calmo? |
240 |
L'amico mio che amo è diventato argilla; Enkidu, l'amico
mio che amo, è diventato argilla;
ed io non sono come lui? Non dovrò giacere pure io e non alzarmi mai
più per sempre?".
Gilgamesh
parlò a lui, a Utnapishtim: |
245 |
"Per poter raggiungere te, Utnapishtim
il lontano, del quale parlano gli uomini, io girovagai andando in
ogni dove, attraversai paesi pieni di insidie, e navigai per tutti i
mari;
il mio viso non assaporò sufficientemente il dolce sonno; |
250 |
mi ammalai quasi per mancanza di sonno; il mio cuore
era pieno di angoscia.
Che cosa ho guadagnato con le mie fatiche?
Non sono stato accolto bene dalla taverniera, perché
i miei vestiti erano strappati; ho ucciso orsi, iene, leoni, leopardi,
tigri, cervi, |
255 |
stambecchi, bovini ed altre bestie selvagge della
steppa; ho mangiato la loro carne, ho buttato via le loro pelli.
Possa la sua porta essere sbarrata dall'angoscia, con pece e bitume
essa sia resa impermeabile! Per me non c'è (stata) protezione
alcuna, |
260 |
le mie disavventure mi hanno ridotto in miseria!" |
265 |
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Utnapishtim
parlò a lui, a Gilgamesh:
"Perché, o Gilgamesh,
vuoi prolungare il tuo dolore? Tu, che gli dei hanno creato con la
carne degli dei e di uomini; tu, che gli dei hanno fatto simile a tuo
padre e a tua madre, |
|
proprio tu, Gilgamesh, ti
sei ridotto come un vagabondo!
Eppure, per te un trono è stato deciso nell'assemblea degli
dei, mentre per il vagabondo è stata destinata feccia invece di
ambrosia; i rifiuti e la spazzatura sono per lui come nettare, egli
è vestito di stracci, [ ] |
270 |
come una cintura viene buttato via; poiché egli non ha
senno né saggezza, egli non possiede intendimento, [ ]".
Gilgamesh,
allora, alzò i suoi occhi e disse:
"Chi, (se non) il loro signore può riempirli di [ ], |
275 |
[ ] [ ] Sin e Marduk? [ ] [
] Sin e Marduk [ ] si
sono alzati gli dei [ ] agendo senza sosta [ ] |
280 |
da quando [ ] e tu pianifichi e [ ] la tua compagnia
[ ]
Se Gilgamesh si
cura dei santi templi degli dei [ ] i sacri santuari [ ] |
285 |
[ ] gli dei [ ]
lacuna di 6 righe
[ ] umanità essi lo anno condotto al suo destino.
Perché ti sei agitato tanto? Che cosa hai ottenuto? |
290 |
Ti sei indebolito con tutti i tuoi affanni; hai
soltanto riempito il tuo cuore di angoscia. Hai soltanto avvicinato il
giorno lontano della verità. |
300 |
|
L'umanità è recisa come canne in un canneto.
Sia il giovane nobile, come la giovane nobile |
|
sono preda della morte.
Eppure nessuno vede la morte, nessuno vede la faccia della
morte, nessuno sente la voce della morte. La morte malefica recide
l'umanità. |
305 |
Noi possiamo costruire una casa, possiamo costruire un
nido, i fratelli possono dividersi l'eredità, vi può essere guerra
nel paese, possono i fiumi ingrossarsi e portare inondazione: |
310 |
(il tutto assomiglia alle) libellule che sorvolano il
fiume il loro sguardo si rivolge al sole,
e subito non c'è più nulla.
Il prigioniero e il morto come si assomigliano l'un l'altro! Nessuno
può disegnare la sagoma della morte; |
315 |
l'uomo primordiale è un uomo prigioniero.
Dopo avermi benedetto, gli Anunnaki, i
grandi dei, sedettero a congresso; Mammitum,
colei che crea i destini, ha decretato assieme al loro destino:
essi hanno stabilito morte e vita; i giorni della morte essi non
hanno contato a differenza di quelli della vita". |
320 |
Gilgamesh
parlò a lui, al lontano Utnapishtim. |
325 |
Utnapishtim è l'eroe sopravvissuto alla morte. La pronuncia
del suo nome è multiforme e capricciosa: Utanapishtim per Pettinato,
Ut-napiscti per Ceram, Uta-napishti
per George,
Um-napishtim per Saporetti,
Utpanistim per Cini
Tassinario, ecc.
Nella versione babilonese del mito del diluvio, l'eroe ha nome Atramkhasis
(= Grande Saggio); in quella paleoaccadica Uzitim; in quella
sumerica Ziusudra (= lunga vita). Nella
tradizione hurrita e ittita, l'eroe è chiamato semplicemente ullû, "il
lontano" (p.143 Sap
2001). Evidente è il senso: "lontano" perché viene da tempi lontani, in
quanto immortale, e "lontano" perché vive in luoghi inaccessibili agli
uomini.
Per completezza ricordo - anche se non ci sarebbe bisogno - il
Noè biblico e il suo omologo
Deucalione della mitologia greca. Tutte queste versioni sono
interessanti sia per le notevoli somiglianze sia per le affascinanti
peculiarità. Per esempio il mito di Deucalione e Pirra è tra i miei preferiti
perché contenente la metamorfosi delle pietre in uomini.
Spesso Utnapishtim/Ziusudra è ricordato come sovrano dell'antichissima città
di Shuruppak. Dalla tav. IX apprendiamo il nome
di suo padre: Ubartutu.
I meriti di Utnapishtim sono eccezionali. Come vedremo nella prossima tavola
Utnapishtim supera la prova del diluvio. In virtù di questo verrà eletto a
divinità da Enlil e destinato a risiedere nel favoloso reame di
Dilmun (tav.
XI).
Se vogliamo dar credito alla lista reale di Fara - che pone
Gilgamesh come quinto re post-diluviano - Utnapishtim dovrebbe avere al momento
dell'incontro con il re di Uruk circa 250 anni!
I II
III IV
V VI
VII VIII
IX X
XI XII
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