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Tavola II
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Enkidu era
sdraiato accanto a lei, (mentre) facevano l'amore; e così Enkidu dimenticò
il luogo dov'era nato. Per sei giorni e sette notti Enkidu
giacque |
1 |
con Shamkat e la
possedette.
La prostituta
allora a lui parlò, a Enkidu: "Enkidu, tu sei
divenuto buono, sei diventato simile a un dio. Perché vuoi scorrazzare
ancora nella steppa con le bestie selvagge? |
5 |
Vieni! Lasciati condurre ad Uruk,
all'ovile, alla pura Casa, l'abitazione di An ed Ishtar, dove
Gilgamesh
primeggia in forza: e, simile a un toro selvaggio, è più potente di
ogni essere umano: [ ]" |
10 |
Prese consiglio con se stesso [ ]; con grande
convinzione accolse le sue parole; egli sarebbe andato alla ricerca di
un amico, di uno che lo potesse capire. Il consiglio di Shamkat penetrò
nel suo cuore. Essa si tolse una veste e lo ricoprì, |
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con una seconda veste ella si ricoprì. Ella lo prende
per mano e lo guida come fanno gli dei. Alla capanna dei pastori, il
posto dove c'era l'ovile, i pastori si
accalcano attorno a lui. Essi discutevano fra di loro
dicendo: |
25 |
"Il giovane ha fattezze simili a quelle di Gilgamesh la
sua forma è eccelsa, la sua struttura è forte. Non è forse Enkidu, colui
che è nato dalla montagna? Come il firmamento di An la sua forza è
incontrastata". Pane posero davanti a lui, |
30 |
liquore posero davanti a lui, ma Enkidu non
mangiò il pane, egli aguzzò gli occhi e guardò attentamente, Enkidu non
sapeva mangiare pane, bere liquori egli non sapeva. La prostituta aprì
la sua bocca e parlò a Enkidu: |
35 |
"Mangia il pane, o Enkidu! Esso è
adatto alla divinità Bevi il liquore, esso è adatto alla
regalità". Enkidu mangiò il
pane finché non fu sazio. |
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Lacuna di 6 righe (dopo avere mangiato e bevuto
Enkidu si sente allegro; si lava e si veste diventando simile a un uomo e
a uno sposo. Egli decide quindi di venire in aiuto dei pastori nel tenere
lontani dal gregge gli animali selvaggi). |
Egli prese in trappola i lupi, catturò i leoni, sicché
i grandi bovari poterono dormire in pace: egli, Enkidu, era il
loro guardiano: "Uomo vigoroso, prode unico, tu meriti di stare in
casa!". |
50 |
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Lacuna di 23 righe
Shamkhat ed Enkidu si imbattono in un giovane uomo di Uruk, che
racconta le leggi vigenti in città soprattutto in materia matrimoniale,
per cui a Gilgamesh compete lo ius primae noctis. Una ricostruzione
del passo sulla base del poema paleobabilonese (tavoletta
di Pennsylvania) e dell'epopea ittita ci è offerta in Sap 2001, p.
52:
Il giovane
uomo aprì la bocca, parlò e disse a Enkidu "Mi
hanno chiamato alla casa dello sposalizio. Spetta al popolo scegliere
la sposa. Riempirò piatti deliziosi per la tavola del rito nella
casa del suocero. Per Gilgamesh re
di Uruk-l'ovile è
aperto il passaggio del popolo [l'uscio di casa] Quando uno prende
moglie è destino che Gilgamesh la
possieda. Lui prima, poi il marito. Così è stabilito per decisione
divina".
Inutile dire che questa notizia manda Enkidu su tutte le furie.
