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Tavola VII
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"Amico mio, perché i grandi dei erano a consulto tra
loro?". |
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lacuna di ca. 35 righe Il
racconto del sogno di Enkidu è conservato nella III tavola
dell'epopea ittita, e nella tavoletta di
Megiddo di epoca mediobabilonese (p. 121 Sap 2001,
adatt. T.Porzano):
«Ascoltami, amico mio: ho visto un sogno nella mia
notte. An, Enlil, Enki e Shamash si
erano riuniti e consultati. An aprì la bocca,
parlò e disse a Enlil:
"Poiché hanno afferrato il Toro
Celeste e lo hanno ucciso, hanno abbattutto Khubaba che
vive nella Foresta
dei Cedri, poiché hanno sradicato i cedri dalla montagna, uno di
loro muoia!" Enlil aprì la
bocca, parlò e disse: "Muoia Enkidu, Gilgamesh non
muoia." Shamash prì la
sua bocca, parlò e disse a Enlil: "Forse
che non sono andati su tua istigazione, ed hanno ucciso il Toro
Celeste ed abbattuto Khubaba? Ora
Enkidu, che
non ha commesso il male, come dovrebbe morire?" Enlil si adirò e
al dio Sole
rivolse la parola: "Proprio tu osi parlare! tu che ogni giorno scendi
da loro, tu che come loro [...]». Si mise Enkidu dinanzi a
Gilgamesh, e
gli occhi di Gilgamesh si
riempirono di lacrime: «Amico mio, fratello mio preferito, perché
invece del mio amico mi hanno abbandonato?». |
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Enkidu sollevò i
suoi occhi, alla porta rivolge la parola come [ ]:
"O porta di montagna, sei proprio insipiente |
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non hai intelligenza; Eppure io per venti leghe ho
selezionato per te il legno, finché non ho trovato uno splendido
cedro. Nessun legno può eguagliarti, la tua altezza è di sei spanne,
la tua larghezza di due spanne, |
40 |
la tua soglia, il tuo cardine superiore e il tuo stipite
inferiore sono fatti di un solo legno; ti ho fatto io, io ti ho
portato a Nippur;
ricorda, o porta, io ti ho fatto un favore, e ciò era una buona
azione fatta per te; io stesso ho sollevato l'ascia, ti ho
tagliato, |
45 |
il cindolo ho trascinato fino al tempio di Shamash, nel
tempio di Shamash ti ho
innalzato [ ] [ ] io stesso ti ho posto come porta di Shamash; [
] |
50 |
ti ho lavorato e fatto degna degli dei; e ad Uruk [ ]. An e Ishtar e [
] poiché [ ].
Ora, o porta, sono stato io che ti ho fatto, |
55 |
sono stato io che ti ho portato a Nippur. Eppure
il re che verrà dopo di me, passerà attraverso di te, Gilgamesh
passerà attraverso i tuoi stipiti, egli cancellerà il mio nome e vi
apporrà il proprio".
Egli (=Enkidu) abbatté
la porta e la ridusse in pezzi. |
60 |
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Egli però ascoltava le sue parole e subito [ ], Gilgamesh
ascoltava le parole di Enkidu suo
amico, ed i suoi occhi si riempirono di lacrime. Gilgamesh
aprì la sua bocca, così parlò ad Enkidu:
"Tu eri sempre così magnanimo e costante, amico mio, tu avevi senno,
ma ora sei cambiato! |
65 |
Perché, amico mio, il tuo cuore ha detto cose
insensate? Il sogno che tu hai avuto è prezioso, ma la paura è
grande; le tue labbra tremolano come mosche; la paura è grande, ma
il tuo sogno è prezioso: |
70 |
essi hanno predetto dolore per l'uomo. Io andrò e
offrirò preghiere a grandi dei; io andrò alla ricerca della tua dea,
implorerò il tuo dio; per Enlil, il
consigliere, il padre degli dei, ti farò una statua d'oro senza badare
a spese |
75 |
[ ] non ti preoccupare, l'oro sarà abbondante".
Le parole che egli pronunciò non erano come acqua di pozzo, le
parole che egli pronunciò non tornarono indietro, non erano
cancellabili, il suo effluvio (di parole) non tornò indietro, non
era cancellabile. |
80 |
Ma l'amico non ascoltava le parole di Gilgamesh, mentre
attorno a loro due la gente si accalcava come fossero uccelli. |
85 |
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Quando l'alba spuntò, Enkidu sollevò
la sua testa e si rivolse piangendo a Shamash; le
sue lacrime scorrevano davanti allo splendore del Sole:
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"Io mi rivolgo a te, o Shamash, a
seguito dell'azione a me ostile, (a causa del) cacciatore,
il girovago, che non mi ha trattato come il mio amico: possa il cacciatore
non essere equiparato al suo amico, possa egli perdere i suoi guadagni,
che le sue forze diminuiscano; |
90 |
egli ha tolto infatti dal tuo cospetto la sua quota
(offerta), non lo ammettere alla tua presenza, fallo uscire dalla
finestra".
Dopo che ebbe maledetto il cacciatore
secondo i desideri del suo cuore, egli si apprestò a maledire pure
Shamkat, la
prostituta:
"Vieni, Shamkat, voglio
fissarti il destino! |
95 |
Un destino che mai si attenui, che duri per sempre! Io
ti voglio maledire con una grande maledizione! Le mie maledizioni
possano colpirti all'istante. Tu non farai della tua casa una casa di
prosperità; tu non amerai i giovani pieni di vita; |
100 |
tu non li farai entrare nella casa delle donne; che la
tua bella vulva sia sporca di escrementi; il beone possa insozzare i
tuoi vestiti di festa con il suo vomito; non otterrai [ ] le cose
belle; i tuoi cosmetici saranno la grezza creta del vasaio; |
105 |
mai otterrai il puro olio profumato; i giudici [ ];
puro argento, la ricchezza degli uomini, non sarà mai accumulata
nella tua casa; il luogo della tua voluttà sarà il tuo portico; i
crocicchi delle strade saranno la tua abitazione; |
110 |
il deserto sia il luogo dove tu dormi; all'ombra delle
mura tu possa sedere; possano rovi e spine circondare i tuoi
piedi; il bevitore e l'assetato possano colpire le tue guance; [ ]
possa ruggire contro di te; |
115 |
il costruttore non stucchi le mura della tua casa; sul
tetto della tua casa possano annidare i gufi; nella tua casa non ci sia
mai festa; [ ] del tuo amante; |
120 |
colui che penetra nella (tua) vulva possa prendere la
sifilide, la sifilide che alberga nella tua vulva possa essere il suo
dono, perché tu hai sedotto me, il puro, all'insaputa di mia
moglie, e poiché tu hai peccato contro di me, il puro, nella mia
steppa". |
125 |
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Shamash ascoltò
le parole pronunciate dalla sua bocca |
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e immediatamente un grido dal cielo scese per lui:
"Perché, o Enkidu, stai
maledicendo la mia prostituta Shamkat? E'
lei che ti offrì da mangiare pane adatto agli dei; è lei che ti offrì
da bere birra adatta ai re; è lei che ti rivestì di paludamenti
splendenti; |
130 |
è lei infine che scelse per te come compagno il buon Gilgamesh;
ed ora Gilgamesh,
che è il tuo amico amato, ti deporrà per riposare in un grande
letto; in un letto destinato all'amore egli ti farà riposare; ti
farà giacere in un luogo di pace, il luogo alla sinistra. |
135 |
I re della terra baceranno i tuoi piedi, ed egli farà
in modo che il popolo di Uruk possa
piangerti, possa emettere lamenti per te; e gli uomini robusti si
caricheranno il fardello per te; e per quanto riguarda se stesso egli
trascurerà il suo aspetto dopo la tua morte, con indosso soltanto
una pelle di leone egli vagherà nella steppa". |
140 |
Udì Enkidu le parole
del guerriero Shamash; la
sua ira si calmò, il suo cuore si placò; la sua rabbia scomparì. [
]. Egli si rivolse alla prostituta Shamkat; così
le parlò: |
145 |
"Vieni, o Shamkat, voglio
cambiare il tuo destino, le mie parole di maledizione contro di te
possano mutarsi in parole di benedizione.
I governatori e i principi possano amarti; l'uomo di una lega possa
colpire la sua coscia; l'uomo di due leghe possa scuotere la sua
chioma; |
150 |
il comandante non arretri davanti a te, voglia
slacciare la sua cintura per te; che ti porti in dono ossidiana,
lapislazzuli e oro; anelli e collane possa egli donarti; e per lui
possa scendere la pioggia e i suoi magazzini essere stracolmi; il
divinatore possa condurti alla Casa degli dei; |
155 |
e a causa tua possa venir trascurata la madre di sette
figli, la moglie". |
160 |
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Giaceva Enkidu, il suo
corpo era ammalato; egli giaceva tutto solo; Ciò che opprimeva il
suo cuore, lo comunicò al suo amico:
"Ascoltami, amico! Ho avuto un sogno questa notte: |
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il cielo parlò, la terra rispose; ed io mi trovavo tra
loro. Vi era un giovane, la cui faccia era al buio, il suo aspetto
era simile a quello di Anzu; egli
aveva le zampe di un leone; |
165 |
egli aveva gli artigli di un'aquila;
egli mi prese per la chioma, usandomi violenza; io lo colpii, ma
egli rimbalzò come una cordicella, egli mi colpì e come un ... mi fece
piegare; come un toro selvaggio egli mi calpestò; |
170 |
egli strinse con una presa di ferro tutto il mio corpo.
(Io gridai): "Salvami amico"; ma tu non mi hai salvato. Tu avevi
paura e non sei corso in mio aiuto; tu [ ]
lacuna di 3 righe
[ ] egli mi trasformò in una colomba; ricoprì le mie braccia con
piume di uccello; mi prese e mi condusse nella casa buia,
l'abitazione della Dea degli
inferi, |
175 |
nella casa della quale chi entra non può più
uscire, per una via che non si può percorrere indietro, nella Casa
in cui gli abitanti sono privati della luce; dove il cibo è polvere, il
pane è argilla; essi sono vestiti come gli uccelli, ricoperti di
piume; essi non vedono la luce, essi siedono nelle tenebre. |
185 |
Nella Casa
della polvere, dove io entrai, sollevai il mio sguardo e vidi le
corone che vi erano ammucchiate; osservai le corone di coloro che
avevano governato la terra da tempi immemorabili; davanti ad An ed Enlil essi
avevano deposto carne arrostita; |
190 |
avevano deposto pane cotto, ed acqua fresca avevano
fatto scorrere dai loro otri.