Enkidu con Shamkhat si precipita a Uruk ad affrontare Gilgamesh in
procinto di varcare "l'uscio del popolo". |
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Egli stava là, in mezzo alla strada di Uruk, l'ovile, |
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sfoggiando la sua forza egli sbarrava la via a Gilgamesh; mentre
ad Uruk la
gente accorreva da lui; i cittadini di Uruk si
assembrarono attorno a lui; gli uomini si ammassarono presso di lui; |
80 |
gli uomini si accalcarono attorno a lui. Essi baciarono
i suoi piedi come bambini. Subito dopo il giovane, le cui
forme sono perfette, - quando per Ishkhara un
letto per la notte fu approntato per Gilgamesh, un
rivale simile a un dio fu posto -, |
85 |
Enkidu bloccava
con il suo piede l'accesso alla porta della casa del padre della
sposa; egli non permetteva a Gilgamesh di
entrare: essi allora si affrontarono davanti alla porta della
casa del padre della sposa; si rotolarono nella strada, il Paese
tutto fu scosso. Gli stipiti si frantumarono, le mura tremarono. |
90 |
Lacuna di 37 righe (la furibonda lotta tra i due
eroi si conclude con la vittoria di Enkidu che però riconosce la
superiorità di Gilgamesh: ne nasce una grande amicizia. Gilgamesh decide
di far adottare Enkidu da sua madre Ninsun). |
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"Egli è potente nella montagna, egli possiede la
forza. La sua forza è così grande come il firmamento di An. |
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La saggia madre di Gilgamesh che
conosce ogni cosa comprese; così parlò a suo figlio; La saggia
Rimat-Ninsun
che conosce ogni cosa, comprese; così parlò a Gilgamesh: "Figlio
mio [ ] amaramente [ ] |
135 |
[ ]" Egli prese [ ] egli lo condusse alla sua porta
[ ] egli (= Gilgamesh)
piangeva amaramente: "Enkidu non ha né
padre né madre, |
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i suoi capelli cadono sciolti, egli è nato nella steppa
e chi può batterlo?". Enkidu stava con
lui, ascoltava ciò che egli diceva, fu preso da paura e si sedette per
terra. I suoi occhi si riempirono di lacrime, |
145 |
le sue braccia si abbassarono, la sua forza
diminuì; allora essi si abbracciarono l'un l'altro e si strinsero le
mani [ ] |
150 |
Lacuna di 31 righe (Gilgamesh per rincuorare
l'amico gli propone di recarsi nella Foresta dei Cedri per uccidere il
mostro Khubaba; Enkidu però lo mette in guardia dai pericoli di una tale
impresa). |
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"Per proteggere la Foresta
dei Cedri, |
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per incutere timore agli uomini, lo ha destinato Enlil. Khubaba, il cui
grido è il diluvio, il cui soffio è fuoco, il cui respiro è
morte, può udire a una distanza di sessanta leghe attraverso gli
alberi della Foresta: chi
può dunque addentrarsi nella sua Foresta? |
185 |
Per proteggere la Foresta
dei Cedri, per incutere timore agli uomini, lo ha destinato Enlil. e una
spossatezza fisica si impadronisce di chi osa penetrare nella sua Foresta" Gilgamesh
parlò a lui, ad Enkidu, al
suo amico rivolse la parola: |
190 |
"Amico mio! Chi dei mortali può salire al cielo?" |
195 |
Lacuna di 19 righe (Gilgamesh fornisce la
motivazione che lo spinge a recarsi nella foresta dei cedri: il desiderio
cioè di acquisire quella fama che lo renderà immortale. In Sap 2001, p.
55, il discorso di Gilgamesh, integrato da recenti ritrovamenti, così
prosegue:
Perché, amico mio, ti lamenti miserevolmente, la tua bocca è
abbandonata e ti lasci andare? L'umanità conta i suoi giorni e
qualunque cosa faccia è vento!
Vieni, amico mio! [...] alle fornaci, davanti a noi si ammucchino le
asce!
La fama di gloria è sottolineata dal poema
paleobabilonese (tavoletta di Yale) che, in
questo passo, recita (Sap 2001, p.
66):
Io taglierò i cedri e mi farò un nome eterno! Se io cadrò, (almeno)
mi sarò fatto un nome.
Le argomentazioni sembrano convincenti, tanto che, quando il testo
riprende, gli artigiani sono già all'opera). |
Gli artigiani
sedettero e rifletterono sul da farsi; Essi forgiarono una grande ascia
bipenne, un'ascia-pashu dal peso di un talento di bronzo
forgiarono, le loro spade ciascuna dal peso di un talento
forgiarono, le loro guaine pesano ciascuna un talento. |
215 |
hepi eshshu (=rottura recente) |
220 |
Quest'ultimo verso è stato aggiunto dallo
stesso scriba assiro che diligentemente ricopiava il testo, evidentemente
rotto! |
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"Ascoltatemi, giovani
uomini che avete combattuto con me per cinque anni! (disse Gilgamesh) Giovani
uomini di Uruk che conoscete
il vostro capo! Io sono inflessibile: prenderò la via per il paese
lontano dove vive Khubaba. Voglio
ingaggiare una lotta dall'esito incerto, voglio percorrere una via
sconosciuta. |
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Datemi la vostra benedizione poiché ho deciso di
intraprendere questa impresa, sicché io possa in futuro nuovamente
entrare attraverso la grande porta di Uruk, e
nuovamente celebrare la festa del Nuovo Anno in anni a venire, e
prendere parte alla festa del Nuovo anno in anni futuri. Sia celebrata
la festa del Nuovo Anno, che la gioia vi regni, |
225 |
possano le grida-illuru circondarvi".
Enkidu si
rivolse allora agli anziani
per avere consiglio: "I giovani uomini di Uruk sono
d'accordo con Gilgamesh, ditegli
di non andare alla Foresta
dei Cedri, quel viaggio non deve essere intrapreso! Un uomo
non può sopravvivere! |
230 |
Il guardiano della Foresta
dei Cedri è Khubaba il
selvaggio. Chi può affrontarlo al di fuori degli Igigi? Per
proteggere la Foresta
dei Cedri, per incutere timore agli uomini, lo ha destinato Enlil. Khubaba, il cui
grido è il diluvio, |
235 |
il cui soffio è fuoco, il cui respiro è morte, può
udire a una distanza di sessanta leghe attraverso gli alberi della Foresta: chi
può dunque addentrarsi nella sua Foresta?". I
grandi
consiglieri di Uruk si
alzarono ed espressero la loro opinione a Gilgamesh: |
240 |
"Tu sei ancora giovane, Gilgamesh, il
tuo cuore è impetuoso, non sai quello a cui tu vai incontro, sei
ancora imberbe! Khubaba, il cui
grido è il diluvio, il cui soffio è fuoco, il cui respiro è
morte, può udire a una distanza di sessanta leghe attraverso gli
alberi della Foresta: |
245 |
chi può dunque addentrarsi nella sua Foresta? Khubaba, il cui
grido è il diluvio, chi può affrontarlo al di fuori degli Igigi? Per
proteggere la Foresta
dei Cedri, e incutere timore all'umanità, lo ha destinato Enlil". |
250 |
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Gilgamesh udì
il discorso dei grandi
consiglieri; |
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egli guardò e rise rivolgendosi al suo amico: |
255 |
Lacuna di 33 righe (l'eroe non si abbatte per il giudizio
negativo degli anziani e decide di chiedere l'oracolo del dio Sole.
Questi, seppur malvolentieri, garantisce il suo appoggio per cui anche gli
anziani augurano successo al loro re). |
La convocazione degli anziani prima, e dei giovani poi presenta notevoli
somiglianze col mito sumerico di Gilgamesh e Agga, la cronaca
mitizzata del conflitto tra la città di Uruk e l'avversaria
Kish (ca. 2700 a.C.). Le due situazioni delineano con
sufficiente precisione l'organizzazione politica e sociale di
Uruk fornendo dati preziosi allo storico.
Gilgamesh infatti convoca un consiglio degli anziani per deliberare le
condizioni di Agga o per l'approvazione della missione contro Khubaba. Deluso
dal primo responso convoca un'assemblea cittadina più ampia ottenendo
soddisfazione.
Il sovrano sumerico non aveva infatti il potere assoluto del faraone
in Egitto. Nelle antichissime città-stato sumeriche sopravviveva un
organizzazione democratica di stampo tribale che poneva limitazioni al potere
assoluto del sovrano.
Ecco dunque l'esistenza di un primo collegio detto "degli anziani" superato
in autorità solo dal sovrano. Questo consiglio controllava l'economia della
città, l'organizzazione del palazzo ed era probabilmente formato dalla classe
sacerdotale o aristocratica. Era un istituto con prerogative consultive diffuso
dalla bassa Mesopotamia fino al Mediterraneo, come mostrano i documenti
amministrativi ritrovati a Ebla (p. 278 Mat 1995). Il
secondo consiglio detto "dei giovani", un'assemblea cittadina di maggiore
ampiezza, era costituita occasionalmente quando, per esempio, non si veniva a
capo di una decisione o era a rischio la vita stessa della comunità.
In questa tavola i due collegi sono schierati uno contro l'altro come fazioni
politiche. La prima, quella degli anziani, è capeggiata da Enkidu. La seconda,
quella dei giovani, è guidata da Gilgamesh. I due consigli appaiono in
disaccordo sull'opportunità della spedizione nella Foresta dei
Cedri. I timori degli anziani sono fondati: perché mai Gilgamesh
dovrebbe mettere a rischio la propria vita? Le conseguenze sarebbero nefaste: la
città, privata di una guida politica, cadrebbe nel caos e sarebbe facile preda
di città nemiche. Le ragioni dei giovani sono altrettanto valide. Immaginatevi
quale ricchezza deriverebbe dal controllo della più importante fonte di
approvvigionamento di legname (vedi commento a tav.
V)!
Il partito di Gilgamesh, anche se faticosamente, avrà la meglio. Infatti, la
tav. III si apre con
l'augurio degli anziani per il successo dell'impresa.
I II
III IV
V VI
VII VIII
IX X
XI XII
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