Nella Casa
della polvere dove io entrai abitano i Sommi Sacerdoti e i loro
accoliti, abitano i Sacerdoti purificatori e gli indovini, abitano
gli unti dei grandi dei; |
195 |
lì abita pure Etana e vi
risiede il dio Sumuqan. Vi
abita la regina degli Inferi, la divina Ereshkigal. Belet-Seri,
la dea scriba degli inferi è inginocchiata davanti a lei; essa tiene
alzata una tavoletta e legge ad alta voce a lei. Questa sollevò il suo
capo e mi guardò: |
200 |
"Chi ha preso quest'uomo?"
lacuna di 48 righe
(parla ancora Enkidu)
Di me che ho vissuto con te ogni sorta di faticose avventura, |
205 |
ricordati, o amico mio, non dimenticare tutto ciò che
io ho patito". |
255 |
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(commento di Gilgamesh)
"Il mio amico ha visto un sogno indecifrabile".
Il giorno in cui egli aveva visto tale sogno volse alla fine. Enkidu giacque
un giorno, giacque un secondo giorno; la malattia di Enkidu quando
questi giaceva nel letto, si aggravò, le sue forze si
affievolirono. |
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Il terzo giorno e il quarto giorno, quando questi
giaceva nel letto, la malattia di Enkidu si
aggravò, le sue forze si affievolirono; il quinto giorno, il sesto
giorno e il settimo giorno, l'ottavo giorno, il nono giorno, il decimo
giorno, la malattia di Enkidu si
aggravò, le sue forze si affievolirono; l'undicesimo giorno e il
dodicesimo giorno la malattia di Enkidu si
aggravò, le sue forze si affievolirono; |
260 |
Enkidu allora si
sollevò dal letto e chiamò forte Gilgamesh e [
]
"Il mio amico mi sta maledicendo [ ] una volta, così come in mezzo
ad Uruk mi
aveva promesso, poiché io avevo paura della lotta contro Khubaba, egli
mi incoraggiò; |
265 |
il mio amico, che nella guerra mi salvò, ora mi ha
abbandonato ora io [ ]
lacuna di 30 righe |
270 |
Il vaneggiamento pronunciato da Enkidu contro la porta costituisce uno degli
episodi di più complessa interpretazione, dovuta anche allo stato di grave
frammentazione del documento originale.
Secondo Pettinato, al termine della prima delle tre
maledizioni (le altre due sono rivolte al cacciatore e a Shamkhat) Enkidu
abbatte la porta. Tuttavia la distruzione della porta sacra rimane a puro
livello intenzionale in versioni alternative come, per esempio, quella di
Saporetti:
"O porta della foresta, sei proprio insipiente
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non hai intelligenza; Eppure io per venti leghe ho
selezionato per te il legno, finché non ho visto un alto
cedro. Nessun legno può eguagliarti, la tua altezza è di sei spanne,
la tua larghezza di due spanne,
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40
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la tua soglia, il tuo cardine superiore e il tuo stipite
inferiore sono fatti di un solo legno; ti ho fatto io, io ti ho
portato a Uruk;
ricorda, o porta, io ti ho fatto un favore, e ciò era una buona
azione fatta per te; vorrei sollevare un'ascia, tagliarti, |
45
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fare salire una zattera fino al tempio di Shamash, Alla
sua porta vorrei far stare il dio Anzu, [ ] vorrei colpirti di [
]
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50
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gli dei; e ad Uruk [ ]. davanti a Ishtar [
] poiché [ ].
Ora, o porta, sono stato io che ti ho fatto, |
55
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sono stato io che ti ho portato [...] dentro te Possa
il re che salirà dopo di me maledirti possa Gilgamesh [...] egli
cancellerà il mio nome e vi apporrà il proprio".
Egli (=Enkidu) mise [...] |
60
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In questa traduzione (pp. 121-122 Sap 2001, adatt. T.
Porzano) la porta non viene più trasportata a Nippur, dove era
destinata al santuario di Enlil, ma a Uruk.
L'offesa di Enkidu alla porta sacra avviene prima minacciandola con un'ascia,
poi consacrandola - novità! - al demone Anzu. Il gesto
sacrilego si dovrà compiere di fronte a Ishtar (An sparisce
nella versione di Saporetti). Tuttavia Enkidu recupera lucidità e consacra a
Gilgamesh la porta - tanto Enlil non avrebbe apprezzato! A questo punto non
avrebbe alcun senso un nuovo ripensamento di Enkidu e Saporetti, pur non
traducendo, elimina l'atto di violenza contro la porta.
I II
III IV
V VI
VII VIII
IX X
XI XII
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